Wikibooks:Deposito/Moduli/Storia della notazione musicale

Per trovare un primo sistema di scrittura musicale (notazione) per noi decifrabile, bisogna risalire alla fine del IX secolo. Prima di questa data le notazioni usate erano molto sommarie, e i cantori preferivano ricordare a memoria il loro repertorio, considerando questo un sistema più semplice che scrivere simboli per indicare l'altezza e la durata dei suoni.

Fu la Chiesa romana a considerare necessaria una notazione; con l'aiuto di una scrittura comune a tutti i cristiani, si sperava infatti di riuscire a rendere la liturgia uguale in ogni paese, anche tra le popolazioni che, fino a quel momento, si erano servite dei loro dialetti per il rito.

Dopo numerosi tentativi, verso la fine del X secolo, la notazione gregoriana divenne molto perfezionata e fu accettata in tutto il mondo. Con molta probabilità la notazione gregoriana prese spunto da un antico sistema greco basato sugli accenti: l'accento acuto ( / ) indicava l'innalzarsi della voce, l'accento grave ( \ ) l'abbassarsi, il punto ( . ) una pausa. Questo sistema elementare presupponeva però la conoscenza del brano; per aiutare ulteriormente i cantori, il sistema venne perfezionato e reso più complesso: si cominciarono ad usare piccole figure chiamate neumi, che rappresentavano graficamente l'alzarsi e l'abbassarsi della voce.

Tra la fine del X e l'inizio del XII secolo l'invenzione del rigo musicale consentì di raggiungere una maggiore precisione e una stabile definizione del linguaggio musicale. Una delle figure che contribuirono maggiormente al perfezionamento e alla diffusione della scrittura musicale fu il monaco benedettino Guido D'Arezzo ( 992 ca. - 1050 ) che assegnò alle note i nomi che vengono ancora oggi utilizzati tranne il SI che fu creato ne rinascimento. Precedentemente le note venivano chiamate con una lettera dell’alfabeto. Tutt’ora questo metodo viene usato in paesi di lingua tedesca e inglese. In questo modo A=LA B=SI C=DO D=RE E=MI F=FA G=SOL "nella musica tedesca la nota SI è sostituita con la lettera H (perché la B indica il si bemolle)".

Essi non sono altro che le iniziali dell'Inno di San Giovanni (a distanza di qualche secolo la nota UT è stata trasformata in DO da Giovan Battista Doni).

(IT)
« Affinché i servi

possano cantare a corde distese

le meraviglie

delle tue gesta

sciogli il difetto

del labbro debole,

San Giovanni »

(LA)
« Ut queant laxis

Resonare fibris

Mira gestorum

Famuli tuorum

Solve poluti

Labii reatum

Sancte Johannes »

Guido d’Arezzo introdusse anche il tetragramma (dal greco tetra = 4, gramma = linee). Su questo tetragramma venivano fissate delle note quadrate , e a seconda della loro altezza si poteva capire il loro nome. Dopo Guido d’Arezzo le note divennero prima romboidali e poi rotonde; le linee divennero cinque "pentagramma". Nel 1260 Francone di Colonia introdusse le figure di valore.