Impresa sociale di comunità/Governance: differenze tra le versioni

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== Il concetto di governo di un'organizzazione ==
Prima di affrontare l’argomento specifico del governo delle imprese sociali di comunità (d’ora in poi ISC) è necessario definire il concetto di ''governo organizzativo''. In termini generali, questo può essere inteso come ''l’insieme di modalità e di processi gestionali, formalizzati o meno, che permettono di prendere le decisioni rilevanti riguardo all’attività, tanto ordinaria quanto strategica, di una organizzazione''.
 
Nel concetto di governo organizzativo è sempre implicita l’esistenza di routine, cioè di percorsi organizzativi standardizzati (pattern), che gli attori presenti nell’organizzazione seguono di regola in modo più o meno cosciente per raggiungere le decisioni rilevanti. Ciò significa che molti pattern organizzativi vengono seguiti con regolarità e senza che i soggetti coinvolti li abbiano programmati in modo cosciente. Gli stessi pattern sono anche la base della cosiddetta “''conoscenza organizzativa tacita''” cioè di quella componente conoscitiva che è incorporata nei processi organizzativi e che permette all’organizzazione di funzionare e di raggiungere risultati adeguati pur non essendo esplicitamente codificata; essa è sempre legata alla storia dell’organizzazione e delle persone che per prime hanno contribuito a formarla ed accumularla, lasciandone una un'impronta nelle ruotine organizzative, formali ed informali.
 
{{Collegamento|1=''Per informazioni più approfondite sul concetto di conoscenza si veda il terzo capitolo – [[Impresa sociale di comunità/Ideazione|Ideazione]].''}}
 
{{Glossario|1='''Definizione di ''Governance'''''<br/>
Il concetto di governance, applicato all’impresa, si riferisce quell’insieme di norme e relazioni che regolano le dinamiche decisionali e di potere (come ad esempio la gestione e l’allocazione delle risorse economiche, le politiche del personale, le strategie di distribuzione, ecc.) attraverso le quali l’organizzazione persegue i propri obiettivi. I sistemi di governance rappresentano pertanto un aspetto estremamente rilevante del comportamento di un’impresa, carico di importanti implicazioni non solo economiche ma anche sociali e politiche.}}
 
 
I processi decisionali possono essere più o meno formalizzati, più o meno individualizzati. <br/>
* Sono ''formalizzati'' quando sono previsti esplicitamente dalle leggi riguardanti quella specifica forma organizzativa (per esempio le leggi sui modelli di gestione delle società di capitale, le leggi che regolano la posizione del socio lavoratore nelle cooperative ecc.), ovvero quando sono contenuti negli statuti della singola organizzazione (in questo caso ogni organizzazione ha un solo statuto) o nei regolamenti (che possono essere molteplici e rimpiazzati da nuovi regolamenti).
* I processi decisionali hanno però anche aspetti ''informali'', certamente meno rilevanti a livello legale, ma centrali quando si considera il modo in cui ciascuna organizzazione si differenzia dalle altre. Per esempio, le decisioni possono essere prese seguendo procedure di tipo collegiale ovvero prevalentemente dai direttori e presidenti delle imprese sociali. Non è detto che gli statuti ed i regolamenti contengano nel dettaglio tutte le istruzioni necessarie a definire queste procedure e quindi è possibile che di fatto in molte circostanze si seguano percorsi di tipo abitudinario.
 
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{{Glossario|1='''Definizione di ''Stakeholder'''''<br/>
Il termine ''stakeholder'' nella sua accezione oggi più diffusa fu introdotto nella letteratura manageriale da Richard Freeman nel 1984 e va correttamente interpretato nel significato di “portatore di interesse”. Stakeholder di una un'organizzazione è un qualunque soggetto o gruppo di soggetti che interagisce in modo diretto o indiretto con l’organizzazione e il cui benessere è influenzato da tale interazione. L’influenza può essere diretta, come nel caso di un finanziatore, di un cliente/utente, di un lavoratore dell’organizzazione stessa o di un beneficiario di servizi resi a scopo gratuito, ma può anche essere indiretta, come nel caso degli abitanti di una comunità nella quale opera una un'impresa potenzialmente inquinante o altrimenti pericolosa. Nel primo caso si tratterà di un effetto distributivo diretto ovvero di un effetto redistributivo, mentre nel secondo caso si parlerà di ''esternalità'' positive o negative. <br/>
La prima categoria di stakeholder, cioè i soggetti che subiscono le conseguenze dirette dell’operato dell’organizzazione in termini distributivi o redistributivi, può essere definita interna, mentre la seconda categoria sarà esterna. Di norma, anche nelle organizzazioni multi-stakeholder i meccanismi partecipativi per la seconda categoria di portatori di interessi non si traducono mai in qualche forma di diritto di controllo sull’organizzazione, ma, al massimo, nel diritto di veto su alcune scelte organizzative e su qualche forma di regolamentazione. Gli stakeholder interni che partecipano direttamente al processo distributivo, al contrario, possono tutti accedere al controllo sull’organizzazione, nella forme di imprese investor-owned, ovvero di cooperative. Infine, gli ''stakeholder'' interni che partecipano solo in termini di benefici di tipo redistributivo non controllano l’organizzazione, ma possono interagire con essa con modalità consultive anche strette ed approfondite.}}
 
{{Glossario|1='''Definizione di ''Esternalità'''''<br/>
Le esternalità sono effetti economici indiretti che influenzano il benessere degli agenti economici senza che il loro valore venga esplicitamente incorporato nei prezzi di mercato. Le esternalità sono positive quando aumentano il benessere dei soggetti coinvolti (es:per esempio la creazione di opere d’arte) oppure negative quando la riducono (es:come le emissioni inquinanti di una impresa rispettoun’impresa alsul territorio che la circonda, ovvero il malfunzionamento di un sistema di raccolta di rifiuti urbani).}}
 
Questo tipo di struttura di governo può essere definita mono-stakeholder in quanto vi è una sola categoria di soggetti i cui interessi sono pienamente rappresentati negli organi di controllo. Va detto che le organizzazioni mono-stakeholder, di gran lunga le più diffuse anche ai nostri giorni, non sono necessariamente imprese a scopo di lucro. Le cooperative, nell’accezione più tradizionale – per esempio quelle di lavoro, di credito, di produttori ecc…ecc. – si caratterizzano per essere imprese mono-stakeholder in quanto una sola categoria di attori economici, benché non gli investitori, controlla la loro struttura di governo. In tal senso si ritiene che gli interessi rappresentati siano quelli di una sola categoria di soggetti anche nel caso in cui le strategie aziendali non abbiano come obiettivo la massimizzazione del valore economico dell’organizzazione, come avviene nelle imprese a scopo di lucro. Al contrario, le cooperative sociali rappresentano l’unica categoria di imprese cooperative che nasce con una governance adatta a tenere conto degli interessi di più di una categoria di soggetti. Le ISC presentano notevoli elementi di sovrapposizione con il modello di governo dellodelle cooperative sociali e tra questi proprio la multi-stakeholdership del governo organizzativo.
 
 
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{{Glossario|1='''Definizione di ''Internalizzazione'''''<br/>
Si parla di internalizzazione quando tutti gli effetti rilevanti di una certa transazione economica vengono inclusi nel meccanismo di formazione dei prezzi, ovvero quando gli stessi aspetti vengono gestiti attraverso decisioni che coinvolgono attivamente tutti i soggetti interessati dalle conseguenze del contratto stesso. Nel caso delle organizzazioni multi-stakeholder si fa chiaramente riferimento a questa seconda accezione.}}
 
Questi elementi di “imperfezione” vengono descritti nel riquadro successivo in quanto particolarmente rilevanti nel caso delle imprese sociali.
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{{Approfondimento|1='''''La partecipazione degli stakeholder nella nuova legge sull’impresa sociale'''''<br/>
'''Legge delega n. 118/05'''['''''link'''''], art. 1: “[…] Tale disciplina deve essere informata ai seguenti principi e criteri direttivi: […] b) prevedere, in coerenza con il carattere sociale dell'impresa e compatibilmente con la struttura dell'ente, omogenee disposizioni in ordine a: […] 10) forme di partecipazione nell'impresa anche per i diversi prestatori d’opera e per i destinatari delle attività."
 
'''Decreto n. 155/06'''['''''link'''''], art. 12: Coinvolgimento dei lavoratori e dei destinatari delle attività.<br/>
“1. Ferma restando la normativa in vigore, nei regolamenti aziendali o negli atti costitutivi devono essere previste forme di coinvolgimento dei lavoratori e dei destinatari delle attività. <br/>
2. Per coinvolgimento deve intendersi qualsiasi meccanismo, ivi comprese l’informazione, la consultazione o la partecipazione, mediante il quale lavoratori e destinatari delle attività possono esercitare un’influenza sulle decisioni che devono essere adottate nell’ambito dell’impresa, almeno in relazione alle questioni che incidano direttamente sulle condizioni di lavoro e sulla qualità dei beni e dei servizi prodotti o scambiati.”<br/>
Il testo della normativa denota una scelta del legislatore piuttosto “morbida” in tema di partecipazione degli stakeholder. Le forme di rappresentanza dei portatori di interesse si possono risolvere infatti nell’adozione di un sistema informativo e di comunicazione piuttosto blando. Tuttavia, la legge richiede che le forme di coinvolgimento previste abbiano un qualche impatto rilevante sui processi decisionali dell’organizzazione; sembra quindi che la semplice informazione in forma scritta non sia sufficiente, ma che siano necessari scambi informativi e consultivi più complessi, quali la distribuzione di brochure con questionari.<br/>
Al di là delle previsioni legali, sarà interessante osservare nella pratica quali soluzioni partecipative verranno adottate sulla base dell’autonomia statutaria, anche per valutarne l’efficacia relativa. Infatti, benché le soluzioni meno partecipative possano apparire come le più efficienti rispetto ad una analisi superficiale, le caratteristiche dei servizi prodotti possono consigliare forme partecipative specifiche in grado di aumentare l’efficienza e l’efficacia organizzativa, per esempio rispetto alla qualità dei servizi prodotti.}}
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=== I vantaggi del modello multi-stakeholder ===
==== L'abbattimento delle asimmetrie informative ====
Il maggiore vantaggio di una struttura di governo multi-stakeholder consiste nel poter internalizzare gli aspetti più rilevanti delle relazioni tra i diversi attori coinvolti. In presenza della necessità di raccogliere ed elaborare informazioni complesse, spesso contenute in conoscenza detenuta privatamente che può avere una un'importante componente tacita, cioè non codificabile, una struttura di governo centralizzata ed inclusiva nella quale i protagonisti abbiano la possibilità di interagire direttamente, può essere una soluzione più efficace rispetto al governo mono-stakeholder, ed anche più efficiente. Ciò è ancora più vero nel caso in cui, come di norma avviene, gli interessi economici e sociali in gioco non siano perfettamente allineati tra di loro, ma presentino rischi di frizioni se non governati adeguatamente. Allo stesso tempo, la presenza di asimmetrie informative e l’incompletezza dei contratti impediscono l’uso della direzione di tipo gerarchico per ottenere gli esiti auspicati. <br/>
Una delle principali conseguenze della presenza di interessi contrastanti è l’esistenza di ''blocchi informativi'' e la diffusione di ''informazioni distorte''. In questi casi la soluzione contrattuale può portare ad un forte aumento dei costi o all’impossibilità di stipulare il contratto quando non vi siano le basi fiduciarie necessarie. Non è infatti necessario che i comportamenti scorretti abbiano effettivamente luogo perché si realizzi il fallimento della transazione. In alcuni casi può essere sufficiente il rischio del manifestarsi di tali comportamenti ad impedire la transazione. Nei casi in cui questi rischi mettono a repentaglio la realizzazione della transazione a costi accettabili, l’internalizzazione dei rapporti tra stakeholder può permettere significativi miglioramenti grazie alla creazione di una struttura cognitiva e istituzionale comune fondata sulla ''fiducia reciproca'' oltre che sugli obblighi societari. Questi miglioramenti sono spesso impossibili nel caso di semplici relazioni contrattuali dal momento che, per loro natura, esse danno adito a relazioni di più breve periodo e per essere sottoscritte richiedono la conoscibilità e la dimostrabilità delle informazioni più rilevanti. <br/>
Queste argomentazioni sono particolarmente importanti nel caso delle imprese sociali perché esse spesso lavorano in contesti caratterizzati da forti asimmetrie informative e incompletezza contrattuale, mentre in contesti economici più tradizionali e caratterizzati dalla produzione di beni e servizi standardizzati, la conoscibilità e la verificabilità delle informazioni rilevanti è un obiettivo raggiungibile senza un eccessivo aumento dei costi ed i potenziali fallimenti del contratto sono superabili anche per via transattiva. Al contrario, l’internalizzazione dei principali elementi di incompletezza informativa nel governo organizzativo permette di supportare relazioni basate sui cosiddetti contratti impliciti (cioè non esplicitamente redatti e sottoscritti dai partecipanti, ma vigenti di fatto sulla base di accordi anche informali) che evidenziano i loro effetti non sulla base del pagamento di un prezzo o del rispetto di un contratto formale, ma sulla base di relazioni di medio o lungo periodo che non sono formalizzabili, ma che sono comunque robuste e durature a causa di un comune interesse a perseguire la ''ratio'' contrattuale. Il legame tra contrattazione implicita e rapporti fiduciari è profondo, tanto è vero che l’esistenza di fiducia tra gli attori coinvolti può essere tanto un input quanto un output del processo di contrattazione. In altri termini, l’esistenza di relazioni fiduciarie già prima che la contrattazione avvenga ne favorisce la realizzabilità e, per converso, il consolidarsi delle relazioni contrattuali ex-post rafforza gli stessi legami fiduciari. In questo senso, l’instaurarsi di robusti meccanismi di contrattazione implicita è anche uno dei fattori che più favoriscono la creazione e l’accumulazione endogena (cioè realizzata attraverso relazioni e processi decisionali interni all’organizzazione) di capitale sociale in termini di relazioni fiduciarie di tipo spontaneo, benché spesso informate dalla reciprocità fra gli interessi coinvolti, e non sui meccanismi coercitivi su cui si basa la contrattazione formale.
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{{Glossario|1=Per '''''funzione distributiva''''' si intende da un lato la capacità di produrre a costi inferiori a quelli di mercato soprattutto grazie alla presenza di donazioni e di lavoratori volontari, oltre che alla donazione parziale di lavoro da parte dei lavoratori remunerati. In secondo luogo essa si concretizza nella distribuzione di parte o di tutte le eccedenze per scopi di utilità sociale. È chiaro che questo secondo aspetto è rafforzato dal primo, in quanto la capacità di produrre a costi inferiori libera risorse per la distribuzione a scopo sociale. Entrambi i risultati hanno come precondizione necessaria l’assenza dello scopo di lucro, cioè l’impossibilità di appropriazione privata dei risultati netti di gestione. La funzione distributiva può essere sostenuta dalle caratteristiche del governo multi-stakeholder in quanto la partecipazione di diversi attori (quali volontari, lavoratori, utenti, autorità locali, associazioni di rappresentanza ecc.) al governo organizzativo favorisce l’instaurarsi di relazioni fiduciarie.}}
 
 
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=== L'impresa reticolare ===
La traduzione dell’idea di rete in termini organizzativi ed imprenditoriali è tutt’oggi molto poco diffusa a causa delle prevalenza delle di organizzazioni mono-stakehodler che, di norma, sono caratterizzate da un forte accentramento decisionale e da rapporti gerarchici di tipo verticale. Bisogna quindi mettere in evidenza che l’idea di impresa reticolare è tutt’oggi almeno in parte “sperimentale”. Ciò detto, la caratterizzazione delle reti che si è andata diffondendo negli ultimi anni nella letteratura specializzata, della diffusione delle informazioni, della definizione delle decisioni e della accumulazione di conoscenza al loro interno sono tutti temi che possono aggiungere tasselli importanti allo sviluppo delle imprese sociali di comunità a partire dall’idea di organizzazione multi-stakeholder già contenuta nella legislazione sulla cooperazione sociale.