Israele – La scelta di un popolo/Capitolo 6: differenze tra le versioni

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In questa ontologia, sia Dio che Israele sono temporalmente correlati. La differenza tra loro è che Israele, come ogni creatura, alla fine è inghiottito dalla morte come dissoluzione personale che il tempo gli comporta, mentre Dio non ne è inghiottito. Così il tempo di Israele come creatura è limitato (finito); il tempo di Dio creatore è illimitato (infinito). Dio come esistenza infinita (che non è affatto la stessa cosa dell'Essere Eterno) è coevo al tempo, mentre le creature finite sono trascese dal tempo. Per questo motivo, una nozione di immortalità umana (in opposizione alla dottrina della risurrezione dei morti) distrugge la differenza essenziale tra uomo e Dio e alla fine assorbe l'uomo in Dio.<ref>Si veda l'[[Israele – La scelta di un popolo/Appendice 3|Appendice 3]]; inoltre, Hizquni, ''Commentary on the Torah'': {{passo biblico2|Esodo|3:14}}</ref> Tuttavia, Dio trascende solo il tempo mortale e finito di tutte le creature; Egli non trascende il tempo stesso nel modo in cui trascende certamente lo spazio.
 
Perché il tempo in questo senso è durata: quella in cui si verifica una sequenza di eventi. Così tutta l'esistenza è temporale.<ref>Penso che Maimonide si trovi in ​​un dilemma teologico quando afferma la dottrina della ''creatio ex nihilo'', insistendo contemporaneamente sul fatto che anche il tempo è "una cosa creata" (''mi-khlal ha-nivra’im'') in ''[[Guida dei perplessi]]'', 2.13, nella trad. {{en}} di S. Pines (Chicago, 1963; trad. {{Lingue|he}} di Samuel ibn Tibbon), 281. Qui segue la visione scientifica di Aristotele secondo cui "il tempo è conseguente al movimento" (''ibid.'') senza, tuttavia, seguire la conclusione metafisica di Aristotele dell'eternità del moto celeste, cioè "che esiste una certa materia che è eterna (''qadmon'') come è eterna la divinità; e che senza di essa Egli non esiste, né esiste senza di Lui" (''ibid.'', 283; cfr. ''Fisica'' 251b10 segg.). Si differenzia da Aristotele perché la concezione di Aristotele correla Dio e la materia in modo tale da compromettere l'assoluta trascendenza di Dio: "Poiché lo scopo di ogni seguace della Legge di Mosè e di Abramo nostro Padre o di coloro che seguono la via di questi due, è credere che non ci sia nulla di eterno in alcun modo esistente simultaneamente (''qadmon im Ha-Shem yitbarakh'')" (''ibid.'', 285). Ciononostante, se la creazione non è essa stessa un atto/evento temporale perché il tempo è totalmente correlato allo spazio e quindi esso stesso qualcosa di creato come lo è lo spazio, allora in che modo la trascendenza di Dio dalla sua creazione è qualcosa di più che una priorità logica (che di per sé non può essere considerata libera) piuttosto che una vera priorità (cfr. ''Guida'', 2.30)? Cos'altro potrebbe essere, secondo Maimonide, il non essere né spaziale né temporale? Cfr. R. Isaac Abrabanel, ''Rosh Amanah'', cap. 16, che intuisce il problema ma che, tuttavia, rifiuta di criticare direttamente Maimonide.</ref> Anche la creazione stessa può essere considerata un evento nella vita di Dio — anche se ovviamente non nella vita dell'uomo, perché è l'esperienza preistorica di Dio.<ref>Si noti Kant, ''Critique of Pure Reason'', B50, trad. {{en}} N. Kemp Smith (New York, 1929): "Time is nothing but the form of inner sense, that is, of the intuition of ourselves and of our inner state" (p. 77).</ref> Lo spazio, invece, è esterno in quanto può essere costituito come qualcosa di separato dal soggetto esperiente.<ref>Cfr. ''ibid.'', A27: "we can indeed say that space comprehends all things that appear to us as external, but not all things in themselves, by whatever subject they are intuited, or whether they are intuited or not" (p.72).</ref> Quindi tutta l'esistenza non può essere confinata nello spazio.<ref>Il detto rabbinico: "Egli è il luogo del suo mondo (''meqom olamo''), ma il mondo non è il suo luogo (''meqomo'')" (''Bere’sheet Rabbah'' 68.9 rif. {{passo biblico2|Genesi|28:11}}, cur. Theodor-Albeck, 777-778 e si veda la relativa nota) sta certamente usando il termine spaziale "luogo" come metafora. Si tratta essenzialmente di affermare la priorità assoluta di Dio sul mondo: il mondo ha bisogno di essere in relazione con Dio, ma Dio non ha bisogno di essere in relazione con il mondo. Pertanto, Dio localizza il suo mondo ogniqualvolta lo voglia o lo desideri, ma non si trova mai in quel mondo. Cfr. {{passo biblico2|1Re|8:27-30}}; {{passo biblico2|2Cronache|2:4-5}}.</ref> Questo si manifesta con il pensiero, che quando è creativo non è ''localizzato'' ma ''localizzante''.<ref>C'è un perenne dibattito filosofico sul fatto che il pensiero sia anteriore al linguaggio o il linguaggio al pensiero. Nel caso dell'uomo, la Scrittura insegna che il linguaggio è anteriore al pensiero. Gli esseri umani non raggiungono il livello del pensiero finché non vengono apostrafati ''in situ'': "Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose (va-yannihehu) nel giardino di Eden ... Il Signore Dio comandò l'uomo dicendo (''l’emor'')" ({{passo biblico2|Genesi|2:15-16}} — cfr. in merito ''Targumim''; inoltre, {{passo biblico2|Genesi|3:9;22:1}}; {{passo biblico2|Es|3:4}}; {{passo biblico2|1Samuele|3:4}}; {{passo biblico2|Isaia|6:5}}). I linguaggi "naturali" emergono da luoghi particolari e non li trascendono mai del tutto. Le lingue "artificiali" sono solo astrazioni dalle lingue naturali e non sono in alcun modo "trascendentali" (cfr. [[w:Ludwig Wittgenstein|Ludwig Wittgenstein]], ''Philosophical Investigations'', 2a ed., 1.18, trad. {{en}} G.E.M. Anscombe [New York, 1958], 8). Ma nel caso di Dio, al contrario, poiché la Scrittura insegna che Egli è prima dello spazio (quindi di ogni luogo), i suoi pensieri precedono le sue espressioni creative (cfr. {{passo biblico2|Is|55:8}}) "Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell'alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti, suoi angeli, lodatelo, voi tutte, sue schiere. Lodatelo, sole e luna, lodatelo, voi tutte, fulgide stelle. Lodatelo, cieli dei cieli, voi acque al di sopra dei cieli. Lodino tutti il nome del Signore, perché egli disse e furono creati. Li ha stabiliti per sempre (''l’ad l’olam''), ha posto una legge (''hoq'') che non passa" ({{passo biblico2|Salmi|148:4-5}}; cfr. {{passo biblico2|Salmi|33:9}}).</ref>
 
=== Volontà e scelta in Ha-Levi ===