Ascoltare l'anima/Capitolo 9: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 208:
Jerold Levinson ha sottolineato che due questioni diverse spesso si invischiano nelle discussioni sull'espressione nelle arti. Da un lato c'è la domanda "Cos'è l'espressione?" e dall'altro c'è la domanda "In che modo le opere d'arte raggiungono l'espressione?" o "Quali sono i motivi/le basi dell'espressione artistica?"<ref>Ad esempio, nella sua discussione sulle opinioni di Peter Kivy riguardo all'espressione musicale in Levinson, ''The Pleasures of Aesthetics'', 106.</ref> Ho ora completato il mio tentativo di affermare cosa ''sia'' l'espressione artistica in tutto il suo senso romantico. A mio avviso, si tratta principalmente di un'attività intenzionale da parte di ''artisti'', sebbene il concetto sia anche usato in modo derivato ad indicare ''opere'' che potrebbero o meno essere state create intenzionalmente per esprimere emozioni. Ma questa analisi lascia ancora senza risposta la domanda su ''come'' si raggiunga l'espressione artistica, e in particolare su come le emozioni vengano "elucidate" e "individuate" nelle opere d'arte. Quello che voglio suggerire è che questa domanda può trovare una risposta migliore se consultiamo la teoria dell'emozione che ho delineato nei primi tre Capitoli di questo wikilibro.
 
Ho sostenuto che "un'emozione" non è uno stato o una disposizione ma un ''processo'', un processo interattivo o una transazione tra una persona e un ambiente (che spesso è un'altra persona). Il processo viene in genere attivato quando la mia attenzione è attratta da qualsiasi cosa nell'ambiente sia importante per i miei desideri, obiettivi, interessi e così via. Una risposta emotiva è una risposta corporea ''causata'' da una valutazione affettiva automatica e che si verifica come parte di una sequenza modellata di eventi, il ''processo'' emotivo. Una valutazione affettiva "valuta" l'ambienteamtestbiente in termini di come sono in gioco i miei desideri, obiettivi o interessi: se sto affrontando una minaccia, un torto, una perdita, qualcosa di strano e insolito, qualcosa di particolarmente buono o altro.
 
Man mano che il processo si svolge, la valutazione affettiva o emotiva iniziale – '''Questo è strano''', o '''Questo mi piace''', o '''Questo è minaccioso''' – lascia il posto a valutazioni cognitive e rivalutazioni della situazione. Nella paura o nella rabbia posso valutare la mia capacità di controllare o affrontare la situazione. Con sorpresa, potrei esaminare l'ambiente alla ricerca di indizi su ciò che sta accadendo. E così via. Allo stesso tempo, la valutazione affettiva o emotiva iniziale produce in me certe risposte fisiologiche e motorie, comprese le espressioni facciali e gestuali, che comunicano agli altri e forse a me stesso come ho valutato l'ambiente, se come strano e minaccioso, o come offensivo, come gradevole, o altro. La persona arrabbiata aggrotta le sopracciglia, si irrigidisce e si prepara fisicamente all'attacco; il timoroso trema, si blocca e poi forse si prepara alla fuga; la persona gioiosa sorride, si rilassa e forse saltella o balza di gioia. Inoltre, c'è sempre un feedback di vario genere da ciascuna parte del processo emotivo alle altre. Alla fine il processo emotivo si concluderà o si regolerà in uno stato diverso.
 
Quando il processo sarà finito, potrei etichettarlo con uno dei termini ''pop''-psicologici per le emozioni nella mia lingua: dico che ero "arrabbiato", "triste", "contento" o altro. In altre parole, riassumo il processo emotivo con una parola. Come dice Phoebe Ellsworth, "I catalogue the emotion in recollection", usando le risorse della mia lingua e cultura.<ref>Si veda il Cap. 3.</ref> Ellsworth suggerisce, tuttavia, che particolari stati emotivi nominabili possono essere relativamente rari, che la nostra vita emotiva si svolge in "streams" che cambiano continuamente in risposta a valutazioni in continua evoluzione, azioni e tendenze all'azione in continua evoluzione, stati corporei in continua evoluzione. Come notò William James, i nostri processi emotivi sono in costante flusso: possiamo cambiare abbastanza rapidamente da paurosi ad allegri, da ansiosi ad arrabbiati. Da questo punto di vista particolari stati emotivi nominabili sono tipicamente riconosciuti solo dopo l'evento "when the emotion has been catalogued in recollection". Quindi è solo dopo l'evento che noi (o i nostri amici) descriviamo una situazione come quella in cui ero triste o arrabbiato, vergognoso o colpevole, dispiaciuto o annoiato. È usando parole emotive ordinarie come queste che cerchiamo di dare un senso alle nostre esperienze emotive in termini pop-psicologici.
 
Un altro modo in cui potremmo cercare di dare un senso alle nostre esperienze emotive, tuttavia, è "esprimerle" in opere d'arte. Anche qui riassumo una sequenza di eventi in riflessione — sto ''monitorando cognitivamente'' la sequenza degli eventi. Ma un'opera d'arte può comunicare uno stato emotivo o una sequenza di stati emotivi con un dettaglio che non è catturato dalle categorie della pop-psicologia. Ad esempio, se fossimo costretti a nominare l'emozione espressa nella ''"Ode to a Nightingale"'' di Keats, potremmo dire che è "longing", ma ciò che viene realmente articolato è una sequenza di pensieri, desideri, sentimenti corporei e così via, appartenente alla ''persona'' nella poesia, che definisce un particolare processo emotivo che cambia ed evolve nel tempo. Questo processo può essere approssimativamente etichettato come "longing". Ma ciò che la poesia è in grado di trasmettere è un ''longing'' molto particolare, definito da pensieri, desideri, tendenze all'azione e cambiamenti fisiologici e comportamentali specifici. Può anche comunicare ''come'' si evolve questo complesso processo e come i pensieri, i desideri e le tendenze fisiologiche e comportamentali stesse cambiano e si sviluppano nel tempo (e nel corso della poesia). La poesia trasmette com'è una situazione o una serie di eventi dal punto di vista della ''persona'' e la sequenza di pensieri, desideri e così via, che articolano come lui o lei sta reagendovi ''nel tempo''. Tuttavia, non è solo un commentario continuo su una sequenza di eventi, ma soprattutto una riflessione su di essi. L'artista ci presenta le sue riflessioni su un'esperienza emotiva, frutto del suo monitoraggio cognitivo di essa. A differenza delle espressioni emotive facciali o vocali, un'espressione artistica articola e chiarisce ''com’è sentire'' il processo emotivo e consente al pubblico di condividere quell'esperienza in una certa misura<ref>Le espressioni facciali e gestuali possono infatti consentire allo spettatore di sapere come ci si sente a trovarsi nello stato espresso e, in tal senso, "chiarire" com'è l'esperienza.</ref> e, a differenza delle espressioni facciali e vocali, un'espressione artistica è il risultato delle ''riflessioni'' dell'artista su questo processo e un invito al pubblico a condividere tali riflessioni.
 
In generale, ci sono due modi correlati in cui le emozioni di una ''persona'' possono essere espresse (individuate o articolate) nell'arte, corrispondenti al fatto che le emozioni sono essenzialmente interazioni o transazioni tra la persona (''persona'') e il suo ambiente (ricordando che "l'ambiente" è spesso un'altra persona). In generale, le emozioni nell'arte possono essere espresse concentrandosi su ciò che accade alla persona nell'interazione o su ciò che accade all'ambiente.
 
Concentrandosi innanzitutto sull'ambiente, le opere d'arte che descrivono o rappresentano il mondo, come poesie, dipinti e opere fotografiche, sono in grado di esprimere un'emozione ''articolando il modo in cui il mondo appare a una persona in quello stato emotivo''. Come risultato di un'interazione emotiva con l'ambiente, l'ambiente assume un ''aspetto'' particolare: alla persona arrabbiata il mondo sembra ostacolarlo e offenderlo; alla persona paurosa il mondo appare minaccioso. Per la persona addolorata il mondo è un luogo squallido e senza senso; alla persona presa da amore felice, il mondo appare buono: un luogo di accoglienza, di bellezza e di molteplici soddisfazioni. Se poi ci concentriamo sulla persona che esprime, tali opere d'arte possono esprimere un'emozione ''articolando i pensieri, le convinzioni, i punti di vista, i desideri, ecc. della persona che sembra esprimere l'emozione''. Per la persona arrabbiata il mondo è pieno di offese, per la persona spaventata il mondo è un luogo minaccioso. Poiché l'esperienza emotiva è il risultato di un'interazione tra persona e ambiente, c'è solo una differenza di enfasi tra descrivere o rappresentare il mondo dal punto di vista di una persona arrabbiata o spaventata, e semplicemente descrivere o rappresentare il punto di vista stesso, e/o i pensieri, i desideri, gli obiettivi e gli interessi che modellano il punto di vista.
 
In precedenza ho sostenuto l'idea che in alcune opere d'arte ci siano strati di ''personae'' (= "layers of personae"), in modo che nei romanzi, ad esempio, gli autori (impliciti) possano esprimere le proprie emozioni e atteggiamenti in parte attraverso il modo in cui ritraggono il loro narratore o narratori, in parte mediante il modo in cui i narratori descrivono o rappresentano i personaggi, e in parte attraverso l'autoespressione da parte dei personaggi. Nelle opere teatrali l'espressione delle emozioni da parte dei personaggi è solitamente il tipo di espressione più saliente. Pertanto, Shakespeare ritrae [[w:Re Lear|King Lear]] nella brughiera che ''esprime'' con forza la sua rabbia e il suo dolore in un modo che (1) fornisce la prova che sta esprimendo "genuinamente" le proprie emozioni; (2) è percepibile nelle parole che pronuncia; (3) articola e chiarisce la sua emozione; e (4) consente al pubblico in una certa misura di provare l'emozione che sta provando lui e di riflettere e chiarire questa emozione.<ref>Più avanti avrò altro da dire su come le espressioni inducono emozioni nel pubblico.</ref>
 
Similmente, molti dipinti rappresentano l'espressione dell'emozione nel senso che raffigurano persone nell'atto di esprimere le proprie emozioni. Nella pittura, ovviamente, i personaggi non esprimono le loro emozioni verbalmente ma attraverso le loro espressioni facciali, comportamenti e azioni o tendenze all'azione. Nella più espressiva di tali opere, il modo stesso in cui l'artista descrive queste cose aiuta ad articolare le emozioni espresse dai "personaggi" nel dipinto, come quando pennellate violente e colori sgargianti aiutano a trasmettere le emozioni violente dei personaggi. E allo stesso tempo, il modo in cui il pittore dipinge i personaggi esprime anche qualcosa del suo atteggiamento nei loro confronti (o quello della sua ''persona'' artistica).
 
L'[[w:action painting|action painting]] fa un ulteriore passo avanti. Anche quando nessun personaggio è raffigurato, come nei dipinti astratti a goccia di [[w:Jackson Pollock|Jackson Pollock]], sono le stesse azioni con cui sono realizzati i dipinti che esprimono le emozioni dell'artista (o della sua ''persona''). Come ha sottolineato [[:en:w:Kendall Walton|Kendall Walton]], i dipinti hanno l'aspetto di essere stati prodotti in virtù di queste azioni.<ref>Kendall Walton, "Style and the Products and Processes of Art", in Berel Lang (cur.), ''The Concept of Style'' (Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 1979).</ref>
 
In questo senso l'action painting è simile alla [[w:danza|danza]]. La danza può esprimere le emozioni di una "persona" ''mettendo in atto i gesti, il comportamento, le espressioni facciali, le tendenze all'azione e le azioni di una persona che si trova e manifesta un particolare stato emotivo''. E una canzone può esprimere le emozioni in due modi: come poesia può articolare i pensieri e il punto di vista di una ''persona'' – di solito il "protagonista" della canzone – che si trova in un particolare stato emotivo, e come musica può rappresentare le tendenze all'azione, i movimenti e il tono di voce di questa ''persona''. (Come la musica strumentale "pura" possa esprimere emozioni in senso romantico è un argomento che affronto nel [[Ascoltare l'anima/Capitolo 11|Capitolo 11]].)
 
Parte della tesi di Collingwood è che l'artista, nell'esprimere le proprie emozioni in un'opera d'arte, non sta solo riflettendo e raccontandole, ma sta anche cercando di convincere il resto di noi a capire cosa viene espresso facendoci provare quelle emozioni e facendoci riflettere su di loro. L'idea è che una poesia, un dipinto o una canzone possono aiutarci a cogliere un particolare stato emotivo facendoci "ricreare" nell'immaginazione com'è stare in quello stato, mettendoci effettivamente in quello stato, o almeno incoraggiandoci ''immaginare'' di essere in quello stato e poi ''rifletterci'' su.<ref>Come prima, preferirei non parlare dell'immaginare di provare un'emozione; se il processo funziona come prevede Collingwood, il lettore che reagisce proverà emozioni autentiche. In ogni caso, ovviamente, è necessaria una sorta di risposta corporea se l'esperienza è veramente emotiva. Le prove citate alla nota successiva conferma la mia impressione che non abbiamo bisogno del concetto di "immaginazione" per aiutarci a capire le nostre reazioni emotive alle opere d'arte.</ref> Un'opera d'arte può metterci in questo stato sia mostrandoci il mondo dal punto di vista dell'emozione, sia inducendo in noi i cambiamenti corporei caratteristici di quella emozione. È interessante notare che quando un'opera d'arte ci mostra una persona in preda a un'emozione, che appare e si comporta di conseguenza, ciò induce in noi i cambiamenti corporei caratteristici delle emozioni che vediamo (o udiamo) espresse.<ref>Nuovi affascinanti risultati in [[w:neurofisiologia|neurofisiologia]] hanno dimostrato che i [[w:neuroni specchio|neuroni specchio]] rispondono praticamente allo stesso modo quando vediamo un'espressione facciale di emozione (ad esempio, disgusto) e quando facciamo noi stessi quell'espressione facciale. Parimenti, i neuroni specchio rispondono praticamente allo stesso modo quando sentiamo la nostra gamba toccata con uno stecco e quando osserviamo qualcun altro che si tocca la gamba con uno stecco. Non sorprende quindi che rispondiamo alle immagini di persone che esprimono emozioni e alle esibizioni di danza in cui le persone esprimono le proprie emozioni, provando le stesse emozioni che vengono espresse. Inoltre, quando osserviamo, prevediamo o ascoltiamo le conseguenze di un'azione, il sistema motorio si attiva come se stessimo eseguendo l'azione. Interventi di Vittorio Gallese e Ralph Adophs a una sessione su "The Social Brain" alla American Philosophical Association Central Division, Chicago 2004.</ref>
 
=== Esprimere emozioni in poesia ===