Gallerie di piazza Scala/III: differenze tra le versioni

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*Tecnica/materiale Olio su tela
*Dimensioni Altezza: 56 cm. Larghezza: 72 cm.
Il dipinto, entrato in Collezione dal mercato antiquario, figurava all’Esposizione di Belle Arti di Brera nel 1833, insieme con il suo pendant raffigurante la veduta esterna della Badia di Altacomba (Racconigi, Castello), e una tela di dimensioni ridotte con la Cappella di Bellei. Questo nucleo di tre opere eseguito su commissione di Maria Cristina di Savoia, attesta il rapporto privilegiato dell’artista con la casa reale, avviato l’anno precedente con l’investitura a cavaliere e culminato con la nomina a “pittore di genere” del sovrano nel 1833.
Migliara si recò a Hautecombe nel 1832, in occasione del viaggio nel Regno di Sardegna, suo territorio d’origine, come dimostra un disegno del luogo tratto dal vero datato 18 agosto 1832, attualmente conservato presso i Civici Musei di Alessandria. Da questo dettagliato studio l’artista ricava la Veduta esterna dell’abbazia di Altacomba conservata a Racconigi che coincide con l’opera in Collezione per le dimensioni, per la raffinata stesura pittorica e per gli stessi personaggi che ritornano nelle due tele quasi a suggerire l’idea che i visitatori, ritratti all’esterno, siano passati a visitare l’interno dell’edificio.
Migliara si fa interprete del valore simbolico e rappresentativo del luogo attraverso la resa puntuale di ogni dettaglio del transetto della antica chiesa abbaziale, sacrario della dinastia sabauda dove sono raccolte le sepolture dei membri della famiglia reale. L’artista dispone da un lato le cappelle in successione all’interno di una salda impostazione prospettica: dalla Cappella detta dei Principi, in primo piano, sormontata dalla grande tela con la Adorazione dei Magi eseguita dai fratelli Vacca; all’Altare Maggiore; a quelle dedicate a Sant’Alfonso di Liguori e a San Michele. Il monumento di Pietro, conte di Savoia, addossato alla parete di fondo chiude la prospettiva, mentre un religioso percorre una piccola scala quasi invitando lo spettatore a seguirlo, fin oltre il punto di fuga.
Come in un puntuale reportage Migliara registra il nuovo assetto del luogo in seguito all’imponente restauro finalizzato al recupero delle origini medievali dell’edificio condotto nel 1824, per volontà di Carlo Felice di Savoia e della consorte Maria Cristina. Un’operazione culturale di portata europea che imprimeva una forte accelerazione alla diffusione del gusto neogotico e, soprattutto, si rivelava densa di implicazioni ideologiche, cui non era estranea la volontà di celebrare l’antichità della dinastia e di testimoniarne la continuità nel panorama politico italiano, agitato dai primi moti rivoluzionari e dalle prime aspirazioni unitarie.
L’abbazia di Altacomba divenne in seguito un soggetto particolarmente apprezzato dagli artisti romantici, tra i quali Massimo d’Azeglio e Luigi Bisi, sia per il carattere pittoresco e romantico del complesso architettonico, sia per la sua suggestiva ambientazione sulle rive del lago; ma soprattutto conobbe una grande fortuna incisoria ancora a molti anni di distanza dal suo restauro con l’album litografico di Francesco Gonin intitolato Souvenirs pitoresques de Hautecombe e con la Storia e descrizione della Regia Badia di Altacomba, opera monumentale composta da 55 tavole, del 1844.
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