Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Etiopia: differenze tra le versioni

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Nuova pagina: {{Forze armate mondiali}} ===La Somalia e la guerra dell'Ogaden=== L'Etiopia è terra povera e poco conosciuta, eppure la sua storia millennaria è molto lunga e interessante. Anche …
 
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A tutti gli effetti, l'Etiopia precedette per tanti aspetti l'Iran nelle sue vicissitudini. Selassie I era un imperatore sempre più impopolare e dopo la difficoltà di organizzare la repressione dei guerriglieri in Eritrea, avvenne un colpo di stato il 12 settembre 1974. Superstite di mille disavventure e dell'invasione degli italiani (in quella che è considerata largamente come la più 'fascista' delle guerre di Mussolini), Selassie finì i suoi giorni circa un anno dopo, giustiziato dal nuovo regime assieme ad alcuni dei suoi supporter. La confusione fu grande sotto il cielo d'Etiopia, povera e grande terra in un angolo di mondo dimenticato. Era una terra non solo povera, ma anche con una grande percentuale di persone analfabete. Non un buon inizio da cui sviluppare una nazione moderna. Per cercare di darsi un'idea su come procedere (abbattuto il tiranno, non si sapeva cosa fare, in buona sostanza), si formarono varie fazioni, ma sopratutto venne formato la Dergue o Derg, il Comitato, retto da due maggiori, Mengistu Haile Mariam e Atnafu Abate. Era questa coppia di diarchi che organizzò anche al colpo di stato del 23 novembre 1974 che costò il potere e la vita del gen. Amdom.
 
 
I problemi potevano però continuavano con l'insurrezione in Eritrea, oramai dai primi anni '60 richiedente il dispiegamento di unità dell'esercito. C'erano mezzo milione di musulmani che vivevano nella Provincia dell'Ogaden, che era pretesa dalla Somalia e questo causò parecchi scontri di confine, accentuati dai movimenti dei pastori nomadi. I Somali appoggiarono gli irredentisti, come anche quelli di Djibuti nel '69 e nei primi anni '70 vi fu, nonostante un trattato di definizione dei confini, il finanziamento del WSLF, il movimento di rivolta nell'Ogaden su base etnica, della minoranza somala. Nella primavera del '77, Barre volle dare un colpo in pieno a regime etiope, cercando di occupare l'Ogaden fino ad appena 160 km da Addis Abeba: circa un terzo dell'Etiopia tutta.
 
Questa era davvero malmessa in quel periodo, con una rivoluzione che oramai non era più popolare. Tanto erano disperati, i Dergue abbracciarono il Marxismo a loro volta, con la nazionalizzazione della terra e commissari politici per sensibilizzare le masse, mentre veniva stabilito un Partito dei Lavoratori, l'EPRP così come la Repubblica Democratica Popolare. Questo provocò altre lotte, specie nel nord del Paese, dove c'era l'appoggio sudanese. Dopo che il gruppo dei Dergue appoggiò Mengistu, alla fine, il 3 febbraio 1977 Bante venne deposto dopo un altro sanguinoso colpo di stato e a quel punto, come è naturale nella dinamica delle dittature, 'ne rimase uno solo', il signore dell'Etiopia. O di quel che ne restava, tra carestia e lotte interne. Castro si congratulò con il nuovo dittatore assoluto già il giorno dopo. Non senza contrasto, da parte del MEISON, dei marxisti di educazione francese, che tuttavia venne sconfitto nella guerriglia urbana per le strade di Addis Abeba nella metà del '77. Poi Mengistu visitò Mosca e siglò 13 accordi di cooperazione. Ma prima che il primo carico di armi venisse consegnato da parte sovietica la situazione precipitò. Il WSLF invase nel maggio il territorio con 3.000-6.000 uomini partendo dalla Somalia, in una pianificata operazione di assalto al territorio etiope. Obiettivo, schiantare l'economia etiope con il blocco della sola ferrovia, che collegava la capitale con Djibuti, attaccando treni e distruggendo ponti, guarnigioni. Specialmente la 5a Brigata della 4a divisione.
 
Poi un'escalation: il 13 luglio le brigate corazzate somale attaccarono direttamente, e supportate dall'aviazione tattica con i MiG-21MF volati da piloti sopratutto Siriani e Irakeni. Questi attaccarono anche l'EtAF nei suoi aeroporti, abbattendo anche un DC-3. Il 17 luglio cadde Gode e i Somali distrussero 8 aerei al suolo. Non è chiaro se i Mi-8, pochi disponibili, siano stati usati anche oltre il confine, mentre erano certamente utilizzati dentro i confini somali nelle retrovie.
 
 
Sebbene la situazione dell'aviazione etiope fosse piuttosto critica, non pare sia vero che vi siano state forti purghe nei suoi ranghi durante il periodo 1974-77, a parte alcuni alti ufficiali. Sembra anche qui la riproduzione in piccolo, oltre che l'anticipazione, di quello che sarebbe successo tra Irak e Iran. Anche i rapporti con gli USA non andarono totalmente a cessare dopo il colpo del '74. E nel '75 vi furono altri accordi con il Pentagono per la fornitura di 15 F-5E e 3 F, più 12 A-37B e velivoli minori. Solo 8 F-5E vennero consegnati prima dell'azione di forza finale di Mengistu che venne interrotto ogni rapporto. Gli ultimi 6 F-5E vennero invece mandati al 3th TFW per gli 'aggressors' di Clark AFB, nelle Filippine.
 
Ora l'aviazione era da sola, e dovette arrangiarsi in tutti i modi. In particolare si misero sotto contratto dei piloti israeliani e si rimisero in servizio i vecchi F-5A. E così il 16 luglio due F-5 erano ufficialmente 'in addestramento di pattuglia' vicino Harer, quando videro 4 MiG-21MF somali. Li attaccarono subito e a sorpresa, ne abbatterono due, mentre gli altri due aerei si scontrarono tra di loro per evitare un missile AIM-9B. Comunque, ufficialmente, non vennero coinvolti piloti israeliani. Gli Etiopi cercarono di mettere in efficienza tutti gli F-5A, E e F-86 disponibili, con tanto di DACT tra di loro, per simulare MiG-17 e 21.
 
Succsessivamente i caccia F-5A vennero usati sopratutto per attacchi d'interdizione, mentre gli F-86 per l'appoggio aerotattico e gli F-5E, gli unici armati con missili per il combattimento aereo. Non sarebbe stato facile con circa 50 MiG somali dall'altra parte della frontiera. E i Somali continuavano l'avanzata con tanto di offensive aeree, colpendo aeroporti e forze di terra e supportando le WSLF con una brigata corazzata armata di Centurion, carri che dall'altra parte dovevano confrontarsi con i piccoli M-24. Il 9 agosto Mengistu dovette ammettere di aver perso il controllo dell'Ogaden. Ma questo non era la fine, solo l'inizio. Mentre il 13 settembre cadeva Jijiga, con gli ultimi carri M-24 efficienti, gli Etiopi dichiaravano di avere abbattuto 23 aerei di cui 10 in combattimento aria-aria. Tra gli aerei abbattuti figuravano altri due persi contro gli F-5, ma sopratutto due colpiti da missili SAM l'11 agosto. Erano stati dei nuovi arrivi, i missili sovietici SA-3. Mentre la SAC somala era ridotta a circa 10 caccia efficienti tra MiG-17 e 21, Cubani e Sovietici erano in movimento. Anche perché ce n'era bisogno, dato che anche gli Etiopi, che si dimostrarono meglio addestrati e con tattiche migliori rispetto ai Somali, persero almeno due F-5A solo considerando le azioni d'attacco sui centri logistici somali, un DC-3 abbattuto da un SA-7 e i due Camberra danneggiati dalla contraerea e poi, pare (ma le informazioni non sono ben chiare) distrutti dai caccia somali al suolo. Ancora successi per i Somali con la cattura il 29 settembre del passo di Gara Marda e l'assedio di Harer con tanto della sua 3a Divisione.
 
A quel punto successe che la marxista Somalia si ritrovò non solo contro la marxista Etiopia, ma anche Cuba e URSS. Cuba voleva suppportare la rivoluzione della gente Etiope; i sovietici erano stati cacciati (circa 6.000) dalla Somalia quando si seppe che erano intenzionati a supportare la difesa etiope, e si limitarono a fornire armi in cambio dell'uso delle basi e porti etiopi.
 
In poche settimane era tutto cambiato, ma gli effetti erano ancora di là da venire. Se non vi fosse stata una certa stanchezza da entrambe le parti, l'Etiopia non avrebbe avuto scampo. Anzi, di fatto era già sconfitta, senza controllo sull'Ogaden. Il 25 novembre gli aerei da trasporto sovietici iniziarono un ponte aereo con non meno di 225 velivoli facenti la spola tra Tashkent, Baghdad, Aden, Masawa e infine Addis Abeba. Erano An-12, 22, Il-18 e 76; trasportavano BM-21, BRDM, cannoni fino al 180 mm, rifornimenti di ogni genere e persino carri T-55 e 62.
 
Ma sopratutto si dimostrarono micidiali i BM-21, che con la loro potenza di fuoco tennero lontano i somali dall'ottenere altri successi prima della stagione delle piogge. Non fu un caso che furono proprio questi sistemi d'artiglieria che vennero portati per primi in scena, cambiando le cose come avrebbero fatto anche in Angola, nella difesa di Luanda dai guerriglieri e dalle truppe dello Zaire. I sovietici fecero un tale capolavoro di efficienza, che per due settimane atterrò un aereo in media ogni 20 minuti ad Addis Abeba, 24 ore su 24. Questo significa oltre 1.000 missioni di trasporto per un totale di diverse migliaia di tonnellate di materiale. Del resto non c'erano altri modi: le coste erano tagliate fuori, in Egitto i sovietici non c'erano più e così restava solo il costoso, ma efficace ponte aereo. In tutta questa dimostrazione di forza vennero anche scaricati 48 MiG-21 bis e MiG-23BN e vari elicotteri: 10 Mi-6, vari Mi-8 e per la prima volta, 6 Mi-24A. Arrivarono anche 120 T-55 e 100 BTR-50, praticamente una divisione meccanizzata 'volante', 6.000 fanti meccanizzati cubani e 300 istruttori del Patto di Varsavia.
 
I MiG-21, ora apparsi, e nel tipo più moderno, anche in Etiopia ebbero poi servizio nel 1 e secondo squadrone, rispettivamente con aerei ex-cubani e ex-sovietici, ma inizialmente queste unità vennero controllate da personale cubano. I piloti etiopi continuarono a preferire gli F-5, più agili a bassa quota per via delle loro ali, anche se certo meno prestanti come caccia d'alta quota.
 
A quel punto i Somali avrebbero dovuto capire che non era più tempo di indugiare, ma piuttosto che ritirarsi dopo una onorevole vittoria e contro un avversario troppo forte, preferirono avanzare più velocemente per approfittare delle cattive condizioni meteo che costringevano l'aviazione etiope al suolo, attaccando Harer e anche Alem Maya; ma proprio nell'occasione se la videro con diverse batterie di BM-21 manovrati dai cubani, che spazzarono via gli sventurati fanti e guerriglieri somali. Dopo che entrambe le parti si trincerarono, la situazione si stabilizzò. Ma nonostante che i Somali avessero un certo aiuto da parte americana e egiziana, a quel punto l'unica cosa che avrebbero dovuto fare era ritirarsi. Non lo fecero e all'inizio del 1978 ricominciarono le azioni dell'EtAF e dei suoi alleati. Era l'8 gennaio, quando F-5A, MiG-21 e 23 attaccarono le postazioni somale e la base di Hargeisa; poi sopraggiunse una divisione etiope rinforzata da unità cubane e comandata dal generale sovietico Petrov. Le postazioni somale vennero colpite da aerei, artiglieria e poi sommerse da 120 carri T-T-55 e T-62, così che una delle brigate dell'esercito venne travolta e purtroppo le perdite arrivarono a qualcosa come 3.000 soldati uccisi.
 
I Somali si ritirarono a Jijiga e Dible per evitare l'accerchiamento e la presa da parte nemica del nodo stradale che altrimenti li avrebbe tagliati fuori dalla logistica di Hargheisa. La ritirata divenne una rotta con Etiopi e Cubani che li inseguivano fino al confine somalo. Le tre brigate di Barre, o quello che ne restava, erano adesso in un pericolo mortale. I Francesi dislocarono la portaerei Clemenceau davanti a Djibouti per evitare che la situazione coinvolgesse anche la loro colonia.
 
 
Le cose si evolvevano con una certa lentezza, ma per l'inizio di febbraio gli attacchi aerei etiopici avevano colpito gran parte delle armi pesanti e le forze di terra cubane ed di Mengistu avevano colpito quanto restava. Con 11.000 cubani presenti, di cui 8.000 in due brigate meccanizzate (e 500 come istruttori), la situazione per Addis Abeba era molto più confortevole di qualche mese prima, anche se Castro voleva trattenerle da eventuali avventure d'invasione in Somalia, ma solo per liberare l'Ogaden. Il 9 febbraio la Somalia continuò ad insistere nell'impresa oramai improbabile di tenere l'Ogaden, o forse di impedire invasioni, proclamando lo stato d'Emergenza. C'erano bombardamenti su Hargheisa, sia pure svolti da parte dei pochi F-5A piuttosto che MiG, e molti rifugiati della minoranza somala provenienti dall'Ogaden.
 
La resa dei conti definitiva avvenne il 5 marzo, con l'offensiva di Petrov contro i resti di due brigate somale e i guerriglieri del WSLF, tutti concentrati a Jijiga. I cubani stupirono il mondo, almeno quello che era al corrente dei fatti che stavano avvenendo in Etiopia: in poche ore, lanciarono almeno 140 sortite offensive con MiG-21, Mig-23 e Mi-24, con effetti anche peggiori che in passato. Le truppe etiopi avanzavano con la copertura di artiglieria e carri cubani verso uno scontro frontale con i Somali, ma era una finta. A quel punto Petrov lanciò un'ondata di elicotteri Mi-6 e 8 con paracadutisti e ben 70 ASU-57 e BRDM, il tutto atterrato dietro le linee nemiche. Dopo questo esempio di aeromobilità, i cubani attaccarono con un'altra brigata meccanizzata sui fianchi dello schieramento nemico. I Somali, nonostante tutto, combatterono fieramente, ma erano privi di supporto aereo, munizioni, quasi anche di corazzati. A quel punto, dopo la disfatta, Barre si arrese all'evidenza e annunciò il ritiro di tutti i Somali dall'Ogaden (oramai poca cosa). I Somali non se lo fecero ripetere: abbandonarono in disordine le posizioni e le armi, inseguiti dai carri cubani e dietro, da due divisioni etiopi. Entro una settimana l'Ogaden era stato ripreso in toto e le operazioni vennero concluse entro il 14 marzo.
 
Le operazioni del SAC somalo erano state aiutate anche da piloti pakistani, in particolare da uno squadrone di MiG-17 ad Hargheisa, ma l'unità soffrì di parecchie perdite e pochi risultati. In verità non è chiaro nemmeno se i pakistani fossero davvero presenti. In tutto il SAC, che sostenne gli ultimi combattimenti entro il mese di marzo, se non addirittura d'aprile, avrebbe abbattuto 3 MiG-21 etiopi, mentre gli Etiopi negarono che vi fossero israeliani ai comandi degli F-5 e si attribuirono l'abbattimento di 24 aerei.
 
Ma erano sopratutto le perdite a terra che causarono problemi definitivi ai Somali: finché si era trattato di perdere aerei tanto valeva, se le truppe al suolo continuavano ad avanzare (un pò come i Nordcoreani e gli Irakeni). Entro il 7 aprile, dopo la fine dell'inseguimento fino al confine, oltre 6.000 uomini erano stati perduti (non è chiaro se era il solo numero di uccisi, o c'erano anche i prigionieri). La guerra era finita, anche se vi fu un momento in cui si pensò anche ad entrare in Somalia. Ma non era per questo che si era mobilitato il mondo comunista. Nonostante vi fossero scontri di frontiera almeno fino al 1980, con guerriglieri del WSLF e soldati somali (spesso gli stessi guerriglieri erano soldati ed ufficiali somali di rincalzo). Tecnicamente, la dimenticata campagna dell'Ogaden fu spettacolare per la potenza della logistica che i Sovietici misero in campo, anticipando le operazioni in Afghanistan del '79; del resto l'URSS aveva 7 divisioni più varie unità minori aeroportate, quindi poteva e doveva dimostrare di avere capacità di trasporto aereo. Fu il primo eliassalto con tanto di corazzati. La NATO si preoccupò parecchio, credendo di avere l'esclusiva dell'aeromobilità. Anche il debutto dei Mi-24A fu positivo, anche se l'elicottero, nei climi caldi e ad alta quota, era piuttosto in debito di potenza. I combattimenti aerei furono nondimeno interessanti, sopratutto perché vennero preferiti gli F-5 ai MiG-21, ma del resto se le battaglie aeree si fossero portate a quote e prestazioni più elevate il giudizio sarebbe stato ben difficilmente lo stesso, specie con i MiG-21 bis. Quando si trattava di inseguire i Phantom americani (e anche iraniani) le prestazioni contavano. Tra gli strascichi di questa classica guerra tra poveri (anche se non erano soli), vi furono gli attacchi aerei sulle cittadine di confine tra Somalia e Etiopia, con l'abbattimento di un aereo etiope, che stavolta era un MiG-21, colpito vicino Hargheisa.
 
 
Ethiopian Air Force (EtAF), con i termini 'internazionali' delle sue unità di volo:
 
- No.1 FIS a Debre Zeit, prima con gli F-86F, poi MiG-21MF
 
- No.2 FIS a Debre Zeit, prima con gli F-86F, poi MiG-21MF
 
- No.3 FIS, Debre Zeit, F-86F, poi MiG-17
 
- No.4 FIS, Debre Zeit, F-86F poi 20 MiG-17F
 
- No.5 FBS, Debre Zeit, F-5A/E
 
- No.12 AS, Jijiga, 20 Mi-24A e Mi-35
 
- No.14 A&THS, Debre Zeit, 20 Mi-8
 
- No.16 TS, Debre Zeit, 1 one T-28, 3 Cessna 301, 2 F-5B
 
- No.?? TS/COIN Squadron Asmara IAP, 9 T-33A
 
- No.18 TS, Addis Ababa/Boti IAP, C-47, DC-4, DC-6, Saab 91C, C-119G/K
 
 
Ethiopian Army Aviation (EtAA)
- Support Squadron, Addis Ababa Army Airfield, 3 DHC-6 (serials EA.61-EA.63), U-17B
 
- Helicopter Squadron, Addis Ababa Army Airfield,almeno UH-1Bs (serials EA.40 -EA.45)
 
 
 
 
 
 
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