Esistenzialismo shakespeariano/Idee esistenzialiste: differenze tra le versioni

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Know not my Selfe; I have my Selfe forgot: . . .<br/>
I can not live with nor without my Selfe.<ref>George Goodwin, ''Automachia, or the Self-Conflict of a Christian'', trad. {{en}} Josuah Sylvester (Londra: Printed by Melch Bradwood for Edward Blovnt, 1607), n. pag.</ref>}}
 
[[File:Dostoevskij 1872.jpg|thumb|200px|<small>''Ritratto di [[w:Fëdor Michajlovič Dostoevskij|Fëdor Michajlovič Dostoevskij]]'', di [[w:Vasilij Grigor'evič Perov|Vasilij Grigor'evič Perov]] (1872)</small>]]
Eric Langley osserva che Goodwin "is not simply making manifest an internal discordance, but allowing geminative rhetoric to structure ontological awareness and provide structure for formative reflexivity."<ref>Eric Langley, ''Narcissism and Suicide in Shakespeare and his Contemporaries'' (Oxford: Oxford University Press, 2009), p. 239.</ref> La frase maniacale anaforica "my Selfe" che punteggia quasi ogni riga non solo rispecchia l'ossessivo autoassorbimento del poeta, ma crea anche una "paradoxical dynamic of oscillatory presence and absence".<ref>''Ibid.'', p. 245.</ref> I versi cruciali sono: "Who seeks mee in Mee, in mee shall not finde / Mee as my Selfe". Il sé ermafrodita di Goodwin non è né presenza totale né assenza totale. Quando Sartre scrive che l'angoscia "means that man is always separated by a nothingness from his essence and the self . . . exists in the perpetual mode of detachment from what is", suggerisce che, al suo livello più profondo, l’''angst'' rivela che il sé è un nulla ultimo.<ref>Sartre, ''Being and Nothingness'', p. 59.</ref> Eppure è a questo punto della realizzazione che un individuo si sente maggiormente se stesso. L'autoriflessività cronica di Goodwin svela il nulla ontologico nel cuore dell'essere. È come una versione rinascimentale dell'[[w:Memorie dal sottosuolo|Uomo del sottosuolo di Dostoevskij]]: "To be excessively conscious is a disease, a real, full-blown disease", grida l'Uomo del sottosuolo mentre combatte con le sue emozioni volatili e profondamente contrastanti.<ref>[[w:Fëdor Dostoevskij|Fyodor Dostoevsky]], ''[[w:Memorie dal sottosuolo|Notes from the Underground]] and [[w:Il sosia (Dostoevskij)|The Double]]'', trad. {{en}} Ronald Wilks (Londra: Penguin, 2009), p. 6.</ref> Sia per Goodwin che per il notorio malcontento di Dostoevskij, l'autolacerazione è perversamente gradevole, perché ha un potere individualizzante. In entrambi i testi, il trauma esistenziale genuino e il falso istrionismo sembrano cancellarsi a vicenda in un momento e intensificare l'effetto l'uno dell'altro in quello successivo. Nella sua estrema autoriflessività, l'interiorità di Goodwin mescola sofferenza reale e autoindulgenza melodrammatica.
 
=== Il Sé e gli altri: la dimensione etica dell'esistenza ===