Profili di donne lucane/Pittrici, scultrici e artiste multimediali: differenze tra le versioni

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Gli obiettivi raggiunti dal LAP dal 2009 al 2020 riguardano: l’Alta formazione Universitaria in partenariato con L’UNIBAS dedicata a 20 artisti da tutta Italia e dal mondo, con esperti di livello nazionale; la realizzazione di progetti di Arte Pubblica in Basilicata, “White Hole” di Alessandra Andrini, “Cronaca” di Andrea Nacciarriti, “L’Esposizione del Lenzuolo” di Mariangela Capossela e Liviana Davì, “Sublime Bother” di Marco Rossetti; 100 appuntamenti tra convegni e Urban Lab e Urban Screen dell’opera “Private Conversation” nelle piazze della Basilicata, della Campania e della Puglia, con il coinvolgimento dei comuni di Matera, Potenza, Acerenza, Forenza, Calvello, Lauria, Corleto Perticara, Rivello, Chiaromonte, Calciano, Barile, Rionero in Vulture, Castelgrande, Agromonte Mileo, Latronico, Tito, Picerno, Satriano di Lucania, Pignola, Matarea, Salerno, San Michele Salentino, da cui è scaturito uno storytelling della comunità contemporanea, un’opera che diventa un archivio videografico a servizio delle comunità, il personale contributo dell’artista ai teorizzatori dell’arte pubblica.
Lavora su tre concetti di Spazio: lo Spazio fisico, la storia del luogo; lo Spazio rappresentato, il luogo dove accade l’opera; lo Spazio vissuto: lo spazio sociale, lo spazio dell’esperienza che riguarda la relazione tra le persone e l’opera, la relazione tra l’artista e le persone, le comunità che accolgono l’ opera.
La metodologia di lavoro del LAP, prevede in una prima fase un periodo di residenza dello staff, di cui l’artista è parte e che dirige, nella città coinvolta nel progetto, per ascoltare e raccogliere il racconto della storia della comunità attraverso le voci dei cittadini. Tutta la comunità, tutte le persone che la compongono, sono le protagoniste di questa azione artistica collettiva, atta a produrre materiale di documentazione audiovisivo in chiave etno-antropologica del contesto, che convergerà in un video di sintesi. I Laboratori Urbani si svolgono nelle strade delle città, nelle piazze, nei giardini pubblici, dove le comunità vengono prima coinvolte con questionari, poi in un libero dialogo. Le domande poste ai cittadini, colti nel loro vivere quotidiano, costituiscono la base delle video interviste, ma è l’autenticità delle risposte il fulcro del Laboratorio Urbano, che riprende il filone della mappatura etno-antroplogicaantropologica caratteristica sia dell'antropologia visuale sia dell’arte pubblica. I cittadini sono coinvolti, con una forte attenzione ai soggetti svantaggiati, per fasce d'età, dai 7 ai 90 anni, in modo che ciascun individuo e ciascuna generazione possano manifestare le proprie potenzialità espressive. I bambini e gli studenti portano la spontaneità delle loro aspettative e dei loro sogni, gli adulti la loro esperienza fatta di mature riflessioni sul mondo, di delusioni, ma anche e non meno di speranze per il futuro, gli anziani e i vecchi la ricchezza della propria memoria personale e storica, basata sulla propria lunga esperienza di vita. Attraverso i Laboratori Urbani queste diverse prospettive si distanziano e/o si fondono, costruendo una dimensione corale della narrazione.
La seconda fase prevede l’Evento di Urban Screen. Al termine dei laboratori urbani, dopo una fase di video editing, le video interviste vengono proiettate su architetture storiche con la tecnica dell’Urban Screen, tecnica che lavora sul concetto del trasferimento del vissuto privato nel pubblico. Le immagini dei volti dei cittadini illuminano le architetture, le voci e i volti della comunità si propagano nello spazio urbano, diventando fruibili dall’intera comunità, ciò nell’ottica di favorire le relazioni all’interno delle stesse comunità attraverso la rilettura della loro storia individuale e comunitaria, in un'ottica di condivisione. L’evento di Urban Screen con un forte impatto emotivo conclude l’esperienza nel luogo in cui è iniziata, ma lo Spettacolo Multimediale che ne scaturisce, in una dimensione itinerante, ha l’obiettivo e le potenzialità di trasferire le esperienze da un luogo all’altro, da un tempo all'altro, evidenziando similitudini e differenze e favorendo lo scambio di tradizioni e di conoscenze tra comunità territorialmente e culturalmente diverse.
L’arte pubblica globale offre una chiave di lettura comportamentale-antropologica della società umana, l’arte pubblica può riempire/colmare i vuoti sociali che sono determinati e che determinano conflitti interni alle comunità.