Shoah e identità ebraica/Fede redentrice: differenze tra le versioni

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Anche Wiesel, come il suo compagno sopravvissuto, sceglie di attribuire la sua sopravvivenza al caso, eludendo così la questione problematica del perché alcuni ebrei dovrebbero essere protetti divinamente e altri no. Probabilmente questo è un problema più difficile da negoziare per Wiesel, poiché mantiene una fede in Dio e nell'Alleanza, piuttosto che per Levi che rifiuta completamente la fede religiosa. La questione della salvezza e della provvidenza, tuttavia, è chiaramente una questione che ha risonanza sia con il sopravvissuto religioso che con quello ateo. Levi è in grado di rifiutare sia una credenza personale nella sua salvezza che l'ideologia religiosa, ma questo è più problematico per Wiesel che è un credente, il che suggerisce che accetta l'ideologia della provvidenza che salvò il giusto Noè. Come ebreo fedele che giustifica le sue controversie religiose agendo "all'interno dell'Alleanza", sembra probabile che si consideri un ebreo giusto (Wiesel ''Evil'':12). Tuttavia, se credeva implicitamente nella propria rettitudine, ci si aspetta che applicasse la stessa virtù alla sua famiglia altrettanto devota, in particolare alla sua innocente sorella Tsiporah di sette anni che non sopravvisse. Di fronte a questo conflitto ideologico, sembra che Wiesel scelga di accettare un rapporto problematico con l'ideologia della fede ebraica e di attribuire la propria sopravvivenza alla fortuna, mantenendo così la fede e la memoria intatta della purezza e della rettitudine della sua famiglia assassinata. "My little sister Tsiporah, my little angel scorched by a darkened sun" (Wiesel ''All Rivers'':71).
 
In tutto il Libro della Genesi ci sono intuizioni sulla natura vendicativa di Dio e l'emergere di idee sul sacrificio e sull'olocausto. Il termine "olocausto", derivato dal greco "holokauston" significa sacrificio, offerta bruciata (Gilbert 2000: 62). A causa del significato religioso del termine, alcuni, ebrei ma non solo, trovano inappropriato l'uso di tale termine: si giudica offensivo paragonare o associare l'uccisione di milioni di ebrei a una "offerta a Dio". Il termine ''Shoah'' (che uso ad intermittenza nel mio testo) è stato così adottato più recentemente per descrivere specificamente la tragedia ebraica di quel periodo storico. "Shoah" , significa "desolazione, catastrofe, disastro". Questo termine venne usato per la prima volta nel 1940 dalla comunità ebraica in Palestina, in riferimento alla distruzione degli ebrei polacchi. Da allora definisce nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica d'Europa.
 
Ci sono diversi esempi di sacrifici e olocausti nella Genesi, per volere di un Dio arrabbiato con il Suo popolo. Questi esempi, le domande che circondano un Dio che punisce così severamente e il significato del termine "olocausto" sono tutti rilevanti in un'analisi contemporanea delle Scritture Ebraiche. Un'interpretazione religiosa dell'Olocausto è quella di un Dio vendicativo che distrugge il Suo popolo per ricominciare ''ex novo''. Un'altra teoria che emerge dalle Scritture è quella del sacrificio. Chiamare alla memoria il genocidio più violento e devastantemente efficiente del popolo ebraico [[:en:w:Names of the Holocaust|un olocausto, un'offerta sacrificale]], è stata come dicevo una questione alquanto controversa. Chiamarlo con l'ebraico ''Shoah'' (שׁוֹאָה) sottolinea il significato dell'evento per il popolo ebraico e suggerisce una catastrofe, piuttosto che un sacrificio. Lo stesso Wiesel è stato uno dei primi a usare il termine olocausto per descrivere il genocidio, a causa del significato del fuoco come mezzo di distruzione, preferendo inizialmente l'immaginario religioso del sacrificio, all'implicazione più naturale di una catastrofe (Wiesel ''Evil'':39).