L'origine della vita/I primi composti organici
Se il primo approccio dell'uomo all'origine della vita è stato di tipo mitico e religioso, bisogna attendere la cultura greca per avere una risposta di tipo filosofico-scientifico.
La scuola greca
modificaAnassimandro è il primo ad avere avuto l’idea dell’evoluzione delle specie, anticipando la teoria evoluzionistica di Darwin, il filosofo crede che sia il sole a rendere “attive” l’acqua e la terra da cui si generano per il calore gli esseri viventi:
Per anassimandro l’uomo nasce quindi dai pesci.
Nel v sec a.c. Empedocle formula l’ipotesi che gli organismi si producono per il casuale combinarsi di arti, teste, tronchi prodotti dalle forze generatrici del suolo; ma solo alcune forme così generate risultano armoniche e capaci di sopravvivere riproducendosi in modo sessuale:
Questa concezione materialistica, secondo cui l'ordine si produce dal disordine, trovò in Democrito il più coerente sviluppo e la più rigorosa opposizione in Aristotele.
Aristotele
modificaAristotele, filosofo e scienziato greco, espresse l'ipotesi che la materia in decomposizione potesse trasformarsi, attraverso l' "azione spontanea della Natura", in animali viventi.
Il principio dominante è la forma, cioè l'idea completa di un oggetto naturale, e il vivente non può essere spiegato partendo dai suoi costituenti materiali, ma da un'anima
che Aristotele chiama entelechia. In essa si identificano le cause formale, finale ed efficiente, e tutti i processi fisiologici sono mossi da essa per realizzare la forma anatomica e ad attuarne le funzionalità.
Strumento dell'anima è il calore, che è prodotto nel cuore e determina sia il movimento del sangue, portandolo all'ebollizione, sia quello respiratorio dei polmoni destinato a raffreddare il sangue. Il calore inoltre, con un processo di cottura, permette la digestione del cibo e, nel maschio, la trasformazione dell'eccesso di sangue in sperma; nella donna, a causa del suo inferiore calore vitale, il sangue in eccesso permane come sangue mestruale, cioè una sorta di seme che è meno “formato” e quindi è solo causa passiva, materiale della generazione, mentre il seme maschile, più “formato”, ne è la causa formale ed efficiente.
Per Aristotele i viventi più semplici si generano formandosi dalla materia inerte e si dispongono in una scala di organizzazione crescente dalla pianta all'uomo attraverso un aumento di intensità del calore e un successivo determinarsi dell'anima in vegetativa, sensitiva e razionale.
La teoria di Aristotele è fortemente influenzate dalle osservazioni di Ippocrate.
Secondo Ippocrate, i parassiti che vivono all’interno dell’organismo ospite si genererebbero in seguito ad un prolungato ristagno delle feci nell’intestino, mentre i parassiti esterni all’organismo ospite deriverebbero dagli umori dell’organismo.
Sono proprio queste erronee osservazioni a portare Aristotele ad affermare nella Storia degli animali:
Aristotele pur conoscendo perfettamente il ciclo evolutivo degli insetti, non riesce a fornire altra spiegazione, se non quella della generazione spontanea, per quegli animali inferiori che non derivano da animali simili a loro.
Tra gli insetti Aristotele descrive i
pidocchi (che si producono dall’umidità della testa, soprattutto dei bambini, per la loro maggiore sudorazione), le cimici
(che nascono tra le carni), le pulci (che originano spontaneamente nella sporcizia) e gli acari.
Galeno non fa che confermare la generazione spontanea, non aggiungendo molto alle argomentazioni di Aristotele, ma contribuendo notevolmente alla loro diffusione. Egli si lascia trasportare dalla speculazione filosofica, impregnandola di un dogmatismo teologico che
nega qualsiasi evidenza. La stessa scabbia è considerata una malattia melanconica, dovuta alla sovrabbondanza degli
umori nocivi interni, che fuoriescono alla superficie cutanea. Viene esclusa, in tal modo, qualsiasi forma di contagio,
almeno come noi lo intendiamo.
Lucrezio, nel I sec a.c., riprese il tema materialistico della vita che sorge dalla terra e si perfeziona attraverso combinazioni casuali e competizioni violente.
Non risulta, dalle antiche opere greche, che Ippocrate, Aristotele e gli altri autori minori, avessero mai sospettato l’esistenza di esseri piccolissimi, invisibili ad occhio nudo, ai quali attribuire la causa delle malattie. Pur intuendone la contagiosità di alcune, ne avevano attribuito l’eziologia a cause cosmo-telluriche (terremoti, inondazioni, eclissi, ecc.) che avrebbero causato alterazioni dell’aria (aria cattiva).
Il Seicento
modificaLa generazione spontanea, si diffuse egregiamente e resistette per secoli, sostenuta anche da autorevoli pensatori, come Newton, Cartesio e Bacone, e correlata da fantasiose credenze tra cui l“albero delle oche”: all’inizio del XIII secolo, si credeva che le oche nascessero da alcuni alberi a contatto con le acque dell’oceano, credenza sopravvissuta fino a circa 250 anni fa, così come quella dell’origine di agnelli dai frutti di alcuni alberi.