Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Egitto: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Flag_of_the_Arab_Republic_of_Egypt_1984.png|150px|left|thumb]]
La terra dei Faraoni è anche una delle nazioni arabe più importanti, se non la più importante, e culturalmente condivide con la Mesopotamia le civiltà più antiche fondate dall'uomo. Passato attraverso innumerevoli occupazioni negli ultimi 2000 anni relativamente di recente è diventato una nazione indipendente e dopo alcuni anni di opposizione ad Israele si è smarcata da tale politica e dall'appoggio dell'URSS. Entrata sempre di più nelle grazie degli USA, ne è diventato anche un cliente per le dotazioni di armamento più moderne e sofisticate, in particolare i caccia F-16 prodotti in grande quantità anche dalla Turchia, e i carri M-1 Abrams, di cui l'Egitto comprò un lotto di oltre 500 mezzi della versione M1A1, come primo utente estero, precedendo anche l'US Marine Corps.
 
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* 12 Mi-6
* 70 Mi-8
[[Immagine:T62.jpg|250px|right|thumb|Il T-62, con il suo cannone da 115mm, era una nuova risorsa per gli egiziani per colmare il gap con i 105mm dei carri israeliani]]
 
Le forze corazzate egiziane ammontavano a circa 2000 carri di cui però solo non più di 500-600 erano i nuovi T-62, certo meno mobili e più angusti, ma anche più potenti dei T-55, molti mezzi da trasporto truppe tra cui alcuni BMP-1 e molti BTR-50, e oltre 1000 pezzi d’artiglieria. La forza complessiva dell’esercito era di 260.000 uomini e altri 500.000 in riserva. La difesa missilistica contava letteralmente decine di batterie statiche SA-2 3 SA-3, missili portatili SA-7 erano invece largamente diffusi tra le unità di fanteria e i semoventi comprendevano i nuovi SA-6 e ZSU. Tutti questi sistemi, eccetto l’SA-6, erano già noti essendo visti in azione, tanto che gli A-4 avevano lanciatori di flares e tubi di scarico allungati per ingannare o almeno, limitare i danni degli SA-7. La forza complessiva egiziana utilizzata per l’attacco era impressionante, come eccellente era il piano operativo, ma come al solito, valse un vecchio detto ‘nessun piano organizzato sopravvive alla battaglia’, e in questo campo gli israeliani dimostrarono di essere molto più rapidi e capaci di prendere decisioni cruciali a livello locale, in quel ‘caos organizzato’ in cui erano soliti operare. Esagerando perfino, soprattutto quando Sharon prese decisioni fin troppo autonome rispetto a quanto pianificato dall’alto comando israeliano.