Israele – La scelta di un popolo/Capitolo 4: differenze tra le versioni

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e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te (''vekha'') saranno benedette tutte le famiglie della terra". Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.|{{passo biblico2|Genesi|12:1-4}}}}
In questo testo elementare non sembra esserci alcun indizio sul motivo per cui Dio elegge Abramo e la sua progenie o perché Abramo obbedisce alla chiamata in risposta all'essere eletto da Dio. Diversamente dal caso di Noè, che è eletto per salvare l'umanità e il mondo animale dal diluvio "perché (''ki'') ti ho visto giusto (''tsadiq'') dinanzi a Me in questa generazione." ({{passo biblico2|Genesi|7:1}}), e che ovviamente risponde alla chiamata di Dio a causa della spinta biologica all'autoconservazione, non c'è motivo qui fornito né per la scelta di Dio né per la risposta positiva di Abramo ad essa. Qualsiasi rettitudine attribuita ad Abramo è vista come successiva, non precedente, alla sua elezione da parte di Dio.<ref>Cfr. {{passo biblico2|Genesi|26:5}}; {{passo biblico2|Neemia|9:7-8}}.</ref> È quindi una conseguenza e non una ragione per l'elezione. E a differenza di Noè, Abramo sembra avere l'alternativa di restare dove già abita. Sembra avere un'alternativa ragionevole all'obbedienza alla chiamata di Dio. Dal testo stesso della Scrittura sembra che Abramo avrebbe benissimo potuto restare a casa. Nel suo caso, non c'è distruzione tipo un diluvio universale imminente all'orizzonte.
 
Lasciando la questione semplicemente a questo livello misterioso, non è forse preclusa la speculazione sul significato più profondo dell'alleanza stabilita da questa elezione e la sua accettazione? Nel caso della ragione di Dio per aver eletto Abramo e il popolo d'Israele sua progenie, la risposta sembra essere sì. A quel lato dell'alleanza, la Scrittura stessa sembra implicare "I miei pensieri (''mahshevotai'') non sono i vostri pensieri" ({{passo biblico2|Isaia|55:8}}) quando afferma:
{{citazione|Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto (''bekha bahar'') per essere il suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra. Il Signore si è legato a voi (→vi desidera, ''hashaq bakhem'') e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo (''ha-me’at'') di tutti i popoli – ma perché il Signore vi ama (''me’ahavat adonai etkhem'') e perché ha voluto mantenere la promessa (''ha-shevu’ah'') fatta ai vostri padri.|{{passo biblico2|Deuteronomio|7:6-8}}}}
 
Certo, presa di per sé questa affermazione è una tautologia: Dio vi ama/vi sceglie/vi desidera perché Dio vi ama/vi sceglie/vi desidera. Poiché non viene fornita alcuna ragione sul motivo per cui Egli fece le sue promesse ad Abramo, e in primo luogo a Isacco e Giacobbe.<ref>Cfr. R. Judah Loewe (Maharal), ''Netsah Yisra’el'' (Praga, 1599), cap. 11; ''Gevurot Ha-Shem'' (Cracovia, 1582), chaps. 24, 39, 54.</ref> E lo stesso popolo d'Israele non può rivendicare alcuna qualità intrinseca che possa essere vista come ragione della sua elezione da parte di Dio.<ref>Cfr. H. Wildberger, ''YHWH's Eigentumsvolk'' (Zurich, 1960), 111; N. W. Porteous, "Volk und Gottesvolk in Alten Testament", in ''Theologische Aufsätze: Karl Barth zum 50. Geburtstag'' (Munich, 1936), 163. Cfr. H. H. Rowley, ''The Biblical Doctrine of Election'' (Londra, 1950), 38-39, n. 2. Rowley vede l'elezione di Israele basata sulla teleologia (35 segg.), cioè Dio scelse Israele perché aveva qualità utili per scopi divini universali. Tuttavia, le ipotesi supercessioniste di Rowley si trovano subito sotto la superficie della sua ricerca. Perché quando Israele delude Dio, allora la sua elezione viene annullata (49 segg.). L'implicazione, ovviamente, è che la Chiesa avrà qualità migliori, cosicché sostituirà Israele nel e per il piano universale di Dio. Porteous e Wildberger, al contrario, essendo sotto l'influenza di Karl Barth (e sembra anche di Calvino) vedono la promessa e il patto elettivi di Dio a Israele come incondizionati e mai annullati o da annullare. (Cfr. Barth, ''Church Dogmatics'', 2/2, sez. 34, trad. {{en}} G. W. Bromiley ''et al.'' [Edinburgh, 1957], 195 segg.; Calvino, ''Institutes of the Christian Religion'', 2.10.1 segg., trad. {{en}} F. L. Battles [2 voll., Philadelphia, 1960], 1:428 segg.) Qualunque siano le differenze che i cristiani calvinisti e barthiani hanno con l'ebraismo sul significato ultimo dell'elezione – e sono cruciali – questi protestanti non sono offesi dalla dottrina ebraica dell'elezione incondizionata di Israele, il che non è il caso della maggior parte dei loro correligionari più liberali. In questo senso, vedi K. Sonderegger, ''That Jesus Christ was Born a Jew'' (University Park, Pa., 1992), 161 segg.</ref>
 
Questo è coerente con la logica della creazione. Nella Scrittura, a differenza di altre saghe antiche, non ci viene raccontata alcuna vita di Dio prima della creazione. Infatti, solo il Dio al quale "tutta la terra è mia" ({{passo biblico2|Esodo|19:5}}), al quale "appartengono i cieli, i cieli dei cieli" ({{passo biblico2|Dt|10:14}}), solo questo Dio ha una tale assoluta libertà da ogni necessità naturale per creare una relazione singolare come l'alleanza con Israele. Non c'è nulla che possa essere considerato un ''a priori'' divino da cui si possa dedurre la possibilità di un mondo non-divino, tanto meno la realtà di un tale mondo. Tutti i rapporti di Dio con il mondo sono, quindi, ''a posteriori''. Dalla rivelazione apprendiamo alcune delle cose che Dio vuole fare con il mondo, in particolare ciò che Dio vuole che le Sue creature umane facciano con il mondo insieme a Lui, ma non impariamo perché abbia creato il mondo come fece in primo luogo o, in effetti, perché lo fece. Così, inoltre, non impariamo perché Dio abbia scelto il popolo d'Israele o, in effetti, perché abbia scelto un popolo. Tutto ciò che impariamo, ''a posteriori'', è ciò che Dio vuole fare con questo popolo. "Le cose occulte (''ha-nistarot'') appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate (''ve-ha-niglot'') sono per noi e per i nostri figli, sempre: perché pratichiamo tutti i comandamenti di questa Torah" ({{passo biblico2|Dt|29:28}}).
 
=== Obbligo dell'Alleanza e libertà ===