Ascoltare l'anima/Capitolo 1: differenze tra le versioni
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Sembra che vi sia un accordo generale sul fatto che fare una valutazione sia una condizione necessaria per l'emozione in generale, oltre che essenziale per distinguere un'emozione da un'altra. Il problema è che una "valutazione" potrebbe non essere sempre il tipo di ''giudizio'' valutativo discusso dai teorici del giudizio. Numerosi argomenti sono stati apportati dai filosofi per mettere in dubbio l'idea che le emozioni comportino ''giudizi'' valutativi. Alcuni hanno affermato che sebbene le valutazioni coinvolte nell'emozione abbiano un contenuto proposizionale, come fanno i giudizi valutativi, nell'emozione questo contenuto non è ''giudicato'' o ''ritenuto'' vero; nell'emozione assumiamo un atteggiamento nei confronti del contenuto proposizionale che è meno esigente della convinzione o del giudizio. Altri filosofi hanno preso una posizione più estrema e hanno sostenuto che in alcuni casi le emozioni non hanno alcun contenuto proposizionale e che provare un'emozione è più come percepire o prestare attenzione a qualcosa in un certo modo – una sorta di "vedere come..." – di quanto non sia come giudicare o credere in qualcosa.
[[:en:w:Patricia Greenspan|Patricia Greenspan]]<ref>[[:en:w:Patricia Greenspan|Patricia S. Greenspan]], "A Case of Mixed Feelings: Ambivalence and the Logic of Emotion", in Amélie Rorty (cur.), ''Explaining Emotions'' (Berkeley: University of California Press, 1980); anche ''Emotions & Reasons: An Inquiry into Emotional Justification'' (New York: Routledge, 1988).</ref> ha escogitato un'argomentazione ingegnosa, progettata per mostrare che le emozioni non possono essere giudizi o credenze, perché hanno criteri di razionalità diversi dai giudizi o dalle credenze. Più in generale, dimostra che le emozioni hanno proprietà logiche formali diverse dai giudizi o dalle credenze. Greenspan immagina una situazione in cui io e un
Tuttavia, sostiene Greenspan, questo non è vero per le emozioni corrispondenti. Se sono felice che Gianni abbia vinto il premio e allo stesso tempo infelice che abbia vinto, non sono obbligato né a qualificare né a riassumere le mie emozioni per essere una persona razionale: è perfettamente razionale per me mantenere sia la mia felicità che la mia infelicità. Ovviamente, ''potrei'' qualificare le mie emozioni o riassumerle, essere felice per la vittoria del mio amico sebbene infelice per non essere riuscito a vincere, o nel complesso sentirmi felice o nel complesso infelice per la sua vittoria. Ma il punto di Greenspan è che non ''devo'' farlo per essere razionale, mentre nel caso dei giudizi corrispondenti, devo farlo per essere razionale.
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