Storia e memoria/Capitolo 1: differenze tra le versioni

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In terzo luogo, e soprattutto, Filone potrebbe aver rafforzato la sua emarginazione del ruolo di Agrippa escludendo deliberatamente, e quindi eliminando effettivamente, prove significative dalla sua narrativa relative all'importanza di Agrippa come agente dell'imperatore inviato a intervenire nello scisma alessandrino, un fenomeno che suggerisce che l'apparizione di Agrippa ad Alessandria era qualcosa di più che un semplice caso. Questa informazione, che è ammessa solo in un secondo momento, include dettagli sul conferimento da parte dell'imperatore dello ''status'' pretorio segnato dalla consegna degli στρατηγικαὶ τιμαὶ (cioè, ''ornamenta praetoria'') ad Agrippa<ref>Filo., ''In Flacc.'', 40.</ref> e sul suo incontro con la ''[[w:Gherusia|Gerousia]]'', il consiglio rappresentativo del ebrei. Ci viene detto che lo scopo di questo incontro era di indagare su una lettera che il consiglio aveva inviato congratulandosi con Gaio per la sua elevazione a imperatore, l'invio della quale Flacco aveva impedito.<ref>Smallwood, ''Legatio'', 16, sostiene che il mancato invio della lettera da parte di Flacco fu un vero errore.</ref> Agrippa inviò successivamente questa lettera all'imperatore con un'altra lettera in cui spiegava il ritardo insieme a un documento aggiuntivo scritto da Agrippa che sottende l'ingiustizia che segnò l'attacco agli ebrei.<ref>Filo., ''In Flacc.'', 103; ''Leg.'', 179.</ref> Il conferimento dello ''status'' pretorio da parte di Gaio ad Agrippa e l'incontro di Agrippa con la comunità ebraica insieme suggeriscono che Agrippa andò ad Alessandria sia per affari imperiali che per incontrarsi con gli ebrei della città, non semplicemente per accelerare il viaggio verso il suo nuovo regno.<ref>Cfr. Kushnir-Stein, "On the Visit", 238, che crede che l'errata collocazione cronologica dell'episodio dell'incontro di Agrippa con la ''Gerousia'' ebraica fu deliberato.</ref> Inoltre, Filone non fa menzione di una processione formale degli ebrei di Alessandria in città con Agrippa alla testa nel suo giusto contesto cronologico. Questa omissione sostiene certamente l'impressione data da Filone che la visita di Agrippa ad Alessandria non avesse altro scopo che quello di attraversare la città il più rapidamente possibile ''en route'' verso il suo regno palestinese. Solo più tardi, nell'ambito di un riferimento dei compagni di Flacco in merito all'attenzione che ispirava la guardia del corpo di lancieri di Agrippa "addobbati di armature ricoperte d'oro e d'argento",<ref>Filo., ''In Flacc.'', 30.</ref> veniamo a conoscenza del fatto che vi fu un ostentato corteo di Agrippa e degli ebrei alessandrini che portò alla processione del finto re Carabas e allo scoppio del pogrom.<ref>Cfr. Smallwood, ''Legatio'', 18, su Filone che trascura l'incidente "as if aware that it made a wrong psychological approach to the situation"; similmente Smallwood, ''Jews under Roman Rule'', 238.</ref>
 
Le apparenti difficoltà poste dall'eliminazione da parte di Flavio Giuseppe e dall'emarginazione da parte di Filone dell'importante ruolo di Agrippa ad Alessandria sono facilmente spiegabili. La decisione di Flavio Giuseppe di minimizzare il significato della crisi alessandrina, concentrarsi su Roma come centro della Diaspora e ignorare specificamente l'intervento di Agrippa ad Alessandria non ha bisogno di lunghe spiegazioni. È evidente che per Flavio Giuseppe, residente a Roma e intimo con i Flavi, che, appunto, furono suoi mecenati<ref>La testimonianza è in Fl. Gius., ''Vita'', 361–66, e ''CAp.'', 1,50; sebbene si veda la cautela di Tessa Rajak, ''Josephus'' (Londra: Duckworth, 1983), 164.</ref> negli anni successivi al crollo della campagna settentrionale della guerra giudaica, gli affari della città di Roma ebbero maggiore importanza che quelli di Alessandria, nonostante la preminenza di Alessandria come centro ebraico nel mondo romano.<ref>Sull'importanza della città di Roma per Giuseppe, si veda H. St John Thackeray, ''Josephus: The Man and the Historian'' (New York: Jewish Institute of Religion Press, 1929), 68.</ref> In questo contesto, la trattazione superficiale e breve della crisi alessandrina da parte dello storico ebreo e l'omissione di qualsiasi riferimento al ruolo di Agrippa nella crisi sono prontamente spiegati. Inoltre, è logico che proprio perché Flavio Giuseppe elogiò Agrippa nella sua lunga valutazione del re ebreo, non sarebbe stato propenso a discutere dell'intervento alessandrino di Agrippa come causa del pogrom che avrebbe potuto compromettere l'amichevole ritratto di Agrippa da parte dello storico.<ref>Il resoconto di Flavio Giuseppe sui primi anni di Agrippa, ovviamente, contiene materiale meno che lusinghiero per Agrippa. Resta il fatto, tuttavia, che non censura mai Agrippa e utilizza ogni via a sua disposizione per scusare i tratti meno attraenti di Agrippa. Cfr. Alla Kushnir-Stein, "Agrippa I and Josephus", ''Scripta Classica Israelica'' 22 (2000): 153–61.</ref> L'immagine di Agrippa come un piantagrane ad Alessandria avrebbe senza dubbio diluito la rappresentazione complessivamente positiva di Agrippa da parte di Flavio Giuseppe. Inoltre, non c'è dubbio che se [[w:Erode Agrippa II|Agrippa II]], benefattore di Flavio Giuseppe a Roma,<ref>Cfr. Fl. Gius., ''Vita'', 362–66; Thackeray, ''Josephus'', 23; Roland J. H. Shutt, ''Studies in Josephus'' (Londra: SPCK, 1961), 22–23; Rajak, ''Josephus'', 164.</ref> era ancora in vita all'epoca in cui Flavio Giuseppe scrisse della crisi alessandrina nelle ''Antichità giudaiche'', un ritratto così compromettente di Agrippa come fomentatore di violenza in un grande città dell'Impero Romano non avrebbe fatto appello al monarca ebreo. Anche se Agrippa II non era più in vita quando Flavio Giuseppe descrisse il conflitto civile alessandrino, il rispetto per il suo ex patrono probabilmente spinse Giuseppe a evitare la discussione sul dubbio ruolo di Agrippa negli affari interni alessandrini al momento della sua visita del 38 e.v.
 
La sottovalutazione da parte di Filone dell'intervento di Agrippa negli affari di Alessandria, come evento fortuito che portò allo scoppio di ostilità tra alessandrini ed ebrei, può essere altrettanto facilmente spiegata. La sopravvalutazione del ruolo di Agrippa avrebbe, semplicemente, contrastato con la tesi principale che Filone stava tentando di propagare, e cioè che tutti i guai ad Alessandria provenivano dai nemici degli ebrei: il prefetto Flacco, i capi greci di Alessandria – Isidoro, Lampone e Dionisio – la plebaglia alessandrina e, in misura più limitata, l'imperatore Gaio.<ref>Sulla natura didattica sia dell’''In Flaccum'' che di ''Legatio ad Gaium'', cfr. Sandmel, ''Philo of Alexandria'', 40; Kushnir-Stein, "On the Visit", 51, 227; van der Horst, "The First Pogrom: Alexandria 38 CE", 469, 472–73; van der Horst, ''Philo’s Flaccus'', 1–2, 14. Questo porta Kushnir-Stein, "On the Visit", 237, a quella che mi sembra una conclusione alquanto estrema che Filone abbia inventato l'idea che Gaio avesse influenzato Agrippa a recarsi nel suo regno passando per Alessandria. Quello che credo è che, mentre il consiglio amichevole di Gaio fu inventato, ciò non si può dire del carattere compulsivo di tale consiglio attribuito anche a Caligola. La mia ragione per credere questo è che l'elemento di coazione manifestato da Gaio si verifica in un contesto incidentale successivo in cui l'elemento didattico è assente.</ref> Scegliere Agrippa come agitatore avrebbe indubbiamente indebolito la forza della tesi di Filone che attribuiva la colpa del pogrom interamente ai nemici degli ebrei. Inoltre, nella ''Legatio'', Agrippa è raffigurato come una forza positiva che opera responsabilmente per la causa ebraica. La rappresentazione di Agrippa come una forza provocatoria e negativa avrebbe sicuramente minato questa stima di Agrippa. Quindi, da parte di Filone nell’''In Flaccum'' si sviluppò la necessità di ridurre al minimo il significato dell'incidente e di sbarazzarsi della presenza di Agrippa il più rapidamente possibile.<ref>Questo atteggiamento difensivo da parte di Filone spiega l'affermazione (In Flacc., 28) che Agrippa, avendo già visitato Alessandria, non fu costretto a venire in città per visitare la città. Cfr. van der Horst, ''Philo’s Flaccus'', 119.</ref>
 
Data la mia conclusione che la visita di Agrippa ad Alessandria fu più importante di quanto Filone comunicasse e tutt'altro che circostanziale, sono obbligato a offrire una soluzione alternativa alla valutazione da parte di Filone delle ragioni della presenza e dello scopo di Agrippa in Egitto.
 
== Note ==