Esistenzialismo shakespeariano/Idee esistenzialiste: differenze tra le versioni

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L'uso di Montaigne delle immagini dell'acqua per descrivere il suo transitorio senso di sé richiama alla mente il senso angosciante di dissoluzione soggettiva di Antony alla fine di ''[[w:Antonio e Cleopatra (Shakespeare)|Antony and Cleopatra]]''. "My good knave Eros, now thy captain is / Even such a body. Here I am Antony, / Yet cannot hold this visible shape, my knave" (IV.xv.12-4) dice, completamente disorientato dall'esperienza della pura contingenza soggettiva. L'identità esterna di Antony e il suo senso interiore di sé si sono svincolati l'uno dall'altro, e questo lo fa sentire "indistinct / As water is in water" (IV.xv.10-11). Eppure, paradossalmente, anche se la sua identità è stata cancellata e questo ha prodotto un doloroso senso di smarrimento e di indeterminazione soggettiva, Antony continua a vivere se stesso come un'intensità esistenziale. Lee osserva che la forza e la potenza di questa esperienza di sé sono "dominant over his sense of his own corporeality".<ref>Lee, ''Hamlet and the Controversies of Self'', p. 219.</ref> La fluida soggettività di Antonio è espressa retoricamente dalla ripetizione da parte di Shakespeare dell'espressione "my knave". In primo luogo, Antony usa la frase per riferirsi al suo servitore Eros. Ma la frase viene rapidamente utilizzata di nuovo in modo ambiguo per designare sia Eros che il suo dissolvente senso di sé: "here I am Antony, / Yet cannot hold this visible shape, my knave". Incastrando questo momento di disfacimento soggettivo tra un uso chiaro e un uso equivoco della frase, Shakespeare ne destabilizza il significato primario. L'individualità una volta era qualcosa che Antony impiegava, qualcosa che possedeva: era il suo servitore. Il secondo uso di "my knave", come frase appositoria che qualifica "this visible shape", gioca sul significato sdrucciolevole del termine. In diversi contesti può essere usato per descrivere qualcuno che è ingannevole e furbo, o qualcuno che è scherzoso e familiare. Come fa la parola stessa, "knave", la soggettività insubordinata di Antony si mette costantemente in discussione e racchiude significati diversi. Non coincide più con se stesso. N. K. Sugimura osserva giustamente che a questo riguardo il discorso di Antony "feels like a description [of] an Existentialist crisis straight out of modern literature".<ref>N. K. Sugimura, ‘Two Concepts of Reality in Anthony and Cleopatra’, in ''Thinking With Shakespeare: Comparative and Interdisciplinary Essays for A. D. Nuttall'', curr. William Poole e Richard Scholar (Londra: Legenda, 2007), p. 74.</ref>
 
È il modello di individualità kierkegaardiano piuttosto che machiavellico che meglio si adatta allo sconcertante senso di sé di Antony. In ''Repetition'' Kierkegaard asserisce:
{{q|...the individual is not an actual shape but a shadow, or, more correctly, the actual shape is invisibly present and therefore is not satisfied to cast one shadow, but the individual has a variety of shadows, all of which resemble him and which momentarily have equal status as being himself. As yet the personality is not discerned, and its energy is betokened only in the passion of possibility . . . each of its possibilities is an audible shadow.<ref>Søren Kierkegaard, ''Repetition'', cur. Edna H. Hong e Howard V. Hong (Princeton: Princeton University Press, 1983), p. 155.</ref>}}
Nella mente di Kierkegaard, il sé è un luogo di contraddizione e costante conflitto dialettico. L'individualità non può mai essere raggiunta o posseduta. Simon Palfrey osserva che lo scrittore danese era attratto dall'interiorità shakespeariana perché "it is a familiarity rooted in dispossession, fracture, and above all ''process''".<ref>Simon Palfrey, ‘Macbeth and Kierkegaard’, ''Shakespeare Survey'', 57 (2004), p. 98.</ref> È evidente, quindi, che l'individuo rinascimentale può essere visto come un precursore dell'esistenza individuale. Sia i pensatori del Rinascimento che i filosofi esistenzialisti utilizzano la metafora dell'acqua per descrivere la natura fluttuante, dinamica e irrisolvibile della soggettività umana. Kierkegaard scrive:
{{q|One who is existing is continually in the process of becoming: the actually existing subjective thinker, thinking, continually reproduces this in his existence and invests all his thinking in becoming. . . . Only he really has style who is never finished with something but ''stirs the water of language'' whenever he begins, so that
to him the most ordinary expression comes into expression with newborn originality.<ref>Kierkegaard, ''Concluding Unscientific Postscript to Philosophical Fragments'', p. 86 (mio corsivo).</ref>}}
 
=== Il Sé autentico: l'ideale della sincerità nel Rinascimento ===