Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale: differenze tra le versioni

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Con quest'aereo si chiude la lunga e a tratti interessante serie dei Romeo, apparecchi in genere considerati come 'di seconda mano' o quantomeno di 'seconda linea', semplici e robusti anche se non certo molto avanzati.
 
 
====Vari====
Tra i tanti tipi del 'crepuscolo' della R.A. non vanno certo dimenticati gli '''S.79 Bis''', con motori da 920 hp, rimozione della gondola ventrale, serbatoi aumentati così come la velocità di 475 kmh, che furono gli aerosiluranti standard dell'ultima parte della guerra, e che tentarono nel '44 anche un attacco a Gibilterra con 10 aerei. Anche se i danni rivendicati (oltre 40.000 t di naviglio affondato) sono sempre stati smentiti dagli Inglesi (in effetti, non sarebbe stato facile nascondere la perdita di 4 grosse navi nel porto), l'azione, con un volo di 2.700 km dalla Francia lungo le coste della neutrale Spagna -reso possibile da un grosso quantitativo di carburante extra-, fu un colpo psicologico notevole. Anche se si trattò, più che altro, di un colpo di coda visto che gli aerosiluranti italiani non tornarono più in azione, almeno non con tali voli strategici.
 
Sul mare i ricognitori CANT Z.501, detentori di alcuni record mondiali di autonomia (poi passati di mano), si dimostrarono inesorabilmente lenti e vulnerabili se, come spesso accadeva, c'era la caccia nemica -dalle portaerei, da Malta, dall'Africa- ad attenderli. I CANT Z.506, per quanto ben addestrati al bombardamento marittimo (differentemente dagli aerei della R.A), vennero presto declassati a ricognitori e a velivoli SAR; ma erano vulnerabili e piuttosto lenti nella risposta ai comandi. C'era bisogno di un aereo più rapido e agile, questo fu il '''Fiat RS.14''', che ebbe peraltro una lunga e difficile messa a punto. Capace di 380 kmh, a bassa quota era un bersaglio difficile per l'arma da 12,7 mm dorsale e la sua agilità. Specie all'inizio, caccia anche come gli Spitfire e i P-38 vennero 'gabbati' da quest'apparecchio, talvolta persero il controllo cadendo in mare, o vennero abbattuti dalle sue armi difensive. Ma anche gli RS.14, che pure dimostrarono molta più agilità e capacità di sopravvivenza dei C.506, subirono perdite. Sopratutto, si dimostrarono velivoli da maneggiare con la dovuta cura, tanto che spesso giocarono brutti incidenti di volo ai loro stessi equipaggi, precipitando in mare per un nonnulla. Inoltre non si dimostrarono efficaci nel proteggere le navi dai sottomarini. Quindi, anche se capaci di operare meglio che i CANT, erano pur sempre macchine con luci ed ombre nella loro operatività: meno propense a lasciarsi abbattere, ma meno anche a perdonare errori di manovra. In servizio dal '42, non rimpiazzarono mai del tutto i più numerosi CANT 506.
 
 
I '''CANSA FC.20''' erano invece dei velivoli da osservazione terrestre, rivisti e rielaborati molte volte. Piuttosto grossi, di identità incerta, alla fine da ricognitori divennero aerei da attacco e persino caccia distruttori. Prodotti in pochi esemplari, ebbero nel '43 qualche azione contro i bombardieri, ma a quote tali che come il cannone sparava, l'aereo tendeva a stallare. Con un cannone da 37 mm, alcune mitragliatrici offensive e difensive da 12,7, una pesante corazzatura a 'vasca da bagno' in stile Il-2 o HS-129, erano stati approntati con ritardo (anche per la difficoltà di saldare bene la corazza) e alla fine risultarono l'ennesimo tipo minore di aereo della R.A., entrato in servizio a stento e a causa delle prestazioni modeste, senza un ruolo preciso.
 
Un tipo non tanto dissimile, prodotto in pochi esemplari, fu anche il '''Fiat CR.25''', bimotore da ricognizione piuttosto veloce e che fu usato con successo anche su Malta. Ma anche di quest'apparecchio non furono prodotti che poche unità e passò del tutto inosservato nella Storia aeronautica.
 
Il '''SAIMAN VAL''' era un progetto di bombardiere a tuffo costruito con materiali non strategici e con motre IF Delta IV da 825 hp a 5.700 m, in legno d'abete rivestito di compensato e tela. L'aereo venne distrutto dai Tedeschi nel '43 prima che venisse completato, tanto era difficile la situazione italiana all'epoca. Avrebbe avuto una massa di 2.490-3.800 kg, volando a 440 kmh e portando due Breda, cannone da 20, 630 kg di bombe. Somigliava vagamente ai SAI 207, del resto usava un motore simile.
 
 
Il '''Caproni Ca.183Bis''' era un velivolo a motoreazione, lungo 13,4 m, con apertura alare di 21 m, 5 cannoni da 20 mm, motore DB-605 e motoreattore. Raggiungeva, grazie ai due compressori azionati dal motore A.30, i 18.200 m teorici e 17.600 m pratici, salendo a 6.000 m in 12 min 2 sec, a 15.000 in 34 min 34 sec, autonomia 2.000 km, aveva infine abbondante munizionamento. La velocità era di 740 kmh a 16.000 m, anche se solo 420 a quota zero, mentre con il postbruciatore raggiungeva 780-820 kmh<ref>Lembo, Daniele: ''Gli aerei a reazione della Regia'', Aerei nella Storia</ref>.
 
Un progetto che, sulla carta, sarebbe stato eccezionale, ma non fu mai realizzato, giusto abbozzato, con lo scopo forse di applicare le esperienze d'alta quota che a suo tempo vennero fatte con l'aereo da record Ca.113. Un'ulteriore discrasia tra 'idee' e quanto v'era di realmente disponibile o in produzione. La scarsa capacità delle industrie italiane faceva sì che le capacità richieste fossero sempre più elevate per migliorare se non altro la qualità dei pochi mezzi producibili. Di fatto questo finì il più delle volte (vedi lo Z.1018) persino per peggiorare la situazione anziché alleviarla, causando gravi ritardi e la continuazione dell'attività su mezzi oramai obsoleti. Di fatto l'industria italiana fallì anche nel fornire affidabili motori oltre i 1.000 hp (eccetto i DB-605 su licenza), e questo da solo 'tagliava le ali' all'evoluzione dei progetti italiani. La Caproni, nonostante qualche progetto moderno o addirittura innovatore, di fatto continuò per tutta la guerra a produrre molti bimotori serie Ca.310/314, dall'utilità molto dubbia e con un ruolo non ben definito.
 
== Note e riferimenti ==