Poesie (Palazzeschi)/Habel Nasshab: differenze tra le versioni

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Si tratta di un componimento della raccolta ''Poemi'' (1909). Legata ad altre poesie da una trama (vedi ''[[Poesie (Palazzeschi)/La fontana malata|La fontana malata]]''), descrive la storia di tre figure (Aldo, Nasshab e Vittoria), che insieme decidono di andare a vivere in una villa diroccata. Il componimento descrive una figura sbarazzina ed enigmatica chiamata Habel (''Nassab'' o ''Nasshab'', a seconda delle edizioni).
 
La poesia, che si scosta da altre più vecchie per uno spiccato dinamismo temporale, testimonia la liberazione di Palazzeschi dal rigido schema trisillabico, per inauguare, insieme ad altre poesie della raccolta, una stagione in cui il poeta pratica il verso libero, anche se in questo componimento il versometro libero si limita all'inizio della poesia. A partire dal terzo verso, ritorna lo schema ternario tipico della letteratura crepuscolare.
 
Dopo la descrizione del personaggio, si descrive come l'io poetico decide di staccarsi da Habel, che viene comunque indicato come importante figura di riferimento, come persona amata. In seguito, il dolore di Habel convince l'''io'' a cambiare idea e a restare. La lente, figura importante della produzione dell'artista fiorentino, consente all'io poetico di scrutare nell'anima della figura che si trova di fronte a lui.
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==Habel il fratello, Habel l'altro==
Davanti a sé, il poeta trova un essere simile, come un fratello con cui vuole stare insieme (vedi bibliografia), Dei 1996).
Diremo che Habel è conducibile alla storia biblica di Abele e Caino, laddove la parte di Caino, il più forte tra i due, sarebbe quella dell’io poetico. L’identificazione tra i due spiegherebbe il grande amore dell’io per la figura di Habel. È un altro io, un cosiddetto ''alter ego''