Gallerie di piazza Scala/III: differenze tra le versioni

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Con ogni probabilità, Molteni realizzò questa seconda versione in seguito alla cessione del ritratto a olio. Infatti, per l’accuratezza dell’immagine, rifinita in ogni minimo dettaglio, e per gli inserti di biacca che creano ricercati effetti di luce, il disegno sembra rientrare nella produzione di opere d’apres a pastello o a carboncino, ricavate dai propri dipinti più celebri. Va comunque segnalato che, al momento dell’ingresso in Collezione il disegno si presentava lacunoso e gravemente deteriorato da ampie lacerazioni della carta; il restauro condotto nel 1992 dallo studio Giovanni Rossi gli ha restituito la completa leggibilità, rivelandone una carta già all’origine tesa su telaio, in fase di restauro controfondata, integrata a neutro e ritesa sul telaio originale.
Il ritratto restituisce l’immagine professionale di Giovanni Migliara, all’epoca affermato pittore prospettico, mentre posa con l’abito e il cappello da pittore calcato sulla testa e mostra con orgoglio la tavolozza dei colori. La veduta notturna sul cavalletto fornisce una precisa connotazione della sua produzione che proprio alla fine degli anni Venti si distingue per i suggestivi effetti di luce notturna, tra i quali anche la Scena veneziana in Collezione.
L’opera si inserisce in una piccola serie di ritratti di artisti contemporanei vicini all’autore, come Marco Gozzi e Vitale Sala, realizzati agli esordi della sua attività di ritrattista. Inoltre, Molteni e Migliara erano stati effigiati, insieme al poeta Tommaso Grossi e al pittore Pelagio Palagi, nel celebre Autoritratto di Francesco Hayez (Milano, Museo Poldi Pezzoli) , suggestiva testimonianza della complice amicizia e affinità intellettuale che legavano tra loro i protagonisti della Milano romantica, ma soprattutto vera e propria affermazione sociale dello status d’artista