Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/USA-3: differenze tra le versioni

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La storia moderna dell'US Army ha i prodomiprodromi nella Seconda guerra mondiale. È successo che la potenza industriale americana abbia in pochissimo tempo organizzato l'esercito in maniera assolutamente all'avanguardia, seguendo l'esempio tedesco. Ci si sarebbe potuti aspettare che, con lo sforzo bellico necessario per costruire la più grande marina da guerra mai vista (e tale sarebbe stata anche negli anni a venire), e con la produzione di oltre 30.000 bombardieri pesanti e circa 300.000 altri apparecchi, l'US Army fosse lasciato indietro nella classifica delle priorità, anche rispetto all'US Marine Corps, per il quale furono approntati reparti aerei, mezzi da sbarco, navi da sbarco numerose ed efficienti. Ebbene no, le divisioni corazzate americane, praticamente inesistenti appena nel 1939, nacquero come funghi ad ottobre. Nel 1939 gli statunitensi avevano circa 300 mezzi corazzati moderni, anche se di concezione dubbia e senza una precisa idea di come e dove utilizzarli. Inoltre i mezzi di per sé non erano proprio eccelsi: carri leggeri e medi -entrambi con la sigla M2- dai numerosi punti deboli e forti solo di una meccanica abbastanza avanzata. Eppure, già all'epoca di Pearl Harbour, grazie all'analisi delle esperienze belliche in Europa e agli ordinativi inglesi (l'M3 Stuart leggero, l'M3 Grant medio e l'M4 Sherman sono entrati tutti in servizio e in azione con il British Army, ben prima del battesimo del fuoco delle unità americane), v'erano 4 divisioni corazzate, più di quelle italiane, e certamente meglio equipaggiate data l'abbondanza di semicingolati e di carri medi M3. Nel '43 queste divisioni erano diventate 16, numero poi rimasto invariato. Per qualche motivo, pur riconoscendo la necessità di usare mezzi meccanizzati e motorizzati, gli americani erano dell'idea, nonostante questo, che i carri armati fossero da usarsi per appoggiare la fanteria meccanizzata (ma attenzione, in questo caso ciò non significava che erano da rallentare al suo passo, ma proprio il contrario), e questo è vero tanto che nel 1943 l'US Army arrivò a schierare qualcosa come 106 battaglioni di cacciacarri su 36 mezzi l'uno. Ancora più stranamente, i battaglioni erano equipaggiati con gli M10, che erano nient'altro che una specie di M4 Sherman modificati con corazze più leggere ma più inclinate, e con una torretta a cielo aperto per un cannone da 76 mm derivato da un'arma contraerea. Verso la fine della guerra anche gli americani si erano resi conto che i carri armati erano il miglior mezzo controcarri, ma il loro carro 'definitivo', l'M26 Pershing, non giunse in tempo per partecipare in massa alle operazioni. La fanteria era molto numerosa, ma anche qui, la meccanizzazione spinta produsse delle unità capaci, come i panzergranadiere tedeschi, di stare al passo dei carri e non di farli rallentare al passo della fanteria, come accadeva per russi e francesi. La situazione era tale per via della forza produttiva e lo spirito organizzativo americano, che quasi dal niente, dal 1940 permise di costruire circa 80.000 carri armati, un numero paragonabile a quanto produsse l'URSS. Ma mentre quest'ultima era costretta a concentrare le sue risorse sui carri, gli USA ne ebbero anche per i semicingolati: almeno 40.000, un numero persino maggiore di quelli tedeschi. I Semicingolati erano più economici dei mezzi cingolati e per questo erano in auge all'epoca. Inoltre la loro meccanica era tale da renderli più veloci di quelli tedeschi: per i mezzi americani era normale arrivare anche oltre gli 80 km/h, anziché 50. Oltre a questo, gli americani produssero un quantitativo incredibile di veicoli non corazzati: le Jeep sono a tutt'oggi un 'classico' ben conosciuto e lungamente imitato. Autocarri leggeri, medi e pesanti furono ampiamente utilizzati, spesso con la caratteristica cabina in tela ripiegabile, e non mancarono ottime autoblindo come la M8, M20 e la meno nota M3 (praticamente la versione ruotata dei mezzi semicingolati). L'artiglieria americana, nondimeno, fu quella che funzionò di più: la potenza dei gruppi di obici da 105 e 155 mm, l'artiglieria controcarri e anche, quando ve fe fu bisogno, quella contraerei, si fecero sentire già nelle prime campagne in Nord-Africa, dove pure i tedeschi massacrarono letteralmente i reparti corazzati, ben equipaggiati ma senza esperienza, inviati dagli Americani (vedi Kesserine). La produzione di artiglierie campali ha fatto sì che interi eserciti siano rimasti equipaggiati per decenni con gli obici M101 e M114 da 105 e 155 mm.
 
L'export non è stato da meno: i sovietici, per esempio, ricevettero quasi mezzo milione di autocarri, assolutamente indispensabili per sostenere la logistica delle loro armate, e decisamente più importanti degli altri aiuti inviati dagli americani e britannici (tra cui comunque circa 20.000 carri armati e migliaia di aerei). Questo fu determinante nel superare la parte peggiore della guerra, quella che in sostanza finì con Kursk.