Israele – La scelta di un popolo/Capitolo 2: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 76:
 
Seguendo questa linea di pensiero, quindi, sembrerebbe che qualsiasi individuo che rivendichi per sé la vera ''Einzigkeit'' (singolarità) confonderebbe, in effetti, radicalmente il divenire umano con l'Essere divino. ''Einheit'' (unità universale) è il fine umano ultimo verso il quale ogni popolo deve progredire e dal quale nessun popolo dovrebbe mai deviare. Ma non sembra che il popolo ebraico, con il suo continuo autoisolamento, si stia muovendo nella direzione opposta? I moderni antisemiti, con cui Cohen era fin troppo familiare, non hanno ragione nell'accusare gli ebrei non solo di essere fuori dalla tendenza progressista e universale della storia ma, peggio ancora, di essere un grosso ostacolo ad essa?<ref>Cfr. per es., "Ein Bekenntnis in der Judenfrage" (1880), in ''Jüdische Schriften'', 2:73 segg.</ref> Tuttavia, nonostante la gravità di questa accusa e la sua ampia accettazione da parte di non-ebrei ed ebrei assimilazionisti (che detestava), Cohen credeva di avere una risposta a questa accusa di particolarismo antiprogressista. Nel presentare la sua risposta, fece appello a tutta la sua forza filosofica e alla sua ampia e profonda conoscenza della tradizione ebraica. La sua risposta è un ''tour de force'' significativo nel pensiero ebraico moderno.
 
Con accuratezza accademica, utilizzando sia le fonti classiche che la metodologia storica moderna, Cohen dimostra che l'autentico monoteismo, che è per lui l'unico fondamento ontologico sufficiente per una moralità universalizzabile, è sorto per la prima volta nell'antico Israele.<ref>Cfr. ''Religion of Reason'', 24 segg.</ref> Tuttavia, tale conclusione da sola indicherebbe solo che il nuovo ordine universale che Cohen vide emergere in Europa, e soprattutto nella Germania riunificata dopo il 1871, non deve dimenticare la sua origine storica. Ma, come abbiamo visto, un'origine storica (''Anfang'') non è la stessa di un'origine ontologica (''Ursprung''). Solo sulla base di un'origine ontologica potrebbe esserci una ragione sufficiente per sostenere filosoficamente la necessità morale della continua esistenza separata del popolo ebraico nel presente, per non parlare della necessità morale del popolo ebraico di vivere fino al previsto futuro messianico. E sicuramente, per Cohen, solo gli argomenti morali sono adeguati per l'autentica pratica umana.
 
Cohen sostiene che la continua esistenza separata del popolo ebraico è necessaria fino al raggiungimento della vera unità messianica (''Einheit'').<ref>"Das aber ist der Sinn der Religion der Propheten ... dass er den Staatenbund der Menschheit vorbereitet in der messianischen Idee der vereingten Menschheit" (''Ethik'', 500).</ref> Pertanto, nella reale assenza di tale unità umana fino ad oggi, il popolo ebraico deve rimanere più vicino alla singolarità divina (''Einzigkeit'') che allo stato reale del mondo.<ref>Cfr. ''Religion of Reason'', 254.</ref> Nel mondo, nel suo presente premessianico, c'è ancora solo una molteplicità nazionale e religiosa (''Mehrheit''), ma nessuna vera totalità (''Allheit'').<ref>"Die Einheit nicht minder Mehrheit gedacht werde ... Die Sonderung muss ebenso sehr und ebenso bestimmt als Vereinigung werden" (''Logik'', 60) ... die Mehrheit nicht lediglich als Gegenwart gedacht, sondern in die Zukunft gehoben wird" (''ibid.'', 63).</ref> Qualsiasi abbandono prematuro al "mondo com'è" sarebbe contromessianico, un'accusa mossa da Cohen più di una volta contro il cristianesimo.<ref>Cfr. ''Religion of Reason'', 240, 249, 264.</ref> Con questa logica, Cohen giustifica praticamente tutte quelle pratiche ebraiche, come lo [[w:Shabbat|Shabbat]] e le leggi alimentari ([[w:Casherut|Casherut]]), che tengono gli ebrei separati dalla cultura generale che li circonda. Israele deve essere per il momento l'avanguardia del messianismo monoteista.<ref>Cfr. ''ibid.'', 359. </ref>
 
Il compito delle nazioni del mondo è vedere in Israele, e il compito di Israele è vedere in se stessa, una visione simbolica dell'Età Messianica, che è il futuro ideale.<ref>Per l'importante ruolo della temporalità, specialmente il futuro (''Zukunft'') nella filosofia di Cohen, cfr. ''Ethik'', 401 segg.</ref> Così l'elezione di Israele (''Erwählung''), il suo essere out (''Auserwählung''), deve essere mantenuto fino a quando non vi sia una vera correlazione (termine logico preferito da Cohen) tra l’''Einzigkeit'' di Dio e l’''Einheit'' dell'umanità. Quindi Cohen scrive:
{{citazione|Ma questo popolo è meno per il bene della propria nazione che come simbolo dell'umanità. Un simbolo unico (''einziges'') per l'idea unica (''einzigen Gedanken''); i singoli popoli devono tendere all'unità unica (''einzigen Einheit'') dell'umanità.<ref>''Religion of Reason'', 253 (= Tedesco, 295). </ref>}}
 
=== Il problema dell'adeguatezza teologica ===