Ascoltare l'anima/Capitolo 9: differenze tra le versioni

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'''3'''. [[:en:w:Jerrold Levinson|Jerrold Levinson]] si lamenta del fatto che la teoria di Vermazen sia "too intellectualized: expressiveness must be perceivable, not just inferable, in order to deserve that appellation".<ref>''Ibid.'' 102. Levinson sta scrivendo specificamente sulla "musical expressiveness" piuttosto che sull'espressività – o espressione – in generale.</ref> Se sorridi con un "sorriso Duchenne" che esprime la tua felicità, sono in grado di ''vedere'' la tua felicità ''nel'' tuo sorriso; non mi limito a fare inferenze dal tuo comportamento al tuo stato d'animo. Allo stesso modo, spiega l'argomentazione, devo essere in grado di vedere l'espressione nel dipinto o ascoltarla in un brano musicale; non ''deduco'' solo che ciò che sto incontrando sia un sintomo di uno stato mentale. Alcune persone sottolineano il punto dicendo che un'espressione non è solo un ''segno'' della presenza di uno stato mentale.<ref>Cfr. Guy Sircello, ''Mind & Art: An Essay on the Varieties of Expression'' (Princeton, NJ: Princeton University Press, 1972), specialmente cap. 6. Questo libro rimane un affascinante tentativo di elaborare una teoria dell'espressione nello spirito di Collingwood.</ref> Se Zio Pippo si tira sempre i baffi quando è di buon umore o se Zia Ada sbatte sempre molto le palpebre quando è arrabbiata, questi comportamenti sono presumibilmente solo segni o sintomi di emozione, non espressioni, perché presumibilmente non possiamo percepire alcuna emozione ''nel'' comportamento o percepire l'ammiccamento ''come'' irato o il tirarsi i baffi ''come'' buon umore.
 
[[File:Cary Grant Joan Fontaine Suspicion.jpg|235px|thumb|[[w:Cary Grant|Cary Grant]] e [[w:Joan Fontaine|Joan Fontaine]] in una foto di scena, ''[[w:Il sospetto (film 1941)|Suspicion]]'' (1941)]]
Sospetto che potrebbe non esserci una distinzione così netta tra segni ed espressioni come a volte si pensa. Non è che le espressioni delle persone siano completamente trasparenti, cosicché tutto ciò che devo fare è guardare il tuo viso o la tua postura e saprò esattamente cosa provi. Le espressioni ordinarie delle persone sono spesso difficili da leggere, quindi non è affatto semplice sapere ''di cosa sia'' un'espressione.<ref>Naturalmente potrebbe essere d'aiuto studiare più attentamente le espressioni facciali, come ci incoraggia a fare Paul Ekman in ''Emotions Revealed'' (New York: Henry Holt, 2003).</ref> [[w:Alfred Hitchcock|Alfred Hitchcock]] fa buon uso di espressioni ambigue per creare tensione in film come ''[[w:Il sospetto (film 1941)|Suspicion]]'', in cui la giovane moglie legge le espressioni ambigue di suo marito come espressione di intenzioni sinistre – e anche il pubblico è incoraggiato a farlo – ma dove si scopre che le sue espressioni hanno un significato molto diverso. Parimenti rispetto ad altre opere d'arte: spesso non è affatto ovvio cosa sta esprimendo un'opera, e dobbiamo fare inferenze dal carattere dell'opera a quale emozione o altro stato d'animo sia espressione. E d'altra parte possiamo imparare a leggere segni di emozione idiosincratici o convenzionali come lo Zio Pippo che si tira i baffi, in modo da reagire ad essi proprio come facciamo con espressioni più "naturali".
 
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Come ha sottolineato [[:en:w:Richard Wollheim|Richard Wollheim]], il mondo naturale ci appare intriso di qualità emotive; abbiamo una naturale tendenza ad antropomorfizzare il mondo naturale, percependo un albero nodoso e contorto come angosciato, il suono di un ruscello increspato come allegro, la vista di un bosco scuro come cupo. Wollheim afferma che questi fenomeni naturali "corrispondono" a varie emozioni umane. La mia idea era che nell'espressione artistica, ciò che fa l'artista è creare fenomeni che possono servire come espressioni delle emozioni umane più o meno allo stesso modo in cui lo fanno i fenomeni non-umani nel mondo naturale. Questi elementi espressivi – suoni, colori, immagini verbali, ecc. – corrispondono all'emozione in questione. In quelli che sostenevo fossero i "casi centrali" dell'espressione artistica, è l'emozione stessa dell'artista che gli fa selezionare gli elementi espressivi che sceglie: l'artista che cerca di esprimere le sue emozioni nei suoi prodotti artistici sceglie intenzionalmente suoni, parole e immagini che sembrano "incarnare" queste emozioni in un modo simile a quello in cui qualche oggetto o condizione in natura potrebbe "incarnarle". Nei casi "secondari", l'emozione espressa non è propria dell'artista ma sembra appartenere solo all'artista stesso. In questi casi l'artista dipinge come da un certo atteggiamento o emozione, e "rende vivida" l'emozione con un'opportuna scelta di corrispondenze. L'espressione è quindi sempre un'attività intenzionale, quella di scegliere "corrispondenze" di un'emozione all'interno di un medium.<ref>Sia l'idea che l'espressione è intenzionale, sia l'idea che certi suoni e colori "corrispondano" alle emozioni derivano da Richard Wollheim. Sulle "corrispondenze" cfr. ad es. Richard Wollheim, ''Art and Its Objects. An Introduction to Aesthetics'' (New York: Harper & Row, 1968), 31; Richard Wollheim, ''On Art and the Mind'' (Cambridge, Mass.: Harvard University Press, 1974), 95; e Richard Wollheim, ''Painting as an Art, A. W. Mellon Lectures in the Fine Arts 1984'' (Thames & Hudson, 1987), 82. Wollheim respinge quanto ho esposto sopra. Uno dei motivi è che per lui è importante che ciò che viene espresso sia proiettato dall'artista e derivi dalla psicologia stessa dell'artista. Wollheim sembra non voler avere nulla a che fare con l'idea di una ''persona''. Sotto questo aspetto la sua teoria è più "romantica" della mia esposizione. Tuttavia, le sue vere radici risiedono in una versione kleiniana della psicologia freudiana che non vedo motivo di accettare.</ref>
 
{{tripla immagine|center|Vincent van Gogh - Road with Cypress and Star - c. 12-15 May 1890.jpg|230|Vincent Van Gogh 0020.jpg|360|Vincent Van Gogh 0016.jpg|230|''[[w:Sentiero di notte in Provenza|Sentiero di notte in Provenza]]'', 1890, [[w:Kröller-Müller Museum|Kröller-Müller Museum]]|''Cipressi'', 1889, [[w:National Gallery (Londra)|National Gallery]], [[w:Londra|Londra]]|''Cipressi'', 1888, [[w:Metropolitan Museum of Art|Metropolitan Museum of Art]], [[w:New York|New York]]}}
In precedenza, ho anche affermato che questo processo è in realtà un processo di "articolazione" e "individualizzazione" di un'emozione, così che la mia interpretazione di "espressione artistica" è stata in grado di catturare un aspetto importante della Teoria dell'Espressione, come sviluppata da Collingwood. Ho sostenuto che l'artista individua e articola questa emozione nel processo di manipolazione del suo ''medium'', non solo scegliendo colori, linee, immagini e così via, che sono "naturalmente" espressivi – corrispondono a qualche emozione – ma spesso anche enfatizzando o anche distorcendo ed esagerando gli aspetti di queste immagini e suoni che li fanno corrispondere alle emozioni, per esprimere ancora più chiaramente l'emozione in questione. Pertanto, le forme di una fila di alberi dall'aspetto tormentato in natura possono corrispondere all'angoscia, ma [[w:Vincent van Gogh|Van Gogh]] nel pitturare i '''[[w:Vincent van Gogh#Cipressi|suoi cipressi]]''' può esagerare e distorcere quelle forme in modo tale da enfatizzare l'aspetto di tormento degli alberi.<ref>Ignoro qui le complicazioni derivate dal mio prendere come centrale il caso in cui l'artista stesso sta esprimendo la propria emozione, e trattare solo come secondari quei casi in cui l'emozione espressa è quella di una ''persona''.</ref>
 
 
 
 
 
==== Che cos'è veramente l'espressione ====
 
==== Come si ottiene l'espressione ====
 
 
=== Esprimere emozioni in poesia ===