Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Egitto: differenze tra le versioni

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UnaLa terra dei Faraoni è attualmente una delle nazioni arabe più importanti, se non la più importante, è l'Egitto,e checulturalmente condivide con la Mesopotamia le civiltà più antiche fondate dall'uomo. Passato attraverso innumerevoli occupazioni negli ultimi 2000 anni relativamente di recente è diventato una nazione indipendente e dopo alcuni anni di opposizione ad Israele si è smarcata da tale politica e dall'appoggio dell'URSS. Entrata sempre di più nelle grazie degli USA, ne è diventato anche un cliente per le dotazioni di armamento più moderne e sofisticate, in particolare i caccia F-16 prodotti in grande quantità anche dalla Turchia, e i carri M-1 Abrams, di cui l'Egitto comprò un lotto di oltre 500 mezzi della versione M1A1, come primo utente estero, precedendo anche l'US Marine Corps.
 
Una delle caratteristiche delle forze armate egiziane, ancora negli anni '80, era la suddivisione dell'aeronautica in due branche diverse: l'Aeronautica propriamente detta, e il comando difesa aerea: questo era un retaggio sovietico, ovvero quello di suddividere le risorse in cacciabombardieri tattici e bombardieri leggeri per le forze aeree per il campo di battaglia, ovvero l'aviazione tattica, mentre il comando difesa aerea agiva con reggimenti di caccia, missili SAM, radar e cannoni il tutto strettamente integrato per l'uso ottimale in difesa del territorio.
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==1956==
Quell'anno scoppiò la cosidetta 'Guerra delle cento ore', ovvero la Seconda guerra arabo-israeliana. Questa fu davvero una 'guerra lampo', infatti durà dal 29 ottobre al 6 novembre. A dire il vero, tra le tante guerre combattute in Medio-Oriente, questa era la più strana e anomala. Israele non era solo, stavolta, né mai più avrebbe avuto un tale supporto diretto. La minacciata nazionalizzazione del Canale di Suez da parte di Nasser, spinse ad un accordo realmente insolito Francia, Gran Bretagna ed Egitto. Nasser si ritrovò così ben tre potenze regionali contro, che oltretutto significava anche tagliare fuori ogni altra nazione araba, come la Siria, che avrebbe potuto aiutare l'Egitto, ma non certo in mare e davanti alle sue coste: tutt'al più avrebbe potuto attaccare Israele sui confini orientali. L'Egitto all'epoca era in fase di riequipaggiamento con massicce forniture del nuovo alleato, l'URSS. Ma non era ancora pronto militarmente, e tantomeno disposto a confrontarsi con le Potenze europee.
Quell'anno scoppiò la cosidetta 'Guerra delle cento ore', ovvero la Seconda guerra arabo-israeliana. Questa fu davvero una 'guerra lampo', infatti durà dal 29 ottobre al 6 novembre. A dire il vero, tra le tante guerre combattute in Medio-Oriente, questa era la più strana e anomala. Israele non era solo, stavolta, né mai più avrebbe avuto un tale supporto diretto. La minacciata nazionalizzazione del Canale di Suez da parte di Nasser, spinse ad un accordo realmente insolito Francia, Gran Bretagna ed Egitto. Nasser si ritrovò così ben tre potenze regionali contro, che oltretutto significava anche tagliare fuori ogni altra nazione araba, come la Siria, che avrebbe potuto aiutare l'Egitto, ma non certo in mare e davanti alle sue coste: tutt'al più avrebbe potuto attaccare Israele sui confini orientali. L'Egitto all'epoca era in fase di riequipaggiamento con massicce forniture del nuovo alleato, l'URSS. Ma non era ancora pronto militarmente, e tantomeno disposto a confrontarsi con le Potenze europee. Così, mentre Israele attaccava nel Sinai con 6 brigate di fanteria, una paracadutisti, uno squadrone carri leggeri di rinforzo e 3 brigate corazzate, una flotta di 90 navi tra cui 3 portaerei inglesi e una francese era pronta per invadere direttamente Port Said. La difesa egiziana sul fronte orientale era incentrata sulla II e III Divisione di fanteria, rinforzate da almeno 3 squadroni di Sherman e da numerosi cannoni da 57mm sia inglesi che sovietici, mentre un aiuto ulteriore veniva dal 2° Battaglione motorizzato e da una brigata corazzata con T-34 e una batteria di SU-100, stanziata assieme ad u battaglione di fanteria e una batteria antiaerea. Un aiuto ulteriore alla difesa era dato dalla VIII Divisione di fanteria palestinese, tra i cui uomini vi era, a quanto pare, un giovane Yasser Arafat. Fu tutto vano, e in pochi giorni di combattimenti feroci gli israeliani passarono i capisaldi egiziani, nonostante l'eterogeneità del loro armamento, basato per lo più su carri M4 e AMX-13. Sopratutto, gli Anglo-francesi iniziarono a fare la loro parte: intimarono un ultimatum che Nasser non avrebbe potuto rispettare e subito dopo, dal 31 ottobre, passarono all'attacco: mentre gli Egiziani affondavano molte navi cariche di cemento nel Canale di Suez, gli anglo-francesi iniziarono una massiccia campagna di attacchi aerei sugli aeroporti egiziani. Nasser non voleva che la sua aviazione si confrontasse direttamente con gli 'Alleati', sia per motivi politici, che per motivi di preparazione tecnica e operativa. Ma questo non salvò dozzine di aerei (tra i 37 e i 200, a seconda delle stime) dalla distruzione al suolo, nonostante l'EAF volesse reagire ben più massicciamente, e nonostante che nemmeno lo spostamento su aeroporti lontani dal fronte principale avesse salvato molti aerei. L'EAF combattè saltuariamente, per lo più contro gli israeliani, ottenendo sette perdite in combattimento contro una vittoria, mentre gli israeliani persero in tutto una ventina di aerei come gli F-51, rivelatisi molto vulnerabili al tiro antiaerei. La guerra finì con l'entrata a Suez degli Alleati, che sbarcarono anche con l'aiuto delle due portaelicotteri Theseus e Ocean, allora una vera novità. L'entusiasmo dev'essere stato grande per questa operazione 'coloniale', tanto che per l'occasione vennero rispoverate le striscie bianche e nere usate per l'Operazione Overlord nel 1944. Una fregata egiziana, tra l'altro, venne catturata dopo essere stata cannoneggiata dal caccia israeliani Eilat, e colpita da altre navi e un paio di aerei. Nel frattempo, gli israeliani riuscirono a rompere la difesa egiziana nel Sinai. Ma a quel punto le cose presero una piega del tutto inaspettata: gli USA, che gli Anglo-francesi pensavano condiscendenti se non compartecipi a questa operazione intimarono di fermare le operazioni militari, irritati, come del resto l'opinione pubblica mondiale (già scossa in quegli stessi giorni dalla rivolta di Budapest), dalla plateale scorrettezza e falsità degli inglesi e francesi. I sovietici minacciaron addirittura di colpire con missili nucleari gli Alleati in caso di continuazione del conflitto, al che gli USA dovettero fare la stessa minaccia a quello sovietico in caso di tale attacco contro la Francia e la Gran Bretagna. Insomma, si era creato un incidente internazionale con potenzialità addirittura di guerra nucleare. La guerra finì vantaggiosamente per certi, molto svantaggiosamente per altri. GB e Francia furono letteralmente umiliate: avevano condotto con pochissime perdite una impeccabile azione d'attacco su Suez e Port Sudan, ma in termini politici persero molto di più di quanto si proponevano di guadagnare, credendo scioccamente che le Superpotenze avrebbero ancora consentito loro una tale libertà di azione: di fatto, il declino come potenze 'planetarie' di entrambe venne accentuato, a cominciare dalla perdita di quasi tutte le colonie oltremare, già in atto. Israele ne uscì rafforzato, come anche l'Egitto, perdente ma pur sempre con la scusante di essere stato attaccato da forze soverchianti, mentre anche l'URSS ne ebbe beneficio, mostrandosi come paladina della causa araba e anti-israeliana. In termini di perdite, l'Egitto soffrì non meno di 1200 vittime, di cui 200 dell'aviazione, 300 prigionieri, 5000 feriti e la perdita di un ingente quantità di armamenti. IN questa guerra, tra l'altro, debuttarono i missili controcarro,precisamente i francesi SS.11, che diedere dei buoni risultati.
 
L'Organico dell'Aeronautica egiziana (EAF) era il seguente:
 
===EAF===
* 39 Il-28
* 86 MiG-15bis/UTI (Avia S-103/CS-102 cecoslovacchi)
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* 20 Il-14
* 25 Yak-18
 
Così, mentre Israele attaccava nel Sinai con 6 brigate di fanteria, una paracadutisti, uno squadrone carri leggeri di rinforzo e 3 brigate corazzate, una flotta di 90 navi tra cui 3 portaerei inglesi e una francese era pronta per invadere direttamente Port Said. La difesa egiziana sul fronte orientale era incentrata sulla II e III Divisione di fanteria, rinforzate da almeno 3 squadroni di Sherman e da numerosi cannoni da 57mm sia inglesi che sovietici, mentre un aiuto ulteriore veniva dal 2° Battaglione motorizzato e da una brigata corazzata con T-34 e una batteria di SU-100, stanziata assieme ad u battaglione di fanteria e una batteria antiaerea. Un aiuto ulteriore alla difesa era dato dalla VIII Divisione di fanteria palestinese, tra i cui uomini vi era, a quanto pare, un giovane Yasser Arafat. Fu tutto vano, e in pochi giorni di combattimenti feroci gli israeliani passarono i capisaldi egiziani, nonostante l'eterogeneità del loro armamento, basato per lo più su carri M4 e AMX-13.
 
Sopratutto, gli Anglo-francesi iniziarono a fare la loro parte: intimarono un ultimatum che Nasser non avrebbe potuto rispettare e subito dopo, dal 31 ottobre, passarono all'attacco: mentre gli Egiziani affondavano molte navi cariche di cemento nel Canale di Suez, gli anglo-francesi iniziarono una massiccia campagna di attacchi aerei sugli aeroporti egiziani. Nasser non voleva che la sua aviazione si confrontasse direttamente con gli 'Alleati', sia per motivi politici, che per motivi di preparazione tecnica e operativa. Ma questo non salvò dozzine di aerei (tra i 37 e i 200, a seconda delle stime) dalla distruzione al suolo, nonostante l'EAF volesse reagire ben più massicciamente, e nonostante che nemmeno lo spostamento su aeroporti lontani dal fronte principale avesse salvato molti aerei.
 
L'EAF combattè saltuariamente, per lo più contro gli israeliani, ottenendo sette perdite in combattimento contro una vittoria, mentre gli israeliani persero in tutto una ventina di aerei come gli F-51, rivelatisi molto vulnerabili al tiro antiaerei. La guerra finì con l'entrata a Suez degli Alleati, che sbarcarono anche con l'aiuto delle due portaelicotteri Theseus e Ocean, allora una vera novità.
 
 
L'entusiasmo dev'essere stato grande per questa operazione 'coloniale', tanto che per l'occasione vennero rispoverate le striscie bianche e nere usate per l'Operazione Overlord nel 1944. Una fregata egiziana, tra l'altro, venne catturata dopo essere stata cannoneggiata dal caccia israeliani Eilat, e colpita da altre navi e un paio di aerei. Nel frattempo, gli israeliani riuscirono a rompere la difesa egiziana nel Sinai.
 
 
Ma a quel punto le cose presero una piega del tutto inaspettata: gli USA, che gli Anglo-francesi pensavano condiscendenti se non compartecipi a questa operazione intimarono di fermare le operazioni militari, irritati, come del resto l'opinione pubblica mondiale (già scossa in quegli stessi giorni dalla rivolta di Budapest), dalla plateale scorrettezza e falsità degli inglesi e francesi. I sovietici minacciaron addirittura di colpire con missili nucleari gli Alleati in caso di continuazione del conflitto, al che gli USA dovettero fare la stessa minaccia a quello sovietico in caso di tale attacco contro la Francia e la Gran Bretagna. Insomma, si era creato un incidente internazionale con potenzialità addirittura di conflitto nucleare generalizzato.
 
La guerra finì vantaggiosamente per certi, molto svantaggiosamente per altri. GB e Francia furono letteralmente umiliate: avevano condotto con pochissime perdite un'impeccabile azione d'attacco su Suez e Port Sudan, ma in termini politici persero molto di più di quanto si proponevano di guadagnare, credendo scioccamente che le Superpotenze avrebbero ancora consentito loro una tale libertà di azione: di fatto, il declino come potenze 'planetarie' di entrambe venne accentuato, a cominciare dalla perdita di quasi tutte le colonie oltremare, già in atto, ma peggiorata dal doppio risultato negativi di avere indignato l'opinione pubblica mediorientale e di avere adirato le Superpotenze. Israele ne uscì rafforzato, come anche l'Egitto, perdente ma pur sempre con la scusante di essere stato attaccato da forze soverchianti, mentre anche l'URSS ne ebbe beneficio, mostrandosi come paladina della causa araba e anti-israeliana.
 
In termini di perdite, l'Egitto soffrì non meno di 1200 vittime, di cui 200 dell'aviazione, 300 prigionieri, 5000 feriti e la perdita di un ingente quantità di armamenti. IN questa guerra, tra l'altro, debuttarono i missili controcarro,precisamente i francesi SS.11, che diedere dei buoni risultati.
 
 
==1967==
Gli Egiziani erano pronti a riprendere la guerra contro Israele, con una ben concertata azione di attacco con la Siria e la Giordania, potevano davvero mettere in discussione lo stato di Israele. Ma prima che questa minaccia si concretizzasse, Israele lanciò l'Operazione Moked, che a partire dalle 8,45 del 5 giugno distrusse gran parte delle forze aeree egiziane e siriane.

L'Egitto aveva la seguente flotta aerea:
* 30 Tupolev Tu-16 Badger A-G
* 39 Il-28
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* 30 Su-7BM
 
Come si può apprezzare, si trattava di una aviazione completa, con tanto di una forza considerevole di bombardieri medi Badger. La sua esistenza venne però annichilita quasi totalmente dall'attacco israeliano. Gli Egiziani persero altri aerei in azione in quella fatale guerra che portò all'annessione della Cisgiordania e di Gerusalemme, le cui conseguenze politiche pesano tutt'ora con la questione palestinese, in quanto tali territori non sono stati annessi, ma hanno ancora lo status di 'territori occupati', per vari motivi tutti a sfavore della popolazione palestinese. La forza aerea egiziana venne sconfitta e lasciò all'Esercito ben poca protezione contro i caccia israeliani, nonostante la cessione di missili SA-2 per la difesa di aeroporti e grandi basi data dai sovietici.

La forza corazzata e meccanizzata egiziana era di: 1.200 carri comprendenti i 'classici' e oramai del tutto obsoleti T-34/85, ancora allo standard degli anni '40, i nuovi e -nonostante un modico aumento di peso- molto più potenti T-54/55, ma anche un certo numero dei pericolosi semoventi SU-100 (praticamente il cannone di un T-54 sullo scafo di un T-34), e persino diversi carri occidentali Centurion e AMX-13. Molti anche i blindati da trasporto truppe, e tra gli altri mezzi da ricordare i ZSU-57-2, che sebbene non molto efficienti erano pur sempre i più potenti semoventi d'artiglieria contraerea disponibili a livello mondiale. La 2020a Divisione di fanteria egiziana combatté a Gaza, difendendola strnuamentestrenuamente, ma la perse (assieme alle unità palestinesi) entro la sera del 6 giugno.

El Arish, capoluogo del Sinai, venne conquistata nonostante la presenza di numerose batterie controcarro, bombardate con l'artiglieria e con il napalm dagli aerei della HHA. La mosse ancora più devastante avvenne nella zona di Bir Lhafan, che era considerata pressoché impossibile da raggiungere dalla parte israeliana per via della sabbia fine e del terreno inadatto per i mezzi pesanti.

Ma gli israeliani,anche perdendo 4 Centurion insabbiatisi irrimediabilmente, riuscirono a farcela e precedettero due brigate egiziane, che vennero accolte dalle salve dei cannoni da 105 e distrutte in un furioso combattimento che durò tutta la notte, fino al 6 giugno mattina. La zona di Abu Agheila venne attaccata e nonostante la forza difensiva installata,venne annientata in due ore.

La Brigata K israeliana puntò al Passo di Mitla, impedendo agli egiziani di ritirarsi in maniera ordinata.Mentre le truppe egiziane si ritirarono verso tale passo, e premevano per forzarlo, arrivarono gli aerei israeliani che colpirono duramente tali colonne, causando panico e una disfatta generale degli egiziani, oramai imbottigliati. La guerra sul Sinai si era decisa in un paio di giorni, e gli israeliani vinsero anche sul Golan e contro la Giordania, entrando a Gerusalemme. Alla fine della guerra, gli arabi avevano avuto 15000 morti, 11500 prigionieri, 50000 feriti, contro 679, 16 e 2563 israeliani. Le perdite materiali furono di 150 carri e 46 aerei israeliani, contro 670 carri, 450 semoventi, 480 pezzi d'artiglieria e 441 aerei arabi, in quali persero anche 3000 autocarri e sopratutto, 70.000 tonnellate di munizioni. La maggior perte di queste perdite era egiziana. L'URSS aveva fornito davvero grandi quantità di armamenti agli arabi, e le riserve di munizioni erano più che sufficienti per combattere per settimane, se non mesi. Ma gli Israeliani puntarono su di un colpo di mano ben organizzato, ripetendo la blitzkrieg in stile Guderian contro gli Arabi, che combattevano, specie in Sinai, con lo schema sovietico che aveva consentito di fermare i tedeschi a Kursk, ma stavolta la combinazione di potenza di fuoco e mobilità erano state troppo elevate, e d'altro canto i sovietici non si fecero distruggere l'aviazione al suolo prima della battaglia.
 
Alla fine della guerra, gli arabi avevano avuto 15000 morti, 11500 prigionieri, 50000 feriti, contro 679, 16 e 2563 israeliani. Le perdite materiali furono di 150 carri e 46 aerei israeliani, contro 670 carri, 450 semoventi, 480 pezzi d'artiglieria e 441 aerei arabi, in quali persero anche 3000 autocarri e sopratutto, 70.000 tonnellate di munizioni. La maggior perte di queste perdite era egiziana.
 
L'URSS aveva fornito davvero grandi quantità di armamenti agli arabi, e le riserve di munizioni erano più che sufficienti per combattere per settimane, se non mesi. Ma gli Israeliani puntarono su di un colpo di mano ben organizzato, ripetendo la blitzkrieg in stile Guderian contro gli Arabi, che combattevano, specie in Sinai, con lo schema sovietico che aveva consentito di fermare i tedeschi a Kursk, ma stavolta la combinazione di potenza di fuoco e mobilità erano state troppo elevate per farsi bloccare da una difesa statica, e d'altro canto i sovietici non si fecero distruggere l'aviazione al suolo immediatamente prima della battaglia decisiva.
 
==1967-1973==
 
Finita la catastrofica Guerra dei Sei Giorni, la situazione militare rimase tesa e difficile, e nonostante la catastrofica sconfitta subita dagli Arabi gli scontri di frontiera continuarono quasi ininterrottamente. Quello che va rimarcato con la guerra del 1967 è che si trattò, da parte israeliana, di una vittoria ‘pulita’: nel '56 Israele attaccò anche allora per primo, e l’Egitto avrebbe potuto ben combatterlo se non fosse arrivata la flotta ‘Alleata’ che devastò la sua aviazione e sbarcò a Suez e Porto Said: davvero l’Egitto era ‘uno contro tre’. Ma stavolta era Israele ad essere circondata da diverse nazioni ostili, che nell’insieme erano assai più forti: nondimeno, con un piano semplicemente spericolato Israele vinse, soprattutto perché distrusse fin dall’inizio quasi tutta l’aviazione egiziana. Poi in rapida sequenza occupò la Striscia di Gaza, tutto il Sinai, le alture del Golan, e soprattutto, la Cisgiodania, Gerusalemme inclusa. Questo, mentre nel giro di qualche giorno era riuscita a distruggere quasi tutte le forze terrestri, respingendo i siriani e sbaragliando gli egiziani nel Sinai. E stavolta non vi era stato nessun ‘aiuto esterno’. La sconfitta e l’umiliazione non avrebbero potuto essere peggiori, ma da allora Israele si portò nei suoi ‘confini’ una questione a tutt’oggi lungi dall’essere risolta: quella Palestinese, in quanto non ha voluto né liberare, né annettere defitivamente tali territori, che dopo 40 anni sono ancora ‘occupati’, e la questione è esacerbata dal gran numero di coloni in Cisgiordania con colonie illegali ma in continuo aumento, mentre Gaza ha visto la ritirata degli israeliani, essendo questi solo 7000 contro un milione 300 palestinesi, e nondimeno possedendo circa il 40% delle terre e le migliori risorse idriche. Con Gaza di fatto sotto assedio, e la Gisgiordania colonizzata illegalmente, la questione palestinese è ben lungi dall’esser risolta in maniera condivisa.
 
L’URSS intervenne presto per ripianare le perdite arabe, almeno materiali. L’Egitto era la principale potenza, anche a livello demografico, degli arabi e fu rinforzato in maniera molto congrua. Iniziarono presto scaramucce ed ostilità, e gli Israeliani, in attesa dei loro cloni dei Sidewinder, dovettero addirittura riutilizzare i missili Atoll trovati nelle basi arabe occupate nel Sinai.
 
Anche in mare vi furono battaglie minori: in Luglio, il caccia Eilat e due motosiluranti israeliane combatterono contro due motosiluranti egiziane affondandole in uno degli ultimi combattimenti di superficie ‘classici’ (ovvero con l’uso di artiglierie) della guerra navale.
 
Già il 21 ottobre di quell’anno gli egiziani ottennero una vittoria tattica che fu forse la migliore che riuscirono mai ad infliggere, fino a quel momento, agli Israeliani: il caccia Eilat, nave ex-britannica della Seconda guerra mondiale, era una bella nave, con il compito principale della lotta contraerei. La sua batteria di cannoni contò poco, però, quando essa si avvicinò a Port Said e da 17 km di distanza, due motocannoniere Komar, senza nemmeno lasciare il porto, sferrarono il loro attacco: erano navi simile a quelle affondate dal caccia mesi prima, ma armate con missili Styx. Operando come una vera e propria batteria costiera, gli tirarono contro tutti i 4 missili disponibili,, 3 dei quali a segno. L’Eilat affondò con 47 vittime, e da allora il mondo comprese la potenzialità dei missili antinave, mentre la marina Israeliana lasciò perdere le navi di grandi dimensioni per concentrarsi su più veloci e meglio equipaggiate motocannoniere (quelle della serie Saar), che in particolare offrivano il vantaggio di un equipaggio ridotto, e quindi di perdite umane ridotte se le cose si fossero messe male. Gli Styx confermarono la loro micidialità nel 1971 contro il caccia Kandahar pakistano, gemello dell’Eilat ed affondato con due soli missili, entrambi a segno.
 
 
La Guerra d'Attrito fu iniziata dagli egiziani, che facevano un calcolo cinico ma apparentemente giusto: essendo molto più numerosi, contavano di infliggere perdite umane agli israeliani che questi ultimi non potevano sostenere, e contavano di far ciò con la loro potente artiglieria di origine sovietica. Passata oramai definitivamente l’era in cui l’Egitto aveva un armamento e ordinamento prevalentemente britannico, adesso questa nazione era equipaggiata ed addestrata secondo schemi sovietici. La risposta israeliana tuttavia, si concretizzò essenzialmente con l’aviazione, che colpì ripetutamente numerosi obiettivi in Egitto, sia tattici che strategici. Proprio dal 1969, da quando questa nuova guerra scoppiò, gli Israeliani ricevettero finalmente nuovi apparecchi. Avendo fin’allora utilizzato aerei francesi, che componevano, assieme ad un MiG-21F disertore (ex-siriano) con nome in codice 007, l’intera forza aerea dall’addestratore Magister al caccia Mirage IIIC al trasporto Noratlas, gli israeliani cominciarono, dopo il 1967, a ricevere materiale moderno americano, ed in grandi quantità. Questo cambiamento è, a dire il vero, molto strano e difficile da interpretare: fino al 1967 Israele aveva l’appoggio della Francia, che dopo la ‘guerra preventiva’ (di fatto, fu Israele ad attaccare per primo e con la massima forza possibile) mise sotto embargo le forniture dirette a tale nazione, a cominciare dai caccia Mirage 5 di nuova produzione, direttamente incamerati nella propria aviazione visto che oramaia erano pressoché pronti. Israele, va ricordato, contribuì in maniera sostanziale a far conoscere al mondo la validità degli aerei francesi, che diventarono un best seller, nonostante che le macchine di ‘riferimento’ fossero quelle americane, sovietiche e inglesi. La guerra del ’67 fu a tutti gli effetti una blitzkrieg scatenata da una nazione, che si percepiva in forte pericolo, contro le vicine, ma fu sempre una guerra d’aggressione. Gli USA, invece, da allora non fecero che aiutare Israele, subentrando alla Francia. La cosa è ancora più strana se si considerano almeno due fattori ‘contro’ tale decisione: il fatto che Israele avesse attaccato la Liberty, una nave ELINT della marina USA, ‘scambiandola’ per una nave egiziana, e causandole decine di vittime, e il fatto che Israele aveva da anni un reattore nucleare non dichiarato: proprio nel 1967 si stima che Israele possedesse almeno due armi nucleari di sua progettazione. Questo non era un particolare, ma un elemento di differenza sostanziale rispetto ad una nazione forte, ma pur sempre convenzionale.
 
Nonostante questo, Nixon fu ben lieto di inviare aerei pesantemente armati con gli Skyhawk e soprattutto, i Phantom, che svolsero soprattutto una funzione di bombardieri tattici mentre i Mirage/Nesher erano usati come caccia da superiorità aerea. Gli Egiziani avevano una forza aerea sempre più consistente, ma almeno all’inizio soffrirono del fatto che i loro MiG-21PF erano dotati di missili Atoll che funzionavano piuttosto male con ingaggi a bassa quota sul deserto caldo del Medio Oriente, mentre la mancanza di cannoni faceva sì che i caccia israeliani avessero interesse a serrare le distanze e sparargli addosso, anche perché l’Atoll aveva una gittata minima di circa 1km. In verità, come si è visto, anche gli Israeliani erano messi male, inizialmente: gli unici missili che i francesi potevano fornigli di propria progettazione erano gli R.530, che pur essendo a medio raggio erano di scarsa utilità.
 
L’arrivo, nel 1969 dei Phantom e delle relative armi cambiò le cose, e mise ini condizione di vantaggio la HHA in ogni ambito, ma anche gli arabi si rinforzarono e i MiG-21MF con Atoll e cannone erano un nuovo e più pericoloso nemico. La Guerra d’Attrito durò, a fasi alterne, per due anni fino a che nel 1971 furono gli Egiziani a dovere lasciar perdere, visto che subivano più perdite loro dall’aviazione israeliana, di quante ne infliggevano con l’artiglieria. La differenza in dimensioni demografiche, poi, era sì importante, ma non fondamentale perché di fatto, le forze armate delle due nazioni erano simili in dimensioni. Gli Egiziani avevano anche una fittissima rete di missili e cannoni antiaerei oltre il Canale di Suez, e a parte questo ebbero anche il supporto diretto dei Sovietici, che schierarono almeno un reggimento da caccia con i MiG-21. Questo reggimento tuttavia non ebbe molta fortuna: in uno scontro a bassa quota, nel 1970, parecchi MiG arrivarono a contatto visivo con una piccola formazione di Phantom, forse 4 in tutto, ma furono sorpresi quando si videro attaccati dai Mirage, almeno 8, che scombinarono la formazione: grazie alla sorpresa (i Phantom erano lì come esca) gli Israeliani abbatterono 5 aerei e uccisero un pilota sovietico, in cambio di qualche apparecchio danneggiato da missili Atoll. Il Colonnello V. Ivlev ricorda di come il controllore a terra gli disse, improvvisamente, che avevano dei caccia nemici a quota superiore (i Mirage dopo avere rapidamente preso quota) e che si ritrovarono in una trappola. Perso il gregario, Ivlev zizagava per controllare il settore posteriore, vide un Mirage lanciargli un missile IR ma questo si perse nel calore del deserto, mentre poco dopo, a sua volta lui localizzò un Mirage lanciandogli contro i suoi missili Atoll, uno dei quali lo danneggiò (si trattava di un aereo di un asso israeliano, che aveva abbattuto un MiG poco prima, e che fu costretto ad un atterraggio d’emergenza su di un aeroporto del Sinai). Sparata anche la riserva di munizioni contro un altro Mirage, senza effetti apparenti e a quel punto si disimpegnò. Gli inesperti sovietici furono talmente impressionati dalle tattiche aggressive israeliane, che modificarono le proprie per tenere conto della lezione ‘appresa’ in quel giorno.
 
===Kippur, ottobre 1973===
Due anni dopo la fine della Guerra d’Attrito gli Egiziani iniziarono, stavolta colpendo per primi, una nuova guerra contro gli Israeliani. L’attacco era coordinato con i Siriani. Come sempre, gli Irakeni erano pronti in retrovia a dar man forte ai Siriani. L’Egitto si era molto rafforzato e aveva guadagnato in esperienza bellica e organizzativa. La sua forza comprendeva circa 450 aerei da combattimento, tra cui molti potenti Su-7, Tu-16, Il-28, MiG-21MF. La Marina comprendeva vari sottomarini Romeo costruiti in URSS e Cina (per un totale di 12), oltre che parecchie unità missilistiche e 5 cacciatorpediniere. Gli Israeliani ebbero cura di arginare la minaccia egiziana con imponenti lavori di fortificazione del lato Est del Canale di Suez, che costituiva il loro confine occidentale: crearono la linea difensiva Bar-Lev, che consisteva in una serie di fortini di tiro, postazioni per carri ed artiglierie, sponde alzate anche di 10 metri con muri di sabbia, e in alcuni casi, rinforzati da blocchi di duro granito. La linea era concepita per rendere difficile agli egiziani la traversata del canale, fino a che gli israeliani non fossero stati pronti ad affrontarli.
 
L'aviazione, totalmente rigenerata, ora comprendeva:
 
==1973==
* 18 Tupolev Tu-16K Badger G
* 27 Il-28
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* 12 Mi-6
* 70 Mi-8
 
Le forze corazzate egiziane ammontavano a circa 2000 carri di cui però solo non più di 500-600 erano i nuovi T-62, certo meno mobili e più angusti, ma anche più potenti dei T-55, molti mezzi da trasporto truppe tra cui alcuni BMP-1 e molti BTR-50, e oltre 1000 pezzi d’artiglieria. La forza complessiva dell’esercito era di 260.000 uomini e altri 500.000 in riserva. La difesa missilistica contava letteralmente decine di batterie statiche SA-2 3 SA-3, missili portatili SA-7 erano invece largamente diffusi tra le unità di fanteria e i semoventi comprendevano i nuovi SA-6 e ZSU. Tutti questi sistemi, eccetto l’SA-6, erano già noti essendo visti in azione, tanto che gli A-4 avevano lanciatori di flares e tubi di scarico allungati per ingannare o almeno, limitare i danni degli SA-7. La forza complessiva egiziana utilizzata per l’attacco era impressionante, come eccellente era il piano operativo, ma come al solito, valse un vecchio detto ‘nessun piano organizzato sopravvive alla battaglia’, e in questo campo gli israeliani dimostrarono di essere molto più rapidi e capaci di prendere decisioni cruciali a livello locale, in quel ‘caos organizzato’ in cui erano soliti operare. Esagerando perfino, soprattutto quando Sharon prese decisioni fin troppo autonome rispetto a quanto pianificato dall’alto comando israeliano.
 
Gli egiziani scelsero con cura il momento in cui attaccare. La festività dello Yom Kippur sarebbe stata un’occasione da sfruttare per trovare gli israeliani con la guardia abbassata. Questi si erano oramai abituati, dopo circa 2 anni di relativa pace, anche alle esercitazioni da sbarco egiziane, di cui erano state compiute più di trecento ‘edizioni’. La linea Bar Lev era tenuta da 6000 uomini di due brigate, ma per le festività vi era un sensibile calo. La quantità totale di carri armati era di meno di 60. Il grosso delle forze, fuori dalla portata dei cannoni egiziani, era concentrato in una linea difensiva che comprendeva il Passo di Mitla e varie altre roccaforti che proteggevano l’accesso al territorio principale del Sinai.
 
Le ostilità ebbero inizio nel primo pomeriggio del 6 ottobre. Si stabilì che gli Egiziani fossero i primi a sparare, per avere così i difensori israeliani con il sole negli occhi, mentre i siriani avrebbero avuto più luce per continuare a combattere, dato il fuso orario. Un migliaio di cannoni egiziani esplosero i loro colpi lungo tutto il fronte, ma vi fu anche un’altra sorpresa, l’esplosione, su entrambi i lati del Canale, di potenti cariche esplosive. Un reparto di sommozzatori era infatti riuscito ad eludere la sorveglianza e a piazzare delle cariche esplosive sincronizzate per distruggere parte delle postazioni israeliane lì vicine ma soprattutto per far crollare i muri di sabbia costruiti dagli Israeliani. Non soltanto: per demolire in fretta i muri di sabbia israeliani venne escogitato un sistema semplice ma geniale: vennero utilizzati potenti idrogetti che lavarono letteralmente i muri di sabbia, trasformandoli in ‘rampe’ per il movimento di uomini e mezzi.
 
Nel mentre i difensori venivano inchiodati dal fuoco delle artiglierie, 222 aerei egiziani passavano il Canale e colpivano i tre aeroporti e numerosi altri obiettivi, anche se non ebbero molta efficacia nel loro complesso. Una forza eliportata su Mi-8 venne lanciata all’attacco di obiettivi come il Passo di Mitla, ma ebbe solo parziale successo: nondimeno, queste poche centinaia di commandos ritardarono molti rinforzi di circa 24 preziosissime ore. La forza da sbarco egiziana, nel frattempo, era riuscita a stendere ponti galleggiani e ad usare traghetti motorizzato sovietici, che dimostrarono appieno la loro validità: in poco tempo, 100.000 uomini, 1200 carri armati e numerosi sistemi antiaerei erano oltre il Canale.
 
La reazione israeliana non si fece attendere, con l’artiglieria e gli attacchi aerei: ma la difesa dei SAM e artiglierie egiziane era tanto efficace da rendere pressoché impossibile bloccare l’attacco con tali mezzi. Alle 14.55 i primi due A-4 vennero abbattuti dalle difese egiziane, i primi di tanti altri nei 3 giorni successivi. La campagna oltre il Canale era affidata a due armate, che possedevano nell’insieme 5 divisioni di fanteria, 1 di fanteria meccanizzata e 2 corazzate. Questi erano inquadrati in 2 Armate, la 2° a Nord, e la 3° a Sud. L’obiettivo, differentemente da quello che spesso si sente dire, non era la distruzione di Israele, che al più, era una cosa da ottenere nel lungo periodo, e che solo i Siriani potevano causare sul fronte est, ma riconquistare parte del Sinai, se non tutto, per poi dichiarare un cessate il fuoco. Insomma, l’Egitto cercava una vittoria politica, dopo lo smacco del '67 e l’insoddisfacente esito della guerra del 69-71. La reazione israeliana fu comunque veemente, ma gli egiziani, soprattutto il giorno successivo abbatterono e danneggiarono un gran numero di aerei.
 
Da notare l’originalità delle tattiche egiziane: non potendo competere appieno con gli israeliani negli scontri diretti tra aerei o carri, demandavano piuttosto ai missili tale confronto diretto. La reazione israeliana tuttavia, fu molto più rapida di quello che gli egiziani pensavano, in quanto ritenevano che i riservisti arrivassero alle loro unità in non meno id 36 ore, mentre spesso ci riuscirono in 24 ore. In ogni caso, attestati alla difesa, gli egiziani si prepararono al contrattacco israeliano, e quando questo avvenne, l’8 ottobre, essi respinsero un attacco di due brigate corazzate, delle 12 disponibili in tutto l’esercito israeliano: vennero perduti almeno 100 carri, il comandate della 190ima Brigata, che rimase totalmente distrutta nella battaglia, venne addirittura fatto prigioniero. La pioggia di Sagger e di altre armi controcarro a disposizione della fanteria aveva funzionato, ma per questo vi fu anche la complicità dell’impeto israeliano: senza appoggio aereo sufficiente, senza supporto adeguato di artiglierie e di fanteria, i carri si rivelarono troppo vulnerabili.
 
Nel frattempo Israele riuscì a indebolire le difese aeree egiziane, lanciando commandos oltre il canale per colpire le reti radar, colpendo con aerei ed artiglierie le batterie mobili SA-6 in fase di ricarica, ed inventandosi tattiche come quella di avvicinarsi al limite del raggio di tiro, osservare (o ricevere comunicazione da parte di elicotteri) del lancio di missili, poi ritirarsi e seminarli prima di essere raggiunti. Le batterie egiziane erano fitte, e spesso non funzionava, ma lanciavano più missili e più batterie simultaneamente facevano fuoro, così lo spreco era rilevante. In pochi giorni, di fatto le riserve delle unità di prima linea, abbondantissime e che i sovietici avevano previsto come sufficienti per settimane, vennero esaurite, cosa che non mancò di suscitare, non ufficialmente, le loro ire. L’Aviazione israeliana riuscì a combattere in maniera più sciolta ed efficace, ma soprattutto, tra il 13 e il 14 ottobre, in quella che avrebbe dovuto essere la battaglia decisiva, gli Israeliani vennero attaccati da due divisioni corazzate, ma scivolando ai lati della loro tenaglia, riuscirono, nonostante la mancanza di sistemi IR che invece i carri sovietici possedevano, a respingerli, tanto che ne vennero distrutti o abbandonati non meno di 316. Questa inaspettata vittoria fu il prologo di una ancora più travolgente azione, quando a sud delle forze egiziane, gli israeliani, ora che li avevano bloccati, come del resto avevano bloccato i siriani ad Est, da cui stavano affluendo rinforzi, meditavano un contrattacco. Il Sinai non era infatti prioritario per Israele, ma lo era accome il settore Orientale: il Sinai poteva essere perduto anche totalmente, se necessario, ma non era così per il fronte siriano.
 
La controffensiva di Sharon fu comunque micidiale, e consistette nel passare il Canale a sud, nella zona dei Grandi Laghi amari, punto di suture debole tra la seconda e terza armata egiziane: invano i sovietici diedero l’allarme con i loro satelliti, l’artiglieria egiziana ed alcuni elicotteri tentarono di contrastare la manovra ma senza successo. Suddivisi in piccoli reparti di pochi carri e APC, gli israeliani distrussero sistematicamente i radar e le retrovie, mano a mano che risalivano a nord, aiutando l’Aviazione ad operare al meglio in loro supporto. Gli Egiziani non avevano che 500 carri ad Ovest del Canale: ben presto gli israeliani ne portarono quasi altrettanti, una volta completati 5 ponti fissi, e con 20000 uomini e semoventi d’artiglieria distrussero le seconde linee egiziane e tagliarono la Terza Armata fuori dallo schieramento egiziano. La strada per il Cairo era quasi aperta, nonostante la difesa di altri reparti dell’esercito, e nonostante l’azione dell’aviazione egiziana, che si battè anche se con pesanti perdite.
 
Alla fine, il 24 ottobre, la guerra era stata un nuovo successo israeliano, almeno in termini militari. La cosa non fu univocamente sentita come tale, e da allora in Egitto si celebra tale data come vittoria. La cosa è spiegabile in vari modi: l’impossibilità di accettare un’altra, sanguinosa sconfitta. Il fatto che Israele fu costretto a chiamare in aiuto direttamente gli USA appena al quinto giorno di combattimenti (sebbene anche i sovietici stessero organizzando un ponte aereo per gli arabi) indusse Sadat a dichiarare che ‘non possiamo vincere anche contro gli Stati Uniti’. Inoltre, rispetto alla precedente guerra dei Sei giorni, gli arabi, specie gli egiziani, avevano dimostrato di saper combattere bene, e di intaccare il mito dell’invincibilità degli Israeliani, che a loro volta avevano subito pesanti perdite. Un altro dato politico era che la guerra finì con gli Israeliani in territorio egiziano, ma anche, sebbene fossero isolati e addirittura affamati, soldati egiziani in territorio ‘israeliano’, ovvero su di una parte della penisola di Suez.
 
Alla fine, gli Arabi ebbero migliaia di morti e feriti, ma anche gli israeliani subirono pesantemente, con quasi 3000 vittime, molte per una nazione tanto piccola, anche se poche se si considera il quantitativo di armamenti utilizzati da ambo i contendenti, in quella che si può ben definire la prima ‘guerra moderna’ a tutti gli effetti. Le perdite materiali furono di circa 1000 carri, la metà riparabili, e olte 120 aerei per Israele, mentre gli arabi persero circa 2000 carri e 1000 blindati vari, e 400 aerei.
 
Molte le lezioni di questo conflitto: la minaccia dei missili SAM e di quelli controcarro, usati in maniera mai prima d’allora tanto efficace. Si deve considerare anche che le tattiche sbagliate e le contromisure inadatte consentirono di ottenere un risultato di tale livello, assieme ad un uso massiccio di migliaia di armi, con un rapporto di colpi a segno piuttosto basso se preso in termini statistici. Gli aerei e persino i carri armati che riuscivano a manovrare in maniera opportuna difficilmente erano colpibili dai missili, ma le salve eranotanto numerose che le perdite accadevano comunque in quantità.
 
I missili antinave sovietici invece, in questa guerra, contro motocannoniere missilistiche veloci e ben equipaggiate, si dimostrarono un totale fallimento, mentre molto pericolosi si dimostrarono i Gabriel israeliani, che pure avevano minore gittata, ma che vinsero gli scontri navali, e in questo caso gli arabi non riuscirono a trovare ‘contromisure’ adatte per annullarne l’efficacia. Inoltre il consumo di munizioni di ogni tipo, nelle guerre ad alta intensità si è rivelato molto superiore a quello ipotizzato in calcoli teorici. In effetti, i missili SAM e controcarro possono essere stati molto sopravvalutati. Gli Israeliani , dopotutto, distrussero quasi 2000 carri arabi con i cannoni dei loro carri, ed ottennero un gran numero di vittorie aeree in combattimenti manovrati. A prescindere dai numeri reali, non v’è dubbio che le capacità degli armamenti sovietici dimostrate, specie quelle degli SA-6, ZSU e anche Sagger, furono di tutto rispetto.
 
E i caccia? L’aviazione araba era soverchiante, numericamente parlando, e con molte delle macchine migliori disponibili in URSS. Stavolta non era stata distrutta al suolo, e i tentativi israeliani di metterla KO non ebbero successo anche a causa degli hangar protetti, sia pure parzialmente, che gli arabi avevano costruito con l’aiuto sovietico. Le condizioni per una migliore resa, dunque ,c’erano, ma di fatto, nonostante l’interferenza dei SAM arabi, l’HHA israeliana fu molto più efficiente. I caccia arabi furono molto marginali in combattimento aereo, e quasi ininfluenti negli attacchi al suolo: eppure, con caccia MiG-21 gli indiani erano riusciti a chiudere l’aeroporto di Dakka in appena due attacchi. Quanto al rateo delle perdite, non v’è dubbio che la questione sia dibattuta. Gli israeliani dichiarano grossomodo 200-300 vittorie (si è parlato anche di 334) in combattimento aereo, più quelle di aeri nemici distrutti al suolo (non molti , anche perché l’HHA aveva altro da fare in quei giorni), e quelli abbattuti dalla contraerea, tra cui 20 dovuti a circa 70 missili HAWK e anche di più ai cannoni da 20mm binati. Tuttavia, ammisero solo 3-5 perdite in combattimento aereo, il che, anche ammettendo la superiorità di addestramento e dei missili Shafir e Sidewinder (gli Sparrow ottennero davvero poco), non convince: un rateo di 100:1, quando la molto meno preparata aviazione araba del 1967 era riuscita a cavarsela con un 5:1. Siccome gli arabi dichiarano, nel loro complesso, circa 50 vittorie aeree, pare che mentre quelle israeliane siano grossomodo reali, quelle arabe siano state sottostimate a favore dei successi dei ‘SAM’, che hanno ottenuto sì decine di vittorie, come anche l’artiglieria, ma che hanno lasciato anche spazio a parecchie vittorie dei MiG, reclamate con dati assai precisi dagli arabi, ma semplicemente non considerate tali dagli israeliani. Questa ‘fog of war’ , abbinata a mera propaganda e disinformazione, è da sempre un problema per tutte le guerre: si pensi che l’affondamento del caccia Beduin, ottenuto da un S.79 (dopo che la nave era effettivamente stata danneggiata da unità italiane) venne rivendicato dalla Marina italiana fino al 1966, quando finalmente ci si decise ad attribuire alla Regia Aeronautica il colpo definitivo. In Iran, parimenti, per motivi ‘politici’ molte vittorie ottenute dai piloti dell’IRIAF contro gli irakeni venivano attribuite alla contraerea dell’esercito iraniano, che nella propaganda di regime ha avuto i maggiori favori, mentre infine, come non mensionare la rivendicazione inglese di 43 aerei argentini abbattuti dalle difese delle navi, ridotta dopo attenta analisi a 12-13?
 
 
==Dal 1974 agli anni '80==
Dopo la guerra, gli egiziani cominciarono a trattare la pace con Israele. Nel 1974 i rapporti con l’URSS si raffreddarono e i sovietici smisero supportare l’Egitto. Da notare che fino a quell’anno avevano fatto volare MiG-25R da ricognizione (non si sa se anche durante la guerra del Kippur), ma nessun tentativo israeliano di intercettarli ebbe mai successo con i Phantom o anche con i missili HAWK. Solo in seguito, a danno di macchine siriane, gli F-15 ebbero qualche successo, ma raro.
 
I missili SA-4 Ganef erano anch’essi in dotazione degli egiziani, ma vennero restituiti ai sovietici prima dell’inizio della guerra del Kippur, forse per avere più SA-6: probabilmente un errore, perché i due sistemi erano concepiti per integrarsi, con i Ganef che si occupavano delle quote medio-alte, meno agevoli da coprire per i GAinful.
 
Dopo la rottura con Mosca, l’Egitto cominciò ad avvicinarsi all’Occidente. Ottenne come prima cosa una commessa per Mirage 5, e a parte questo, si ritrovò con il problema di mantenere in efficienza i suoi sistemi d’arma sovietici. Si rivolse ai cinesi per molti di essi, cedendo anche preziose tecnologie. L’URSS aveva fatto in tempo a dotare l’Egitto di nuovi sistemi d’arma, prima che le relazioni si chiudessero per sempre. Pare che alcuni Su-20 siano stati usati dagli egiziani, ma non è ben chiaro in che quantità: essendo molto più potenti dei SU-7 avrebbero dovuto lasciare tracce maggiori, specie nelle missioni d’attacco, ma non pare che questo accadde e pertanto devono essere stati proprio pochi. Forse, alcuni entrarono in azione addirittura prima del Kippur, durante laGuerra d’attrito. Uno sarebbe stato colpito dalla contraerea israeliana, avrebbe tentato un atterraggio di fortuna riuscito così bene sulla sabbia, da renderne possibile il recupero da parte degli israeliani, che poi lo cedettero agli USA.
 
In ogni caso è sicuro che alcuni aerei Su-20 vennero ceduti entro il 1974: uno di questi venne poi passato alla Germania Ovest, dove venne testato al reparto di Manching, la ‘sperimentale’ tedesca. E’ per questo che quando nel 1991 arrivarono i SU-22 della DDR vennero sì testati, ma essenzialmente solo per quello che riguardava il sistema d’arma, trovato molto ‘interessante’ e certamente evoluto rispetto ai SU-20. Anche i MiG-23 ebbero una brevissima carriera nella EAF: subito dopo la guerra, i sovietici fornirono i loro allora nuovissimi caccia a Siria ed Egitto, ma nelle versioni meno sofisticate, la BN da attacco, la MS da caccia, la UM da addestramento. 20 andarono all’Egitto, 8, 8, e 4 rispettivamente. Presto vennero radiati dal servizio per indisponibilità di ricambi e complessità manutentiva. Alcuni vennero inviati nagli USA dove restarono in servizio segreto come F-112 o 113, e su uno di questi perse la vita un generale dell’USAF negli anni ’80. Altri andarono alla Cina. Nell’Insieme non vi è dubbio che i sovietici ebbero di che pentirsi di questa fornitura. Gli egiziani a quel punto differenziarono le loro risorse con vari nuovi fornitori, a cominciare dalla Francia, dagli USA, ma anche dalla Gran Bretagna e da loro stessi, con una fiorente industria bellica di vario tipo.
 
Nei tardi anni ’70, ebbero scontri di frontiera in cui il nemico era ad Ovest, ovvero la Libia. L’Egitto aveva siglato gli accordi di Camp David con cui riconosceva Israele, e con questa nazione iniziò ad avere rapporti pacifici. Non così con la Libia, che a quel punto ebbe una breve guerra con l’ex-nazione leader della lotta antisraeliana. L’Egitto era più potente e solido come struttura militare, e sostanzialmente vinse: i MiG-23 vennero incontrati, stavolta libici, e per esempio, 1 venne abbattuto da un MiG-21 armato con Sidewinder, che era più agile ed efficace nel duello manovrato, e tra le altre azioni, vi furono alcuni attacchi aerei su basi libiche operanti con i Mirage. Da notare che i libici operarano a suo tempo a supporto degli egiziani, e che forse addirittura Mirage libici vennero usati durante la guerra del Kippur, anche se non vi sono prove decisive in merito (forse vennero mantenuti in riserva a difesa del Cairo?).
 
 
L’aggiornamento egiziano proseguì cercando di mettere ordine nell’ordinamento e nell’armamento delle sue forze armate, che vissero una fase di crisi acuta nel passaggio da armi orientali, sempre più obsolescenti e prive di ricambi, a quelle occidentali, così sofisticate, costose e indisponibili in tempi rapidi. Uno dei primi acquisti fu quello di 35 F-4E, proprio le macchine che avevano sconfitto l’Egitto negli anni precendenti. I Phantom,in carico al 222 reggimento arrivarono negli anni ’70, ma la loro operatività rimase per anni bassissima, essendo degli incubi per la manutenzione richiesta. Solo a metà degli anni ’80 le cose migliorarono, grazie ad un programma di aiuti americano con una approfondita istruzione per i tecnici egiziani, che comunque continuavano a rimpiangere la semplicità dei sistemi russi, e che furono certo maggiormente soddisfatti quando arrivarono gli F-16 e i Mirage 2000, grandemente più moderni e semplici dei possenti F-4.
 
 
==1985==
Ecco la composizione delle F.A. egiziane attorno alla metà degli anni ’80. Esse avevano messo –solo parzialmente- in atto la loro ‘terza era’, dopo quella britannica e sovietica, stavolta era nazionale-americana.
 
===Esercito===
Forte di 315.000 uomini, di cui 190.000 di leva, era una delle forze più numerose tra i Paesi arabi, del resto rispecchiando la consistenza demografica egiziana. La sua organizzazione era:
 
*3 divisioni corazzate
*5 brigate di fanteria meccanizzata
*3 divisioni di fanteria
* 2 brigate della guardia repubblicana
*2 brigate aviotrasportate
*1 brugata paracadutisti
*2 brigate corazzate autonome
*9 brigate di fanteria autonome
*12 brigate di artiglieria
*2 brigate di mortai pesanti
*6 brigate controcarro
*2 brigate contraerei
*7 gruppi incursori
 
 
Quanto ai materiali, la dotazione non avrebbe potuto essere più eterogenea, creando difficoltà soprattutto nelle artiglierie. Già operando entro i propri confini questo poteva essere un problema di logistica, ma diventava un incubo se si operava ben distanti dalle proprie basi, come spesso accadeva agli egiziani. Infatti, vi erano migliaia di soldati all’epoca, impiegati ad di fuori dell’Egitto, per esempio in Sudan ma ancora di più in Irak, a favore degli irakeni contro gli iraniani. Pare che diversi Mirage 5 egiziani fossero parte del corpo di ‘volontari’. Altri soldati egiziani erano presenti in Oman, in Zaire, come consiglieri militari in parecchi stati arabi, ma con l’accortezza di mascherarne la presenza il più possibile, perché per quanto importante fosse l’Egitto per la regione, i suoi accordi con Israele l’avevano reso decisamente impopolare negli anni ’80.
 
 
Le forze corazzate principali erano raggruppate nelle 3 divisioni corazzate, ciascuna su una brigata corazzata e due meccanizzate. Esse avevano un misto di carri provenienti da Cina, URSS, Usa, e persino Romania. Il totale era di 860 T-54/55 e 600 T-62, ma vi erano anche i carri M60 ultima versione (A3, con visori notturni, telemetro laser, stabilizzazione dell’armamento) in ragione di 250 esemplari, chiamati localmente AM-60, e altri 190 in ordinazione. I carri rumeni M-77, riconoscibili dai normali T-55 per le sei ruote portanti, vennero forniti forse negli ultimi anni ’70 ma non ebbero successo in quanto pur costando poco e rappresentando un progresso tecnico, erano di costruzione molto scadente, e ben inferiori agli originali sovietici. La forza corazzata era aiutata dalla fanteria, che aveva 200 BMP-1 e circa 2500 APC dei tipi sovietici BTR-50, 60, 152. Anche qui vi era in programma una importante modernizzazione, con 300 nuovi M113 consegnati e 750 in ordinazione, per non parlare delle versioni speciali come i portamortai. L’artiglieria era un’altra formidabile componente dell’Esercito, ma essa era plagata dai problemi maggiori in termini di varietà dei tipi e delle necessarie munizioni. Si partiva dall’85 mm per arrivare al 180, specialmente con i cannoni ed obici da 122 e 152mm.
 
 
A proposito dei pezzi da 180, si trattava degli S-23. Proprio dopo la Guerra del Kippur si scoprì che questi enormi cannoni d’artiglieria, derivati da modelli navali, non erano da 203mm come si era sempre pensato, ma da 180mm. Questo poco influì sul fatto che con una gittata di oltre 30 km, e perfino oltre 40 con proiettili razzo, queste artiglierie erano superiori ad ogni altro pezzo schierato in occidente. La varietà di artiglierie era tale che vi erano non meno di 13 modelli nei calibri di cui sopra, a cui si aggiungevano 5 tipi di lanciarazzi, i razziFROG e tre tipi di mortai pesanti. L’unificazione era ancora lontana, ma ci si stava lavorando alacremente, per far sì che questi 1500 pezzi d’artiglieria fossero sostituiti da nuovi semoventi, e anche da cacciacarri con pezzo da 105mm. La difesa controcarro, affidata ancora prevalentemente a materiale sovietico come i missili AT-3 Sagger, ma erano in programma non meno di 6000 nuovi missili controcarro a lungo raggio: 1500 TOW, 2500 Improved TOW (3750 m di gittata anziché 3000), e 2000 potenti missili Swingfire britannici (anche se probabilmente ancora della versione a comando manuale).
 
Infine, la difesa aerea aveva ancora una forza notevole, con una massa di 350 cannoni ZSU-23 e 57,missili SA-7 e SA-9. In futuro era previsto l’arrivo di 20 sistemi Crotale francesi e cannoni da 35mm con sistema Skyguard svizzero di controllo del tiro, ma entrambi sono sistemi per difesa statica, non certo di truppe in movimento.
 
===Difesa aerea===
L’aeronautica egiziana non era un sistema monolitico, e rispecchiava la suddivisione sovietica in forze da difesa aerea (radar, caccia , missili, artiglierie pesanti) e aviazione tattica. Il comando da difesa aerea, particolarmente interessato alla zona del Delta del Nilo e altri centri popolati lungo il grande fiume, era tuttavia necessario anche per il controllo delle lunghissime frontiere con gli altri Paesi, per quanto quasi totalmente desertiche. Esso era in fase di costituzione: curiosamente, all’epoca sovietica l’Egitto non aveva tale distinzione, che ha cominciato ad avere solo anni dopo, suddividendo le forze aeree in tattica e di difesa aerea, e dando ragione, almeno in questo, alla dottrina aerea sovietica.
 
Suddiviso in 12 comandi di zona, con 85.000 uomini di cui ben 50000 di leva, avrebbe avuto in carico due divisioni con qualcosa come 100 battaglioni (si tratta quindi di unità divisionali senza riscontro con quelle dell’Esercito) di cannoni e SAM, con calibri tra il 20 e il 100 mm e ben 360 SA-2, 200 SA-3 e 75 SA-6. Si tratta verosimilmente non del totale di missili disponibili (già sarebbe non poco), e nemmeno del totale schierabile sui lanciatori (alcuni dei quali con 2, 3 o anche 4 missili pronti al tiro), ma forse solo del mero numero di lanciatori di per sé, il che implicherebbe circa 60 batterie di SA-2, 50 di SA-3, 19 di SA-6 e un numero di missili di ricarica perlomeno dell’ordine di qualche migliaio. I cannoni contraerei dovrebbero essere stati a loro volta centinaia, visto che le 130 batterie di missili potevano, ipotizzandone 3 per battaglione, completarne circa 43.
 
Le altre batterie, d’artiglieria, erano forse, conseguentemente, 171 con circa 1000 cannoni. A tanto la minaccia aerea israeliana aveva portato il dispositivo di difesa aerea dell’Egitto, e queste armi erano ancora quelle sovietiche, fornite prima o immediatamente dopo le perdite, tra l’altro massiccie, subite in guerra e solo parzialmente ripristinate. Nuovi equipaggiamenti riguardavano una batteria di missili HAWK, ben più moderna dei missili sovietici dei tipi più vecchi, con la prospettiva di altri 216 missili, che forse significavano, anche qui, 126 lanciatori e in questo caso, 31 altre batterie, un valore enorme se si considera che per esempio, l’E.I ne ha avute 22 e l’Esercito Francese 12.
 
 
 
*1 reggimento bombardieri con Tu-16
*5 reggimenti intercettori- cacciabombardieri con F-6, F-16, MiG-17F, Su-7BM, Su-20(?) Mirage 5SDE-2, F-4E
*1 gruppo ricognizione marittima su Il-28
*2 gruppi da ricognizione su Mirage 5SDR, MiG-21R, MiG-21RF, Su-7
*1 brigata da trasporto aereo su 5 gruppi con C-130H, Il-14, An-12, DHC-5D, Falcon 20, Boeing 707 e 727.
*12 gruppi di elicotteri con SA.342H, SA.342K, Westland Commando, CH-47C, Mi-4, Mi-8
*Unità addestramento con MiG-15UTI, MiG-21U, MiG-21US, Alpha Jet E, Aero L-29, F-16B, Mirage 5SDD, Helwan Fomhouria, Yak-18, PZL Wilga, FT-6
 
 
Comando difesa aerea:
*12 centri operativi
*100 battaglioni missili SA-2, 3, 6, HAWK, Crotale, cannoni da 20, 23, 37, 57,85,100mm sovietici e da 40mm svedesi
*3 brigate intercettori con 7 gruppi di MiG-21F, PFS, FL, PFM, M, MF, e altri in formazione con F-16 e Mirage 2000
 
 
 
Marina:
*6 sottomarini classe ‘Romeo’
*6 sottomarini ‘Whiskey’
*5 cacciatorpediniere ‘Skory’
*1 cacciatorpediniere ‘Z’
*2 fregate leggere Descubierta
*1 fregata leggera ‘Black Swan’
*1 fregata leggera ‘Hunt’
*1 fregata appoggio sommergibili ‘River’
*24 mezzi d’attacco veloci lanciamissili e altri 6 in ordinazione
*12 vedette d’altura
*30 mezzi d’attacco veloci, di cui 14 con siluri e 16 con cannoni
*12 dragamine di cui 10 oceanici e 2 costieri
*16 mezzi da sbarco, 3 per carri armati e 13 per carichi vari
*3 hoevercraft e altri 14 ordinati
*1 gruppo aviazione ASW con Sea King
*alcune batterie da difesa costiera con cannoni e missili