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Un totale di 2656 israeliani erano stati uccisi nella guerra di Kippur, e più di 7000 feriti. Gli arabi ebbero 15000 morti e 35000 feriti. [[:en:w:Gershom Gorenberg|Gershom Gorenberg]] equipara questi dati alle perdite della Prima Guerra Mondiale, specificandone le computazioni equivalenti. Tenendo conto della dimensione della popolazione israeliana e rivalutandone i numeri su una curva, i 2656 morti israeliani equivalgono a 165000 morti americani. Ma tali equivalenze probabilmente dicono meno delle realtà della guerra – una vita è una vita è una vita – di quanto non dica lo stato mentale degli israeliani dopo che gli spari cessarono. Sui libri, sembrò che Israele avesse vinto con tutta facilità. I combattimenti durarono appena tre settimane, e alla fine Israele non solo aveva recuperato ciò che aveva perso inizialmente, ma ne aveva aumentato i territori, coi suoi soldati appostati su entrambe le sponde del Canale di Suez.
 
Tuttavia non fu così che Israele si sentì alla fine del conlittoconflitto. Non fu il numero dei morti che devastò psicologicamente Israele. Fu la natura della lotta, la sorpresa e ciò che aveva causato agli israeliani di essere sorpresi. Molti di loro avevano creduto che l'era delle grandi guerre fosse finita, che gli arabi erano stati sconfitti, che il Sionismo aveva trionfato — ma tutto questo era stato smascherato come una totale fantasia, un sogno. Gli arabi non erano stati battuti nel 1967, e non lo sarebbero mai stati. La lotta sarebbe continuata. E sì, ora siamo al sicuro, perché siamo più forti, ma come lo saremo fra dieci anni, o fra cento?
 
Qualche mese dopo il [[w:cessate il fuoco|cessate il fuoco]], [[w:Abba Kovner|Abba Kovner]] fece un film sulla storia del suo kibbutz, [[w:Ein HaHoresh|Ein Hahoresh]]. Mostrava immagini di ebrei in città e paesi d'Europa: anziani con i [[w:talled|tallìt]] di preghiera, riuniti in sinagoghe di legno, non sapendo quanto facilmente tali sinagoghe avrebbero bruciato; navi a vapore affollate di ragazze ebree dai capelli rossi, che lasciano porti nel [[w:Mar Nero|Mar Nero]], cittadine con case di pietra che si ergono a terrazze; traversate, isole che si susseguono nella nebbia, la Palestina che appare all'orizzonte, [[w:Eretz Israel|Eretz Israel]], la stessa terra che Dio usò per modellare il primo Uomo; i pionieri, con cappelli di paglia a larghe falde, che sgomberano i campi dalle erbacce, condutture d'acqua, erezioni di mura; il primo raccolto ed i primi festival della campagna, le candele commemorative che luccicano su una collina, battaglie nelle alture; sopravvissuti che arrivano dai [[w:campo di sterminio|campi di sterminio]], a cui vien dato un fucile e mandati a combattere; vittorie e orgoglio per questo nuovo tipo di Ebreo, che vince e vince, ma ancora altre guerre perché gli arabi non sanno di aver perso. Il film finisce con delle navi radunate sulla costa, le stesse navi affollate dagli stessi ebrei, solo che questa volta se ne stanno andando, verso il mare, con la costa della Palestina in dissolvenza dietro di loro.