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I sistemi d'arma sovietici: come giudicarli? modifica

Quello che segue è un tentativo di analisi, senza pretesa di assoluta completezza e di esattezza, nel campo forse più dibattuto nel settore militare: la reale validità dei mezzi da combattimento sovietici. Tra questi, molto dibattuti sono i missili, gli aerei di prima linea, i mezzi navali e specialmente, per la nicchia di appassionati di cose navali, i sottomarini. Praticamente nessuno avanza lamentele verso altre categorie: artiglierie, lanciarazzi multipli, mortai, aerei da trasporto, missili nucleari balistici dei tipi più potenti e sofisticati, fucili d'assalto e mitragliatrici.

Invece, nel caso di molti missili e razzi di uso più diffuso vi sono sempre state opinioni più disparate sulla qualità dei prodotti sovietici: Tra i più citati, gli SA-2, 3, 6, 7, 10, gli AT-2 e 3, gli SS-N 2 Styx, gli RPG-7, i FROG e gli SCUD. Tra i caccia, i MiG-15, 19, 21, 23, 25, i MiG-29 e 31, i Su-7/22. Tutti questi sistemi hanno avuto recensioni negative od oscillanti tra gli estremi. Lo stesso vale con i T-54/55/62/72, i BMP-1,2 e 3, i blindati BTR e BRDM. I sottomarini sono stati ora temuti -al punto di cercare nuovi siluri ASW per combattere la minaccia degli 'Alpha', ora criticati per la rumorosità, l'inaffidabilità, l'arretratezza. Le navi da guerra sono state a loro volta ora temute, ora derise come le 'Komar' e le 'Osa'. Tutto questo è vero, sia nel bene che nel male, o almeno risulta dai risultati dei conflitti avvenuti nel 'mondo reale' (vedi guerre arabo-israeliane, Vietnam, Corea) che le prestazioni calcolate o supposte di molti di questi sistemi siano state smentite da realtà più modeste. Questo riguardava certo la paranoia che ad Ovest vi era sulla minaccia sovietica, ma anche prestazioni ottimistiche calcolate dagli stessi sovietici, specialmente nel non tenere conto dei progressi nell’elettronica occidentali (ECM e informatica) e nel sopravvalutare la propria capacità di costruire sistemi avanzati ed affidabili.

Da tutto questo un'analisi serena sulle effettive capacità dello strumento militare sovietico e dei suoi epigoni resta praticamente impossibile. Quello che si può dire per certo è che erano disponibili un numero incredibile di armamenti. Per esempio, l'artiglieria sovietica passò da 25.000 pezzi del '73 a 62.000 nell'89, mentre i carri armati arrivarono a quasi 80.000 (circa 14.000 T-64, 16,000 T-80, un numero anche maggiore di T-72, circa 15.000 T-62 e altri veicoli ancora), molto più che sufficienti per equipaggiare le 200 divisioni dell'Armata Rossa, anche perché i sovietici non demolivano gli equipaggiamenti vecchi ma li tenevano in riserva o li riutilizzavano, per esempio interrando i vecchi carri T-10 come fortini corazzati sui confini.

Con tutta questa inflazione di cifre le differenze nelle capacità dei modelli via via prodotti, è virtualmente impossibile comprenderne con precisione le capacità individuali e meno ancora quando combinate in forze armate complesse. A ciò si aggiungano le questioni sulle tattiche, addestramento e logistica, tutte fondamentali per la resa effettiva di tali armamenti. Anche le valutazioni degli eserciti NATO o fuori del 'blocco sovietico' non aiutano molto, seppur utili. Ma, ad esempio, i tedeschi hanno utilizzato i MiG-29 con tattiche d'impiego moderne in stile ‘NATO’, volandoci un buon numero di ore per anno, e così ne hanno ottenuto il meglio.

D'altra parte nel corso degli anni molte cose sono cambiate, e siccome i mezzi sovietici sono rimasti ‘congelati’ alle tecnologie degli anni '80 (nel senso che l’URSS è finita nel 1991 e anche che la Russia non ha saputo tenerne il passo nelle innovazioni, tanto che attualmente non propone di meglio che le versioni aggiornate dei sistemi concepiti in URSS), i progressi rapidissimi dell'elettronica occidentale, già superiore, li hanno lasciati rapidamente indietro. Per questo le recensioni e i commenti si sono fatti, con il tempo, sempre più critici e negativi. Per esempio, i primi reportage sui MiG-29 lodavano il radar NO-019 'Slot Back', successivamente lo si considerò assai inferiore ai sistemi 'occidentali'. Eppure, solo dal 1992 gli F-16 portarono in azione i missili AMRAAM, l'unico modo di ovviare all'altrimenti inesistente capacità di ingaggio a medio raggio che questi, i caccia occidentali più diffusi, avevano rispetto ai MiG.

In generale, appare che prima della Seconda guerra del Golfo (ovvero quella del 1991, nonostante l’assenza di memoria mostrata dai mass-media, negli anni ’80 la ‘Guerra del Golfo’ era quella tra Irak e Iran, il che è come affermare che la Grande guerra sia la Seconda guerra mondiale) i sistemi d’arma sovietici sono stati spesso sopravvalutati, in qualche caso sottovalutati, quasi mai compresi correttamente. Dopo la guerra del Golfo essi vennero ridicolizzati per la scarsa prova mostrata contro la Coalizione, anche contro le aspettative (per esempio, ci si attendeva seriamente di perdere 150 apparecchi da combattimento nei primi 3-5 giorni di guerra, quando dopo 42 si giunse a circa 40). Dopo qualche anno, cominciarono a rendersi nondimeno palesi altre realtà, ovvero che la produzione di armi sovietiche di ultima generazione aveva ben poco a che fare con quello che gli irakeni avevano, mentre al contrario la Coalizione era pienamente equipaggiata con il meglio delle macchine e uomini disponibili.

Per citare un confronto, si potrebbe dire che a parti invertite, se l’Irak fosse stato un Paese filo-USA e la Coalizione fosse stata guidata dall’URSS, quantità e qualità degli armamenti sarebbero state ben diverse. Gli irakeni avevano forze armate di prim’ordine per essere un Paese di media grandezza, e nel corso dei due anni dalla fine della guerra con l’Iran era riuscito a potenziare molto le proprie forze armate, ma non a saldare i debiti contratti in guerra. Le sue forze armate, erano sopravvalutate. Come spesso accade, si sopravvalutò la capacità operativa irakena e anche la dotazione di materiali. Per esempio si parlava di 200 Mirage F.1 consegnati, di cui 120 ancora in servizio, ma pare che il numero consegnato in tutto ammontava a circa 120 di cui decine perduti. Il totale degli aerei da combattimento ammontava a circa 500-600 tra MiG-21,23,25,27,29, Mirage, Tupolev Tu-16/22, Su-22/25, Mi-24. I carri erano circa 500-1000 T-72, 1600 T-62, 2000+ T-55, 1000 BMP-1/2, migliaia di altri veicoli, circa 4000 artiglierie campali e almeno altrettante antiaerei, missili SA-2,3,6,7,8,9,13,14. Tutto questo era disperso tra decine di divisioni con circa 1 milione di persone.

Tradotto con macchine americane, sarebbe stato ben diverso per varie ragioni. Posto un rapporto di circa 2:1 in termini di costi-compresa la manutenzione programmata, grossomodo l’Irak avrebbe avuto circa 300 aerei tra F-5,F-104,F-4, alcune decine di F-16 A. L’esercito avrebbe avuto circa 2000 carri armati tra M-47,48,60 e qualche centinaio di M1 prima versione (al posto dei T-72). La Coalizione, al posto di 2200 carri M1/Challenger avrebbe potuto disporre di circa 4000 T-80, e al posto di 2000 aerei da combattimento circa il doppio tra MiG-25/27/29/31, Su-22/4/25 e altre macchine. Questo calcolo semplicistico costituisce un abbozzo di analisi di come i costi e le capacità dei mezzi schierati dalla Coalizione fossero enormemente superiori rispetto a quanto disponibile per gli irakeni, per cui l’esito della guerra era scontato, anche se i piani Alleati riuscirono a neutralizzare al meglio lo strumento irakeno, cominciando con l’attacco contro 2 radar d’avvistamento a lungo raggio eseguito da 8 elicotteri Apache nella prima notte, e i lanci in massa di missili e missili-civetta (i Tald, simulanti aerei), che furono inutilmente abbattuti in gran numero dalle difese irakene, a loro volta localizzate ed attaccate da missili antiradar.


Missili tattici modifica

La prima generazione sovietica di queste armi ha avuto una diffusione e un successo notevolissimi, anche se sono rapidamente invecchiati e-o superati dalle diverse tecniche, mezzi e tattiche occidentali. Tra queste armi vi erano gli R-13 AA-2 Atoll. Nonostante che i sovietici avessero già realizzato missili aria-aria, quando ebbero sotto mano (secondo la 'leggenda', in quanto rimase conficcato ed inesploso dentro un MiG cinese durante gli scontri del 1958 con i taiwanesi, ma vi sono forti dubbi che questo sia realmente avvenuto) furono affascinati dalla semplicità ed essenzialità del disegno americano (per esempio la stabilizzazione mediante ‘rollerons’, piccole ruote alloggiate nelle alette posteriori, azionate con il flusso dell’aria), e lo clonarono con una grande rapidità. Pare che i risultati fossero decisamente modesti, anche rispetto ai Sidewinder di prima generazione, come gli AIM-9D o anche gli B. La versione K-13M aveva prestazioni migliori, ovvero una testata raffreddata per una maggiore sensibilità, teoricamente paragonabile ai Sidewinder D,E,F, ma in pratica inferiore come sensibilità e risultati.

Eppure, va detto che questo ordigno rappresentava l'unico sistema sovietico disponibile per i combattimenti aerei tra caccia tra il 1960 e il 1975 circa. In Vietnam, contro aerei grossi e 'calorosi' come quelli americani, in volo ad alta quota, l’Atoll ottenne risultati tutt'altro che disprezzabili, anche se non sono disponibili statistiche sulle percentuali di successo, tanto più significative se si considera che i caccia ne portavano solo 2 a testa. Va detto che sempre in quel conflitto i missili Sparrow e Sidewinder ottennero rispettivamente l'8 e il 16% di probabilità di distruggere l'avversario, vale a dire che erano necessari 12 dei primi o 6-7 dei secondi per raggiungere il risultato, mentre i missili Falcon ottennero risultati anche peggiori, se non in termini di Pk almeno in termini operativi (per esempio, spesso non era possibile ottenere un lock-on e quindi semplicemente lanciare). I Sidewinder erano molto più economici degli Sparrow e ottennero migliori Pk. La differenza era data dalle possibilità di ingaggio, con gli Sparrow capaci di attacchi oltre il raggio visivo, condizioni ognitempo e ogni-angolazione, tanto che ottennero la maggior parte dei successi. Le tattiche erano comunque importanti per capire il risultato: la regola di identificare precisamente il bersaglio lo faceva avvicinare troppo per usare gli Sparrow al meglio, mentre gli ingaggi a bassa quota non erano possibili per via delle interferenze radar con il terreno. In ogni caso, l'introduzione dei corsi 'Top Gun' permise di utilizzare al meglio i missili in dotazione ed ottenere risultati molto superiori negli sconti aerei del 1972. Nel 1958 i Sidewinder A vennero già utilizzati in combattimento sullo Stretto di Taiwan ed ottennero parecchie vittorie, anche perché i MiG si stagliavano nella fredda atmosfera delle alte quote, volando senza manovrare e quindi, bersagli perfetti (fu qui che ebbe luogo la compromissione della loro tecnologia. Non molto noto è che il missile Sparrow fu ovviamente compromesso in Vietnam, e clonato dai sovietici con il nome di K-25. Forse perché non riuscirono a miniaturizzare a sufficienza l’elettronica necessaria, questo ordigno perse contro il pur più ingombrante R-24, versione migliorata dell’Aphex). Nella guerra del 1965 gli F-104 e F-86F del Pakistan dovettero affrontare caccia nemici a quote piuttosto basse, ed ottennero 8 vittorie con 32 missili (almeno stando alle dichiarazioni pakistane). Alle Falklands, nonostante lo scarso addestramento dei piloti inglesi su questi nuovi missili, gli AIM-9L di terza generazione ottennero non meno di 16-18 vittorie certe su 27 lanci, dimostrandosi quasi infallibili. Ma questo tipo di arma era di circa 20 anni (1977) successiva alla versione 'B' e anche alla sua copia K-13 Atoll. Anche la versione C del Sidewinder a guida radar venne copiata dai sovietici, e in entrambi i casi i risultati non sono stati incoraggianti. I missili AIM-9C ottennero nuova vita convertiti come Sidearm, antiradar tattici per elicotteri e A-10, ma non ebbero uno straordinario successo e poco tempo dopo vennero tolti dalla linea. L'ultima versione del K-13 era la K-13M2. Essa è rimasta poco diffusa perché ben presto divenne disponibile il più potente (e pesante, 110 kg) R-73 o AA-11 Archer, ma anche così si trattava di un missile molto migliorato anche rispetto all' K-13M, e simile ai Sidewinder J o L. I successori dell’Atoll sono stati l’AA-11, missile tra i migliori e più temuti della categoria, e prima ancora gli AA-8 Aphid, i più piccoli AAM disponibili, pesando circa la metà degli altri. Essi erano concepiti così piccoli per poterli usarne una coppia per ogni punto d’aggancio (pratica poco usata), e per consentirne l’uso con macchine relativamente leggere come gli elicotteri. Questi missili difettano di letalità ma ovviano con una testata che pare, abbia uranio impoverito come elemento di frammentazione. L’Aphid è un missile molto preciso, maneggevole, flessibile e capace di operare in condizioni limite: un grosso miglioramento rispetto all’AA-2 e per giunta, ha fatto in tempo ad ottenere una buona diffusione. L’AA-11, più che un derivato dell’Atoll sembra quasi la copia pantografata dell’Aphid.

I missili Styx hanno ottenuto risultati del tutto insoddisfacenti nel 1973 contro gli israeliani. Questo e gli scontri durante la Prima Guerra del Golfo hanno demolito la loro fama, ma in realtà nel periodo 1967-71 ottenne risultati di grande rilievo, tanto che le marine occidentali ne risultarono scioccate e da allora cominciarono a sviluppare attivamente missili antinave più sofisticati e piccoli, e sistemi CIWS (ovvero artiglierie e missili anti-missile). I missili Styx vennero usati contro il caccia Eilat e misero a segno 3 colpi su 4 in condizioni di lancio ideali. Le due motocannoniere Komar non dovettero nemmeno uscire dal porto e si comportarono come delle batterie missilistiche costiere. 4 anni dopo due missili furono più che sufficienti per distruggere il Khaibar, della marina Pakistana (gemello dell’Eilat). Su 13 missili lanciati in quella guerra, risulta che almeno 11 andarono a segno, anche a danno dei serbatoi di petrolio della costa. Di fatto, poche motocannoniere missilistiche Osa furono capaci di bloccare il traffico navale nemico nel Pakistan orientale e di colpire anche il porto di Karachi, pesantemente difeso. Eppure, pochi anni dopo esse vennero sconfitte da quelle israeliane e nel 1980, durante una battaglia aeronavale, le Osa vennero distrutte una per una dagli F-4E iraniani armati di missili Maverick. Cosa era cambiato? Essenzialmente, i missili Styx non erano stati pensati per operare contro bersagli molto piccoli e manovrieri come le motocannoniere missilistiche nemiche, dotate di sistemi ECM capaci di ingannarne la funzionalità del sistema di guida. Così su oltre 50 missili lanciati contro le navi israeliane il risultato fu giusto una scheggia a bordo di una di queste. Le motocannoniere missilistiche sovietiche non avevano una grande capacità di combattimento a parte la batteria di missili, avendo solo delle mitragliere antiaeree a corto raggio. Anche per questo, alle Osa negli anni ‘70 erano succedute le Tarantul, con un dislocamento raddoppiato, CIWS e un nuovo cannone da 76 mm capace di sparare 120 colpi al minuto e di ingaggiare efficacemente missili antinave, il che precedette di anni il Super Rapido della OTO-Melara. La dotazione di missili non cambiava, segno che il dislocamento maggiore era destinato a migliorare le altre caratteristiche della piattaforma. Le Tarantul tesero a sostituire le 'Osa' della marina russa e indiana, ma queste erano talmente diffuse che tale sostituzione con navi più grandi, dal costo almeno triplo, non ebbe mai conclusione. Le 'Osa' erano, d'altro canto, un progetto semplice e razionale. Dopo che le motosiluranti P6 vennero dotate di due missili antinave e la relativa elettronica, diventando le Komar, la soluzione più semplice possibile per i nuovi missili, i sovietici triplicarono il dislocamento, raddoppiarono i missili, installarono per la prima volta una batteria di mitragliere interamente automatizzata dal caricamento all'ingaggio in caratteristiche mini-torrette, ed ottennero navi tanto efficaci che si stimò, 6 potevano ottenere i risultati di 18 Komar con meno perdite operative. La percentuale di missili a segno era stimata bassa, con 12 ordigni da lanciare per un paio di colpi su di un cacciatorpediniere NATO onde assicurarne l'affondamento (lo Styx aveva una potentissima testata da 500kg a carica cava con il serbatoio carburante sistemato davanti per un effetto incendiario aggiuntivo). Tale previsione si dimostrò falsata in pessimismo, con 5 missili su 6 a segno e l'affondamento dei due cacciatorpediniere bersagliati. Tra l’altro i due cacciatorpediniere erano navi antiaeree, sia pure di vecchia generazione, e anche questo fu impressionante, dato che il Khaibar ebbe modo di sparare and entrambi i missili in avvicinamento, ma senza nessun successo. In seguito gli Styx ebbero meno fortuna, ma occorre dire che le versioni avanzate con guida radar monopulse o infrarossa (sia sovietiche che cinesi, ovvero i famosi 'silkworm') non vennero utilizzati. l'SS-N 2C o P-20 era dotato di un sistema radar avanzato o uno IR, gittata raddoppiata e capacità di volare -grazie ad un altimetro radar avanzato- a 30 metri di quota, e fino a 3 al momento dell'impatto. Questo ne faceva un missile a volo radente, molto più difficile da localizzare ed abbattere, e pur restando un'arma obsoleta e pesante, era nell’insieme molto più potente e capace dei vecchi Styx, nochè invulnerabile alle ECM efficaci contro di questi. I missili ‘Sikworm’ delle batterie iraniane attorno al Golfo di Hormuz sono a tutt’oggi un problema molto serio per eventuali nemici.

I missili SA-7 sono un altro esempio di come sia difficile valutare nella giusta prospettiva un sistema d’arma. Da tenere presente che munire i fanti di un’arma più potente che le solite armi pesanti iniziarono ben prima dell’epoca dei missili. I sovietici adottavano correntemente l’uso dei faciloni controcarro al tiro antiaereo, con risultati piuttosto buoni, mentre i tedeschi idearono il fliegerfaust, pugno volante. Esso era costituito da un lanciarazzi che sparava 9 proiettili da 20 mm muniti di un piccolo motore a razzo. Naturalmente si trattava di un sistema a corto raggio, ma l’idea era di fornire una sorta di cannone da 20 mm portatile per il singolo fante. Gli SA-7 hanno dimostrato un rateo di successo ridotto contro aerei ad alte prestazioni, non tanto per l'affidabilità di funzionamento, ma per la carenza di prestazioni velocistiche, di carica esplosiva e di manovrabilità, e infine per la scarsa capacità di resistere ai flare (ovvero ai bengala, usati come 'esche' dagli aerei). Secondo una statistica della SAAF sudafricana su oltre 220 missili Strela lanciati contro i suoi aerei, solo 5 hanno colpito e solo un aereo è stato abbattuto. Eppure, i missili SA-7 sono un'arma importante, la seconda della categoria entrata in servizio, ovvero appena dopo i Redeye americani, e diffusa come nessun'altra. La loro capacità di ingaggio contro aerei ad alte prestazioni è limitata ma non inesistente e vari jet hanno subito nel tempo le relative conseguenze. Per evitare di peggio, si è dovuto adattare le loro tattiche aeree, adottando profili di volo molto bassi (che in condizioni di alte temperature aiutano anche a mascherare l'aereo nel calore del terreno) oppure picchiate da media quota, risalendo subito dopo. Gli elicotteri e gli aerei ad elica erano invece bersagli abbastanza facili quando privi di contromisure, come si accorsero i sud-vietnamiti (con punte anche del 25% di colpi a segno sui loro A-1, elicotteri ed altre macchine) dopo il 1972, e poi gli stessi sovietici in Afghanistan. Comparati con gli Stinger -dotati di un sensore molto superiore, raffreddato e capace, come sul Sidewinder L di ingaggi frontali-, gli Strela sono armi obsolete (anche se molto più economiche), ma nondimeno, ancora una volta, va detto che essi sono stati una soluzione economica e ragionevolmente efficiente per dare ad una massa di truppe come quelle comuniste un sistema semplice ed economico, quindi estremamente diffuso dato che la sola DDR aveva una dotazione di lanciamissili pari a quasi 2000 sistemi. Ancora nel 1990, invece, gli Stinger erano poco diffusi nelle unità di fanteria standard occidentali, soprattutto al di fuori dall’US Army. Invece, già dopo il 1970 gli SA-7 erano disponibili in larga quantità.

Anche qui va l'inerzia dei numeri necessari e del costo dei nuovi sistemi ha impedito un riequipaggiamento in tempi rapidi. Gli Strela non erano significativamente peggiori dei Redeye e tanto meno dei Blowpipe inglesi, ma nell'arco di alcuni anni il loro sensore non raffreddato divenne obsoleto. Dalla fine degli anni '70, alla versione migliorata dell'SA-7 (la B) fece seguito l'SA-14, simile ma dotato di sensore IR raffreddato. Si trattava di un'arma molto migliore, e anche se non ancora all'altezza dello Stinger, giunse leggermente in anticipo ed ebbe una discreta produzione. Subito dopo vennero sviluppati sistemi ancora più avanzati, come l'SA-16 e l'SA-18 (pare che questo fu sviluppato per primo, ma venendo identificato dalla NATO per ultimo, ebbe la cifra successiva all’altro). Nel resto del mondo vi era poco su cui scegliere. Il missile Javelin era un Blowpipe migliorato, ma non ancora in maniera del tutto soddisfacente. Il Mistral era ancora in sviluppo e divenne disponibile solo alla fine degli anni '80. Le sue prestazioni erano elevatissime, ma era un'arma portatile ma non da spalla, il solo missile raggiungeva arrivava a 1,9 m e 20 kg così da richiederne un sistema di lancio per veicoli o un treppiede speciale, con tanto di sedile per l’operatore. Un simile problema affliggeva anche l’RBS-70 svedese, arma molto precisa e sviluppata negli anni ’70, che aveva un sistema di guida laser e un costo piuttosto elevato. Siccome la diffusione dei nuovi missili sovietici non fu molto elevata al di fuori dell'URSS, il Patto di Varsavia e gli alleati esterni rimasero, in pratica, all'era SA-7 fino agli anni ’90. Il discorso complessivo è che se l’SA-7 Grail o Strela 2 era un sistema piuttosto inefficiente, è però disonesto compararlo allo Stinger o al Mistral ignorando la cronologia, i sistemi realmente coevi, le quantità prodotte, la diffusione e i successori, che stavano quasi alla pari delle armi occidentali ed erano simili in tempistica, pur costando assai meno.

I missili contraerei più grandi hanno pure giudizi altamente controversi. Per iniziare, gli SA-2 hanno cambiato l'era della guerra aerea con il famoso abbattimento dell'U-2 di Francis Gary Powers sul territorio sovietico. Era il 1960 e da allora si cominciò seriamente a pensare di abbandonare le tradizionali missioni ad alta quota per concentrarsi su quelle a bassa. I Vickers Valiant, bombardieri medi inglesi ne furono vittime indirette: essi vennero rottamati a seguito della scoperta di debolezze strutturali dovute al volo veloce a bassa quota, mentre il Valiant Mk2 appositamente progettato non venne adottato. Gli SA-2 vennero usati per la prima volta in guerra nel 1965 durante il conflitto indo-pakistano, riuscendo a danneggiare un B-57 ad alta quota, ma senza ottenere altri risultati.

Durante la Guerra in Vietnam ne vennero lanciati circa 9000 esemplari, abbattendo il 2% dei bersagli. Questo risultato era ben modesto rispetto al 'one shot one kill' tipico delle armi occidentali moderne, ma i SAM dell'epoca non erano particolarmente propensi a funzionare bene e i caccia tattici americani, in genere dotati di ECM, erano un bersaglio difficile e manovrabile. 'Randy' Cunninghan racconta di come, in coppia con un altro Phantom, evitarono in volo a bassa quota in una singola azione ben 18 SA-2 ma non si trattò di una passeggiata: ogni volta ci riuscivano per pochi metri, e dovevano stare attenti perché il raggio utile di scoppio del missile era di 60-100 m. (la testata pesava circa 180 kg), in caso che il missile si fosse avvicinato abbastanza per esplodere con la spoletta di prossimità ne sarebbero stati coinvolti senza scampo. Cunninghan ricorda: 'non c'è niente, ma proprio niente che spaventi un pilota da caccia come il vedere un SAM lanciato contro di lui. È come una immagine al rallentatore: un oggetto grande come un palo telegrafico parte dal suolo, il booster si stacca e comincia a dirigersi verso di te a 1 km al secondo, ma in quegli istanti sembra non arrivare mai’. In un'altra missione, in cui dichiarò tre vittorie contro i MiG-17, Cunningan e il suo collega Driscoll non ebbero tuttavia altrettanta fortuna, venendo danneggiati in maniera irrimediabile dal terzo di una salva di missili SA-2.

Un altro caso vide un F-105F che riuscì a colpire con entrambi gli Shrike (altra arma non famosa per la sua affidabilità) dei siti SAM (gli SA-2 avevano una gittata maggiore degli Shrike antiradar, così era necessario entrare nel loro raggio d’azione prima di sparare, oppure correre il rischio del volo a bassissime quote, dove la contraerea leggera era in attesa), nel mentre venne sottoposto al lancio di 10 missili e il settimo di questi danneggiò con le schegge i serbatoi dell'aereo, tanto che esso cadde appena prima del rifornimento in volo che l’avrebbe salvato.

Durante la 'guerra degli undici giorni', l'Operazione Linebacker II, circa 1200 SA-2 vennero tirati contro gli aerei americani e in particolare i B-52. Nonostante l'abbondanza di ECM 15 bombardieri vennero abbattuti e parecchi altri danneggiati (1-2 aerei sono stati rivendicati dai MiG-21). Gli SA-2 avevano un basso PK (ovvero Probabilità of Kill), ma nondimeno causarono un danno che non ebbe precedenti per la storia del SAC né avrebbe avuto seguiti. I missili SA-2, come del resto gli Styx erano armi ben disegnate e basicamente affidabili, e con le loro dimensioni offrivano ampi spazi per l’aggiornamento. Le copie cinesi chiamate HQ-2 erano inizialmente largamente inferiori agli originali sovietici, come dimostrato dall’insoddisfazione degli iraniani che le comprarono per difendersi dalle incursioni dei Foxbat irakeni (e sovietici). Attualmente gli SA-2 cinesi sono armi altamente evolute, come le FT-2000. Avendo il 50% in più di massa rispetto ad un SA-10 si può capire come, a parità di tecnologie, gli SA-2 potrebbero offrire prestazioni molto superiori (l’esatto equivalente potrebbe essere l’SA-12B Giant), cominciando con un motore a propellente solido ed elettronica transistorizzata. Vari aggiornamenti sovietici vennero tentati per l’SA-2, il più recente dei quali diede vita ad un'arma potente, l’SA-2F dotata anche di capacità ECCM.

Per quello che riguarda l’Operazione Linebacker II, nessuno sa cosa sarebbe successo se i sistemi di guida degli SA-2, fossero stati drasticamente modificati, adottando per esempio i sistemi di guida dell’SA-6 o del fratello maggiore SA-4, ovvero un sistema semiattivo contro il quale all’epoca non vi erano contromisure disponibili, oppure un sistema ARM per usare le emissioni ECM come faro-guida, oppure le teste di ricerca di missili come gli AA-3/5/6, disponibili anche con sistemi IR, molto più insidiosi da contrastare degli apparati radar, essendo del tutto passivi ed essendo difficile per un bombardiere a 8 turbogetti assiali in volo nella stratosfera rendersi ‘irreperibile’alla localizzazione infrarossa. Elevare il rateo di colpi a segno da circa il 2 anche soltanto al 5% avrebbe provocato perdite disastrose alle formazioni del SAC inviate in azione, ma per loro fortuna le tecnologie disponibili per attaccarli al meglio non erano applicate ai SAM nordvietnamiti. Da notare, infine, che gli SA-2 e 3 hanno ricevuto nel tempo una telecamera per gli ingaggi diurni senza radar di tiro. Questa gli consente anche tiri contro bersagli in superficie, anche se non vi è molto che possa valere un missile di questo tipo da colpire sul terreno questo ha vari significati: per esempio la capacità di funzionare (solo di giorno, non si tratta di una telecamera notturna) anche senza i radar accesi, la possibilità di uso in azioni di difesa costiera (antinave) e la capacità di ingaggio anche di bersagli in volo radente. Nonostante la loro età e le immense difficoltà, questi missili hanno continuato ad operare con efficacia in conflitti recenti: nel 1991 un Tornado inglese, un F-14, almeno un F-16 sono stati abbattuti dagli SA-2, mentre nel 1999 l’F-16 e l’F-117 distrutti vennero abbattuti da SA-3. Questi ultimi sono abbastanza efficaci da poter ingaggiare missili AA-7 Aphex lanciati a mò di bersagli, nonostante siano piccoli ed estremamente veloci rispetto ad un aereo.

I missili SA-6, per contro vennero assai sopravvalutati, pur essendo un sistema molto efficace e simile all’ HAWK come apparato di guida. Nel 1973 dozzine di aerei israeliani vennero abbattuti, ma -a parte che gli arabi hanno dichiarato molte più vittorie aeree sui jet israeliani di quante Israele ne ammetta (solo 3-5 contro oltre 200 arabi, quando nella Guerra dei sei giorni il risultato fu di 11:60)-i successi del ‘Kub’/Gainful si esaurirono dopo alcuni giorni, quando si esaurirono quasi totalmente i missili delle unità di prima linea (molte batterie aprivano il fuoco in simultanea contro lo stesso bersaglio, e inoltre gli israeliani impararono a ‘fintare’ attacchi per indurre gli arabi a sparargli al limite della gittata utile sprecando così intere salve di missili) e molti lanciatori operativi vennero bombardati dall’aviazione e soprattutto dall’artiglieria israeliana, di fatto l’unica valida risposta contro l’antiaerea araba. Nel 1982 ben 15 batterie di SA-6 vennero distrutte nella Valle della Bekka, assieme agli SA-3 e 2 di altre 4. Questo dipese da un micidiale piano d’attacco degli israeliani, che prima lanciarono velivoli teleguidati simulando un attacco, poi attaccarono con i missili antiradar e infine bombardarono i lanciamissili (ogni batteria aveva un solo radar illuminatore, senza il quale i suoi 4 lanciatori tripli erano inutilizzabili). L’SA-6 continuò a dimostrarsi un nemico temibile e mobile e anche se ottenne poco nel 1991 in Desert Storm, ancora nel 1995 abbatté l’F16 di Scott O’Grady (che avendo troppa paura di restare ad aspettare i soccorsi, si diede alla macchia per i successivi 5 giorni prima di essere salvato dagli elicotteri) e nel 1999 le sue batterie riuscirono a sopravvivere a lanci continui di missili HARM e ALARM alleati, grazie alla loro mobilità. L’SA-6 aveva comunque una scarsa capacità di copertura delle alte quote e finì per non ottenere nessun risultato, se non quello di far sprecare un gran numero di missili antiradar nel tentativo di neutralizzarlo. Di fatto, i vecchi SA-2 e SA-3 erano migliori termini di copertura aerea, e l’SA-6 era in effetti supportato dal ‘fratello maggiore’ SA-4, che è a tutt’oggi l’unico sistema SAM a lungo raggio, semovente e –leggermente- corazzato. L’Egitto ne aveva alcune batterie, ma le restituì all’URSS prima della guerra del Kippur, forse in cambio di altri SA-6.

I missili sovietici comprendevano anche gli SA-5 a lungo raggio, usati - senza successo- contro gli USA nel 1986, gli SA-8 e 9. Questi sistemi erano interessanti: l’SA-5 era un enorme missile antiaereo da 200-300 km di gittata, capace di coprire una superficie e un volume enormi con un singolo sito di lancio, integrando i più semplici SA-2 e i più vecchi SA-1, che erano armi di prestazioni modeste, ma con uno straordinario radar (chiamato Yo-Yo) a sei antenne mobili e potenza di picco di 2 MW. L’SA-8 era il primo sistema sovietico interamente autocontenuto, con un radar di ricerca e due di controllo per 4, poi 6 missili pronti al lancio. Il veicolo non era corazzato, ma in compenso era anfibio e molto più rapido nel muoversi dell’SA-6. Gli SA-8 erano sistemi avanzati, classe Crotale-Roland ma più grandi e potenti. Non ebbero tuttavia molto successo nel 1982 e in altri contesti, ma questo è piuttosto comune per i SAM a corto raggio, che nonostante la precisione di tiro e la dotazione di sensori per le basse quote, non hanno mai ottenuto risultati pienamente soddisfacenti. Nemmeno i Roland i S.Wolf e Seacat usati alle Falklands ebbero molto successo. Gli SA-9 erano simili in capacità ai Chaparral americani, ma più mobili e con missili meno potenti. Di fatto, erano un grosso SA-7 (infatti erano chiamati Strela-1), erano piuttosto piccoli rispetto agli ordigni classe Sidewinder/Atoll. Il fatto che fossero disponibili a livello di reggimento, assieme agli ZSU, era un elemento positivo. In seguito sono stati parzialmente sostituiti dagli SA-13, molto migliorati e più potenti. Se l’SA-9 era in sostanza un grosso SA-7, l’SA-13 è piuttosto simile al coevo AA-8 Aphid.

I missili ‘two digit’ sovietici hanno avuto poco tempo per sostituire i vecchi ‘single digit’. Gli SA-10 sono stati i primi ad entrare in servizio -o almeno ad esserne rilevati- e ingenti quantità sono state costruite già entro il 1986, quando si contavano non meno di 60 siti di lancio. Essi sono i sostituti degli SA-2, possono ingaggiare bersagli molto difficili ed eseguire fino a sei ingaggi simultaneamente. Anche se le prime versioni non erano sofisticate come le successive, si tratta di un enorme miglioramento rispetto agli SA-2, ma è un miglioramento costoso di cui pochi hanno potuto beneficiare. Ancora più costoso è l’SA-12, sostituto mobile dell’SA-4. Per quanto sia il sistema più sofisticato tra tutti (l’SA-10 era già comparabile al Patriot, che entrò in servizio qualche anno dopo), il suo costo lo ha reso assai impopolare rispetto alla versione semovente dell’SA-10, che ha l’unico svantaggio di avere autocarri a trazione integrale piuttosto che cingolati. Vale comunque ricordare che l’SA-12, nonostante sia stato pensato come arma campale, può ingaggiare fino a 12 bersagli in simultanea con 2 o 3 missili l’uno, ed è efficace pure contro missili balistici a medio raggio. Altri SAM di nuova generazione sono stati l’SA-11 pensato in sostituzione dell’SA-6, con capacità molto superiori in termini di guida, ma anche qui, prodotto in un numero molto inferiore, e l’SA-15, successore del Gecko, arrivato in servizio solo nel 1990 circa (ma la versione navale venne introdotta molto tempo prima). Infine vi è il 2S6 (dove 2S significa artiglieria semovente, 6 è il numero del modello) Tunguska, sistema con cannone e missili SA-19 combinati, entrato in servizio attorno al 1986. Esso è un eccellente sistema, il migliore della categoria, ma ben lungi dal rimpiazzare gli oltre 6.000 ZSU-23-4 distribuiti in dozzine di nazioni e movimenti di guerriglia.

Le armi più vecchie, per quanto obsolete, sono piuttosto buone e molto diffuse, pertanto meritevoli di notevole interesse. Il Patto di Varsavia aveva cannoni e mitragliatrici dal 12,7 al 130 mm, generalmente di eccellenti qualità balistiche e potenza di fuoco. Le mitragliere erano le efficaci KPV da 14,5 mm, circa il doppio più potenti delle armi da 12,7mm, e le armi da 23mm ZU-23 e semoventi ZSU, anch’esse ottime e dall’elevata potenza di fuoco. Entrambi questi sistemi, soprattutto il secondo, erano molto temuti per l’efficienza dimostrata durante la guerra del Kippur. I cannoni di maggiore calibro erano gli S-60 da 57mm, altre eccellenti artiglierie, e la versione semovente ZSU-57-2. Questo è a tutt’oggi il semovente d’artiglieria più potente entrato in servizio, ma pare che non sia riuscito molto bene e presto cedette il campo allo Shilka, nonostante il calibro molto minore. Lo stesso accadde negli Usa quando il Duster da 40 mm venne sostituito dal Vulcan da 20. In Germania invece si rimase al medio calibro, e il Duster venne rimpiazzato dal Gepard da 35mm. Combinare calibri elevati con moderni sistemi di alimentazione e di controllo del tiro comportò peraltro un costo notevole e un peso di circa 45 t. Altre armi erano i vecchi cannoni da 37, 85, 100 e anche 130 mm. Nell’insieme un complesso da non sottovalutare anche in termini numerici: solo la Romania, per la sola aviazione, al 1996, deteneva 1014 ZPU-4, 1250 binate da 30 mm (in Cecoslovacchia e Romania sostituivano le armi da 23mm, rispetto a cui presentavano pregi e difetti), 370 S-60 e 320 KS-19 da 100 mm. La Germania Est aveva, tra l’altro, 924 impianti binati da 23mm e 128 ZSU. Per inciso, la perdita del Tornado italiano nel 1991 viene attribuita ad un'arma da 23mm, il che parla con chiarezza sui pericoli che anche i bombardieri più avanzati correvano contro difese antiaeree tanto dense e stratificate, anche se equipaggiate con materiali non particolarmente moderni. Una missione della RAF venne annullata quando, giunti senza il vantaggio della sorpresa vicino ad un aeroporto, i piloti videro una ‘grande corona di traccianti che saliva fitta fino al cielo’, che costituiva la somma di tutte le difese antiaeree che gli irakeni avevano. Anche per questo le missioni a bassa quota vennero terminate il prima possibile in favore di quelle a quote più alte. Era possibile disturbare i radar ed eliminare i relativamente pochi ed identificabili siti SAM a lunga gittata, ma era pressoché impossibile assicurarsi che i vari sistemi a corto raggio fossero tutti neutralizzati, anche perché questi partivano dagli AK-47 del singolo fante in su. Un pilota di Jaguar si ritrovò il casco spaccato in due da una sua pallottola, durante un raid a bassa quota diurno. Due A-10 vennero abbattuti da una stessa batteria di SA-13, una delle poche presenti nell’Esercito irakeno. Un giorno infausto fu quello in cui incorsero i Lucky Devils, uno dei reparti su F-16, che vennero inviati su Baghdad. Per un errore di comunicazioni, la scorta Wild Weasel non li protesse e vari SAM iniziarono a bersagliarli, nonostante la protezione ECM che ciascun apparecchio aveva. Un F-16 venne abbattuto da un SA-2, un altro danneggiato fatalmente da un SA-3, e un terzo venne graziato da un SA-6 che gli sfiorò l’ala ma la spoletta non fece detonare i 90 kg di testata disponibili e il caccia fu ‘graziato’ dopo essere stato battuto dal SAM. Se su Baghdad in quel giorno vi fossero stati SA-10 e 11 le perdite di F-16 sarebbero state ben maggiori, o forse più correttamente, semplicemente nessun F-16 sarebbe stato inviato sopra la capitale irakena.

Tra le armi controcarro, anche qui vale la solita filosofia sovietica della produzione in massa di sistemi economici, ragionevolmente efficaci e numerosi abbastanza da essere distribuiti in larga misura alla fanteria e ai reparti d’altro tipo. Come nella maggior parte degli armamenti sovietici, non ci si deve dunque aspettare armi che i costi, le esigenze di produzione e le possibilità tecnologiche sovietiche non consentivano, ma l’ottimizzazione del rapporto costo-efficacia tenendo conto dei parametri di cui sopra. Tra queste armi, le più famose sono i lanciarazzi RPG e i missili AT-3. Entrambi sono stati sia temuti e ammirati, che accusati, non certo a torto, di essere poco precisi. L’AT-3 è apparso come sistema CLOS, anche se l’ultimo modello aveva guida SACLOS (semi-automatica). L’RPG-7 è un sistema portatile con un razzo, una sorta di incrocio tra il bazooka e il Panzerfaust: ha la munizione di calibro maggiorato rispetto al tubo di lancio, ma è riutilizzabile come nel caso del Bazooka. Spesso viene lamentata la qualità delle munizioni, poco propense ad esplodere o a perforare quanto dovuto. Eppure si tratta di un lanciarazzi popolarissimo, largamente usato e con un raggio maggiore di quello tipico delle armi della categoria. Le munizioni usate da milizie o da Paesi sotto embargo sono spesso molto vecchie, mal conservate e nell’insieme non forniscono le prestazioni per le quali sono state costruite. Inoltre le copie cinesi non si sono dimostrate all’altezza degli originali sovietici, ma sono largamente diffuse a propria volta. Il principio della carica cava richiede molta precisione e meglio la granata è realizzata, più acciaio perfora. Le munizioni comprendono anche semplici testate HE. In ogni caso, a parte i lanciarazzi successivi RPG 18/22/26/27/29, tutti molto migliorati, l’aggiornamento dell’ RPG-7 è facile: basta sostituire il razzo PG-7 con altri, il più recente dei quali è l’PG-7VR, con testata in tandem da 105 mm, con 650 mm di perforazione contro 300-400 dell’originale e del modello migliorato PG-7M. Questo è abbastanza per causare problemi ai carri sovietici moderni senza ERA e anche ai veicoli occidentali analoghi con tiri sui fianchi o angolati dall’alto, ed è grossomodo simile a quanto possibile con i costosi e pesanti sistemi occidentali monouso come il Panzerfaust 3 (700 mm, raggio dichiarato 330 m). I missili AT-3 sono anch’essi usati e copiati largamente (Kung Fu taiwanese, copie cinesi, Raad iraniano). Essi hanno rappresentato un'altra svolta epocale: pesavano come un missile Cobra (circa 11 kg) a medio raggio, agevoli da portare ed economici, ma raggiungevano la gittata di 3 km, come l’SS-11 (27 kg) e i primi TOW (22 kg), che ne consentiva l’uso da distanze di relativa sicurezza (la migliore precisione si otteneva tra 1 e 2,5 km) rispetto alla reazione nemica. Questo risultato, praticamente mai ripetuto in termini di peso/gittata, non era privo di punti deboli: la velocità era bassa con 27 secondi sulla distanza massima, abbastanza perché il carro armato potesse cercare di manovrare o anche sparare in direzione del lanciamissili, anche senza localizzarlo esattamente. La guida CLOS richiedeva grande concentrazione e abilità del lanciatore, anche se era a prova di ECM. Il Sagger fu l’autore della distruzione di centinaia di carri israeliani, assieme agli RPG e SPG (cannoni senza rinculo). La cosa straordinaria di quest’arma era non soltanto la gittata da ATGW pesante, ma anche il fatto che esso era tanto piccolo ed economico da essere distribuito ad ogni squadra fanteria meccanizzata con i BMP-1 (che peraltro non erano la piattaforma di tiro ideale per il loro uso, ma era pur sempre una innovazione per un mezzo da fanteria degli anni ’60, non replicata fino al M2 Bradley). Quanto alla guida manuale (con joystick) e la lentezza, entrambe erano tipiche di tutte le armi controcarro dell’epoca (anni ’60).

Anche qui le migliori tattiche tra fanteria, artiglieria e carri hanno migliorato la situazione non solo contro i missili Sagger ma contro i team anticarro in generale, anche armati di missili più moderni: anzi, i 3 km del Sagger sono una migliore garanzia rispetto ai 2 di missili come i Milan o Spigot, mentre la possibilità di controllare rampe multiple con cavi di guida fino a 15 m di distanza consentiva di far partire missili in successione non dando mai l’esatta posizione del controllore. Questa era una capacità tipica dei missili filoguidati di prima generazione, mentre la generazione successiva aveva un sensore di guida collegato solidalmente al tubo di lancio del missile, che non è un problema di poco conto in caso di reazione avversaria. A parte questo, le possibilità di miglioramento del Sagger non erano indifferenti: il Sagger B ebbe una velocità aumentata del 25% e il modello C ebbe la guida semiautomatica SACLOS. Attualmente gli iraniani ne fabbricano un modello migliorato, il RAAD 1/2, che almeno nell’ultima versione ha una testata in tandem che raddoppia la capacità perforante -già non disprezzabile- di 460 mm dell’originaria testata da 3 kg dell’AT-3 A. Questa però, è storia recente. In ogni caso, l’AT-3 A, al pari dell’SA-6 fu una brutta sorpresa nel 1973, e sebbene molto inferiore al TOW è anche molto più leggero ed economico.

Missili balistici modifica

Un altro sistema molto poco lodato è il missile noto in ambito NATO come SS-1 Scud. Spesso viene considerato una sorta di V-2 riattata dai sovietici, ma questo non è affatto vero. La precisione dello Scud è bassa, ufficialmente indicata in circa 1 km a 200 km, ma questo risultato pari allo 0,5% di precisione è pur sempre migliore dei 4 km a 300 km della V-2 ovvero il 1,2% di scarto. Soprattutto, certi problemi di ‘interpretazione’ sono legati anche alle caratteristiche di base; entrambi sono missili balistici che portano 1 t di carico a 300 km circa. A parte la maggiore precisione, però, gli Scud sono stati un netto progresso per tante altre ragioni. Le V-2 dovevano essere portata da rimorchi smontate, la testata doveva essere installata, poi il missile doveva essere eretto su di una piattaforma e riempito con la massima cautela con 12 metri cubi circa di carburante, indi era pronto al lancio. Tutto questo era lungo, pericoloso, complicato e richiedeva un corteo di mezzi campali forse più utile ad un sistema sperimentale che ad uno operativo, da usare con gli Alleati che avevano già la supremazia aerea e la sfruttavano, per esempio bombardando tutte le rampe in basi fisse che trovavano (da qui la necessità di usare quelle mobili). Con uno Scud le cose sono ben diverse: il peso è di appena 6,5 tonnellate contro 13, la lunghezza di 11,4 m e il diametro di 0,84 -esattamente la metà di quello della V-2- (ma nel caso dello Scud si tratta di un diametro costante, non massimo). Questi dati e la disponibilità di veicoli di lancio adatti rende possibile riempire lo Scud di carburante prima del lancio, sistemato direttamente sopra l’autocarro lanciatore, che è l’unico veicolo richiesto. Poi è possibile muoversi con scioltezza anche fuori strada grazie alla trazione 8x8, percorrere fino a 250 km, lanciare il missile e rientrare poche ore dopo senza nemmeno avere bisogno di rifornirsi, a velocità di 60 kmh. (massima). Tutto questo dà una valenza ben diversa al sistema d’arma e rende possibile capire come nel deserto irakeno, nel 1991, i veicoli di lancio Scud furono pressoché imprendibili nonostante quasi 3000 missioni appositamente lanciate dagli Alleati per la loro caccia. In una tale situazione i vecchi sistemi V-2 avrebbero costituito un bersaglio ben più facile e statico. Altra arma non ben considerata è il sistema FROG, lanciarazzi d’artiglieria pesante. Esso è privo di sistema di guida, quindi impreciso sulle distanze che possono giungere a 65 km. Però, a differenza delle V-2, sia il FROG che lo Scud hanno disponibili l’opzione nucleare o chimica. 6 FROG vennero portati dai sovietici a Cuba nel 1962 e se gli americani, totalmente ignari della loro presenza, avessero tentato uno sbarco anfibio, questo avrebbe potuto essere un tragico errore, visto che i FROG disponibili all’epoca erano in grado di sparare cariche nucleari fino a 30 km di distanza (si trattava in pratica dei parenti stretti dei razzi navali FRAS-1, sostanzialmente il FROG navalizzato e usato come vettore di cariche di profondità nucleari). Il FROG è impreciso, e la sua gittata è attualmente eguagliata da ogni singolo lanciarazzi BM-30 Smerch, con 12 tubi di lancio per mezzo. Tuttavia, a differenza dello Scud ha propellente solido e questo rende possibile l’utilizzo di quest’arma potenzialmente nucleare persino a delle rozze milizie non ‘statalizzate’. Inoltre ogni divisione sovietica di prima classe aveva una batteria FROG cosicché l’uso di vettori nucleari era davvero a livello molto basso e diffuso negli eserciti del Patto di Varsavia.


Anche nel caso di questi ordigni tattici, disponibili a livello divisionale (FROG) e di corpo d’armata (Scud) erano previsti dei sostituti, ancora una volta più costosi e meno diffusi: l’SS-21 e l’SS-23, una sorta di derivato ‘pantografato’ del primo. Entrambi sono armi potenti e precise, comparabili grossomodo con i Lance e i Pershing, ma maggiormente adatte per attacchi convenzionali con apposite testate a submunizioni.

A livello di armata vi era l’SS-12, sostituito parzialmente dall’SS-22. Esso era un missile da 800 km di gittata, a propellente solido, capace di una precisione stimata in 500 m a 800 km con una testata da 1,25 t da 800 kt. Esso era molto superiore allo Scud in ogni senso, e nonostante la gittata restava ancora più leggero della vecchia V-2 (circa 9 tonnellate di peso). L’SS-12,22,23 vennero smantellati a seguito dell’accordo sugli Euromissili, anche se l’SS-23 era dotato di una gittata inferiore ai 500 km stabiliti come limite inferiore. Agli americani riuscì il colpo di eliminare politicamente tale arma, cosa che gli diede indubbiamente sollievo visto che a differenza delle loro stime (circa 10 lanciatori) nel 1987 vi erano quasi 100 lanciamissili operativi. La Bulgaria è l’unica nazione che almeno fino a tempi recenti aveva in servizio l’SS-23 (l’accordo non riguardava i Paesi Alleati), mentre la DDR e la Cecoslovacchia lo ebbero in servizio ma l’hanno ritirato. La tecnologia sviluppata non è andata del tutto perduta perché in parte riversata sull’Iskander (SS-26), missile anch’esso spensato per sostituire gli Scud e integrare gli SS-21 (che attualmente sono gli unici sistemi utilizzati sia dalle divisioni che dai Corpi d’armata).

Gli altri missili balistici sovietici erano armi temibili e temute. L’SS-6 e 7 erano i primi ICBM, ma la loro operatività era bassa e legata prevalentemente al poligono di Baikonur, bersaglio prioritario per il SAC. Nondimeno, con il lancio dello Sputnik i sovietici dimostrarono di avere le potenzialità per attaccare il territorio continentale americano direttamente e senza possibilità di difesa. Questo potere era più apparente che reale e il SAC aveva la possibilità, con le basi avanzate in Europa, i bombardieri riforniti in volo dagli USA e l’appoggio della Marina ed Esercito, di radere al suolo l’URSS. L’Europa ne avrebbe subito in ogni caso le conseguenze, essendo entro il raggio degli SS-1,2,3,4,5. Negli anni ’60 le cose cambiarono molto e l’URSS da uno svantaggio di circa 10:1 in armi d’attacco intercontintali passò ad un sostanziale pareggio.

La necessità di ottenere le basi avanzate vicino al territorio americano, che erano necessarie per riequilibrare i missili americani in Europa e che portarono alla crisi di Cuba, non fu a lungo sentita. I missili ICBM leggeri SS-11 erano potenti armi balistiche, sufficienti per raggiungere gli USA. Erano a propellente liquido e offrivano prestazioni e prontezza operativa minori rispetto agli equivalenti Minuteman americani, ma erano potenti a sufficienza per minacciare gli USA e vennero costruiti in quantità. Dopo l’SS-8 Sasin, costruito in pochi esemplari, il successivo modello di ICBM pesante (oramai su entrambi i fronti vi era questa suddivisione) fu l’SS-9 Scarp, un missile poderoso da 200 t, entrato in servizio dalla fine degli anni ’60 in 308 pozzi di lancio verticale. Esso fu il primo vero efficiente ICBM ‘pesante’ sovietico. Erano missili dotati diverse testate, per esempio un modello aveva una singola arma da 20 MT. Con questi ‘argomenti’ i sovietici cominciarono a passare in vantaggio sul SAC, oramai piuttosto decaduto anche a causa della concorrenza dei sottomarini e portaerei dell’US Navy, eterni concorrenti dell’USAF (da ricordare la polemica per le portaerei United States). Negli anni ’70 i nuovi SS-9 erano già obsoleti: erano arrivati gli SS-18 Satan (225t), capaci di portare con precisione molto maggiore una testata singola anche da 27MT oppure, meno spettacolare ma più micidiale, un canestro con 10 testate da 0,5MT. Questi ordigni erano una minaccia formidabile. L’MX Peacekeeper venne concepito per dare una risposta a tale nuovo sistema d’arma. Ovviamente aveva una tecnologia più avanzata ed era più preciso, portando lo stesso numero di testate (pur avendo un carico utile dimezzato) su distanze simili se non superiori, ma entrò in servizio solo nei tardi anni ’80 e in 50 esemplari contro i 100 preventivati. Nel frattempo gli ICBM americani erano ridotti ai Minuteman II e III, seppure aggiornati continuamente. I sovietici erano armati anche con nuovi ICBM ‘leggeri’ da 80-90 t come gli SS-17 e i successivi SS-19. Tutti questi missili conobbero parecchi aggiornamenti e versioni migliorate. Gli ultimi furono gli SS-24 pesanti e gli SS-25 leggeri, i primi utilizzabili anche da vagoni ferroviari in quanto pesavano ‘solo’ 100 t, i secondi avevano 4 testate anziché 10 e pesavano solo 40 t, quindi erano trasportabili con camion 12x12.

Un altro sistema era disponibile con trazione 12x12, ultimo erede della serie di armi a medio raggio SS-2/5. Questo era l’Euromissile per eccellenza, l’SS-20 Saber. Aveva capacità formidabili, in quanto era un’arma da 5000 km di gittata, balistica, con buona precisione, e per giunta era dotata di 3 testate da 200 kt. Gli Euromissili americani erano i Pershing e i Cruise. A parte la maggiore precisione che li caratterizzava (dell’ordine delle decine di metri anziché centinaia) si trattava di sistemi chiaramente inferiori. Il Pershing condivideva con l’SS-20 i vantaggi in velocità e invulnerabilità alle difese proprie delle armi balistiche, ma arrivava solo a un terzo della gittata. Il Tomawhak era un missile da crociera e quindi lento e abbastanza vulnerabile. Per giungere alla massima distanza di 2500 km circa, che era ancora la metà di quella dell’SS-20, impiegava anche 3 ore, quando alle armi balistiche 15-30 minuti sono sufficienti per lo scopo. Inoltre, l’SS-20 poteva attaccare bersagli multipli. A tutti gli effetti, esso non era un ICBM solo perché la distanza tra l’URSS e gli USA continentali era di 5,500 km, ma consentiva di fatto di controllare, stando nelle vicinanze di Mosca, tutto il territorio dal Portogallo alla Cina occidentale, fino in Israele e Nord-Africa. Si vociferò anche di una versione con gittata di 7000 km grazie ad una testata singola da 50kt (che potevano sembrare pochi, ma erano 4 volte Hiroshima), ma questo ICBM leggero non pare sia mai entrato in servizio, forse per motivi politici (non aumentare il numero di vettori ICBM) più che pratici. In seguito l’SS-25 introdusse l’ICBM su gomma. Gli americani iniziarono lo sviluppo del Midgetman, un nuovissimo ICBM leggero, mobile, utilizzabile con un veicolo corazzato. Lo sviluppo fu lungo ma alla fine proficuo, senonché il programma venne cancellato con la fine della Guerra fredda. In sostanza l’SS-20 introdusse un tipo di arma strategica altamente mobile e capace di sfuggire agli attacchi preventivi grazie all’impossibilità di localizzarla con precisione.