Pensare Maimonide/Torah dal cielo: differenze tra le versioni

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Maimonide lascia pochi dubbi sul fatto che Dio debba essere considerato l'autore immediato di ogni parola della Torah. Maimonide in questo caso sta solo esprimendo ciò che era stato a lungo considerato una credenza fondamentale dell'ebraismo.<ref>Si veda TB ''Sanhedrin'' 99a; cfr. anche TB ''Menahot'' 30a.</ref> Si può dire, tuttavia, che egli abbia adottato una posizione massimalista quando si tratta del ruolo attivo di Dio. Mosè è trattato come un destinatario puramente passivo che registra esattamente ciò che Dio gli comunica.
 
Maimonide aggiunge alcuni ulteriori aspetti a questo principio. Poiché tutto proviene direttamente da Dio, e solo Mosè ne ha preso la dettatura, ne consegue che non ha scritto con le proprie parole nessuno dei passi della Torah e nulla è stato aggiunto alla Torah dopo la sua morte.<ref>Il secondo punto non è dichiarato esplicitamente nell'ottavo principio, ma è esplicitato nel principio successivo, in cui Maimonide sostiene che nulla può essere aggiunto alla Torah o da essa cancellato. Cfr. Herbert Davidson, ''Moses Maimonides: The Man and His Work'', Oxford University Press, 2005, ''ad hoc''.</ref> Inoltre, Maimonide sostiene che anche la "interpretazione ricevuta della Torah proviene dalla bocca di Dio". La Legge Orale non è quindi una legge derivata da regole di giurisprudenza basate sulla Legge Scritta,<ref>Maimonide affronta questo punto in dettaglio nella sua introduzione al ''Commentario alla Mishnah''. Ciò che deriva dai tredici principi in base ai quali la Torah è legalmente esposta, appartiene alla legge rabbinica oppure serve solo come supporto testuale per ciò che viene tramandato dalla tradizione.</ref> ma anch'essa è stata data da Dio a Mosè , proprio come Dio gli ha dato ciò che successivamente scrisse nella Torah.
 
L'ottavo principio di Maimonide sostiene quindi le tre convinzioni separate, ma correlate, che tradizionalmente si pongono al centro dell'impegno degli ebrei ad osservare la Torah: