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Quasi un ''déjà-vu'' riproposto oggi, mezzo secolo dopo, con l'invasione dell'Ucraina da parte di una neo-dispotica Russia, la Guerra del Kippur fu un punto di svolta per Israele. Per molte persone, ci vollero decenni per capire cosa significasse, ma gli astuti capirono istintivamente: la lotta con gli arabi, che gli israeliani credevano di aver vinto nel [[w:Guerra dei sei giorni|1967]], in realtà non erano stati vinti, e non sarebbero stati vinti per una generazione, e forse per sempre. La strategia [[w:Sionismo|sionista]] a lungo termine, in cui Israele batteva gli arabi finché, come la metteva Ariel Sharon, "non avessero sviluppato una psicologia di disfatta", e fossero arrivati a credere che non avrebbero mai vinto, e quindi accettato lo Stato ebraico, non aveva funzionato. Il fatto che tu potessi vincere e vincere e comunque non vincere, fu come uno shock per la maggioranza degli israeliani. Un giorno è vittoria e cieli blu, e il giorno dopo è guerra ovunque, in ogni direzione dell'orizzonte.
 
Anni fa mi misi in viaggio per tutto Israele ad incontrare alcuni degli uomini che avevano comandato l'[[w:Forze di difesa israeliane|esercito israeliano]] (IDF) nel 1967 e 1973. Erano ormai molto anziani e curvi, ma conservavano quella fisicità vivace che ti aspetti dai soldati. Abbracciavano, afferravano, spingevcanospingevano, ridevano. Conversammo in café e appartamenti, con l'[[:en:w:desert lark|allodola del deserto]] sul davanzale e le fronde delle palme che battevano applausi. Alcuni aprirono dalle mappe davanti a noi, indicanoindicando poi alcune scene di battaglia, o un passo di montagna da cui erano sgusciati via coperti dalla nebbia. Altri mi mostrarono foto di amici che erano morti combattendo, giovani che sarebbero quindi rimasti giovani nel ricordo. Altri ancora mi mostrarono foto di loro stessi, denti bianchi e capelli scuri, aitanti e vigorosi. Alcuni parlavano un inglese perfetto, altri per nulla, qualcuno persino l'italiano, qualcun altro frasi spezzate, con spalucce e sospiri. Io a quel tempo parlavo poco l'[[ebraico]], studiandolo la sera con un amico che mi accompagnòaccompagnava in queste escursioni in giro per Israele e che mi aiutòaiutava come interprete quando le conversazioni si facevano più complesse. Era l'anno 2000, durante la [[w:Seconda intifada|Seconda Intifada]] palestinese – ogni giorno c'erano notizie di un nuovo attacco terrorista – e in questi miei incontri, i vecchi soldati erano cupi e tristi. Parlavano della situazione in Israele n elnel modo in cui i loro nonni una volta parlavano della ''Questione Ebraica''. Non c'era speranza, dicevano: ogni vittoria i riporta indietro a questa stessa guerra estenuante e spietata. Molti incolpavano non i regressi ma i trionfi, specialmente la Guerra dei Sei Giorni, da cui Israele aveva appreso le lezioni sbagliate. "È stato il peccato dell'arroganza, l’''[[w:hybris|hybris]]'' che ci ha pervaso", ci disse un generale. "L'idea che eravamo grandi e forti, e vincitori, e che avremmo continuato a vincere, e che potevamo ottenere tutto, come se avessimo risolto l'enigma della storia ebraica."
 
[[File:1973 sinai war maps.jpg|thumb|250px|right|L'ingresso egiziano nel Sinai (6-13 ottobre) e il contrattacco israeliano (13-15 ottobre)]]
Ci sono stati in effetti tre Israele: la traballante piccola nazione che era esistita dal 1948 al 1967; la grande forza mondiale esistita dal 1967 al 1973; e la ''nazione bastione'' in perenne difesa che esiste oggi — un Paese sorpreso dalla Storia.
 
Tornato dal mio ufficio a fine giornata, ascoltando la radio appresi le prime notizie frammentarie e poi sempre più dettagliate: gli egiziani avevano attraversato il Nilo ed erano entrati nel Sinai, non con pochi soldati ma con un intero esercito. Ottantamila uomini. Avanzavano coperti da missili [[w:Missile terra-aria|SAM]] russi. La frontiera era stata sorvegliata da avamposti fortificati: la [[w:Linea Bar-Lev|Linea Bar-Lev]]. Molte di queste fortificazioni erano già state distrutte – poiché era Yom Kippur, gran parte dei difensori erano in licenza quando vennero sparati i priniprimi colpi – e le poche installazioni che erano sopravvissute furono intrappolate dietro le linee egiziane. I siriani avevano cacciato gli israeliani dal [[w:Monte Hermon|Monte Hermon]] nel Golan e i carri armati siriani si trovavano a pochepochi migliachilometri dalle cittadine israeliane nella [[w:Galilea|Galilea]]. Se avessero sfondato, la guerra sarebbe finita ben presto.
 
== La sorpresa di Golda Meir ==
{{Doppia immagine verticale|right|Golda Meir 03265u.jpg|Golda Meir Signature.svg|250|[[w:Golda Meir|Golda Meir]] nel 1973|Firma di Golda Meir}}
Perché l'attacco fu una tale sorpresa?
 
Tanto per cominciare, gli israeliani (come ho giàdetto dettoprecedentemente) pensavano di aver già vinto, che la vittoria del 1967 fosse la fine decisiva del conflitto. Nel 1971 Moshe Dayan, allora ministro della Difesa, concesse un'intervista al settimanale ''[[w:Time|Time]]'' in cui prometteva che non ci sarebbero state guerre per almeno dieci anni. "Siamo alle soglie del coronamento del ritorno a Sion", spiegava Dayan. Ogni rapporto dell'[[w: intelligence|intelligence]], non importa quanto fosse preoccupante, doveva adattarsi a questa ''certezza''. Nei mesi prima dell'attacco, il [[w:Mossad|Mossad]] – agenzia dei servizi segreti israeliani – emise undici avvertimenti generaligenerici. C'erano infatti dozzine di indizi preoccupanti: gli egiziani che mobilitavano le proprie truppe, spostandole lungo il [[w:Canale di Suez|Canale di Suez]], acquisti massicci di armi, l'oscuramento dei fari dei loro autocarri. Gli aerei da trasporto russi trasferironotrasferivano i diplomatici sovietici con rispettive famiglie fuori dall'Egitto. Poi, una settimana prima dell'invasione, che (guarda caso) avvenne durante il [[w:Ramadan|Ramadan]], ai soldati mussulmani venne detto di rompere il digiuno. La notte successiva, una pattuglia israeliana trovò impronte sulla sabbia rastrellata lungo il Canale.
 
Golda Meir nacque nel 1898 a Kiev, [[w:Ucraina|Ucraina]], dove [[w:pogrom|pogrom]] prima e [[w:Olocausto in Ucraina|nazisti]] poi, gli ebrei non avrebbero avuto una vita facile.E così la sua famiglia si trasferì a [[w:Milwaukee|Milwaukee]], negli Stati Uniti, quando aveva otto anni. Visse anni ''americani'', prendendo l'autobus per andare a scuola, leggendo tascabili, mangiando [[w:crema inglese|crema inglese]], ma ricordandosi di [[w:Sion (monte)|Sion]]. Si sposò a ventun anni e fece l'[[w:Aliyah|Aliyah]]. Raccolse mandorle in una fattoria nella [[w:Piana di Esdraelon|Valle di Jezreel]], ma era schietta e ambiziosa e si fece strada in posizioni di autorità, prima nel suo [[w:kibbutz|kibbutz]], poi nel suo partito politico. Al momento della [[w:Piano di partizione della Palestina|partizione UNGA]], Golda era arrivata ai vertici della direzione [[w:Sionismo|sionista]] ([[w:David Ben Gurion|Ben Gurion]] famosamente la chiamò "l'uomo migliore al governo".) Nel 1948 le fu assegnata una missione importante. Travestita da araba, attraversò il [[w:Giordano (fiume)|fiume Giordano]] per incontrare [[w:Talal di Giordania|Abdullah bin al-Hussein]], allora re di [[w:Giordania|Giordania]], che cercò di persuadere a star fuori dalla guerra. L'incontro fu vano, ma rese famosa Golda. Continuò poi a servire in vari incarichi, tra cui ambasciatrice presso l'Unione Sovietica e come ministro degli Esteri. Divenne [[w:Primi ministri di Israele|primo ministro di Israele]] nel 1969, quando aveva già i capelli grigi, simpatica nonna col peso del mondo sulle spalle.