Ascoltare l'anima/Capitolo 9: differenze tra le versioni

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Nel senso di Vermazen le opere d'arte possono anche "esprimere" atteggiamenti, punti di vista e così via, che sembrano essere quelli del periodo, del luogo o della cultura in cui l'opera ha avuto origine. Possiamo dedurre dall'aspetto o dal suono dell'opera che è il prodotto di questi atteggiamenti. Le opere di architettura non sono generalmente pensate come espressioni di emozioni personali in un architetto, ma anche le opere di architettura possono esprimere, nel senso di Vermazen, idee, punti di vista e valori attuali nella cultura che le ha prodotte. L'uso della parola "expression" da parte di Vermazen è perfettamente ragionevole e persino utile e illuminante. Tuttavia, non è così che i teorici romantici usavano il termine, e non cattura del tutto ciò che i romantici pensavano fosse speciale nelle opere d'arte che si proponevano di essere "espressioni" nel loro senso.
 
'''2'''. Il motivo per cui un artista romantico che sta cercando di esprimere emozioni nel suo lavoro non può farlo inconsapevolmente è che, sia che l'artista stia cercando di esprimere le proprie emozioni, le emozioni di una ''persona'' o le emozioni di un personaggio o narratore nell'opera, cerca sempre di articolare e delucidare quelle emozioni, e l'articolazione e la delucidazione – a differenza dell'espressione spontanea o del ''tradimento'' – sono attività intenzionali. Quindi, nella sua ''"Ode to a Nightingale"'', Keats esprime intenzionalmente i sentimenti del suo oratore poetico sull'usignolo e questo significa che li sta esplorando e cercando di articolarli. L'artista romantico sta intenzionalmente realizzando qualcosa che intende sia fornire testimonianze che ''manifestare'' un'emozione in un "enunciatore (= ''utterer'')". Per la Teoria dell'Espressione e gli artisti romantici che esamina, l'espressione è un'attività intenzionale di esplorare un'emozione e portarla alla coscienza. Un'espressione artistica non è solo la prova che una ''persona'' si trova in un particolare stato emotivo: un'espressione genuina ci insegna qualcosa su come ci si sente in quello stato emotivo.
 
Dobbiamo però stare attenti. Quando Keats scrisse la sua "Ode", probabilmente intendeva esprimere le sue emozioni e atteggiamenti (o quelli della sua ''persona'') nei confronti dell'arte e della bellezza. L'espressione dell'emozione era con ogni probabilità uno degli obiettivi di Keats nello scrivere la poesia. Come poeta romantico, aveva il concetto di espressione: nella sua epoca era una delle cose che gli artisti pensavano stessero facendo.
 
Tuttavia, secondo la Teoria dell'Espressione, non avrebbe potuto intendere di esprimere l'esatta emozione che finì per esprimere, perché quell'emozione non si manifestò fino a quando il poema non fu completo e non poteva essere prevista in tutte le sue peculiarità fino a quando non venne espressa. Keats potrebbe aver avuto intenzione di scrivere una poesia su un usignolo. Potrebbe aver avuto intenzione di scrivere una poesia su un usignolo che, come si rivelò, esprimeva il suo atteggiamento (o della sua ''persona'') nei confronti dell'arte e della bellezza, ed è molto probabile che intendesse esprimere le sue emozioni e atteggiamenti (o quelli della sua ''persona'') verso l'arte e la bellezza scrivendo una poesia su un usignolo. Ma il requisito fondamentale, per come la vedo io, è che nella sua poesia Keats ''intendesse esprimere'' (cioè esplorare e delucidare) ''una qualche emozione'' (anche se non sapeva esattamente quale fosse finché non riuscì a esprimerla).
 
C'è un apparente paradosso in questo modo di concepire l'espressione. Da un lato, ho sottolineato che era fondamentale per i [[w:Romanticismo|Romantici]] che le emozioni espresse in un'opera d'arte sgorgassero nell'autore stesso: l'espressione era l'espressione delle emozioni nell'artista. Ma d'altra parte, se è un autore implicito o ''persona'' che sta esprimendo le emozioni, allora lettori diversi attribuiranno emozioni diverse all'autore implicito. Come abbiamo visto nel [[Ascoltare l'anima/Capitolo 6|Capitolo 6]], il lettore costruisce l'autore implicito mentre interagisce con l'opera. Parte di ciò che il lettore fa nell'interpretare una poesia, se è un’''espressione'' nel senso che sto cercando di estrapolare, è sperimentare la poesia come espressione di emozione nell'autore implicito: percepisce la poesia come manifestazione di un'emozione e come garantisse un'inferenza alla presenza di quell'emozione nell'autore implicito. Questa è una parte importante di come il lettore costruisce un senso di chi sia l'autore implicito. Come abbiamo visto, il contesto particolare che un lettore apporta a questo compito influenzerà anche il suo senso dell'autore implicito e quali stati emotivi "egli" sta esprimendo nell'opera.
 
Ora comincia a sembrare come se l'espressione non fosse qualcosa prodotto da un autore ma qualcosa rilevato da un lettore.<ref>In effetti, nel suo saggio "Musical Expressiveness" Jerrold Levinson definisce l'espressività nella musica (approssimativamente) in termini di udibilità da parte di "an appropriately backgrounded listener" come espressione di una ''persona'' musicale. Levinson, ''The Pleasures of Aesthetics: Philosophical Essays'' (Ithaca: Cornell University Press, 1996), 90–125. La sua definizione è a p. 107.</ref> Ma come ho sottolineato in tutto questo mio libro, sperimentare e interpretare le opere d'arte è un processo a doppio senso. Per quanto lavoro debba fare il lettore, l'autore effettivo ha una grande voce in capitolo su come il lettore ''sente (= experiences)'' il lavoro. In particolare, se i teorici romantici avevano ragione, allora l'autore vero e proprio è colui che ''articola'' e ''chiarisce'' l'emozione espressa in un'opera d'arte. Ovviamente, ora sto negando che le emozioni articolate e chiarite debbano essere le stesse emozioni dell'artista. Tuttavia, quando Wordsworth dice che la poesia esprime emozioni "recollected in tranquility" o Keats parla del bisogno dell'artista di "negative capability", sottolineano che l'espressione poetica non implica il tradimento spontaneo dell'emozione stessa dell'artista, ma la ''riflessione'' su un'emozione che può o non può essere stata vissuta personalmente dall'artista. Nei miei termini, l'espressione artistica, come descritta dalla Teoria dell'Espressione, è un processo di ''monitoraggio cognitivo'', che porta un'emozione alla coscienza.
 
'''3'''. [[:en:w:Jerrold Levinson|Jerrold Levinson]] si lamenta del fatto che la teoria di Vermazen sia "too intellectualized: expressiveness must be perceivable, not just inferable, in order to deserve that appellation".<ref>''Ibid.'' 102. Levinson sta scrivendo specificamente sulla "musical expressiveness" piuttosto che sull'espressività – o espressione – in generale.</ref> Se sorridi con un "sorriso Duchenne" che esprime la tua felicità, sono in grado di ''vedere'' la tua felicità ''nel'' tuo sorriso; non mi limito a fare inferenze dal tuo comportamento al tuo stato d'animo. Allo stesso modo, spiega l'argomentazione, devo essere in grado di vedere l'espressione nel dipinto o ascoltarla in un brano musicale; non ''deduco'' solo che ciò che sto incontrando sia un sintomo di uno stato mentale. Alcune persone sottolineano il punto dicendo che un'espressione non è solo un ''segno'' della presenza di uno stato mentale.<ref>Cfr. Guy Sircello, ''Mind & Art: An Essay on the Varieties of Expression'' (Princeton, NJ: Princeton University Press, 1972), specialmente cap. 6. Questo libro rimane un affascinante tentativo di elaborare una teoria dell'espressione nello spirito di Collingwood.</ref> Se Zio Pippo si tira sempre i baffi quando è di buon umore o se Zia Ada sbatte sempre molto le palpebre quando è arrabbiata, questi comportamenti sono presumibilmente solo segni o sintomi di emozione, non espressioni, perché presumibilmente non possiamo percepire alcuna emozione ''nel'' comportamento o percepire l'ammiccamento ''come'' irato o il tirarsi i baffi ''come'' buon umore.
 
==== Arte come espressione ====