Israele – La scelta di un popolo/Capitolo 4: differenze tra le versioni

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Significa che dobbiamo renderci conto positivamente che, se la presenza di Dio non fosse stata con noi, saremmo morti come popolo. La nostra unica vita autentica, collettivamente e individualmente, è quando testimoniamo la nostra elezione a noi stessi. Come disse Mosè a Dio: "Se la Tua presenza non viene con noi, non farci partire da questo deserto" ({{passo biblico2|Esodo|33:15}}). Tuttavia, ora la nostra testimonianza alle nazioni del mondo non è positiva ma negativa. È per ricordare loro con la nostra vita molto vulnerabile e incompleta che Dio non è presente nel mondo, che la redenzione non è da aspettarsi secondo criteri umani, che la redenzione arriverà solo quando Dio deciderà con i Suoi stessi misteriosi criteri che è il momento giusto per noi e per loro insieme a noi. E quindi la nostra testimonianza è smentire coloro che dicono che il mondo è redento e insistere affinché il mondo aspetti con Israele il suo redentore. "Ma io so che il mio Redentore vive e che alla fine si ergerà sulla polvere!" ({{passo biblico2|Gb|19:25}}).<ref>Seguendo Robert Gordis, ''The Book of God and Man'' (Chicago, 1965), 264.</ref>
 
{{Immagine grande|ElAdoration nombreof dethe DiosName adoradoof porGod losby angelesGoya.jpg|840px|''La Gloria, o Adorazione del Nome di Dio'', di [[w:Francisco Goya|Francisco Goya]] (1772)}}
Con questa base nella Scrittura ora in una visione più chiara davanti a noi, possiamo procedere ad esaminare come l'immaginazione e la ragione dei rabbini abbiano elaborato la dottrina ebraica centrale dell'elezione di Israele da parte di Dio.