Dati utili per wargamers: differenze tra le versioni

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Anche la potenza di fuoco dell'artiglieria era molto curata con 90 pezzi d'artiglieria, progressivamente aggiornati con le loro versioni semoventi, e lanciarazzi d'artiglieria. Siccome ogni reggimento aveva il suo gruppo d'artiglieria, questa potenza di fuoco era ben distribuita anche sotto il livello divisionale. Lo stesso valeva per i mezzi antiaerei.
 
La divisione di fanteria era uguale, ma dotata di un solo reggimento carri e tre di fanti. Di questi, solo uno aveva i BMP e gli altri due avevano invece i BTR-60/70/80. Questo significava possedere maggiori dotazioni quanto a missili contraerei portatili, mentre si perdeva il fuoco combinato di circa 100 carri armati. Peraltro, le torrette dei BTR erano almeno in teoria in grado di sparare a bersagli aerei, ma mancavano di sufficienti sistemi di visione (solo un periscopio di puntamento) e di velocità di brandeggio (erano meccaniche), ma avevano almeno una certa capacità antielicotteri. I BMP-2, invece, erano in caso di necessità dei veri semoventi contraerei, con la loro mitragliera da 30 mm ad alta velocità iniziale ed elevazione (+74°) massima.
 
 
 
==Cambiamenti epocali negli armamenti==
==Cannoni o missili nella lotta controcarro?==
Il passaggio tra diverse epoche tecnologiche è spesso controverso. Un esempio è l'avvento delle armi da fuoco. E' facile affermare oggi che queste siano superiori a quelle 'bianche' come mazze, spade e archi.
Il passaggio tra diverse epoche tecnologiche è spesso controverso. Un esempio pratico è stato l'avvento delle armi da fuoco. E' facile affermare adesso che queste siano superiori a quelle 'bianche' come mazze, spade e archi. Eppure, quando le prime armi a polvere nera apparvero erano tutt'altro che perfette ed affidabili. I cannoni e gli archibugi erano ingombranti, con una cadenza di tiro lenta e la 'preoccupante' tendenza ad esplodere se malamente fabbricati o caricati. Difficile dire se fossero più pericolosi per il nemico o per l'utente. La fornitura di polvere pirica diventava un fatto sostanzialmente industriale, in quanto non era agevole muovere un esercito con armi da fuoco affidandosi a semplici artigiani, come per gli archi e le relative frecce. Un archibugio sparava al massimo un colpo al minuto, era poco preciso con la sua canna liscia, e non aveva una grande gittata utile. Era pressoché impossibile da usare a cavallo. Un arco lungo inglese o un arco composito mongolo potevano tirare con precisione anche a 200 metri di distanza, in completa sicurezza, senza essere accecati dal fumo, anche 6-12 frecce al minuto e non abbisognavano di rifornimenti di polvere pirica e di una evoluta industria metallurgica. Forse nessun esercito munito di archibugi avrebbe potuto sterminare i cavalieri corazzati a Crecy come fecero gli arcieri inglesi, tanto che si stima arrivassero a tirare insieme anche 60.000 frecce al minuto. Infine, la baionetta, capace di trasformare i fucili in armi bianche, non apparve se non dopo secoli, ed inizialmente non si trattò del sistema attualmente conosciuto: era una punta da sistemare dentro la canna, che solo nel XVIII secolo divenne applicabile sopra la canna, mentre l'uso della sciabola-baionetta non si diffuse se non nel XX, quando le armi da fuoco erano molto più perfezionate. Tutto sommato, è difficile capire come potessero queste prime armi da fuoco sostituire le collaudate, affidabili ed evolute armi bianche. Nondimeno, questo avvenne. Un cronista dell'epoca si lamentava di come anche il più modesto fante potesse disarcionare il più forse e ricco cavaliere con queste nuove, diaboliche armi. Quest'affermazione spiega forse il motivo del successo di quelle che gli indiani chiamavano 'canne tonanti', ma omette di dire che gli arcieri e i balestrieri potevano fare esattamente la stessa cosa senza rischi di esplosioni premature, nè essere accecadi dal fumo dopo poche salve di fucile.
 
Eppure, quando le prime armi a polvere nera apparvero erano tutt'altro che perfette ed affidabili. I cannoni e gli archibugi erano ingombranti, con una cadenza di tiro lenta e la 'preoccupante' tendenza ad esplodere se malamente fabbricati o caricati, tanto che, per esempio, erano molto più sicuri i cannoni in bronzo, più facili da forgiare in maniera omogenea rispetto alle armi in ferro. Difficile dire se questi primi pezzi d'artiglieria e armi portatili fossero più pericolosi per il nemico o per l'utente. La fornitura di polvere pirica diventava inoltre una questione sostanzialmente industriale, in quanto non era agevole muovere un esercito con armi da fuoco affidandosi a semplici artigiani, come per archi e frecce.
Qualcosa di simile avvenne anche con i primi jet, allorché i pur formidabili Me.262 avevano tali problemi di affidabilità da sconcertare i loro piloti, eppure anche in tal caso le potenzialità dell'aereo a reazione furono da subito evidenti. Da notare che una replica di questi caccia è stata recentemente prodotta negli USA, con gli inaffidabili motori originali dai J85 (quelli dell'F-5 e del G.91Y), molto più leggeri, affidabili e potenti (non meno di 1.200 kg/spinta contro 900), un sogno per i piloti tedeschi che vedevano i loro motori incendiarsi o accellerare l'aereo in maniera lenta e vulnerabile, nonché il degno completamento delle potenzialità tecniche di questo progetto.
 
A parte questo, un archibugio sparava al massimo un colpo al minuto, era poco preciso con la sua canna liscia e le munizioni a palla, e non aveva una grande gittata utile. Per giunta, non si poteva usare a cavallo. Un arco lungo inglese o uno composito mongolo potevano tirare con precisione anche 6-12 frecce al minuto a 200 metri di distanza, in completa sicurezza e senza essere accecati dal fumo, inoltre non abbisognavano di rifornimenti di polvere pirica e di una evoluta industria metallurgica. Forse nessun esercito munito di archibugi avrebbe potuto sterminare i cavalieri corazzati a Crecy come fecero gli arcieri inglesi, tanto che si stima arrivarono a tirare anche 60.000 frecce al minuto. Gli archi avevano anche un'altra caratteristica, la possibilità di eseguire il tiro curvo, a mò di mortaio, cosa impossibile per gli archibugi. Infine la baionetta, capace di trasformare i fucili in armi bianche, non apparve se non dopo secoli ed inizialmente era solo una punta da sistemare dentro la canna dopo avere sparato. Solo nel XVIII secolo venne applicata sopra la canna, mentre l'uso della sciabola-baionetta non si diffuse se non nel XX, quando le armi da fuoco erano molto più perfezionate.
Qualcosa di simile accadde anche con i missili. L'energia meccanica degli archi era stata rimpiazzata da quella chimica dei fucili, ma le armi da fuoco erano pesanti, così si cominciò a pensare a proiettili autopropulsi, necessitanti di una semplice rampa o tubo di lancio, molto più leggeri. In seguito si cercò di risolvere la guida di tali armi onde sfruttarne appieno la gittata teorica. Questo portò ai missili guidati, e anche le nuove armi controcarro avrebbero seguito tale evoluzione.
 
Tutto sommato, è difficile capire come queste prime armi da fuoco potessero sostituire le collaudate, affidabili ed evolute armi bianche. Nondimeno, questo avvenne. Un cronista dell'epoca si lamentava di come anche il più modesto fante potesse disarcionare il più forte e ricco cavaliere con tali nuove, diaboliche armi. Quest'affermazione spiega forse meglio di considerazioni puramente tecniche il successo di quelle che gli indiani chiamavano 'canne tonanti', ma omette di dire che gli arcieri e i balestrieri potevano fare esattamente la stessa cosa senza rischi di esplosioni premature, nè essere accecati dall'acre fumo dopo poche salve.
 
Di fatto, solo con l'invenzione della cartuccia si relegò definitivamente -o quasi- le armi bianche al ruolo di cimeli storici. Quest'invenzione (consistente nel realizzare un sistema in cui la polvere era già dosata e preparata assieme alla pallottola in un unico oggetto chiamato proiettile, realizzato con carta e poi, per proteggere la polvere dall'umidità, con metallo) abbinata al fucile a retrocarica, alla rigatura per aumentare la stabilità della pallottola, alle polveri senza fumo e infine ai meccanismi di caricamento meccanici con leve o otturatori (per esempio, la carabina Winchester e la pistola Colt) riuscirono ad aumentare l'efficacia delle armi da fuoco e dare loro un'impostazione moderna ed efficiente. Ma prima, per 400 anni gli uomini utilizzarono oggetti che oggi sarebbero considerati senz'altro inefficienti e addirittura pericolosi per l'utente.
 
Qualcosa di simile avvenne anche con i primi jet, allorché i pur formidabili Me.262 avevanodimostrarono tali problemi di affidabilità da sconcertare i loro piloti,: eppureeppur,e anche in tal caso le potenzialità dell'aereo a reazione furono da subito evidenti. Da notare che una replica di questi caccia è stata recentemente prodotta negli USA, con gli inaffidabili motori originali rimpiazzati dai J85 (quelli dell'F-5 e del G.91Y), molto più leggeri, affidabili e potenti (non meno dialmeno 1.200 kg/spinta contro 900),: un sogno per i piloti tedeschi del 1944, che vedevano i loro motori incendiarsi se si dava manetta troppo rapidamente, o accellerare l'aereo in maniera esasperatamente lenta ealtrimenti. Questi motori vulnerabilerappresentano, nonchétutto ilconsiderato, un degno completamento delle potenzialità tecniche del progetto di questo progettocaccia, ma per chi utilizzò operativamente i Me.262 la situazione era drammatica, aggravata dalla mancanza di materie prime che costringeva ad usare espedienti come il proteggere la turbina con strati di alluminio, metallo facile ad incendiarsi ad alta temperatura.
 
Similmente, il dilemma tra le potenzialità prevedibili e le difficoltà pratiche di ogni tecnologia neonata si vide con i missili. L'energia meccanica degli archi era stata rimpiazzata da quella chimica dei fucili, ma le armi da fuoco erano pesanti, così si cominciò a pensare a proiettili autopropulsi, necessitanti di una semplice rampa o tubo di lancio, molto più leggeri. In seguito si cercò di risolvere la guida di tali armi onde sfruttarne appieno la gittata teorica. Questo portò ai missili guidati, ma le difficoltà nel realizzare un efficiente sistema di guida erano immense, specie con le tecnologie degli anni '40. Armi come l'Hs 293 e le Fritz X erano ragionevolmente efficaci. Notare che entrambe erano, in sostanza, delle 'bombe volanti', derivate dall'applicazione di un 'kit' ad ordigni esistenti, rispettivamente le bombe da 500 e da 1400 kg semiperforanti. Non erano certo queste le criticità, essendo le bombe, una volta ancora, già efficaci e affidabili, ma le nuove componenti che si cercava di sviluppare. In seguito, gli stessi problemi saranno presenti quando si cercherà di dare alle artiglierie munizioni guidate, che oltre ad essere in grado di manovrare, sarebbero dovute sopravvivere alle fortissime accelerazioni sviluppate nella bocca da fuoco. Questo fatto era talmente sentito che i sovietici svilupparono prima dei veri e propri missili lanciabili con una accellerazione 'normale' dai cannoni dei carri (AT-8), poi, onde ottenere un'arma molto più veloce ricorsero ad una soluzione ibrida, ovvero lo Svir (AT-11) dotato di una carica di lancio che imprimeva 300 ms e un motore a razzo per il missile vero e proprio capace di accelerare l'arma di altri 500 ms.
 
 
 
==Cannoni o missili nella lotta controcarro?==
All'inizio della Seconda guerra mondiale, le armi per combattere i corazzati nemici erano modeste, adeguate del resto ad affrontare i carri armati dell'epoca, poco più che cingolette con una torretta sopra (ad esempio, le numerose 'tankette' della famiglia Vickers, da 3-6 tonnellate). Vi erano alcuni tipi di cannone controcarro, come i pezzi austriaci Bolher da 47mm, adottati nel 1935 anche in Italia. Il calibro dei cannoni in questa prima fase era di circa 37-47 mm e potevano perforare al più, con semplici proiettili AP, 40-50 mm a 500 m di distanza. Essi erano abbastanza efficaci in un mondo in cui lo spessore delle corazze ammontava a meno di 20 mm.