Israele – La scelta di un popolo/Capitolo 1: differenze tra le versioni

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=== L'essenza politica dell'elezione ===
[[File:Spinoza Tractatus Theologico-Politicus.jpg|240px|thumb|right|Frontespizio della ''[[w:editio princeps|editio princeps]]'' del ''[[w:Trattato teologico-politico|Tractatus Theologico-Politicus]]'' (Künraht, 1670)]]
Se si rimanesse solo al livello dell'ontologia di Spinoza, sarebbe impossibile finanche pensare alle dottrine bibliche dell'elezione, dell'alleanza e della redenzione. Eppure Spinoza ha molto da dire su di loro quando non discute di ontologia. In che modo, allora, compie questo considerevole passaggio? In che modo l'ontologia e la storia sono correlate?
 
Nel suo ''[[w:Trattato teologico-politico|Tractatus Theologico-Politicus]]'', Spinoza si occupa di queste dottrine e mostra con attenzione come il suo interesse per esse non sia separato dalle sue preoccupazioni ontologiche. Perché anche se la realtà concepita ''sub specie aeternitatis'' è interamente determinata da cause precedenti, senza alcuno spazio per la temporalità e le sue possibilità, la maggior parte della realtà umana non può essere concepita così. Ciò è dovuto all'ignoranza umana. Finché gli esseri umani ignorano la vera sequenza da causa ad effetto nelle loro stesse vite, vivendo in lacune noetiche, per così dire, dovranno invertire l'ordine ontologico quando ordinano le proprie vite. Cioè, dovranno considerare i risultati previsti delle loro azioni come principio teleologico determinante di esse piuttosto che considerare le loro azioni come parte di una catena causale da cui i risultati sono inevitabilmente effetti subordinati. In altre parole, le considerazioni ''per cui'' hanno la precedenza pratica sulle considerazioni ''da cui''.<ref>"But the means that serve for the attainment of security and physical wellbeing ... mainly depend on the operation of external causes of which we are in ignorance ... Nevertheless, much can be effected by human contrivance (''directio'') and vigilance ... To this end (''Ad quod''), reason and experience have taught us ... to organise a society." ''TT-P'', cap. 3/p. 90 (= Latin, 2:124). Cfr. ''Ethics'', 1, App./pp. 443-444.</ref> Nell'ambito dell'azione umana, la considerazione delle cause finali è semplicemente inevitabile.
 
Questo è particolarmente vero nel campo politico. Quando si tratta di soddisfare i bisogni politici umani, gli esseri umani devono avere degli scopi in mente se vogliono realizzare qualcosa di concerto. Questo perché Spinoza crede che le società umane, a differenza dei singoli corpi umani e delle singole menti umane, non siano entità naturali.<ref>"But surely nature creates individuals, not nations." ''TT-P'', cap. 17/p. 267. Cfr. anche cap. 4/p. 101.</ref> Al contrario, sono invenzioni umane; sono essenzialmente costrutti artificiali creati dall'immaginazione umana per determinati scopi concepiti in precedenza. Ecco perché non possono essere concepiti nella prospettiva della causalità stretta (''causa sui''), cioè ''sub specie aeternitatis''. Pertanto, l'ignoranza della causalità ontologica nel reame politico non è solo temporanea, qualcosa che ulteriori ricerche potrebbero eventualmente scoprire. Tale progresso noetico non poteva che verificarsi nell'azione di alcuni individui illuminati.<ref>Questa distinzione tra azione naturale, individuale, basata sulla ''scientia'', e azione umana artificiale, basata sull'immaginazione teleologica, risulta dalla seguente osservazione di Spinoza: "Still, it rarely happens that men Jive according to the guidance of reason ... They can hardly, however, live a solitary life; hence that definition which makes man a social animal [e.g., Aristotle, ''Politics'' 1253a3; Seneca, ''De Clementia'' 1.3.2] has been quite pleasing to most" (''Ethics'', IV, prop. 35, schol./1:564). Così la moralità individuale (''pietas'') di individui filosoficamente benedetti come lo stesso Baruch Spinoza, basata com'è sull'apprensione della causalità interna, è essenzialmente diversa dalla morale politica ordinaria, basata sull'immaginazione teleologica dei leader politici. Perché questi leader spesso devono costringere coloro che vivono sotto la loro autorità a obbedire alla legge (''obedientia'') perché queste persone comuni spesso non capiscono nemmeno la teleologia dell'ordine politico, tanto meno la vera causalità ontologica. Cfr. ''ibid.'', prop. 36, schol. 1 ''et seq.''/1:565 segg.</ref> L'ignoranza permanente della causalità ontologica è il presupposto stesso di una società veramente conforme alla condizione umana e alle sue contingenze politiche. Ecco perché la conoscenza politica non può mai avere certezza matematica.<ref>''TT-P'', cap. 15/pp. 23-234. Cfr. Aristotle, ''Nicomachean Ethics'' 1094b13 segg.; anche, John Rawls, ''A Theory of Justice'' (Cambridge, Mass., 1971), 136-137.</ref> Spinoza sembra dire che sarebbe una follia lasciare che le decisioni politiche aspettino la dimostrazione matematica adeguata allo studio della natura. Il suo stesso soggetto non consente una tale precisione.<ref>Questo suona in qualche modo come la decisione di [[w:Saadya Gaon|Saadya Gaon]] di praticare i comandamenti sull'autorità della tradizione ebraica fino a quando egli stesso non potrà scoprire da solo le loro vere ragioni teleologiche (''Libro delle credenze e delle opinioni'', intro.). Per Saadya tuttavia, questo è solo un tentativo in quanto crede che ci siano vere cause finali nella natura creata e che siano semplicemente in attesa di essere scoperte. Ma per Spinoza, poiché le cause finali non sono naturali ma solo immaginate dagli esseri umani nella loro costruzione della società, non possono mai essere ''scoperte'' come si scoprirebbero cause naturali (cioè efficienti). Le cause finali non ammetteranno mai una tale certezza. Ecco perché l'ignoranza causale nel reame pratico-politico è permanente.</ref>
 
=== L'Alleanza come contratto sociale ===