I caduti di Cornate d'Adda/Crippa Attilio Giuseppe: differenze tra le versioni

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7 febbraio 1916<br>
''La notte è calata, mi ritrovo ancora tra i corpi dei miei compagni. Dopo un po’ ci si fa l’abitudine a stare tra lo sporco delle trincee, ma questo non è il nostro problema principale. Tra pochi giorni partiremo per l’Isonzo, continuiamo a perdere uomini e tutti sperano che, da un giorno all’altro, tutto finisca. In trincea la vita è durissima e si sta male, non ci sono cure per le ferite più gravi e si è costretti ad arrivare a metodi anche estremi. Ma non solo, tanti, anzi troppi soldati , sono morti per malattie più banali come la polmonite o una semplice febbre.''<br>
''Per distrarsi, di sera quando non si combatte, non si può neanche fumare perché i cecchini al primo segnale ti vedono, al secondo ti puntano e al terzo sei morto!! C'è poco cibo e, per sfamarsi, poca zuppa di cavolo e un tozzo di pane che, a volte, cade nel fango…lo mangi ugualmente perché non pensi più a cosa mangi, ma ti interessa solo sfamarti. Come va la bottega? Sono arrivati nuovi tessuti e i nuovi fili colorati? Durante la guerra, gli acquisti sono diminuiti? Ricordatevi di controllare le macchine per cucire! Mi raccomando. Mi mancate voi e il mio vecchio lavoro; mi piaceva molto confezionare i vestiti per i miei compaesani nella più completa tranquillità… Vi prego, solo una cosa, se non farò ritorno, continuate a lavorare in sartoria, io e mio padre vi abbiamo dedicato anima e corpo per tutta la vita… Fatelo per noi.''