Ascoltare l'anima/Capitolo 7: differenze tra le versioni

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=== La funzione della forma ===
La discussione sulle nostre risposte emotive alle opere letterarie è stata dominata dalla domanda se possiamo effettivamente avere risposte emotive autentiche alla letteratura come quelle che abbiamo nella vita, o se possiamo avere solo una forma quasi emotiva o qualche altra forma troncata di reazione emotiva. Si è anche discusso molto su come e se possiamo rispondere emotivamente ai personaggi di fantasia, se empatizziamo o simpatizziamo con loro, se simuliamo le loro esperienze o deduciamo ciò che provano, e così via. In questo Capitolo voglio parlare di una questione che finora non ha ricevuto molta attenzione, vale a dire il ruolo della forma e dei dispositivi formali nelle nostre esperienze emotive della letteratura. Le teorie sull'[[w:estetica|estetica]] tendono a sottolineare che le opere d'arte di successo – a differenza della vita – hanno proprietà formali e (di solito) una sorta di coerenza o unità formale. Le opere d'arte sono tipicamente strutturate in modo tale da poter godere della loro unità, armonia o proporzione in un modo che raramente è possibile nella vita. Ma coloro che sottolineano l'importanza della forma nelle arti sono spesso coloro che negano o sminuiscono l'idea che abbiamo emozioni di vita autentiche quando reagiamo alle opere d'arte. I formalisti estremi, come il critico d'arte del primo Novecento, [[w:Clive Bell|Clive Bell]],<ref>Clive Bell, ''Art'' (Londra: Chatto & Windus, 1914).</ref> affermano che i dipinti dovrebbero suscitare un'emozione estetica speciale e che nella misura in cui le opere d'arte evocano emozioni di vita, non sono degne di attenzione estetica.
 
Ho già affermato che in effetti rispondiamo con "emozioni di vita" alle opere d'arte e, in particolare, ai grandi romanzi della tradizione realista: [[w:Lev Tolstoj|Tolstoj]], [[w:George Eliot|George Eliot]], [[w:Henry James|Henry James]],[[w:Gustave Flaubert|Flaubert]]. Quello che voglio fare ora è esaminare il ruolo della forma e dei dispositivi formali nel guidare e gestire le nostre risposte emotive alla letteratura. In questo contesto penserò alla forma non tanto come oggetto della nostra ammirazione estetica a sé stante, ma come mezzo per guidare e gestire la nostra esperienza emotiva di un'opera letteraria.
 
Per prima cosa rivisiterò brevemente la teoria delle emozioni e spiegherò come le emozioni della vita reale implichino tipicamente una sequenza di valutazioni e rivalutazioni. Mi concentrerò su un tipo importante di "rivalutazione", la valutazione del ''"[[w:strategie adattative (psicologia)|coping]]"'', in cui le valutazioni iniziali vengono valutate e ripercepite ("[[w:psicologia della Gestalt|re''gestalt''ed]]") in modo tale che la persona possa affrontarle o gestirle. Descriverò quindi alcuni esperimenti che illustrano il [[w:strategie adattative (psicologia)|meccanismo psicologico di ''coping'']].
 
In secondo luogo, sosterrò che i dispositivi formali o strutturali in letteratura svolgono il ruolo di meccanismi di ''coping''. I dispositivi formali dirigono la sequenza di valutazioni e rivalutazioni in cui ci impegniamo mentre leggiamo e, in particolare, agiscono come strategie di ''coping'' per il lettore. Prendo in prestito l'idea di [[:en:w:Norman N. Holland|Norman Holland]] che i dispositivi formali agiscano come strategie difensive da parte del lettore, che ci consentono di gestire o affrontare le fantasie esplosive che secondo lui si trovano nel contenuto di un'opera. In termini di teoria contemporanea delle emozioni, preferisco dire che le nostre risposte emotive alla letteratura sono guidate o ''gestite'' dai dispositivi formali nell'opera in modo tale da essere in grado di far fronte a ciò che incontriamo emotivamente in un'opera letteraria.
 
Infine, illustrerò questa idea facendo riferimento a specifici esempi letterari, tra cui ''"Dover Beach"'' di [[w:Matthew Arnold|Matthew Arnold]], ''The Reef'' di [[w:Edith Wharton|Edith Wharton]] e un [[w:Sonetti (Shakespeare)|sonetto]] di [[William Shakespeare]].
 
La mia conclusione sarà che, sebbene rispondiamo emotivamente alle opere letterarie in un modo molto simile al modo in cui rispondiamo alle persone e agli eventi nella vita reale, c'è almeno una grande differenza: nel rispondere emotivamente alla letteratura, le nostre reazioni sono guidate e gestite – attraverso la forma o la struttura di un'opera – con molta più attenzione di quanto sia possibile nella vita, e questa è una fonte importante del nostro piacere per la letteratura.
 
=== Valutazioni primarie e secondarie: il meccanismo di ''coping'' ===