Israele – La scelta di un popolo/Capitolo 6: differenze tra le versioni

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=== Distintività relazionale o sostanziale ===
{{Immagine grande|Ephraim Moses Lilien - An Allegorical Wedding- Sketch for a carpet dedicated to Mr. and Mrs. David Wolffsohn Triptych (from... - Google Art Project.jpg|840px|''An Allegorical Wedding''<sup>(da destra a sinistra)</sup>, di [[:en:w:Ephraim Moses Lilien|Ephraim Moses Lilien]] (1906)}}
Abbiamo visto che Ha-Levi pone notevole enfasi sulla sostanziale particolarità del popolo ebraico. Ho anche separato il carattere distintivo sostanziale dal carattere distintivo relazionale, quest'ultimo essendo quello che ritengo l'autentico insegnamento biblico-rabbinico. Ma qual è la differenza tra i due? Questo è importante da determinare prima di concludere questa riflessione sulla teologia dell'elezione di Ha-Levi, mostrando i miei principali problemi teologici e filosofici al riguardo.
 
In una situazione di distintività relazionale, la distintività dei partecipanti alla relazione ha senso solo nel contesto della relazione stessa. L'esempio migliore è il matrimonio, che è un modello che svolge un ruolo regolare sia nell'insegnamento biblico che in quello rabbinico. In un matrimonio profondamente vissuto dai partecipanti, il marito e la moglie credono di essere stati scelti e di scegliere in modi unici, modi che hanno un significato al di là della mera esperienza di ''un'' uomo e di ''una'' donna. L'uno per l'altro, lui è ''l''’uomo e lei ''la'' donna. Inoltre, in questa situazione profonda, il marito e la moglie si pongono l'un l'altro esigenze molto speciali, richieste che sarebbero del tutto irragionevoli se estese al di fuori della propria comunione. Ma nei loro rapporti con il mondo esterno, lui è solo un uomo e lei è solo una donna.<ref>Cfr. Franz Rosenzweig, "Divine and Human," trad. {{en}} F. C. Golffing in N. N. Glatzer, ''Franz Rosenzweig'', II ed. riv. (New York, 1961), 243.</ref>
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Così è con il rapporto di alleanza tra Dio e il popolo ebraico. In questa comunione, quando i partecipanti vivono in mutua presenza, Dio è ''il Signore'' (YHWH) e il popolo ebraico è ''Israele'', entrambi nomi propri unici. Ma in relazione al resto del mondo, Dio è la più alta potenza e autorità (''elohim''), la cui distinzione dalle altre potenze e autorità nel mondo è di grado, non di specie.<ref>Cfr. ''Kuzari'', 4.3, 15.</ref> Quanto a Israele, in questa relazione è solo un popolo tra tanti. In altre parole, il carattere distintivo sia del Signore che di Israele non può essere stabilito da alcun criterio esterno. Non è qualcosa che possa essere dimostrato empiricamente a uno spettatore non coinvolto. ''Tertium non datur''.
 
Tuttavia, Ha-Levi vuole sostenere che la particolarità di Israele è dimostrabile empiricamente. Individua quella particolarità nel fenomeno della profezia. Tuttavia, ha un problema empirico. Dove sono oggi i profeti ebrei? E, inoltre, gli ebrei sembrano essere più santi degli altri popoli?
 
Poiché la profezia ha cessato da tempo di manifestarsi in Israele, Ha-Levi deve basare le sue attuali affermazioni sull'ebraismo sulla tradizione dei profeti.<ref>''Ibid.'', 3.24.</ref> Quindi scrive:
{{citazione|Nessuno in nessun luogo può avvicinarsi a Dio, sia Egli esaltato, se non per mezzo dei comandamenti di Dio, sia Egli esaltato. E non c'è accesso (''mav’o'') alla conoscenza dei comandamenti di Dio se non attraverso la profezia (''be-derekh ha-nevu’ah''), ma non per mezzo (''at yedei'') di ragione o opinione ... Quegli uomini che attraverso la tradizione (''be-qabbalah'') ci hanno consegnato questi comandamenti non erano individui solitari ma erano, piuttosto, una grande assemblea, tutti grandi saggi, che la ricevettero dai profeti. Ma in assenza di profezia (''u-ve-he'ader ha-nevu’ah''), l'hanno ricevuta da coloro che portano la Torah... Dai giorni di Mosè la tradizione non è mai cessata in Israele.|''Kuzari'', 3.53, pp. 139-140}}
 
=== Indifferenza di Maimonide alla distintività ===