Poesie (Palazzeschi)/Comare Coletta: differenze tra le versioni

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Comare Coletta è una donna ormai anziana, che sicuramente in passato ballava ed era ammirata. Oggi è il bersaglio di sguardi malefici. Le varie voci che ridono di lei sono quelle del pubblico della strada. Il peccato di Coletta è sporco; stanamente nessuno dice che cosa sia stato esattamente: Palazzeschi ricorre all'espediente retorico della ''reticenza''.
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Rispetto alle poesie della prima raccolta, quella dei ''Cavalli Bianchi'', assistiamo comunque ad una sorta di progresso: l'individuo, prima chiuso nelle strette mura di casa o nascosto dietro una barriera, si trova improvvisamente a contatto diretto con la gente, anche se l'esito dell'incontro è tragico.
 
Qualche volta il poeta è vicino alla donna, forse si identifica con lei. Qualche altra, egli osserva la scena dalla prospettiva della gente che ride cinicamente; nel complesso, comunque sembra essere più forte la tendenza alla solidarietà tra Palazzeschi e Coletta (''nessuno le porge la mano''). L'identificazione tra l'io e la donna è comunque resa plausibile dal fatto che spesso è Palazzeschil'io poetico ad inscenarsi in una situazione in cui viene considerato con un certo scetticismo dalla gente.
 
In questa poesia, i partecipanti alla scena parlano producendo enunciati comprensibili, cosa difficile da osservare nei componimenti della raccolta precedente. È con le loro battute che i presenti manifestano il loro giudizio di condanna, conferendo alla scena un sapore teatrale (si ricorda che Palazzeschi iniziò la sua carriera artistica proprio a teatro).
 
Molto ben riusciti sono i primi tre versi, fortementedal danzanti,ritmo concadenzato e danzante grazie anche all'[[w:allitterazione|allitterazione]] di L e di T: saLTeLLa e baLLeTTA, comare coLeTTa, ma anche conalla ripresa di CO, ede alla ostinata ripetizione delle vocali A-E.
 
==Collegamenti esterni, testo==