Utente:Mac9/Sandbox/Costituzione della Repubblica italiana: differenze tra le versioni
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La '''[[Costituzione]] della Repubblica italiana''' è stata approvata dall'[[Assemblea Costituente]] il [[22 dicembre]] [[1947]], promulgata dal [[Capo provvisorio dello Stato]] il [[27 dicembre]] [[1947]] ed è entrata in vigore il [[1 gennaio|primo gennaio]] [[1948]]. È la massima legge dello Stato [[italia]]no.
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Lo Stato italiano moderno appare, da un punto di vista istituzionale, per la prima volta con la legge del [[17 marzo]] [[1861]] che attribuisce a [[Vittorio Emanuele II]], «Re di Sardegna», e ai suoi successori, il titolo di «Re d'Italia». È la nascita giuridica di uno Stato italiano (anche se altri Stati hanno già portato tale nome nel passato, in particolare durante il periodo [[Napoleone Bonaparte|napoleonico]]). La continuità tra il [[Regno di Sardegna]] e quello d'Italia è affermata dall'estensione della sua legge fondamentale, lo ''[[Statuto albertino]]'' concesso da [[Carlo Alberto di Savoia]] nel [[1848]], a tutti i territori del regno d'Italia.
Tale statuto è simile alle altre costituzioni rivoluzionarie vigenti nel [[1848]],
Il primo Parlamento dello Stato unitario, in principio del [[1861]], si compose con un suffragio elettorale ristretto al 2% della popolazione
Malgrado l'articolo 1° proclamasse il [[cattolicesimo]] religione di stato le relazioni fra la [[Città del Vaticano|Santa sede]] e lo
I rapporti con la [[Chiesa cattolica]] vennero invece sanati tramite i [[patti lateranensi]], che ristabilivano le relazioni tra Santa sede e Stato italiano.
Ad aprile [[1945]] venne organizzata un'Assemblea consultiva di 222 membri provenienti dalla [[Resistenza (politica)|Resistenza]] per fare le prime scelte fondamentali: scelta della rappresentazione [[proporzionale]] per l'elezione dei membri dell'[[Assemblea costituente]], organizzazione di un [[referendum]] sulla tipologia di stato (repubblicano o monarchico), estensione del diritto di voto alle donne, costituzione delle liste elettorali.▼
Nel [[1943]], verso la fine della [[Seconda Guerra Mondiale]], [[Benito Mussolini]] perse il potere, il re [[Vittorio Emanuele III]] nominò il maresciallo [[Pietro Badoglio]] per presiedere un governo che ripristinò in parte le libertà dello statuto, iniziando il cosiddetto «regime transitorio», di cinque anni, che terminò con l'entrata della nuova Costituzione. Ricomparvero quindi i partiti antifascisti costretti alla clandestinità, riuniti nei [[Comitati di liberazione]], decisi a modificare radicalmente le istituzioni per fondare uno Stato democratico. <!-- Ci fu veramente un ruolo degli Alleati? Non ho trovato riscontri nelle fonti al momento. -->
Non fu dunque possibile al re di riproporre uno statuto albertino eventualmente modificato e la stessa monarchia, giudicata compromessa con il precedente regime, era messa in discussione. La divergenza, in clima ancora bellico, trovò una soluzione temporanea, una «tregua istituzionale» (giugno, [[1944]]), in cui si stabiliva: la necessità di abdicare in favore del figlio, il quale assumeva la carica provvisoria di ''luogotenente del regno'', fintanto che un referendum non stabilisca se l'Italia debba assumere la forma di repubblica o mantenere la monarchia; e allo stesso tempo la concovazione di una [[Assemblea costituente]] incaricata di scrivere una nuova carta costituzionale, eletta a suffragio universale.
<!-- A questo punto Badoglio terminò fu formato il governo da partiti antifascisti sotto la presidenza di [[Ivanoe Bonomi]], ripristando, compatibilmente con la libertà e la . -->
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▲Ad aprile [[1945]] venne organizzata un'Assemblea consultiva di 222 membri provenienti dalla [[Resistenza (politica)|Resistenza]] per fare le prime scelte fondamentali: scelta della rappresentazione [[proporzionale]] per l'elezione dei membri dell'[[Assemblea costituente]], organizzazione di un [[referendum]] sulla tipologia di stato (repubblicano o monarchico), estensione del diritto di voto alle donne, costituzione delle liste elettorali.
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Nel giugno 1945, il governo di [[Ferruccio Parri]], dirigente del [[Partito d'azione]], rimpiazza quello di Bonomi giudicato troppo legato alla monarchia. Criticato dai liberali (monarchici per la maggior parte) e anche dai comunisti, cede il posto a [[Alcide De Gasperi]] nel dicembre [[1945]]. Il [[2 giugno]] [[1946]] si svolge il referendum e l'elezione della Costituente. Il 54% degli Italiani sceglie la Repubblica. La Costituente è dominata dai grandi partiti di massa (DC 35,2%; PSI 20,7%; PCI 19,7%) mentre i Liberali e il Partito d'azione non ottengono un'ampia rappresentanza. Tale maggioranza elaborerà e voterà la Costituzione che sarà il frutto di un compromesso tra la sinistra (PSI-PCI) e i cattolici (DC) sui principi fondamentali, anche se i liberali eserciteranno un'influenza decisiva sui meccanismi istituzionali e in particolare la separazione dei poteri. I lavori dovevano terminare il [[24 febbraio]] [[1947]] ma la Costituente non verrà sciolta che il [[31 dicembre]] [[1947]], dopo aver adottato la Costituzione il [[22 dicembre]] con 453 voti contro 62. La Costituzione entra in vigore il primo gennaio [[1948]].
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== Bibliografia ==
==Voci correlate==
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