Esistenzialismo shakespeariano/Letteratura e filosofia: differenze tra le versioni

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{{q|Here is a pleasant thought: when the passions bring dislocation to our reason, we become virtuous; when reason is driven out by frenzy or by sleep, that image of death, we become prophets and seers. I have never been more
inclined to believe Philosophy! It was pure enthusiasm — breathed into the spirit of philosophy by Truth herself — which wrenched from her, against her normal teaching, that the tranquil state of our soul, the quiet state, the sanest state that Philosophy can obtain for her, is not her best state. Our waking sleeps more than our sleeping; our wisdom is less wise than our folly; our dreams are worth more than our discourse; and to remain inside ourselves is to adopt the worst place of all.|p. 640}}
La follia ha una particolare attitudine a scoprire la verità. "Though this be madness yet there is method in’t" (''Hamlet'', II.ii.202-3), dice Polonio tra sé e sé, facendo eco a un'idea simile a quella di Montaigne. E continua: "a happiness that often madness hits on, which reason and sanity could not so prosperously be delivered of" (II.ii.206-8). Shakespeare, come Montaigne, vedeva che la conoscenza del mondo poteva essere scoperta con mezzi paradossali o non convenzionali. In filosofia, per prendere in prestito un'altra delle frasi di Polonio, a volte "indirections find directions out" (II.i.63).
 
[[File:Holbein-erasmus.jpg|thumb|200px|<small>''Ritratto di [[w:Erasmo da Rotterdam|Erasmo]]'', di [[w:Holbein il Giovane|Holbein il Giovane]] (1523)</small>]]
Nel Rinascimento, molti scrittori espressero preoccupazione per i pericoli dell'astrazione filosofica. Scrive Montaigne: "even among men of intelligence philosophy means something fantastical and vain, without value or usefulness, both in opinions and practice. . . . It is a great mistake to portray Philosophy with a haughty,
frowning, terrifying face, or as inaccessible to the young" (p. 180). Nel ''[[w:Elogio della follia|Moriae encomium (Elogio della follia)]]'' di [[w:Erasmo da Rotterdam|Erasmo]], il narratore [[w:Follia|Follia]] prende in giro le pratiche [[w:Scolastica (filosofia)|scolastiche]] e parla in modo sprezzante di "quegli individui amareggiati che sono così presi dai loro studi filosofici o da qualche altra faccenda seria e impegnativa da essere vecchi prima di esser mai stati giovani".<ref>Mia trad. dal {{Lingue|la}}. Cfr. anche Erasmus, ''Praise of Folly'', trad. {{Lingue|en}} Betty Radice (Londra: Penguin, 1993), p. 24. </ref> Secoli dopo Montaigne ed Erasmo, pensatori esistenzialisti, denunciavano similmente il denso teoretismo e riconoscevano il divario tra astrazioni filosofiche e problemi reali, esistenziali. Erasmo era particolarmente attratto dall'idea di soggettività etica e incarnata. Nella sua opera, come osserva Donald R. Wehrs, "The reader is forced to grasp ethical significance emerging naturally, spontaneously, ‘plainly visible to the eye’ from evocations of lived experience."<ref>Donald R Wehrs, ‘Moral Physiology, Ethical Prototypes, and the Denaturing of Sense in Shakespearean Tragedy’, ''College Literature'', 33:1 (2006), p. 74.</ref> Camus credeva che qualsiasi tentativo di sistematizzare le realtà sensuali, particolari e concrete dell'esistenza umana metteva a repentaglio gli obblighi etici che accompagnano il coinvolgimento attivo dell'essere umano nel mondo. Voleva che la filosofia fosse uno sforzo personale e coinvolgente che scaturisce dalle esperienze immediate di uno scrittore.<ref>Vale la pena notare la critica di [[w:Theodor W. Adorno|Adorno]] in ''The Jargon of Authenticity'' secondo cui, nonostante il rifiuto dell'astrazione teorica da parte degli esistenzialisti, molte filosofie e idee promulgate erano astruse e prolisse come quelle che rifiutavano.</ref> Celebrando l'opera di Aristotele, Camus scrive: "We know that the system, when it is worthwhile, cannot be separated from its author. The Ethics itself, in one of its aspects, is but a long and reasoned personal confession. Abstract thought returns at last to its prop of flesh."<ref>Albert Camus, ''The Myth of Sisyphus'', tra$d. {{en}} Justin O’Brien (Londra: Penguin, 2005), p. 97.</ref> Come gli esistenzialisti, Montaigne preferiva la filosofia pratica e personale, osservando: "When reason fails us, we make use of experience" (p. 1207). La filosofia, sotto forma di argomentazione astratta o generalizzata, non è adatta allo scopo.
 
In diverse opere, Shakespeare sperimenta idee simili. Quando Friar Laurence trasmette la sentenza di esilio di Romeo, la sua risposta esemplifica lo scetticismo di Shakespeare sulla razionalità facile e sul pensiero sistematico:
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| ''Friar——–'' || I’ll give thee armour to keep off that word—
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| || Adversity’s sweet milk, philosophy,
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| || To comfort thee though thou art banishèd.
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| ''Romeo——'' || Yet ‘banishèd’? Hang up philosophy!
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| || Unless philosophy can make a Juliet,
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| || Displant a town, reverse a prince’s doom,
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| || It helps not, it prevails not. Talk no more.
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| <small>(''[[w:Romeo e Giulietta|Romeo and Juliet]]'', III.iii.54-60)</small> ||
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=== Letteratura esistenzialista: la filosofia in chiave diversa ===