Boris Pasternak e gli scrittori israeliani/Parte I: differenze tra le versioni

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[http://www.ithl.org.il/page_13836 S. Shalom] ([https://www.jewishvirtuallibrary.org/shalom-shin Shalom Yosef Shapira], 1904-1990), illustre poeta, scrittore e traduttore, reagì a ''Živago'' con la sua amara nota "Pasternak's Advice (An Open Letter of Sorts)", pubblicata su ''Davar'' il 19 dicembre 1958. Questa fu una delle prime e più dure risposte riguardo a Pasternak (in seguito, [http://www.ithl.org.il/page_13812 Aharon Reuveni] vi fa riferimento come fonte). Quasi contemporaneamente al suo articolo su Pasternak, S. Shalom scrive la sua risposta all'inchiesta del Primo Ministro David Ben-Gurion sulla cerimonia della circoncisione e altri riti di iniziazione ebraica che potrebbero o dovrebbero essere gestiti in Israele (parte dell'ampia discussione pubblica su "[[w:chi è ebreo?|chi è ebreo?]]", menzionata sopra). L'opinione di S. Shalom afferma che se un bambino nasce da una "madre che non si è convertita all'ebraismo", l'ebraicità dovrebbe essere considerata un "sublime ‘Ordine’", "colmo di sofferenza ed eroismo", che può essere mediato per mezzo di una cerimonia simbolica oltre alla circoncisione.<ref>S. Shalom, ''Mikhtavim'', lettera a Ben-Gurion (30 novembre 1958), 151-152.</ref> Tre mesi dopo, probabilmente nel contesto della stessa discussione sull'identità ebraica, scrive al famoso filosofo e scienziato israeliano [[w:Yeshayahu Leibowitz|Yeshayahu Lelbowitz]], rispondendo alle sue critiche al saggio di S. Shalom dedicato a [[w:Heinrich Heine|Heine] (poeta di particolare importanza anche per Pasternak): "Sebbene nel corso degli anni mi sia allontanato dal completo legame poetico con Heine, il legame ebraico è rimasto in vigore e nessuna ‘storia di abominio e apostasia’ sulla sua vita, che ho conosciuto in seguito, potrebbe oscurarlo. [...] La sua anima ebraica era molto più grande delle sue azioni. [...] Riportando dall'esilio le ossa dei nostri dipartiti, non dovremmo lasciare nelle mani dei gentili le ossa del più grande poeta del Popolo di Israele in lingue straniere."<ref>''Ibid.'', lettera a Yeshayahu Lelbowitz (23 febbraio 1959), 153.</ref>
 
Nel suo articolo, paragonando Pasternak a [[w:Sigmund Freud|Freud]] e ''Živago'' a ''[[w:L'uomo Mosè e la religione monoteistica|L'uomo Mosè e il monoteismo]]'', S. Shalom accusa Pasternak di avere un complesso di "odio di sé come ebreo".<ref>46 S. Shalom, "Pasternak’s Advice".</ref> Naturalmente egli rifiuta il consiglio agli ebrei di assimilarsi e scomparire, ma il suo punto principale è completamente diverso: con questa idea Pasternak si contraddice, poiché altre idee e posizioni sono espresse nel romanzo, così come nelle sue altre opere, così come nella sua vita. S. Shalom fornisce diversi esempi. Il consiglio di Gordon è simile a quello di Komarovsky a Živago – di ''non provocar'''li''''' – a cui risponde negando con orgoglio che il suo destino sia nelle mani di Komarovsky. Alle parole di Gordon sull'unicità del miracolo cristiano, lo stesso Živago risponde affermando che la vita si rinnova e si ricrea continuamente, e questo include, per S. Shalom, la storia delle nazioni e la ri-creazione del Popolo di Israele nella loro Terra. Lara ripete la dottrina di Gordon, ma il narratore stesso elogia sia Lara che Živago per il loro rifiuto di accettare tutti gli atteggiamenti tipici e collettivi del loro ambiente. S. Shalom accusa Pasternak come segue: da un lato, tu chiedi al tuo popolo di conformarsi; ma dall'altro, i tuoi personaggi percepiscono questo atto come altamente ignobile. Conclude drammaticamente: "Non avvisare che gli assassinati cesseranno di esistere, ma piuttosto consiglia agli assassini di smettere di uccidere! Tu, colui che difende l'esistenza del piccolo individuo all'interno delle grandi masse, devi capire che esiste anche una ragione per l'esistenza di una piccola nazione all'interno di quelle grandi e violente nell'Universo, in particolare la nazione che, come dici tu , ha portato al mondo ‘il miracolo della redenzione dal paganesimo’". E infine, come nel caso di Heine, S. Shalom promette che le braccia della nazione sono sempre aperte a tutti, anche a coloro che l'hanno tradito, tra cui "Boris, cioè Dov-Ber, figlio di Leonid, cioè Arie-Leib, di nome Pasternak."<ref>''Ibid.''</ref>
 
Questo breve articolo di S. Shalom è in ogni senso lungi dall'essere un volgare proclama sionista, ma la datazione del suo autore gli conferisce un significato metafisico e meta-storico: "1° giorno di [[w:Chanukkah|Chanukkah]], anno 5719". Il primo giorno di Chanukkah quell'anno fu il 7 dicembre. Chanukkah celebra la vittoria degli ebrei sui greci, la purificazione del tempio ebraico a Gerusalemme e il rinnovamento del culto. Celebra il miracolo dell'olio, in cui l'olio sufficiente per un giorno invece bruciò nella [[w:Menorah|Menorah]] del [[w:Tempio di Gerusalemme|Tempio]] per otto giorni — gli otto giorni necessari per preparare una nuova quantità di olio puro per il Tempio. La giudaizzazione dei nomi dei Pasternak (padre e figlio) sembra, sotto questo aspetto, come un atto simbolico di purificazione e redenzione. La ricostituzione miracolosa dell'identificazione religiosa nella storia, quella dell'individuo più piccolo è un'iniziazione etica nello spirito del defunto Pasternak. In questa prospettiva, la retorica drammatica ma giocosa di S. Shalom è evidente: trasformare implicitamente l'argomentazione metafisica (se non mistica e messianica) di Pasternak contro se stesso. È come se S. Shalom completasse il poema di Pasternak "[[Boris Pasternak e gli scrittori israeliani/Appendice|Miracolo]]" ("Chudo")]], uno dei poemi più famosi di Jurij Živago: il [[Un fico secco|fico della parabola evangelica]], completamente bruciato dall'esaltazione del poeta, alla fine deve resuscitare se stesso; altrimenti, un miracolo non sarebbe un miracolo.