Thomas Bernhard/Piacere: differenze tra le versioni

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{{q|''Mi figuro, per un inestirpabile pregiudizio di scrittore, che nulla resterà non detto.''|[[w:Stéphane Mallarmé|Stéphane Mallarmé]]}}
{{q|''Il castigo corrisponde alla colpa: essere privati di ogni gioia di vivere, essere portati al grado estremo di disgusto della vita.''|[[w:Søren Kierkegaard|Kierkegaard]], [[w:esergo|esergo]] di ''Antichi Maestri''}}
{{q|Non è stato neppure Nietzsche, solo Schopenhauer mi ha salvato. Mi mettevo seduto nel mio letto , leggevo due frasi di Schopenhauer e le meditavo, poi leggevo altre due frasi di Schopenhauer e le meditavo... Solo grazie a un trucco meschino sono riuscito ad abusare di Schopenhauer per i miei fini, e quindi a garantirmi la sopravvivenza.|Reger, ''Antichi Maestri''}}</div>
 
== Serenità e piacere d'esistere ==
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Mentre Reger ottiene il distanziamento dalla vita attraverso la riflessione e l'attività intellettuale, egli diventa uno spettatore. È in grado di pronunciarsi sull'oggetto che sta fissando e trova questa dinamica teatrale nel dipinto di Tintoretto, come anche nel ''Der Zerbrochene Krug'' di Kleist. Reger riflette sulla sua lettura di Schopenhauer:
{{q|Mi mettevo seduto nel mio letto , leggevo due frasi di Schopenhauer e le meditavo, poi leggevo altre due frasi di Schopenhauer e le meditavo. Dopo quattro giorni passati senza far altro che bere acqua e leggere Schopenhauer, mangiai per la prima volta un pezzo di pane, del pane talmente duro che ho dovuto farlo a pezzi con il tritacarne|''AM'' p. 185}}
Reger enfatizza le nozioni ascetiche e ritualistiche che sorgono quando ci si dedica a diventare l'ideale di Schopenhauer di saggio o santo ammuffito. Il rituale prevede l'abbandono di tutte le nozioni egoistiche al fine di iniziare il processo di auto-annientamento. Mentre legge Schopenhauer, Reger afferma di sottoporsi al processo fisico di apertura verso l'esterno (digiuno, sofferenza, negazione di qualsiasi desiderio personale) che è spesso associato alla filosofia di Schopenhauer. Tuttavia, non può sfuggire al suo egoismo solipsistico, il che si traduce nella sua richiesta di essere lasciato solo col ''suo'' dipinto.<ref>Nel suo, ''Naufragio con spettatore, cit.'', Blumenberg scrive quanto segue riguardo alle opinioni di Schopenhauer sul genio e sul saggio ascetico: "La volontà – e questa è già la sua determinazione classica – va nell'infinito e può finire solo trascendendosi; questo accade, come grande passione o come pura cognizione, nel genio. La formula di Schopenhauer della "vita del genio" è un paradosso, poiché il genio si distingue proprio per il non appartenere alla vita, poiché è completamente ricolmo di pura cognizione come distanziamento dalla vita "(p. 62). Per quanto riguarda la ragione e il saggio, Blumenberg in seguito afferma: "Si esprime nel fatto che «in conformità con la riflessione precedente, o una determinazione formata, o una necessità riconosciuta, un uomo soffre o compie a sangue freddo ciò che è della massima e spesso terribile importanza per lui.» Ecco, finalmente si potrebbe davvero dire, «la ragione si manifesta praticamente.» Lo sviluppo più completo della ragion pratica è rappresentato, dice Schopenhauer, nell'ideale del saggio stoico" (p. 64).</ref>