Storia della letteratura italiana/Teatro del secondo Novecento: differenze tra le versioni

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In questo contesto, [[../Eduardo De Filippo|Eduardo De Filippo]] viene considerato come un continuatore della tradizione, che ha portato il teatro napoletano ad affermarsi a livello nazionale e sovranazionale. Diverso è invece il teatro di [[../Dario Fo|Dario Fo]], che nasce da una matrice intellettuale: la sua drammaturgia nasce dalla dialettica tra la parola e il linguaggio del corpo, attraverso la quale costruisce la narrazione e rinnova la tradizione.
 
Estremamente originale è poi il teatro di Carmelo Bene (Campi Salentina, 1º settembre 1937 – Roma, 16 marzo 2002), che procede a vere e proprie riscritture attraverso le quali scardina la coerenza narrativa dei testi. Ne è un esempio il lavoro da lui svolto su alcune tragedie di Shakespeare. I testi vengono disarticolati, perdono la loro unità originaria, e Bene li usa per scrivere al loro interno un proprio dramma. Non si tratta quindi di un'interpretazione ma, appunto, di una riscrittura, di cui l'attore-artista prende tutte le resposabilitàresponsabilità autoriali.<ref>{{cita libro | autore=Lorenzo Mango | titolo=Il teatro italiano dal dopoguerra a oggi | curatore=Franco Perrelli | opera=Storia europea del teatro italiano | editore=Carocci | città=Roma | anno=2016 | p=345 }}</ref>
 
Affine è il procedimento di Leo de Berardinis (Gioi, 3 gennaio 1940 – Roma, 18 settembre 2008), che assume come proprio strumento drammaturgico il comico, inteso come antagonista del tragico. Questo non vuol dire assolutamente che Leo (come viene solitamente chiamato) faccia del teatro comico; piuttosto fa del teatro tragico rivolgendosi al grottesco. Negli spettacoli in cui prevale l'aspetto irriverente, il tragico interviene all'improvviso per squarciare il riso; vicevera, quando è il tragico a dominare, una nota irriverente giunge per rompere l'intensità del momento e l'equilibrio del dramma. La sua è una drammaturgia "instabile", ed è anche il più ardito ed estremo tentativo di eliminare ogni forma e formalismo. Il teatro di Leo si costruisce di fronte al pubblico, nel momento in cui il riso distrugge ogni elemento, attribuendogli allo stesso tempo un'aura sublime.<ref>{{cita libro | autore=Lorenzo Mango | titolo=Il teatro italiano dal dopoguerra a oggi | curatore=Franco Perrelli | opera=Storia europea del teatro italiano | editore=Carocci | città=Roma | anno=2016 | p=348 }}</ref>