Israele – La scelta di un popolo/Introduzione: differenze tra le versioni

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=== Preclusioni essenziali della dottrina classica ===
Il carattere storico essenzialmente libero del rapporto di alleanza tra Dio e Israele è fondamentalmente precluso da due visioni molto diverse dell'ebraismo. Ciò che entrambe queste visioni hanno in comune, nonostante le loro vaste differenze, è la loro visione essenzialmente astorica del rapporto tra Dio e l'uomo e/o Dio e Israele. Come vedremo a breve, queste visioni astoriche precludono essenzialmente una costituzione della dottrina biblico-rabbinica classica dell'elezione di Israele.
 
La preclusione più radicale all'elezione viene dalla filosofia dell'archetipico ebreo moderno rinnegato, [[Baruch Spinoza]]. Fu lui ad iniziare il processo di disconnessione della filosofia dalla rivelazione storica. Per Spinoza (come vedremo più in dettaglio nel prossimo Capitolo), la verità è ciò che è necessario e universale. Non è qualcosa rivelato da un atto libero dall'Alto in un determinato momento. Invece, è eterna e scopribile in qualsiasi momento, cioè, ovviamente, da chiunque sia abbastanza intelligente e desideroso di scoprirla. L'eternità e la storia sono idee che si escludono a vicenda. Ma se questo fosse tutto ciò che Spinoza affermò, potrebbe comunque essere visto come un proseguimento della tradizione della [[w: teologia razionale|teologia razionale]] del Medioevo. Così [[Maimonide]], per citare un esempio importante, considera la rivelazione il livello più alto di intellezione della verità eterna che è possibile per l'intelligenza finita. Per lui e per gli altri in questa tradizione teologica, la visione ebraica della verità eterna su Dio, tuttavia, occupa ancora una posizione storica privilegiata.<ref>Si veda Maimonide, ''Commentario alla Mishnah'': Shemonah Peraqim, intro.; ''Mishneh Torah'': Avodah Zarah, 11.16 e ''Qiddush Ha-Hodesh'', 17.24.</ref> La Torah contiene in sé la verità eterna in forma esoterica (''sitrei torah'').<ref>Cfr. [[Maimonide]], ''[[Guida dei perplessi]]'', 3, intro. ref TB ''Pesahim'' 119a.</ref> Tale verità può essere decodificata, almeno da coloro adeguatamente preparati a farlo con un'ermeneutica fondata filosoficamente. Sebbene questo tipo di teologia razionale non costituisca di fatto l'evento della rivelazione separato dall'evento della scoperta umana della verità eterna, essa continua ad attribuire una posizione epistemologica (se non ontologica) privilegiata sia al popolo di Israele che alla Torah di Israele nell'apprensione universale di quella verità. E, come vedremo nel secondo Capitolo, due secoli dopo Spinoza, [[w:Hermann Cohen|Hermann Cohen]] tentò più o meno la stessa cosa, pur operando da una base filosofica del tutto diversa.
 
Il progetto radicale di Spinoza aprì la strada al secolarismo ebraico e all'ateismo che fondamentalmente assume. Per Spinoza, un rapporto con un Dio intelligibile e scientificamente legittimo e un rapporto con il popolo ebraico come tradizionalmente costituito si escludevano a vicenda. Optò, quindi, per Dio a scapito di Israele. In tal senso, fu tutt'altro che ateo, come invece le generazioni successive pensavano che fosse. Il secolarismo ebraico, d'altra parte, optando per il popolo ebraico, mentre allo stesso tempo presupponeva che se c'era un Dio poteva essere solo come il Dio di Spinoza, scelse quindi il popolo ebraico a scapito di Dio. E più radicali di Spinoza o dei laicisti ebrei sono quegli ebrei che hanno costantemente abbracciato il [[w:marxismo|marxismo]]. Poiché le premesse marxiste non lasciano spazio né a Dio né a Israele.<ref>Pertanto, nel suo primo saggio ''[[w:Sulla questione ebraica|Sulla questione ebraica]]'', l'ateismo e l'antisemitismo di Marx sono presentati in tandem. Cfr. {{de}} ''[[:de:w:Zur Judenfrage|Zur Judenfrage]]'' (Berlino, 1919).</ref>
 
=== Particolarismo ed elezione ===