Linguistica contestuale/Dall'età moderna a oggi
Nel XVII e XVIII secolo la ricerca si estende in ogni direzione: la fonetica progredisce con gli studi anatomici ed appassiona gli inventori delle stenografie e delle lingue artificiali, e gli educatori dei sordomuti.
Tuttavia resta insolubile il grosso problema dell'origine del linguaggio, malgrado le ipotesi proposte, tutte non sufficientemente attendibili o non verificabili, come quella dell'ebraico lingua madre. La scoperta del sanscrito, tra il 1786 e il 1816, segna una grande svolta in questo campo: si dimostra infatti, con un'evidenza indiscutibile, la parentela tra il latino, il greco, il sanscrito, le lingue germaniche, slave e celtiche.
Nasce, con i tentativi operati da Franz Bopp per ricostruire l'indoeuropeo nei suoi tratti essenziali, la grammatica comparata: si prende spunto, paragonando fra loro i diversi linguaggi, dai metodi e dai principi delle scienze naturali. Le lingue vengono assimilate ad organismi viventi: allo studio del linguaggio viene applicato, per quasi mezzo secolo, il metodo biologico. Secondo i grammatici «naturalisti», come lo Schleicher, che era anche botanico-naturalista, le lingue nascono, crescono e muoiono come qualsiasi organismo vivente, e la loro vecchiaia inizia dal momento in cui si codificano nella scrittura.
Dagli studi linguistici comparativi si sviluppa poi la linguistica storica, che nasce dall'esigenza di paragonare fra loro fenomeni linguistici verificatisi attraverso stadi progressivi d'una stessa lingua: così la grammatica comparata dà origine allo studio della incessante evoluzione delle lingue. Questa trasformazione è realizzata tra il 1876 ed il 1886 dalla scuola dei neogrammatici, a cui si deve la sistemazione rigorosa del fonetismo arioeuropeo. La fonetica detiene in questa fase un'importanza predominante: riesce a spiegare la quasi totalità dei mutamenti linguistici. Ci si rivolge anche alla nuova scienza, la psicologia, per spiegare la dinamica di alcuni fenomeni generali. La lingua, studiata storicamente, non è più considerata un'entità suscettibile di un'analisi biologica, ma piuttosto un'istituzione umana. La linguistica diviene, perciò, una scienza storica, e non appartiene più alla sfera delle scienze naturali.