Israele – La scelta di un popolo/Capitolo 4: differenze tra le versioni

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[[File:Dannor - Rabbi Aaron Hart (Uri Feivel) - Google Art ProjectMoses041.jpg|540px|thumb460px|center|''[[:en:w:Aaron"Mosè Harte (rabbi)|Rabbila AaronTavole Hartdei (Uri Feivel)]]''Comandamenti", dipinto di DannorJusepe de Ribera (17231638)]]
 
== IL RECUPERO DELLA DOTTRINA BIBLICA ==
=== Sacra Scrittura e analisi filosofica ===
Più di ogni altro pensatore ebreo moderno, [[w:Franz Rosenzweig|Franz Rosenzweig]] ha consentito agli ebrei contemporanei di recuperare filosoficamente la dottrina biblica dell'elezione di Israele. Questo perché Rosenzweig ci ha permesso di recuperare filosoficamente la Bibbia stessa, di recuperarla al suo livello più essenziale: la sua presentazione del rapporto con Dio. Iniziò così il processo di superamento di Spinoza. Questa, come abbiamo già visto, è la precondizione storica per il nostro recupero contemporaneo della dottrina. Perché sebbene anche Spinoza fosse d'accordo con la Bibbia sul fatto che la relazione con Dio è la preoccupazione umana più importante, egli respinse l'assunto della Bibbia secondo cui la sua realtà di alleanza è il luogo principale di quella relazione. Spinoza insistette invece sul fatto che il luogo principale di quella relazione risiede nella natura e solo secondariamente in qualcosa di storico. A dire il vero, Rosenzweig non argomentò direttamente contro lo stesso Spinoza, ma piuttosto contro l'assunto di Spinoza che venne accettato nella [[w:Idealismo|filosofia idealista]]. In questa filosofia, anche le relazioni di Dio fanno tutte parte di un sistema più ampio che alla fine include tutto. Di conseguenza, l'elezione di Israele da parte di Dio, che è certamente il ''leitmotiv'' nella Bibbia, dovette essere radicalmente decostruita, come abbiamo già visto. Rosenzweig sostenne e dimostrò che, se deve esserci un rapporto autentico con Dio, la Bibbia e tutto ciò che essa comporta deve essere il suo ''locus'' principale. L'inizio di questo recupero, per così dire la preparazione, può essere visto in ''[[w:La stella della redenzione|La stella della redenzione]]''. E la sua continuazione si vede nel progetto di traduzione biblica svolto da Rosenzweig, che intraprese con [[w:Martin Buber|Martin Buber]] e al quale si dedicò fino alla morte.<ref>Per un'antologia di alcuni degli studi biblici di Rosenzweig, cfr. ''Die Schrift'', cur. K. Thieme (Konigstein, 1984), 9-77.</ref>
 
L'immediato significato filosofico del successo di Rosenzweig può essere visto nel suo rifiuto radicale della premessa più basilare di Spinoza, vale a dire, che Dio è Essere — e ciò che non è Dio è in uno stato di divenire.<ref>Cfr. Platone, ''[[w:Timeo (dialogo)|Timeo]]'' 28A segg.</ref> In questa visione, il mondo aspira ad essere il più possibile simile a Dio; Dio, al contrario, essendo totalmente autosufficiente, non aspira a nulla al di fuori di Sé. Così tutta l'azione transitiva è da parte del mondo; non c'è azione transitiva da parte di Dio, perché ciò comprometterebbe il suo ''status'' di Essere: l'Uno che è eterno e immutabile. Il mondo deve relazionarsi con Dio, ma Dio non si relaziona con il mondo. La relazione, quindi, è unilaterale. Ma con una tale ontologia, non si può costituire la reciprocità del rapporto di alleanza con Dio che inizia nell'elezione da parte di Dio di Israele a suo compagno pattizio.
 
Anche Hermann Cohen accettò questa premessa basilare di Spinoza. La sua differenza con lui era al livello di ciò che effettivamente comprende la relazione del mondo con Dio. Per Spinoza, quel "mondo" non-divino è il regno della politica umana. Tutto ciò che chiamiamo "natura", invece, fa parte dell'Essere divino stesso. Filosoficamente parlando, la natura è l'oggetto primario della riflessione; la politica come fenomeno storico è chiaramente secondaria. Ma per Cohen, la natura stessa è un'idea che è un costrutto umano e quindi un fattore nel divenire umano. Il livello più alto del divenire umano è nel reame dell'etico, che alla fine fonda il reame politico e persino scientifico. Così l'elezione come atto etico, atto di divenire umano, ha per lui un significato più grande che per Spinoza, poiché, a differenza di Spinoza, è qui che avviene il rapporto più primario con Dio. L'essere e il divenire sono direttamente correlati da Cohen in un modo che fa assumere al reame dell'etico (e del politico con esso) l'importanza che Spinoza riserva all'ontologia in sé.
 
Giustificando l'elezione di Dio da parte di Israele su basi etiche, Cohen credeva di rendere quell'atto di elezione perennemente significativo e non solo storicamente contingente come lo era per Spinoza. Restituì alla dottrina il peso filosofico che credeva Spinoza le avesse negato. Ma lo fece solo negando la premessa minore, non la premessa maggiore, dell'argomento di Spinoza. La premessa minore era che Israele è ora superfluo nell'elezione umana di Dio. Questo Cohen negò con veemenza. Tuttavia, accettò pienamente la premessa principale che l'uomo, non Dio, elegge. La decostruzione della Bibbia da parte di Cohen, a differenza di quella di Spinoza, a dire il vero non era intenzionale. Pensava di interpretare fedelmente il suo vero insegnamento. La Bibbia fu sempre una parte importante della sua vita, sia come studioso individuale che come ebreo praticante. Tuttavia, egli vedeva ancora la filosofia come più primaria per il rapporto con Dio rispetto all'insegnamento biblico e, quindi, l'insegnamento biblico doveva essere in definitiva giustificato da essa.<ref>Cfr. ''Religion of Reason Out of the Sources of Judaism'', trad. S. Kaplan (New York, 1972), introd.</ref> Quindi, come per Spinoza, la Bibbia per Cohen non poteva essere un oggetto diretto di riflessione filosofica.
 
Anche nel Medioevo, molto prima di Spinoza, quando questa ontologia basilare dell'essere-divenire fu adottata da pensatori ebrei razionalisti come [[Maimonide]] e [[w:Levi ben Gershon|Gersonide]] e poi usata per spiegare dottrine bibliche, c'era sempre un numero significativo di ebrei riflessivi che non erano convinti che questa ontologia fosse adeguata all'interpretazione della Scrittura e della tradizione ebraica.<ref>Cfr. specialmente Nahmanide, ''Commentario alla Torah: Esodo 3:13''.</ref> Tuttavia, superarla non è stato un compito facile. Perché l'unica cosa che questa ontologia è stata in grado di fare è di costituire la relazione del mondo con Dio così come quella di Israele con Dio. Gli appelli a un semplice ritorno alla teologia biblica, senza la deviazione filosofica dei razionalisti, sembrano inevitabilmente perdere di vista il fattore del rapporto del mondo con Dio. Eppure questo è un fattore che difficilmente viene ignorato nella Scrittura stessa, anche se la preoccupazione principale è il rapporto di Dio con Israele.<ref>Cfr. per es., {{passo biblico2|Giona|4:1-11}}; anche, Yehezkel Kaufmann, ''Toldot Ha’Emunah Ha-Yisra’elit'', 2.2.12 (4 voll., Gerusalemme & Tel Aviv, 1966), 433 segg.</ref> E, inoltre, senza il riconoscimento che il mondo è in relazione con Dio ancor prima che Israele sia in relazione con Dio, lo ''status'' assoluto di Dio può esser perso rapidamente. Perché senza la costituzione della relazione di Dio con il mondo, la relazione di Dio con Israele può facilmente ridursi alla relazione tra una tribù e la sua divinità locale. E questo tipo di relazione, come vedremo presto, non è di elezione, ma di necessità.<ref>Cfr. Yehezkel Kaufmann, ''The Religion of Israel'', trad. {{en}} M. Greenberg (Chicago, 1960), 298.</ref> L'elezione stessa presuppone lo ''status'' assoluto di Dio, che è proprio il fattore più onnipresente in tutta la Scrittura. Quindi, una volta che la teologia biblica si è confrontata con la mondanità della filosofia, non può più ripristinare la sua autorità finché non utilizza la filosofia costituendo la propria mondanità.
 
Questo è il primo prerequisito per il recupero filosofico della Bibbia: appropriarsi della mondanità della filosofia razionalista e della teologia che su di essa si basa e poi superarla costituendo una propria mondanità più teologicamente convincente. Tale recupero richiede inevitabilmente l'astuta appropriazione del metodo filosofico. Più di chiunque altro, Rosenzweig ha saputo iniziarci a questo approccio perché è stato un filosofo straordinario. Ci ha permesso di imparare di nuovo dalla Scrittura tramite il recupero filosofico: essere nel mondo ma non di esso, piuttosto che semplicemente esserne separati in ritiro, un ritiro che dopo l'esposizione alla modernità, volenti o nolenti, non può che essere reazionario.
 
 
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== Note ==
{{Vedi anche|Serie misticismo ebraico|Serie maimonidea}}
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{{Avanzamento|2550%|2526 maggio 2022}}
[[Categoria:Israele – La scelta di un popolo|Capitolo 4]]