Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-8: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Amd 2s6.jpg|350px|left|thumb|2S6]] I limiti di gittata utile dello Shilka (lo ZSU-23-4) hanno comportato di cercare di ritrovare la gittata del vecchio ZSU-57-2. Al posto dei cannoni da 57 mm venne scelto un sofisticato apparato misto cannoni da 30 mm-missili SA-19, e il risultato è stato il migliore semovente della categoria entrato in servizio, il [[w:2S6 Tunguska|2S6 Tunguska]]<ref>Vedi E.Po: ''Tunguska, il Gepard russo'', RID gen 93 p.16-20 e Ott. 1993 p.20-23</ref>.
 
 
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*Prestazioni: 65 kmh su strada, 500 km di autonomia
 
Tutto nacque dalla richiesta fatta già l'8 giugno 1970 dal Ministro della Difesa al Tula KPB. Si voleva un cannone a.a. semovente più potente dello ZSU-23-4, efficace, ma un pò troppo a corto raggio. Inoltre, dalle indiscrezioni sullo sviluppo dei nuovi aerei d'attacco sembrava corretto pensare che questi, come l'A-10, fosserofosse poco sensibilisensibile ai pur potenti proiettili da 23 mm. Non si volle tornare al calibro maggiore, come le armi da 37 o 57 mm, ma continuare con proiettili con spoletta ad impatto, e come per altre applicazioni venne trovato che il 30 mm era ideale per combinare potenza e cadenza di tiro (basi vedere a come gli NR-30 avessero sostituito sia le armi da 23 che da 37 mm sui MiG). Era infatti possibile abbattere un velivolo (tipicamente espresso da un MiG-17) con 2-3 volte meno proiettilicolpi da 30 mm comparativs ai quelli23 da 23mm (che del resto pesavano circa la metà). Ma non era solo questo: la distanza di tiro aumentava da circa 2-2,5 km a 3-4 km, un vantaggio importante, specie contro gli elicotteri con missili c.c., mentre i proiettili AP (se non anche HE) sarebbero stati micidiali contro i blindati leggeri, e anche contro i fianchi dei carri armati (esempio, il Leopard 1 era previsto come resistente al 20 mm, il che significava che i 35 mm di acciaio del fianco erano altamente vulnerabili al 30 mm AP). Inoltre, si voleva che il tempo di reazione fosse inferiore a 10 secondi. E siccome non si era ritenuto che un 57 mm con spoletta di prossimità fosse adatto (non vi sono state mai munizioni da 57 mm sovietiche con tale spoletta, applicata solo dal 76 mm in sù) si pensò di integrare al 30 mm una batteria di missili per le maggiori distanze.
Il tutto era sofisticato e richiese molta partecipazione da parte delle migliori industrie del settore: per esempio lo scafo da parte della fabbrica trattori di Minsk, i sistemi radar da parte della fabbrica di Ulyanovsk, e così via.
 
Poi, però, vi fu un contrattempo: attorno alla metà degli anni '70 comparve il missile 9K33 Osa, ovvero il SA-8. Questo era simile in caratteristiche al sistema 2S6, e non sembrava sensato sviluppare entrambi. Ma i cannoni erano armi a migliore rapidità di risposta (8-10 sec contro anche 30 secondi) dei missili e quindi, più utili per contrastare bersagli improvvisamente apparsi sui radar, come aerei a bassa quota, missili, elicotteri ecc. Per non dire del fatto che i cannoni erano anche utili per difendere il mezzo da avversari terrestri e per ingaggiare un avversario in presenza di forti ECM. Alla fine lo sviluppo venne riavviato. Il disegno iniziale venne già completato nel 1973 (proprio l'anno della guerra del Kippur, dove sarebbe stato ottimale), mentre i primi test vennero condotti nel 1980 e già l'8 settembre 1982 il mezzo venne accettato in servizio, ma inizialmente aveva solo 4 missili, considerati comunque sufficienti visto che la ricarica era facile (non erano particolarmente pesanti e grandi, differentemente dagli SA-8). Il servizio venne iniziato attorno al 1984, giusto in tempo per anticipare l'AH-64 Apache (che entrò in servizio nel 1986).
 
Praticamente nello stesso tempo, falliva ignominiosamente il sistema M247 DIVAD studiato dall'US Army per compiti analoghi, anche se molto meno ambizioso. Non solo, ma gli americani fallirono nell'intelligence: mentre credevano che gli elicotteri e i Su-25 avessero cannoni bicanna da 23 mm, al contempo pensavano che i nuovi ZSU fossero senza missili: se si fosse saputo come stavano le cose, forse gli A-10 Thunderbolt, già criticatissimi per la bassa velocità, sarebbero stati rottamati anche prima di Desert Storm (dove invece mostrarono la loro utilità).
 
La prima versione del Tunguska era la 2K22, mentre attorno al 1990 arrivò la 2K22M o 2S6M, che tra l'altro aveva 8 missili a bordo ed era in generale più affidabile in servizio. Il Tunguska, dunque, inizialmente ha avuto lungaggini di sviluppo e durante gli anni '80 è stato prodotto in quantità relativamente ridotte. Nel 2003 il sistema è stato ulteriormente migliorato come 2K22M1 o Tunguska M1, con i missili 9M3311-M1 con spoletta radio anziché laser (a 8 diodi) e varie altre migliorie come un faro IR anziché un flare per marcare la posizione del missile (rendendosi visibile al sistema FCS), e un raggio di 10 km. Il tutto dà almeno il 30, forse il -50% in più di efficienza rispetto al tipo precedente.
 
Infine, nel 2007 è entrato in produzione il Pantsir ruotato, simile ma più avanzato ed economico come piattaforma.
 
La batteria tipica è costituita dacon 6 mezzi e fino a 3 rifornitori 2F77, il veicolo manutenzione 1P10M, il similare 2B110-1, il 2B110 per la manutenzione, e il veicolo di prova 9B921. Il mezzo di per sè ha uno chassis GM-352M, con sei ruote per lato e sospensioni idropneumatiche, per una valida mobilità fuoristrada, inclusa una trincea di 2 m e un gradino di uno. La torretta è chiamata 2A40, massiccia ma ancora piuttosto squadrata, mentre aA bordo c'é anche una APU per generare potenza ausiliria col motore spento (molto importante per un mezzo da sorveglianza aerea, costretto a stare 'acceso' per molto tempo); è a destra del guidatore, sul davanti del mezzo. Nello scafo esiste anche un sistema di navigazione inerziale, un apparato di riscaldamento per climatizzare fino alle temperature di -50 gradi, un apparato di protezione NBC GO-27NC, e altre attrezzature.
 
Ovviamente, per un mezzo contraereo la vera parte difficile da realizzare è la torretta, che deve ospitare i sensori, le armi e l'equipaggio, sistemati in maniera tale da non ostacolarsi e disturbarsi a vicenda. A maggior ragione se si considera che in questo caso esistono ben 2 tipi diversi di armi, 2 radar, un sistema optronico per il controllo del fuoco, tutti con le loro peculiarità, e tutti concentrati nei pochi metri cubi della torre e nelle sue immediate vicinanze, sopra, ai lati e davanti. La torretta ha un nome proprio, 2A40M. Essa è un basso parallelepipedo metallico, ripiena e circondata di attrezzature e armi, nonché con dentro 3 dei 4 uomini di equipaggio.
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Quanto ai cannoni, i due 2A38 sono bicanna e hanno un volume di fuoco di circa 2.000-2.500 colpi al minuto l'uno, con la capacità di tirare raffiche fino a 250 colpi a seconda del tipo d'ingaggio su distanze tra 200 e 4.000 m, mentre i proiettili, in genere HE, hanno spolette A-670 a tempo-impatto. L'alzo è di -10/+87°, e i cannoni sono utilizzabili sia con la mira ottica che radar. Il pk è di 0,8 per raffica (è un numero che puà variare, del resto: lo ZSU aveva a sua volta il 53% di probabilità di colpire un bersaglio a 1 km).
[[File:2s6fir.jpg|330px|right|thumb|Il fuoco rapido di un Tunguska produce una cascata di bossoli]]
 
I primi sono armi bicanna, raffreddate ad aria; hanno un misuratore di velocità all'uscita di una delle canne, sono sistemati sui fianchi della torre onde lasciare spazio agli apparati elettronici. Si tratta del tipo di funzionamento GAST, già applicato al GSh-23 aeronautico, e in seguito replicato con un bicanna da 30 mm destinato ai Mi-24 e ai Su-25 (originariamente si era pensato che fosse il 23 mm, ma tale calibro era reputato troppo leggero dai sovietici, per penetrare i carri armati occidentali, sia pure sparando ai fianchi).
 
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L'OTOMAT, più pesante, ha una robusta corazzatura protettiva, insolita per un semovente 'di seconda linea', un cannone capace di operare anche in funzione controcarro con granate APDSFS sufficienti per minacciare non solo veicoli corazzati leggeri, ma anche i carri nemici, eccetto che la protezione frontale dei mezzi di ultima generazione, ha capacità anche come sistema di difesa costiera e semovente d'artiglieria, e si basa poi su di un'arma che è estremamente diffusa a livello mondiale, anche se nel settore navale e non in quello terrestre.
 
Come quello russo, anche il sistema italiano ha 2 radar, per la ricerca e per il tiro e sistemi ottici vari; ma ha anche armi per la difesa vicina, come lanciagranate e una mtg. da 7,62 mm in torretta. Per giunta, la torre sarebbe stata adattabile, oltre allo scafo del semovente Palmaria o quello del carro OF-40, anche ad altri tipi di carri armati.
 
Il Tunguska, concettualmente più avanzato, manca di sicuro di molte di queste qualità, ma è anche vero che le sue armi hanno una gittata a.a. utile maggiore, 8 km contro 6-7, e una maggiore efficacia (cannoni) a corto raggio, per cui, per il compito specifico contro gli aerei, ha una capacità migliore, anche se né i cannoni né i missili che possiede possono intervenire alle quote massime di cui è capace il pezzo da 76 mm.
 
Dal momento che uno dei sistemi è entrato in servizio e l'altro no, è difficile dire se l'OTOMAT, altrettanto costoso e potente, avrebbe avuto un'efficacia analoga a quella del mezzo russo, ma di fatto i sovietici, pur avendo per primi i cannoni da 76 ad alta cadenza di tiro (120 c.min), non si sono interessati di un 'Otomaticovsky' e hanno preferito sia in ambito navale che terrestre la combinazione cannoni e missili. Al contrario, nell'impiego navale, in Occidente, il pezzo da 76 è ben diffuso (a maggior ragione con i nuovi proiettili guidati) e di fatto ha unificato i requisiti tra artiglierie di medio calibro e CIWS. Come si vede, si tratta di situazioni che si prestano a valutazioni discordanti. Ma con armi come l'ADATS (micidiale come SAM entro gli 8 km e come arma c.c. entro i 6) che possono essere ospitate anche in veicoli come gli M113 da 11 t, è chiaro che l'era dei grossi semoventi cingolati specializzati per compiti contraerei era al capolinea anche negli anni '80, e nemmeno l'OTOMAT riuscì a far cambiare idea, specie dopo che l'E.I. ordinò un gran numero di SIDAM (basati sul volume di fuoco, 4 armi da 25 mm) preferendo investire i soldi disponibili in un sistema d'arma chiaramente inferiore, ma più numeroso ed economico. Senza cliente di lancio non c'é stata carriera per il 76 mm semovente e così è rimasta accademia compararlo alla soluzione del 2S6, sebbene in ambito navale il confronto sia invece molto concreto.