Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Albania: differenze tra le versioni

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Nell'insieme, si trattava di circa 85 caccia e decine di apparecchi di seconda linea. La consistenza numerica dell'AUS è stata trovata inferiore a quella stimata, ma dall'altro lato vi è stata la constatazione che nonostante le terribili difficoltà economiche dell'Albania, il livello di manutenzione era eccellente e i velivoli, in colorazione grigio argento o azzurrino, perfettamente conservati e tirati a lucido. L'attività di volo sarà stata pur limitata, ma nell'insieme, nonostante si trattasse di macchine con tecnologie anni '50, il rateo di incidenti è stato talmente basso che l'81% del totale fornito era ancora in carico ai reparti, pronto al combattimento come dimostrato dagli schieramenti operativi al confine del Montenegro, dove all'epoca vi era uno dei 4 reggimenti da caccia presenti all'epoca (oltre ad uno di trasporti e la scuola di Valona). Sulla base di Zadrima-Lezha era infatti basato il Reggimento 4010 (questi numeri tanto grandi servivano per aumentare la percezione della potenza della AUS), con la 1° squadriglia equipaggiata, unica della AUS, con i F-7, e le altre 2 con gli F-6.
 
===Le altre forze armate===
Dell'esercito si può dire che sia stato equipaggiato con attrezzature sovietiche e poi cinesi (per lo più cloni degli originali russi), e lo stesso vale per le armi. A parte i famosi 500,000 bunker comprati dai cinesi ed orientati in funzione anti-sbarco, specie contro l'Italia, i materiali a disposizione erano e in buona parte sono, costituiti da artiglierie, mortai, autocarri e alcuni blindati. I più importanti di questi sono i carri armati della famiglia T-54/55, che sono in gran parte, se non tutti, le copie cinesi T-59. Le artiglierie comprendono sicuramente pezzi da 76, 100, 122 mm, mortai pesanti e lanciarazzi multipli.
 
Quanto alla marina, essenzialmente relegata alla difesa costiera, da rilevare la fornitura di 12 motosiluranti P4, le prime costruite dall'URSS nel dopoguerra. 12 uomini di equipaggio, scafo in alluminio per un peso di appena 25 tonnellate nonostante i motori diesel, esse erano leggermente armate con 2 tls da 457 mm , qualche carica di profondità e un paio di mitragliatrici in un impianto binato da 12,7 o 14,5 mm. Simili ai MAS italiani del periodo bellico, erano parimenti limitati specie in condizioni di mare agitato, ma con i 2400 hp disponibili raggiungevano 42 nodi. Differenze di nota erano, rispetto a mezzi tipo i MAS, il radar 'Skin head', 2 IFF, lo scafo in alluminio e la presenza di motori diesel invece che a benzina, spesso di derivazione avio. Per lungo tempo i diesel marini leggeri non avevano avuto l'affidabilità dei motori a benzina, ma una volta sviluppati bene offrivano maggiore autonomia. In seguito, con la pur più grande classe P6 i sovietici sarebbero tornati agli scafi in legno, verosimilmente per problemi di costi ma sopratutto, di corrosione causata dalla salsedine (che si è sempre dimostrata un nemico formidabile per le leghe in alluminio). Forse fu proprio una di queste unità ad essere affondata, ancora carica di civili, dalla corvetta Sibilla nel 1997.
 
 
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