La religione romana/Le fabulae/Saturnus
Saturnus (anche Saeturnus[9]; Saturno) è un antico dio dei Romani, ma la sua origine è problematica. Già in antichità lo si riteneva non indigeno ma proveniente dalla Grecia [10] il che ne denuncia quanto meno una precocissima ellenizzazione. Particolare significativo è che i sacrifici a lui dedicati erano eseguiti nel modo "greco" (Graeco ritu)[11] ovvero a capo scoperto (capite aperto) e coronato[12].
Altra caratteristica di questa divinità consiste nel fatto che la sua immagine cultuale era rappresentata con i compedes (lacci) di lana ai piedi: da notare che la caratteristica dei compedes è propria degli schiavi. E questo spiega un'altra caratteristica che è invece legata alla festività del dio, i Saturnalia[13], celebrati a partire dal giorno 17 del mese di December (dicembre): questo giorno[14] era un giorno di totale libertà per gli schiavi [15] i quali potevano banchettare con i loro padroni, da cui venivano anche serviti[16].
Tali caratteristiche indicano in Saturnus una divinità, e quindi una festività, che promuove la trasgressione dell'ordine vigente allo scopo di generare una mancanza di regole, condizione grazie alla quale si può, con l'anno nuovo alle porte, rigenerare l'ordine appena perduto che procede sotto la dignitas di Iupiter.
In tal senso Mircea Eliade ricorda:
Tra le caratteristiche di queste feste religiose Eliade ricorda:
Dal che il dio Saturnus e le sue feste, i Saturnalia, rievocano l'era aurea (aurea aetas), priva di conflitti[17] e di differenze sociali, quando regnava la prosperità e l'abbondanza e queste non erano frutto della fatica o della sofferenza. Il ricondurre il periodo posto alla fine dell'anno a quell'epoca aurea, consente alla tradizione religiosa romana di rigenerare il tempo sacro, di avviare l'anno nuovo che inizia per l'appunto con Ianuarius (gennaio), il mese del dio dell'inizio: Ianus.
Ma Saturnus non è solo il dio della rigenerazione, a lui non si fa riferimento solo per il periodo aureo dell'abbondanza, Saturnus è il dio che ha insegnato agli uomini la tecnica dell'agricoltura e con essa la civiltà, da qui una possibile lettura dell'accensione dei ceri durante i suoi riti, celebrati in occasione anche dell'apertura dei granai e della conseguente distribuzione del farro alla cittadinanza.
Significativo è il fatto che uno degli appellativi di Saturnus fosse Stercutus (anche Stercutius, Sterculius, Sterces) ovvero la divinità del concime questo inteso anche come fertilità, ricchezza[18].
Il nome di Saturnus è stato volentieri accostato, da antichi e moderni[19], per la sua etimologia alla semina[20] ma questa etimologia è del tutto indimostrabile[21].
Saturnus, in qualità di rex è considerato anche il fondatore di una comunità situata sul Mons Saturnus prima che questi venisse indicato come Capitolium[22], così anche Roma[23] come anche l'Italia[24], fu indicata con il nome di Saturnia.
Quindi come Ianus ha la sua sede sovrana sul Mons Ianiculus, Saturnus possiede il Mons Saturnus, ovvero il successivamente denominato Capitolium (Campidoglio)[25], questo dopo essere giunto esule, via mare[26], scacciato dal suo regno, vivendo nascosto in quella regione che per questo motivo volle chiamare Latium (Lazio)[27].
Il suo "esilio" ci porta al suo accostamento, e quindi alla sua identificazione, con il dio greco Kronos, identificazione operato dagli antichisti romani già nel I secolo a.C.[28], per via, ad esempio, delle festività Saturnalia collegate alle Kronia di Atene, come ricorda il poeta romano Lucio Accio (II secolo a.C.) negli Annales riportato da Macrobio:
Eppure, ricorda lo studioso italiano Dario Sabbatucci dietro a questa identificazione si cela una differenza fondamentale tra il latino Saturno e il greco Kronos:
Come alcune altre personalità divine ed eroiche delle fabulae romane, anche Saturnus scompare[29](non comparuit):
Note
modifica- ↑ Dionigi di Alicarnasso, I, 38 e VI, 1.
- ↑ Macrobio (Saturnalia, I, 8, 3) spiega la scelta di conservare qui il tesoro romano con il fatto che durante l'aurea era di Saturnus non vi erano né furti né proprietà privata
- ↑ Livio, III, 69.
- ↑ Intende il dio Ianus.
- ↑ Macrobio scrive nel V secolo d.C.
- ↑ Ad esempio Festo (202 L): «quod ipse agrorum cultor habetur, nominatus a satu, tenensque falcem effingitur, quae est insigne agricolae».
- ↑ Cfr. a titolo esemplificativo: Macrobio, Saturnalia, I, 7, 21; Virgilio, Eneide, VIII, 314 e sgg.; Plutarco, Quaestiones Romanae, 42.
- ↑ Sabbattucci, p. 427.
- ↑ Arcaico, attestato al III secolo a.C. come Saeturni pocolom (Corpus Inscriptionum Latinarum, 2a ed., I, 449).
- ↑ Nell'Eneide di Virgilio (VIII, 319 e sgg.) Saturno altri non è che Kronos fuggito dopo la sua detronizzazione da parte del figlio Zeus.
- ↑ Festo, 106 L; 391, I, Lindsay; Servio Mario Onorato, Commentarii in Vergilii Aeneidos libros III, 407. Anche Hercules (Ercole) (Macrobio, Saturnalia III, 6,7) era celebrato a Roma secondo il Graeco ritu.
- ↑ «Lucem facere dicuntur Saturno sacrificantes, id est capita detegere.» (Festo, 106, L.); ma, nota Brelich (p.119) il lucem facere attiene solo al capita detegere dei Saturno sacrificantes, e non riguarda gli altri sacrificanti con capite aperto.
- ↑ La fondazione di questa festività viene attribuita dalla tradizione annalistica (Livio, II, 21, 2; Dionigi di Alicarnasso, VI, 1, 14) ai consoli Aulo Sempronio Atratino e Marco Minucio Augurino nel 497 a.C.
- ↑ Da tener presente che il vero dies festus era il 17, nel giorno 17 erano concentrati i riti di Saturnus, gli altri erano non festi, ma feriati.
- ↑ «Saturnalibus tota servis licentia permittitur», Macrobio, Saturnalia, I, 7, 26.
- ↑ «vel Saturnalia dicam festaque servorum, cum famulantur eri», Ausonio De feriis romanis, 15
- ↑ Durante tali festività i tribunali venivano chiusi e si evitava di provocare una guerra.
- ↑ Brelich, p. 125, nota come tutt'oggi in Europa sopravvivano delle superstizioni che legano gli escrementi alla ricchezza e alla fortuna.
- ↑ Per gli antichi: Festo, 432 Lindsay, 202; Varrone, De lingua latina, V, 64, lo intende diversamente: «Per cui, poiché il Cielo è la fonte della vita, Saturno fu chiamato così da satus (semina), e poiché la causa della vita è nel fuoco del cielo, nel periodo dei Saturnali si offrono delle candele di cera ai propri padroni.»; Macrobio, I, 10, 20 "dalla semina che trae origine dal cielo". Per i moderni:: Preller, Wissowa, Fowler, Thulin/ 122
- ↑ Saturnus da sator ("colui che semina").
- ↑ Per una breve disamina cfr. Brelich, pp. 122 e sgg.
- ↑ Festo, 430 Lindsay
- ↑ «a patre dicta meo quondam Saturnia Roma est» Ovidio, Fasti, VI, 31.
- ↑ «Saturnia Italia et mons qui nunc est Capitolium, Saturnus appellabatur», Festo l.c.; «Salve, magna parens frugum, Saturnia tellus, magna virum», Virgilio, Georgiche II, 173.
- ↑ «Hanc Ianus pater, hanc Saturnus conditit arcem:/ Ianiculum huic, illi fuerat Saturnia nomen.» Virgilio, Eneide, VIII, 357-358.
- ↑ Macrobio, Saturnalia, I,7
- ↑ «composuit legesque dedit Latiumque vocari/maluit, his quoniam latuisset tutus in oris.» Virgilio, Eneide, VIII 322-323; anche Ovidio, Fasti I, 238: «Dicta quoque est Latium terra, latente deo»; ma l'etimologia è popolare, cfr. in tal senso Dario Sabbatucci, p. 437.
- ↑ Sabbatucci, p. 434.
- ↑ Ma a differenza di queste che dopo la scomparsa e la divinizzazione cambiano nome, come Aeneas che diviene il dio Indiges, Latinus che diviene Latiaris (Iupiter Latiaris) e Romulus che diviene il dio Quirinus, Saturnus non muta il suo nome.