Dati utili per wargamers

Indice del libro

Questo libro è in realtà composto, per motivi di dimensioni e di argomenti trattati, da due volumi. Nell'insieme, quest'opera intende trattare i dati relativi agli organici e alle esperienze di combattimento di alcune delle principali Forze armate mondiali. Tali dati basici sono in particolar modo riferiti all'apice della Guerra Fredda (primi anni '80), ma i dati sono riferibili, quando disponibili, anche a diversi anni e fasi storiche per le forze armate delle singole nazioni. Per relativizzare tali dati e valori sono anche proposti scenari, tecniche e battaglie storiche ridefinite in base alle differenti e più evolute tecnologie giunte nel tempo. Tale schema non è solo virtuale e simulato, poiché gli scontri arabo-israeliani hanno visto per decenni battaglie tra mezzi corazzati, spesso nelle stesse zone (esempio, il Golan o il Sinai) combattute con mezzi varianti tra i residuati della Seconda Guerra mondiale e i veicoli da battaglia più moderni, tanto da coinvolgere i carri H-39 francesi del 1939 come i Merkava da 65 t. del 1980. Per un esempio pratico, quale è l'impatto dei sistemi di visione notturna negli scontri tra mezzi corazzati? Oppure, quale tipo di prestazioni gli aerei moderni possono vantare rispetto ai loro predecessori (esempio, l'avvento del post-bruciatore, del radar e dei missili aria- aria delle diverse generazioni succedutesi)? Quali le tappe che hanno segnato cambi epocali nelle tattiche e nelle battaglie dei conflitti convenzionali in epoca moderna?

La parte relativa ai dati delle Forze armate mondiali è reperibile alla voce: Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo.

L'ordinamento dell'Esercito sovietico

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Al culmine della Guerra fredda, l'Armata rossa possedeva un totale indicato in 208 divisioni. Di queste 7 erano aviotrasportate, 136 di fanteria motorizzata, 16 di artiglieria e 49 corazzate.

Queste ultime erano il nerbo delle capacità offensive dell'Armata rossa, forte di 1,8 milioni di soldati in termpo di pace e, con tale massa di uomini, la maggior parte in servizio di leva, inevitabilmente maggiormente rappresentata dalle divisioni di fanteria. La qualità di queste unità non era omogenea: vi erano infatti tre categorie di unità, la prima delle quali aveva un organico di circa il 100% e la prontezza operativa conseguente, aumentata dai migliori equipaggiamenti e addestramento. Le altre avevano bisogno di settimane, se non di mesi, per completare la mobilitazione a piena forza. In caso d'emergenza rapida erano quindi destinate ad entrare relativamente incomplete o impreparate alla guerra. Nondimeno l'Esercito sovietico era enormemente potente, e la sua dotazione di corazzati ammontava, secondo stime del 1983, ad oltre 50.000 carri, di cui 30.000 entro il 1987 sarebbero stati T-64/72/80. In pratica, pare che queste cifre furono anche inferiori alla realtà: al 1991 il totale carri ammontava a quasi 80.000 unità, valore mai prima nemmeno avvicinato da nessuna stima.

L'ordinamento della divisione corazzata era simile a quello della divisione di fanteria, solo variavano le proporzioni. Dei sei reggimenti presenti, tre erano corazzati, uno di fanteria, uno contraerei, uno di artiglieria. Esistevano inoltre varie unità minori.

La costituzione del reggimento era data, essenzialmente da 3 battaglioni, un gruppo d'artiglieria e supporti vari tra cui quelli contraerei. Ogni battaglione di fanteria meccanizzata aveva 37 BMP, ogni battaglione carri 31 ripartiti su tre compagnie di 3 plotoni l'una.

In sostanza ogni reggimento aveva il seguente organico:

  • 3 battaglioni su 31 carri l'uno, oppure 3 battaglioni su un totale di 108 BMP
  • un gruppo su 3 batterie e 18 obici da 122 mm 2S1
  • due unità antiaeree a livello di batteria, equipaggiate con 4 ZSU-23-4 e 4 SA-9 o i più recenti SA-13.

Ogni divisione corazzata aveva come supporti ulteriori:

  • 1 reggimento contraereo con 5 batterie e 20 lanciatori per SA-6, SA-8 o SA-11
  • 1 Reggimento artiglieria su un gruppo con 3 batterie e 18 2S3 da 152 mm, e un altro su 18 BM-21

Talvolta era presente un gruppo indipendente con 4 rampe per razzi a lungo raggio FROG-7 o i nuovi missili SS-21.

Infine vi erano supporti, come battaglione di manutenzione con 250 uomini

In totale la divisione corazzata aveva, a quanto pare, 330 carri armati (dei quali 273 in carico ai 3 reggimenti corazzati), 108 BMP-1/2 per il reggimento di fanteria, 16 ZSU, 16 SA-9/13, 20 SA-6/8/11, 54 2S1, 18 2S3, 18 BM-21, 4 FROG-7 o SS-21.

In definitiva, la divisione corazzata era ben equipaggiata per i vari compiti oltre il combattimento contro altri mezzi corazzati, e a parte il numero di carri, grande attenzione era posta alla difesa contraerea, per la quale erano presenti ben 52 veicoli semoventi, 36 di missili e 16 di artiglieria, mitragliatrici e parecchi SA-7/14 portatili soprattutto per il reggimento fanteria.

Siccome tutti i carri sovietici moderni o ammodernati erano stati finalmente dotati di una mitragliatrice pesante da 12,7mm in torretta, questo significava aggiungere anche oltre 300 mitragliatrici di grosso calibro, ciascuna con un raggio di 1,5 km, per la difesa aerea. La semplice aggiunta di tali armi come dotazione individuale di ogni carro aveva di fatto moltiplicato il volume di fuoco antiaereo contro bersagli a bassa quota.

Anche la potenza di fuoco dell'artiglieria era molto curata con 90 pezzi d'artiglieria, progressivamente aggiornati con le loro versioni semoventi, e lanciarazzi d'artiglieria. Siccome ogni reggimento aveva il suo gruppo d'artiglieria, questa potenza di fuoco era ben distribuita anche sotto il livello divisionale. Lo stesso valeva per i mezzi antiaerei.

La divisione di fanteria era uguale, ma dotata di un solo reggimento carri e tre di fanti. Di questi, solo uno aveva i BMP e gli altri due avevano invece i BTR-60/70/80. Questo significava possedere maggiori dotazioni quanto a missili contraerei portatili, mentre si perdeva il fuoco combinato di circa 100 carri armati. Peraltro, le torrette dei BTR erano almeno in teoria in grado di sparare a bersagli aerei, ma mancavano di sufficienti sistemi di visione (solo un periscopio di puntamento) e di velocità di brandeggio (erano meccaniche), ma avevano almeno una certa capacità antielicotteri. I BMP-2, invece, erano in caso di necessità dei veri semoventi contraerei, con la loro mitragliera da 30 mm ad alta velocità iniziale ed elevazione (+74°).

Cambiamenti epocali negli armamenti

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Il passaggio tra diverse epoche tecnologiche è spesso controverso. Un esempio è l'avvento delle armi da fuoco. È facile affermare oggi che queste siano superiori a quelle 'bianche' come mazze, spade e archi.

Eppure, quando le prime armi a polvere nera apparvero erano tutt'altro che perfette ed affidabili. I cannoni e gli archibugi erano ingombranti, con una cadenza di tiro lenta e la 'preoccupante' tendenza ad esplodere se malamente fabbricati o caricati, tanto che, per esempio, erano molto più sicuri i cannoni in bronzo, più facili da forgiare in maniera omogenea rispetto alle armi in ferro. Difficile dire se questi primi pezzi d'artiglieria e armi portatili fossero più pericolosi per il nemico o per l'utente. La fornitura di polvere pirica diventava inoltre una questione sostanzialmente industriale, in quanto non era agevole muovere un esercito con armi da fuoco affidandosi a semplici artigiani, come per archi e frecce.

A parte questo, un archibugio sparava al massimo un colpo al minuto, era poco preciso con la sua canna liscia e le munizioni a palla, e non aveva una grande gittata utile. Per giunta, non si poteva usare a cavallo. Un arco lungo inglese o uno composito mongolo potevano tirare con precisione anche 6-12 frecce al minuto a 200 metri di distanza, in completa sicurezza e senza essere accecati dal fumo, inoltre non abbisognavano di rifornimenti di polvere pirica e di una evoluta industria metallurgica. Forse nessun esercito munito di archibugi avrebbe potuto sterminare i cavalieri corazzati a Crecy come fecero gli arcieri inglesi, tanto che si stima arrivarono a tirare anche 60.000 frecce al minuto. Gli archi avevano anche un'altra caratteristica, la possibilità di eseguire il tiro curvo, a mò di mortaio, cosa impossibile per gli archibugi. Infine la baionetta, capace di trasformare i fucili in armi bianche, non apparve se non dopo secoli ed inizialmente era solo una punta da sistemare dentro la canna dopo avere sparato. Solo nel XVIII secolo venne applicata sopra la canna, mentre l'uso della sciabola-baionetta non si diffuse se non nel XX, quando le armi da fuoco erano molto più perfezionate.

Tutto sommato, è difficile capire come queste prime armi da fuoco potessero sostituire le collaudate, affidabili ed evolute armi bianche. Nondimeno, questo avvenne. Un cronista dell'epoca si lamentava di come anche il più modesto fante potesse disarcionare il più forte e ricco cavaliere con tali nuove, diaboliche armi. Quest'affermazione spiega forse meglio di considerazioni puramente tecniche il successo di quelle che gli indiani chiamavano 'canne tonanti', ma omette di dire che gli arcieri e i balestrieri potevano fare esattamente la stessa cosa senza rischi di esplosioni premature, né essere accecati dall'acre fumo dopo poche salve.

Di fatto, solo con l'invenzione della cartuccia si relegò definitivamente -o quasi- le armi bianche al ruolo di cimeli storici. Quest'invenzione (consistente nel realizzare un sistema in cui la polvere era già dosata e preparata assieme alla pallottola in un unico oggetto chiamato proiettile, realizzato con carta e poi, per proteggere la polvere dall'umidità, con metallo) abbinata al fucile a retrocarica, alla rigatura per aumentare la stabilità della pallottola, alle polveri senza fumo e infine ai meccanismi di caricamento meccanici con leve o otturatori (per esempio, la carabina Winchester e la pistola Colt) riuscirono ad aumentare l'efficacia delle armi da fuoco e dare loro un'impostazione moderna ed efficiente. Ma prima, per 400 anni gli uomini utilizzarono oggetti che oggi sarebbero considerati senz'altro inefficienti e addirittura pericolosi per l'utente.

Qualcosa di simile avvenne anche con i primi jet, allorché i pur formidabili Me.262 dimostrarono tali problemi di affidabilità da sconcertare i loro piloti: eppur,e anche in tal caso le potenzialità dell'aereo a reazione furono da subito evidenti. Da notare che una replica di questi caccia è stata recentemente prodotta negli USA, con gli inaffidabili motori originali rimpiazzati dai J85 (quelli dell'F-5 e del G.91Y), molto più leggeri, affidabili e potenti (almeno 1.200 kg/spinta contro 900): un sogno per i piloti tedeschi del 1944, che vedevano i loro motori incendiarsi se si dava manetta troppo rapidamente, o accelerare l'aereo in maniera esasperatamente lenta altrimenti. Questi motori rappresentano, tutto considerato, un degno completamento delle potenzialità tecniche del progetto di questo caccia, ma per chi utilizzò operativamente i Me.262 la situazione era drammatica, aggravata dalla mancanza di materie prime che costringeva ad usare espedienti come il proteggere la turbina con strati di alluminio, metallo facile ad incendiarsi ad alta temperatura.

Similmente, il dilemma tra le potenzialità prevedibili e le difficoltà pratiche di ogni tecnologia neonata si vide con i missili. L'energia meccanica degli archi era stata rimpiazzata da quella chimica dei fucili, ma le armi da fuoco erano pesanti, così si cominciò a pensare a proiettili autopropulsi, necessitanti di una semplice rampa o tubo di lancio, molto più leggeri. In seguito si cercò di risolvere la guida di tali armi onde sfruttarne appieno la gittata teorica. Questo portò ai missili guidati, ma le difficoltà nel realizzare un efficiente sistema di guida erano immense, specie con le tecnologie degli anni '40. Armi come l'Hs 293 e le Fritz X erano ragionevolmente efficaci. Notare che entrambe erano, in sostanza, delle 'bombe volanti', derivate dall'applicazione di un 'kit' ad ordigni esistenti, rispettivamente le bombe da 500 e da 1400 kg semiperforanti. Non erano certo queste le criticità, essendo le bombe, una volta ancora, già efficaci e affidabili, ma le nuove componenti che si cercava di sviluppare. In seguito, gli stessi problemi saranno presenti quando si cercherà di dare alle artiglierie munizioni guidate, che oltre ad essere in grado di manovrare, sarebbero dovute sopravvivere alle fortissime accelerazioni sviluppate nella bocca da fuoco. Questo fatto era talmente sentito che i sovietici svilupparono prima dei veri e propri missili lanciabili con una accelerazione 'normale' dai cannoni dei carri (AT-8), poi, onde ottenere un'arma molto più veloce ricorsero ad una soluzione ibrida, ovvero lo Svir (AT-11) dotato di una carica di lancio che imprimeva 300 ms e un motore a razzo per il missile vero e proprio capace di accelerare l'arma di altri 500 ms.

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