Israele – La scelta di un popolo/Introduzione: differenze tra le versioni

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Il secolarismo ebraico, nel suo emergere moderno come fenomeno unico, ha ampiamente dimostrato che si può mantenere il particolarismo ebraico – almeno in teoria – senza fondarlo sulla dottrina teologica dell'elezione di Israele da parte di Dio.
 
Nelle sue manifestazioni più benigne, che di solito enfatizzano il "popolo" ebraico, questo secolarismo ha semplicemente assunto che le distinzioni nazionali siano parte dell'ordine "naturale" delle cose, che è esso stesso una confusione di categorie tra la determinazione della biologia e la libertà della storia. Quindi, in base a questa convinzione, gli ebrei si distinguono dagli altri popoli così come si distinguono i cinesi o i francesi o gli Zulù, cioè per criteri "culturali" come lingua, costumi, ecc. Tuttavia, l'assoluta ingenuità di questa confusione della biologia e della storia dovrebbe essere subito evidente. Perché anche il secolarismo ebraico sembra essere impegnato nella sopravvivenza del popolo ebraico. Ma la sopravvivenza ebraica potrebbe necessariamente essere mantenuta attraverso questo modello solo se si operasse sulle premesse di una biologia di tipo aristotelico, che postula la permanenza delle specie. Dai tempi di [[w:Charles Darwin|Darwin]], tuttavia, nessun biologo rispettabile ha sostenuto questo punto di vista. Le specie crescono e decrescono in risposta al processo di [[w:selezione naturale|selezione naturale]]. Quindi presumere che gli ebrei siano come una specie naturale non presenta alcun motivo per presumere la sopravvivenza ebraica, o anche per argomentare contro l'assimilazione, quando la sopravvivenza individuale o collettiva sembra giustificarla. In questo momento, l'incapacità del [[w:sionismo|sionismo]] laico di rispondere alla domanda perché gli ebrei dovrebbero [[w:Aliyah|immigrare]] o addiritturafinanche rimanere nello Stato di Israele, quando probabilmente possono sopravvivere altrettanto bene altrove, dimostra adeguatamente il significato pratico di questo punto.
 
Nelle sue manifestazioni più virulente, specialmente in quelle apertamente nazionalistiche, il secolarismo ebraico ha affermato che la particolarità del popolo ebraico è il risultato dell'elezione nella storia. Ma in questa visione della particolarità ebraica, tale elezione non è un atto di Dio. Invece, è l'atto dei nemici del popolo ebraico, coloro che nel corso della nostra storia hanno voluto ucciderci tutti. Nella versione più recente di questo punto di vista, [[w:Adolf Hitler|Hitler]], non il Signore, diventa l'arbitro finale di chi è un ebreo e perché gli ebrei non possono perdere la loro identità distintiva anche se lo desiderano. Questo è inevitabilmente ciò che emerge da quelle visioni attuali della storia ebraica che fanno dell'[[Olocausto]] l'evento centrale di orientamento per gli ebrei.<ref>Ciò emerge anche nelle opere dei teologi ebrei che fanno dell'Olocausto il fulcro della loro teologia. Cfr. [[w:Emil Fackenheim|Emil L. Fackenheim]], ''God's Presence in History'' (New York, 1970), 81; ''To Mend the World'' (New York, 1982), 201 segg.; [[:en:w:Arthur A. Cohen|Arthur A. Cohen]], ''The Tremendum'' (New York, 1981), 10-11.</ref> Ma l'ironia di questa visione, che i nazionalisti ebrei laici lo riconoscano o meno, è che la sua enunciazione più originale non è giunta da un ebreo, ma dal filosofo ateo francese [[w:Jean-Paul Sartre|Jean-Paul Sartre]] nel suo libro fondamentale ''Anti-Semite and Jew''.<ref>Pubblicato originalmente col titolo {{fr}} ''Réflexions sur la question juive'' (Parigi, 1946). Tuttavia, il traduttore inglese, George J. Becker (New York, 1965), ha catturato alquanto bene l'argomento di Sartre nella sintassi stessa del titolo inglese che ha scelto: ''Anti-Semite and Jew''. Per questo Sartre parla de "l'autentico ebreo che si considera ebreo perché l'antisemita lo ha messo nella situazione di ebreo" (p. 150).</ref>
 
Cito tutto questo perché una costituzione filosofica della dottrina teologica dell'elezione di Israele ha concorrenti. Non si può presumere che l'assunzione della particolarità ebraica conduca necessariamente al reame della teologia. Un tale approccio teologico come quello qui sostenuto deve, quindi, essere sempre consapevole delle pretese del secolarismo e del nazionalismo ebraici sia benigni che virulenti. Deve, quindi, mostrare come l'elezione di Israele da parte di Dio differisca radicalmente dal survivalismo anemico di chi pensa che la sopravvivenza culturale sia una necessità naturale, e dal survivalismo più purosangue di chi pensa che la selezione degli ebrei da parte di Hitler o uno come lui ci dà l'identità di cui abbiamo bisogno.
 
Nessuno di questi tipi di sopravvivenza secolarista rappresenta una sfida filosofica alla dottrina tradizionale dell'elezione. Ecco perché non ho dedicato loro un capitolo separato. Quindi l'argomento di questo mio studio comincerà con Spinoza e da lui passerà a Cohen. La figura di transizione sarà [[w:Franz Rosenzweig|Franz Rosenzweig]], che ha ravvivato la preoccupazione per l'elezione e la rivelazione e che aveva la stessa capacità filosofica di Spinoza e Cohen. Approfittando appieno dell'apertura filosofica fornita da Rosenzweig (ma da lui diverso su alcuni punti successivi della sua costituzione della dottrina), entrerò nel vivo di questo libro: il Capitolo sul recupero delle fonti bibliche della dottrina. Là cercherò di mostrare come la Bibbia può essere letta filosoficamente senza, tuttavia, vederla come un libro filosofico. Il Capitolo successivo tenterà quindi di mostrare come i rabbini, sia nella loro immaginazione aggadica che nella legislazione halakhica, rafforzarono l'elezione di Israele e diedero al popolo ebraico un ruolo veramente attivo nell'alleanza con Dio. L'ultimo Capitolo di per sé tratterà di due visioni medievali dell'elezione, quelle di [[w:Yehuda Ha-Levi|Yehuda Ha-Levi]] e di [[Mosè Maimonide]]. In tale Capitolo cercherò di mostrare perché le loro opinioni sull'elezione non possono essere recuperate per un ruolo veramente normativo nella teologia ebraica contemporanea. Infine, nella Conclusione, cercherò di esporre la mia visione teologica dell'elezione, basandola sulla ricerca e sull'analisi critica dei capitoli precedenti. Sfortunatamente, qui non c'è spazio per discutere l'applicazione della mia teoria ad alcune delle gravi questioni morali e politiche che il popolo ebraico deve affrontare e la sua identità dopo l'Olocausto e il ristabilimento della sovranità nazionale ebraica nella Terra e nello Stato di Israele. Ho comunque affrontato tale discussione, in parte, negli altri miei wikilibri della Serie e in ''[[Shoah e identità ebraica]]''.
 
== Note ==