Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 6: differenze tra le versioni

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====La TAURINENSE (al 2002)<ref>Mambriani, Simone: ''La Brigata Alpina TAURINENSE'', RID Luglio 2002 p. 57-61</ref>====
C'era un tempo , nemmeno tanto lontano, in cui gli Alpini erano una forza di ben 5 brigate: d'altro canto, pur essendo circa il 20% delle unità dell'Esercito a livello di brigata, la cosa non può certo sorprendere visto che le Alpi sono una barriera naturale per la penisola Italiana: a patto di non fare un'altra guerra con gli Stati Uniti, non c'erano e non ci sono altre vie pratiche per invaderla. Gli Alpini erano per la grandissima parte gente del luogo, delle vallate alpine: ma oramai le cose sono cambiate, pur essendo ridotto il numero delle brigate, oramai sono spesso popolate da ragazzi che arrivano da posti tutt'altro che 'tipici' della specialità, specie dal Sud Italia. La TAURINENSE è passata alla base volontaria con il 3° Reggimento che per primo ebbe una missione fuori aerea, a Sarajevo nel '97, ed entro il 2001 la base di questo reggimento prima e della brigata poi è diventato su base volontaria, con VSP e VFB, mentre solo circa 100 soldati, nel 2002, erano ancora di leva per i comandi della sede in particolare. Del resto la carriera militare retribuita è, differentemente dalla leva, un incentivo soprattutto per i giovani che vengono da aeree dove di lavoro ce n'é poco, per cui non stupisce il rimescolamento di carte a livello 'etnico'. Al 2002 già c'erano il 00% di VSP e il 90% dei VFB rispetto al livello previsto. Inoltre arrivava personale dalla Brigata Centauro oramai disciolta, e per le missioni all'estero vi era la possibilità di attingere altre risorse umane da altre unità alpine o in generale, dell'Esercito.
 
Per quello che riguarda la struttura della brigata, questa col tempo era diventata la seguente:
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Come gli americani del CST ovvero le Special Forces incaricate del supporto ravvicianto con ruoli di controllo avanzato, quelli del 185° sono usati per compiti di direzione di tiro e inflitrazione, dialogando con gli aerei e indicando gli obiettivi da colpire. Questo richiede molta preparazione sia fisica, sia tecnica, sia culturale, per esempio con l'uso corrente dell'inglese Tra l'altro è sempre possibile che l'indicatore sia scambiato per l'indicato e quindi sia colpito il designatore laser piuttosto che l'oggetto da questo illuminato (come è successo in Afghanistan): infatti da un punto di vista del sensore di acquisizione bersagli, non c'è molta differenza tra la sorgente e il riflesso del laser.
 
Quanto ai materiali, l'indicazione degli obiettivi attualmente è fatta soprattutto con i sistemi di mira laser. Questi erano presenti nel caso del 185imo con il GLTD, Ground Laser Target Designator, che era forse il miglior sistema al mondo, specie per la potenza del fascio laser. Ma si trattava di un apparato enormemente pesante e macchinoso, con dimensioni non indifferenti e un peso di ben 40 kg. Anche se ripartibili in 3 carichi da 13 l'uno, è evidente che questo sistema, adatto a veicoli, è tutt'altro che ideale per fanterie in missione che devono muoversi a piedi, e richiede team piuttosto numerosi visto che non si poteva certo pretendere che un operatore dovesse sobbarcarsene il peso e la mole da solo. In pratica solo per questo sistema servivano 3 operatori: uno portava il sistema designatore, uno quello diosservazione, uno il basso e tozzo trippiede. Ma si trattava pur sempre di aggeggi grossi e piuttosto delicati, che erano davvero inadatti per un impiego del genere, sperabilmente si sarebbe comprato poi un sistema molto meno ingombrante e limitante (oltre al designatore bisognava portare visori, radio, armi, e provviste per una settimana -10 giorni di permanenza in zona). Non bastava, perché c'era anche un telemetro con capacità IL, binocolo Steiner 7x50 con bussola, GPS Garmin 12, radio HF 178 e VHF 633, e questa sola aveva un peso di ben 13 kg. In acquisizione risultavano anche il telemetro laser Litton Mk.VII (per quanto grosso, il designatore GLDT non consentiva nemmeno la telemetria..), NVG AN/PVS-15 monoculari e AN/PVS-7 binoculari, e pare anche una camera termica. Chiaramente tutto questo materiale finisce per rendere necessario un team tutt'altro che snello, e anche se il compito e il motto è 'vedere e non essere visti' è chiaro che un conto è un team di 2-3 elementi, un conto uno di 6-8 che probabilmente è il minimo per manovrare tutte queste apparecchiature dal peso complessivo di dozzine di kg, a cui si aggiungono mitragliatrici MINIMI (segno che di fatto si tratta di una attività di squadra), fucili AR , pistole Beretta 92FS, anche fucili per tiratori scelti. I Veicoli erano i Land Rover Defender, i VM-90, gli ACP, tutti mezzi di importanza pressoché nulla in azioni FAC e HUMINT dietro le linee nemiche.
 
Per fare parte di questa piccola (nonostante il nome di reggimento) ed efficiente unità operativa era richiesta una meticolosa preparazione anche fisica tipo marcia zavorrata con zaino da 20 kg di 7 km in un'ora al massimo, 2000 metri in 9 minuti di corsa, galleggiamento in acqua con la tuta da combattimento (chiaramente senza zavorra) per almeno 12 minuti, 36 piegamenti sulle braccia, altrettanti addominali, sette trazioni alla sbarra. I primi due corsi sono stati fatti entro il 185°, poi dal 2002 si è aperta la possibilità a tutti i 'folgorini' volontari, circa 120. Dopo le prove iniziali ne veniva perso un terzo e un altro entro il quinto mese di addestramento. Il corso basico veniva attuato a Cesano, alla Scuola di Fanteria, e durava 4-5 mesi, con tutte le caratteristiche base del combattimento, topografia etc., ma non prima di un mese al CAPAR di Pia per il brevetto di paracadutista militare (per chi non l'avesse avuto ancora). Altri 4-5 mesi per il corso di specializzazione per la parte 'specialistica' della missione. C'è un po' di tutto, incluso quello di sopravvivenza, evasione e fuga, dove veniva usata la scuola di Furbara dell'AM, almeno come supporto, osservazione d'artiglieria con la scuola di Bracciano, e persino il corso di resistenza agli interrogatori, con un non meglio precisato 'personale esterno'. Poi vi è un'esercitazione alla fine del corso, e se si supera tutto arriva l'incarico 80/G ovvero di osservatore e acquisizione obiettivi. Questo il primo anno, poi ne segue un secondo di 'amalgama', apprendistato, corsi per addestramento montano invernale ed estivo, incluso sci e roccia basici, quello di Mobilità Anfibia dal RAFOS del Col Moschin o dal più ovvio Rgt Lagunari. Per il resto vi erano anche corsi come quello di tiratore scelto (SCUF Cesano), inglese (SLEE Perugia) e svariati altri, fino ai corsi di azione in pattuglia alla scuola NATO International Special Training Center ISTC a Pfullendorf, in Germania, con varie possibilità della durata di 3-4 settimane, tipo quello medico, tiratore scelto, combattimento in aree chiuse etc.