Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Egitto: differenze tra le versioni

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L'Egitto è entrato nel mondo 'moderno' dopo che, sostanzialmente, Napoleone vi intraprese una delle sue tante missioni 'audaci' contro i nemici esterni della Francia: così audaci che la flotta di supporto francese venne distrutta ad Aboukir. Il successivo soggiorno 'forzato' in Egitto permise se non altro di prestare maggiore attenzione ai tesori che si celavano tra le sabbie, dimenticati da millenni o guardati ancora con ammirazione, come le Piramidi, che pure vennero spogliate del rivestimento esterno per costruire le case del Cairo. La riscoperta della cultura egizia, la decifrazione della straordinaria Stele di Rosetta -che fu decisiva per capire la ricchezza della scrittura egizia-, le imprese di avventurieri-archeologi come Belzoni, tutto l'800 fu un interesse continuo per l'Egitto (anche se, a quanto risulta, i soldati inglesi ebbero talvolta l'abitudine di fare il tiro a segno con la testa della Sfinge..). Anche in termini politici, tale interesse non mancò, con la costruzione del Canale di Suez, aperto nel 1869.
 
Nel frattempo la marina egiziana era diventata una forza locale di tutto rispetto: l'avvento al potere di Mohamed Ali, che dal 1805 si installò al potere nel Sultanato. La flotta che cercò di costruire era di mire ampie, per espandere gli interessi egiziani per il Mar Rosso e la penisola araba. La cosa finì per 'urtare' la sensibilità degli europei che , come all'epoca era facile, si coalizzò per ottenere un fine comune: tale coalizione attaccò, con navi russe, britanniche e francesi la flotta egizio-ottomana nella battaglia di Navarino del 20 ottobre 1827 e la distrusse in gran parte, potendo fine al ventennale piano di espansione navale perseguito da Ali. La marina egiziana cercò di rinascere con Khedive, ma venne sciolta con l'occupazione dell'Egitto nel 1882, come si vedrà poi.
 
Sulla terra d'Egitto si consumò una accesa rivalità franco-inglese, con entrambe le nazioni intente ad espandere il loro impero coloniale: la Francia tra il 1870 e il 1900 conquistò 9 milioni di km<sup>2</sup> e 37 milioni di abitanti (pertanto si trattava di terre realmente desolate, anche per quei tempi), la Gran Bretagna arrivò a 12,8 milioni e 88 milioni di abitanti. La situazione non era tanto brillante, nonostante questi grandi numeri: la concorrenza in Europa della Germania e nel mondo degli Stati Uniti rendeva in realtà assai debole la posizione della Gran Bretagna,soprattutto in prospettiva. La sua aggressività, come spesso accade, era quindi un sintomo di debolezza, ma come spesso accade, scambiata per una dimostrazione di forza. L'Egitto era all'epoca un sultanato dell'Impero ottomano. La sua economia, nonostante l'apertura del Canale che rese isola l'Africa, o forse soprattutto per questo, non era tuttavia in buone condizioni, con un progressivo indebitamento che era causato in buona parte dalle spese e dai domini personali del Pascià, ovvero Ismail Pascià, aumentò il debito da 367 milioni di franchi del 1867 a 1712 del 1879. Tutto questo era dovuto a vari fattori: alle proprietà personali del Khedivè (Governatore) che arrivarono ad un quinto circa della superficie arabile), ad affari poco chiari con banche europee e alla fine, per evitare la bancarotta, tutto questo si tramutò in una fortissima tassazione. Aumentò il malcontento, mentre le finanze egizie passarono, a titolo di 'curatori fallimentari' nelle mani degli europei. Una serie bizzarra di comminstioni in cui corruzione, interessi economici, politica divennero talmente incontrollabili, che nel giugno del 1882, nonostante la deposizione di Ismail Pascià, sostituito con Tefwik, arrivò al culmine. Tra spese pubbliche tagliate, e tasse aumentate il malcontento popolare era cresciuto notevolmente, e l'estremismo religioso si stava diffondendo (la storia, indubbiamente, tende a ripetersi). L'11 giugno ad Alessandria vi furono disordini violenti e 42 europei, tra cui un italiano (dei 14.000 residenti all'epoca in Egitto) vennero uccisi. A quel punto si decise, da parte britannica (italiani e francesi evitarono il confronto diretto) di occupare l'Egitto, onde garantire sicurezza e stabilità alla regione. La flotta che si presentò davanti ad Alessandria inviò un ultimatum ai difensori l'9 luglio, e due giorni dopo iniziò un micidiale bombardamento da parte di 15 corazzate e cannoniere. Le corazze e le artiglierie inglesi si dimostrarono molto efficienti contro le numerose ma antiquate difese dei forti arabi, anche se alla fine, il numero dei cannoni costieri distrutti non fu elevato, sul totale di 42 pezzi moderni e ben 250 antiquati disponibili. L'occupazione dell'Egitto iniziò solo dopo molto tempo,per mancanza di truppe immediatamente disponibili, anche perché fallirono i tentativi inglesi di coinvolgere Francia, Italia e persino Turchia nell'azione. Nonostante questo, il 13 settembre il corpo di spedizione inglese, pur nettamente meno numeroso, sconfisse gli egiziani a Tel-el-Kebir, per poi entrare due giorni dopo al Cairo.
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Già il 21 ottobre di quell’anno gli egiziani ottennero una vittoria tattica che fu forse la migliore inflitta, fino a quel momento, agli Israeliani: il cacciatorpediniere Eilat, nave ex-britannica della Seconda guerra mondiale, era una bella nave con il compito principale della lotta contraerei. La sua batteria di cannoni contò poco, però, quando essa si avvicinò a Port Said e da 17 km di distanza, due motocannoniere Komar, senza nemmeno lasciare il porto, sferrarono il loro attacco: erano navi simili a quelle affondate dal caccia mesi prima, ma armate con missili Styx piuttosto che 4 siluri da 533 mm. Operando come una vera e propria batteria costiera, gli tirarono contro tutti i 4 missili disponibili, 3 dei quali andarono a segno. L’Eilat affondò con 47 vittime, e da allora il mondo comprese la potenzialità dei missili antinave, mentre la marina Israeliana lasciò perdere le navi di grandi dimensioni per concentrarsi su più veloci e meglio equipaggiate motocannoniere (quelle della serie Saar), che in particolare offrivano il vantaggio di un equipaggio ridotto, e quindi di perdite umane contenute se le cose si fossero messe male. Gli Styx confermarono la loro micidialità nel 1971 contro il caccia Kandahar pakistano, gemello dell’Eilat ed affondato con due soli missili, entrambi a segno, da una 'Osa I' indiana.
 
La Guerra d'Attrito fu iniziata dagli egiziani, che fecero un calcolo cinico ma apparentemente giusto: essendo molto più numerosi, contavano di infliggere perdite umane agli israeliani insostenibili per una nazione tanto piccola, e per questo contavano soprattutto sulla loro potente artiglieria sovietica. Passata oramai l’era in cui l’Egitto aveva un armamento e ordinamento prevalentemente britannico, adesso questa nazione era equipaggiata ed addestrata secondo schemi sovietici. La risposta israeliana si concretizzò essenzialmente con l’aviazione, che colpì ripetutamente numerosi obiettivi in Egitto, sia tattici che strategici. Proprio dal 1969, quando questa nuova guerra scoppiò, gli Israeliani ricevettero finalmente nuovi apparecchi. Avendo fin’allora utilizzato aerei francesi, che componevano, assieme ad un MiG-21F disertore (ex-siriano con matricola 007), l’intera forza aerea dall’addestratore Magister, al caccia Mirage IIIC e al trasporto Noratlas, gli israeliani dopo il 1967 cominciarono a ricevere materiale americano moderno, ed per giunta in grandi quantità. Questo cambiamento è, a dire il vero, molto strano e difficile da interpretare: fino al 1967 Israele aveva l’appoggio della Francia, che dopo la ‘guerra preventiva’ (di fatto, fu Israele ad attaccare per primo e con la massima forza possibile contro una minaccia che, per dirla alla 'Minority report', non era ancora certo si sarebbe mai concretizzata) ne mise sotto embargo le forniture, a cominciare dai 50 nuovi caccia Mirage 5 (costruiti secondo le idee israeliane di abbandonare l'avionica sofisticata per aumentare la capacità di carico bellico), direttamente incamerati nella propria aviazione , essendo già approntati. Israele, va ricordato, contribuì in maniera sostanziale a far conoscere al mondo la validità degli aerei francesi, che diventarono un best seller nonostante che le macchine di ‘riferimento’ fossero americane, sovietiche e inglesi. La guerra del ’67 fu a tutti gli effetti una blitzkrieg scatenata da una nazione, che si percepiva in forte pericolo contro le vicine, ma fu pur sempre una guerra d’aggressione. Gli USA invece, da allora non fecero che aiutare Israele subentrando alla Francia. La cosa è ancora più strana se si considerano almeno due fattori ‘contro’ tale decisione: il fatto che Israele avesse attaccato la Liberty, una nave ELINT della marina USA, ‘scambiandola’ per una nave egiziana, e causandole decine di vittime, e il fatto che Israele aveva da anni un reattore nucleare non dichiarato: proprio nel 1967 si stima che Israele possedesse già almeno due armi nucleari di sua progettazione. Questo non era un particolare, ma un elemento di differenza sostanziale rispetto ad una nazione forte, ma pur sempre in termini convenzionali.
 
Nonostante che oramai il reattore di Dimona fosse noto, nonostante lo scalpore che seguì all'attacco della Libery, Nixon fu ben lieto di inviare aerei pesantemente armati come gli Skyhawk e soprattutto, i Phantom, che svolsero soprattutto una funzione di bombardieri tattici mentre i Mirage/Nesher erano usati come caccia da superiorità aerea. Gli Egiziani avevano una forza aerea sempre più consistente, ma almeno all’inizio soffrirono del fatto che i loro MiG-21PF erano dotati di missili Atoll che funzionavano piuttosto male con ingaggi a bassa quota sul deserto caldo del Medio Oriente, mentre la mancanza di cannoni faceva sì che i caccia israeliani avessero interesse a serrare le distanze e sparargli addosso con i loro, anche perché l’Atoll aveva una gittata minima di circa 1km. In verità, come si è visto, anche gli Israeliani erano inizialmente messi male: gli unici missili che i francesi potevano fornirgli di propria progettazione erano gli R.530, che pur essendo a medio raggio erano di scarsa utilità complessiva, e che ottennero ben poche vittorie aeree.
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Molte le lezioni di questo conflitto: la minaccia dei missili SAM e di quelli controcarro, usati in maniera mai prima d’allora tanto efficace. Si deve considerare anche che le tattiche sbagliate e le contromisure inadatte consentirono di ottenere un risultato di tale livello, assieme ad un uso massiccio di migliaia di armi, con un rapporto di colpi a segno piuttosto basso se preso in termini statistici. Gli aerei e persino i carri armati che riuscivano a manovrare in maniera opportuna difficilmente erano colpibili dai missili, ma le salve eranotanto numerose che le perdite accadevano comunque in quantità.
 
I missili antinave sovietici invece, in questa guerra, contro motocannoniere missilistiche veloci e ben equipaggiate, si dimostrarono un totale fallimento, mentre molto pericolosi si dimostrarono i Gabriel israeliani, che pure avevano minore gittata, ma che vinsero gli scontri navali, e in questo caso gli arabi non riuscirono a trovare ‘contromisure’ adatte per annullarne l’efficacia. Inoltre il consumo di munizioni di ogni tipo, nelle guerre ad alta intensità si è rivelato molto superiore a quello ipotizzato in calcoli teorici. In effetti, i missili SAM e controcarro possono essere stati molto sopravvalutati. Gli Israeliani , dopotutto, distrussero quasi 2000 carri arabi con i cannoni dei loro carri, ed ottennero un gran numero di vittorie aeree in combattimenti manovrati. A prescindere dai numeri reali, non v’è dubbio che le capacità degli armamenti sovietici dimostrate, specie quelle degli SA-6, ZSU e anche Sagger, furono di tutto rispetto.
 
E i caccia? L’aviazione araba era soverchiante, numericamente parlando, e con molte delle macchine migliori disponibili in URSS. Stavolta non era stata distrutta al suolo, e i tentativi israeliani di metterla KO non ebbero successo anche a causa degli hangar protetti, sia pure parzialmente, che gli arabi avevano costruito con l’aiuto sovietico. Le condizioni per una migliore resa, dunque ,c’erano, ma di fatto, nonostante l’interferenza dei SAM arabi, l’HHA israeliana fu molto più efficiente. I caccia arabi furono molto marginali in combattimento aereo, e quasi ininfluenti negli attacchi al suolo: eppure, con caccia MiG-21 gli indiani erano riusciti a chiudere l’aeroporto di Dakka in appena due attacchi. Quanto al rateo delle perdite, non v’è dubbio che la questione sia dibattuta. Gli israeliani dichiarano grossomodo 200-300 vittorie (si è parlato anche di 334) in combattimento aereo, più quelle di aeri nemici distrutti al suolo (non molti , anche perché l’HHA aveva altro da fare in quei giorni), e quelli abbattuti dalla contraerea, tra cui 20 dovuti a circa 70 missili HAWK e anche di più ai cannoni da 20 mm binati. Tuttavia, ammisero solo 3-5 perdite in combattimento aereo, il che, anche ammettendo la superiorità di addestramento e dei missili Shafir e Sidewinder (gli Sparrow ottennero davvero poco), non convince: un rateo di 100:1, quando la molto meno preparata aviazione araba del 1967 era riuscita a cavarsela con un 5:1. Siccome gli arabi dichiarano, nel loro complesso, circa 50 vittorie aeree, pare che mentre quelle israeliane siano grossomodo reali, quelle arabe siano state sottostimate a favore dei successi dei ‘SAM’, che hanno ottenuto sì decine di vittorie, come anche l’artiglieria, ma che hanno lasciato anche spazio a parecchie vittorie dei MiG, reclamate con dati assai precisi dagli arabi, ma semplicemente non considerate tali dagli israeliani. Questa ‘fog of war’ , abbinata a mera propaganda e disinformazione, è da sempre un problema per tutte le guerre: si pensi che l’affondamento del caccia Beduin, ottenuto da un S.79 (dopo che la nave era effettivamente stata danneggiata da unità italiane) venne rivendicato dalla Marina italiana fino al 1966, quando finalmente ci si decise ad attribuire alla Regia Aeronautica il colpo definitivo. In Iran, parimenti, per motivi ‘politici’ molte vittorie ottenute dai piloti dell’IRIAF contro gli irakeni venivano attribuite alla contraerea dell’esercito iraniano, che nella propaganda di regime ha avuto i maggiori favori, mentre infine, come non menzionare la rivendicazione inglese di 43 aerei argentini abbattuti dalle difese delle navi, ridotta dopo attenta analisi a 12-13? In ogni caso, la prestazione dell'EAF fu significativamente migliore di quanto avvenne in passato, con un totale di circa 4.000 missioni aeree e un rateo di perdite, pare del 4%.
 
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