Apicoltura/Varroa destructor
Varroa destructor è un acaro parassita esterno, che attacca le api Apis mellifera e Apis cerana. Fino a poco tempo fa veniva erroneamente classificato come Varroa jacobsoni.
L'acaro varroa è stato trovato su altri insetti impollinatori quali il bombo Bombus pennsylvanicus, lo scarabeo Phanaeus vindex e la mosca dei fiori Palpada vinetorum] (Kevan et al. 1990). Sebbene l'acaro varroa non possa riprodursi su tali insetti, la sua presenza su di essi può essere un mezzo tramite il quale diffondersi nel raggio di brevi distanze.
La varroa si può riprodurre solamente in una colonia di api mellifere. Si attacca al corpo dell'ape e la indebolisce succhiandone l'emolinfa. Durante questo processo l'acaro può anche trasmettere agenti virali all'ape. Una grande infestazione di acari porterà alla morte della colonia, di solito tra la fine di autunno e l'inizio della primavera. L'acaro varroa è il parassita con il più pronunciato impatto economico nell'industria dell'apicoltura.
Origine
modificaFino a poco tempo fa la Varroa destructor veniva confusa con una specie di acaro molto simile, la Varroa jacobsoni[1][2] Entrambe le specie infestano l'ape mellifera asiatica (Apis cerana). La specie di acaro originariamente descritta come Varroa jacobsoni da Anthonid Cornelis Oudemans nel 1904 fa parte dello stesso complesso di specie, ma non è la stessa che effettuò il salto sull'Apis mellifera. Tale salto probabilmente avvenne per la prima volta nelle Filippine nei primi Anni '60. Solo dopo che l'Apis mellifera fu importata nelle Filippine venne a stretto contatto con l'Apis cerana, e quindi la varroa divenne parassita anche dell'Apis mellifera. Nel 2005 si scoprì che gli unici acari varroa che possono riprodursi nelle colonie, tra gli almeno 5-6 genotipi identificati da Anderson e Trueman, delle Apis mellifera sono i genotipo della Corea e del Giappone/Thailandia della Varroa destructor. La Varroa jacobsoni è un parassita del tutto benigno dell'Apis cerana. Quest'ultima identificazione, effettuata nel 2000 da Anderson e Trueman, portò un po' di confusione e qualche errore nella letteratura scientifica. Nel sudest asiatico vivono altre due specie di Varroa: Varroa rindereri e Varroa underwoodi, entrambe parassite di Apis cerana, ma senza causare grossi danni.
Anatomia
modifica- Colore: bruno-rossastro.
- Lunghezza: 1.00-1.77 mm.
- Larghezza: 1.50-1.99 mm.
- Forma: piatta, a bottone.
- Dotata di otto zampe.
Ciclo di vita
modificaL'acaro femmina entra in una cella di una covata delle api mellifere, dando la preferenza ad una cella contenente covata maschile, ossia una larva di fuco. Non appena la cella viene opercolata, l'acaro depone le uova. I giovani acari escono dal guscio grosso modo nello stesso momento in cui la giovane ape si sviluppa e lascia la cella col suo ospite. Il Centro svizzero di ricerche apicole Swiss Bee Research Centre ha indagato scientificamente sul ciclo di vita della varroa nella cella opercolata e ne ha pubblicato i risultati (A Look under the cap).
Il modello per la dinamica di popolazione è quello di una crescita esponenziale quando la covata delle api è disponibile, mentre di un declino esponenziale altrimenti. Popolazioni estese di acari in autunno possono portare a una crisi quando l'allevamento dei fuchi cessa e gli acari passano alle larve delle api operaie, causando una veloce decimazione della popolazione e spesso la morte dell'alveare.
Riproduzione
modificaL'acaro si riproduce in un ciclo di dieci giorni. Il numero di parassiti negli alveari di ape mellifera raddoppia ad ogni ciclo di covata dell'ape. In Russia alcuni ecotipi locali di ape sembrano però avere una migliore resistenza agli attacchi del parassita. Inoltre il più breve tempo di sviluppo delle api operaie degli ecotipi africani rispetto alle razze europee sembrano rendere anch'essi meno vulnerabili.
Varroasi
modificaLa sindrome parassitaria causata dall'acaro varroa è denominata varroasi. Oramai endemica in tutti gli alveari ove è presente il parassita (attualmente sono esenti solo Australia e Madagascar) non consente alcuna cura risolutiva sia per la difficoltà nella totale eradicazione del parassita dalla singola famiglia sia per il velocissimo fenomeno della reinfestazione da deriva. Tra i metodi di cura i più efficaci sono sembrati essere quelli basati sugli insetticidi chimici di sintesi ovvero i piretroidi ( Fluvalinate) e organofosfati (Coumaphons). Entrambi veramente efficaci solo con blocco di covata hanno dimostrato limiti sia nella contaminazione della cera e quindi del miele dovuti al particolare ciclo economico nella stessa produzione di fogli cerei sia manifestando forti fenomeni di resistenza selettiva. Ora più diffusi sono invece metodi chimici di origine naturale ovvero:
- acido ossalico gocciolato, spruzzato o vaporizzato
- acido formico evaporato
- acido lattico spruzzato
- olii essenziali quali il timolo
Non da ultimi si vanno diffondendo metodi di contenimento basati sulle buone pratiche apistiche:
- sciamatura artificiale e arresto della covata.
- telaino trappola (sfruttando la predilezione per le celle da fuco)
Note
modifica- ↑ D. Anderson & J. W. H. Trueman (2000). "Varroa jacobsoni (Acari: Varroidae) is more than one species." Experimental & Applied Acarology, 24, 165-189.
- ↑ Notes on Varroa destructor (Acari: Varroidae) parasitic on honeybees in New Zealand ZHI-QIANG ZHANG, Systematic & Applied Acarology Special Publications (2000) 5, 9-14
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